10. Marla
Qualche ora dopo mi aveva convinto a andare a cena con lei, così verso le 8 mi era passata a prendere. Indossava un vestito leggero e incredibilmente sexy. Non era da lei. La guardai inebetito. Lei sorrise compiaciuta e mi prese la mano. Non sapevo che diavolo mi era preso, ma non riuscivo a uscire da quella situazione. Marla era la sola donna che potevo dire di aver veramente e incondizionatamente amato nella mia vita. C'era stato un periodo in cui lei riempiva completamente le mie giornate, ogni cosa che facevo era per lei, ogni mia azione era solo fatta in funzione sua. Io vivevo di Marla. Tutti ci invidiavano, eravamo la tipica coppia che stava bene in ogni situazione. Lei poi era semplice, senza fronzoli, sportiva, potevo permettermi di fare qualsiasi cosa con lei. Il problema era che poi aveva cominciato a parlare di matrimonio. Non che la cosa a me non andasse, mi sono sempre immaginato accasato verso i 40. voglio dei figli! Il fatto è che lei aveva preso il mio alzare le spalle e il mio “Mmmm...” come una proposta di matrimonio e si era messa a organizzarlo, senza chiedermi nulla. Quando avevo visto che la sua non era semplice curiosità, ma aveva stilato una lista di invitati le dissi di fermarsi e tornare indietro. Lei si arrabbiò, accusandomi di non amarla più. Poco tempo dopo venni a scoprire che mi aveva tradito con il gestore di un locale. Fu un colpo durissimo, anche perché fu lei a lasciarmi incolpandomi di tutto. Per almeno un anno non avevamo avuto contatti, poi però avevamo cominciato a frequentarci normalmente, come amici. Dopotutto avevo passato quasi 5 anni con lei e sapevo che era una persona speciale.
-Ti
va bene l'italiano?- mi chiese davanti a un'insegna con su scritto
“Bella
Napoli”.
-No!-
risposi di getto: -andiamo al marocchino...- dissi continuando a
camminare.
-Ok...
come vuoi!- fece spallucce.
Entrammo
nel ristorante e la cameriera, che evidentemente in Marocco non ci
aveva mai messo piede, quasi urlò vedendoci e ci
scattò delle foto.
Marla era felice come una bambina in un negozio di caramelle e la
cosa mi stupiva parecchio, ma non ci diedi molto peso, cercando di
sforzarmi a sorridere anche io.
-So
che vai a Parigi fra un mesetto...-
-Mmm
mmmm...- stavo ancora masticando l'agnello.
-Sarai
sorpreso di sapere che verrò con te!- deglutii a fatica e
bevvi un
sorso d'acqua per evitare di strozzarmi.
-Cosa?-
-Bè...
volevo trasferirmi da un po' all'estero e questo artista, bé
regista
alla fine, francese mi ha cercato... non è molto conosciuto,
infatti
il lavoro non sarà nemmeno pagato chissà quanto
però... quando ho
saputo che pure tu andavi lì mi sono detta perché
no?!-
-Quindi
è per questo che sei venuta oggi pomeriggio? Per
riprendermi?-
Non
notò o non volle notare l'amarezza che c'era nella mia
domanda.
-E
ci sono riuscita???- domandò con lo sguardo seducente che
aveva
qualche ora prima.
-Mmmm..-
fu tutto quello che risposi e lei come al suo solito, lo prese come
un sì.
A fine serata invece di voler tornare in hotel volle fare una passeggiata e poi andare in un locale dell'Upper East Side, frequentato da un sacco di personaggi famosi. Io non ero in vena, ma mi lasciai trascinare. I paparazzi appostati fuori vedendoci arrivare insieme e per mano incominciarono a scattare a dieci centimetri dal mio viso foto che evidentemente sarebbero state sulle copertine dei giornali scandalistici qualche giorno più tardi.
Eccole
lì infatti: Marla stava sorseggiando un cappuccino seduta in
poltrona, in pantaloncini e reggiseno nella mia camera d'albergo. Non
le avevo chiesto di venire a stare un po' da me, semplicemente era
entrata con la sua Louis Vuitton e si era presa la sua parte di letto
con nonchalance. Non vedevo il suo viso nascosto dietro le pagine
patinate di quella rivista, ma vidi chiaramente la nostra foto con la
scritta gigante “Di nuovo insieme?” un istinto
omicida verso i
paparazzi mi percorse la schiena. Mi alzai di scatto e sbattei la
porta del bagno dietro di me con forza. Lei non si fece attendere
molto, due minuti dopo bussò:
-Tesoro,
stai male?- Tesoro?
Aprii
la porta piano e la fulminai con lo sguardo.
-Spiegami
qual è il tuo piano!-
-Il
mio piano?- chiese incredula e spaventata.
-Cos'è?
hai bisogno di tornare in voga per trovare lavoro... mi stai usando?-
-Non
ho bisogno di te per trovare lavoro!- era diventata rossa di rabbia e
premeva la mano sulla porta cercando di aprirla.
-Se
ne sei convinta...- dissi lasciando che spalancasse la porta.
-Sei
un pezzo di merda!- incominciò a colpire con i pugni il mio
addome
nudo. Non faceva davvero male, ma era molto fastidioso.
Iniziò anche
a tirarmi del calci. La bloccai dalle spalle, stringendo forse con
più forza del dovuto.
-Ahia...-
esclamò allontanandosi. Respirava affannosamente e i suoi
occhi
erano gonfi di lacrime. Mi abbracciò stretto, come se stesse
ancora
cercando di farmi del male: -Io ti amo stronzo... mi mancavi e ti
amo!- singhiozzava e tremava.
A
quel punto mi sentii inerme e lei sembrava così fragile e
indifesa,feci l'unica cosa che potevo fare: la abbracciai forte e
staccai il cervello, lasciandomi guidare dalle care e vecchie
abitudini.
Dieci
giorni dopo eravamo di nuovo ufficialmente insieme. La stampa rosa
aveva scritto diversi articoli su di noi e l'addetto di stampa di
Marla aveva confermato l'inizio di una nuova relazione, al mio invece
avevo detto di non commentare niente e non rispondere a nessuna
domanda. Lei aveva trovato un appartamento a Parigi e l'aveva
già
affittato, perché disse di essere stufa di stare in albergo.
Io come
sempre, avevo annuito, ormai ero diventato un mollusco; ma ogni volta
che provavo a tirare il freno di emergenza su quello che stava
accadendo fra noi ecco le sue crisi isteriche, i pianti, il farsi
piccola piccola e bisognosa di cure e io che mi scioglievo come un
essere senza spina dorsale. Ero patetico.
Inoltre
ogni giorno guardavo se arrivassero mail di Lorenzo o qualche segno
da parte di Martina, ma niente, non mi aveva più risposto da
due
settimane a quella parte. Ero confuso e anche amareggiato da quella
situazione. Mi mancavano molto.
-Non
vedo l'ora di arrivare a Parigi, ma ci pensi io e te nella
città
dell'amore?- Marla fantasticava andando su e giù per la
stanza
spostando roba e ogni tanto spuntava in terrazza, dove io stavo
fumando una sigaretta. Come sempre risposi con il mio solito verso
che ormai era diventato il mio solo e unico modo per esprimermi. Lei
aveva già preparato le valigie e fatto inviare
già un bel po' di
roba al nuovo indirizzo francese. Il nuovo nostro indirizzo. Non
riuscivo ancora a capacitarmi che avremmo vissuto di nuovo insieme,
anche se alla fine lo stavamo facendo da un mese, ma lì
saremmo
stati in una casa. La nostra.
Amavo
Marla? Non appena questa domanda senza risposta si affacciò
nella
mia mente lei arrivò trotterellando e mi
abbracciò, posando un
bacio sulla mia bocca.
-Ti
amo piccolo... la mia vita non è mai stata migliore: sto per
andare
via dalla solita routine, verso un lavoro interessante e con l'uomo
che amo... è meraviglioso.. cosa potrei desiderare di
più?-
Già
cosa si poteva chiedere di più? Come potevo interrompere i
suoi
sogni?
Le
sorrisi benevolo e tornai alla sigaretta. Dopotutto forse era questa
la mia vita, quella che mi era stata destinata... Cosa pretendevo di
potermi aspettare da una ragazzina italiana? Che si struggesse per
me? Per uno che conosceva appena? Dovevo tornare a essere serio.
Sarei andato a Parigi con Marla e avrei costruito lì la mia
nuova
vita. Era così che doveva andare.
Fede's
corner:
Aggiornamento repentino per buona dose di ispirazione, anche se penso
che ora per un po' starò in stand by causa
univeristà... -.-
spero che questo capitolo molto 'mmmmm' vi sia piaciuto...
un immenso GRAZIE
a tutte le lettrici...
baciiii