“Non credevo fosse possibile.”
“Cosa?”
“Che possa esserci qualcosa che ti stia largo, grosso come sei.”
“Potrei prenderla come un’offesa.”
“Eddai che stavo scherzando… mi dispiace, non ho azzeccato la taglia per niente. Però il colore sì. Ti sta bene.”
“Ma dove diavolo sei andato a pescarlo, amore? Ci staresti anche tu, qua dentro.”
“Ho preso quello che mi sembrava più vicino alla tua stazza.”
“Ed, ho le spalle larghe, non sono un lottatore di sumo.”
“Non ho mai detto questo, uffa! Mi dispiace, non ho neppure tenuto lo scontrino… però tu potevi evitare di metterlo per uscire con me, è davvero un coso informe. Peccato, l’ho anche pagato un sacco.”
“Quanto puoi essere indelicato nel sottolineare che l’hai pagato un sacco? Scusa se non ti faccio regali costosi, io.”
“Aah, okay, basta. Ma almeno ti piace, sto coso?”
“Sì che mi piace, altrimenti non l’avrei messo.”
“Mah, carino e gentile come sei ti saresti messo anche un cappello a forma di melanzana, se te l’avessi regalato.”
“Fortunatamente non hai gusti così pessimi. … almeno, non così tanto.”
“Che carino, hai ancora fiducia in me.”
“Sì, tanta.”
“Comunque almeno ti fa caldo quel coso?”
“Sì, tanto. Tu invece sei vestito di carta velina.”
“Ma no, sto bene.”
“Stai tremando.”
“Dai, vieni qua, non c’è nessuno.”
“Eh?”
“Sotto il maglione.”
“Cosa?”
“Te l’ho detto, ci staresti anche tu qua sotto. Vieni qua che ti riscaldo.”
“Ma cosa sono, un gatto?”
“Non scocciare e vieni qua, dai…”
“… okay…”
“Bravissimo.”
“… si sta caldissimi, qua…”