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Autore: Lilla Wright    25/10/2010    4 recensioni
Il silenzio è il compagno perfetto del pensatore
Dominic Howard pensava e ripensava agli ultimi avvenimenti della sua giornata e [..] si chiedeva se fosse possibile soffrire e provare dolore allo stesso tempo
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Lies For The Liars

 

Titolo: Lies For The Liars

Autore: Lilla xD
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro, altrimenti non sarei qui ma a Chicago dove vorrei essere da una vita <3
Rating: Giallo
Pairing/Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy e Brian Molko
Avvertimenti: Slash, Linguaggio and OOC
Note: One shot venuta fuori così dal nulla, durante l’ora di inglese xD

Niente di che, come l’ho pensata, l’ho scritta e questo è il risultato.

E’ la prima storia che pubblico a meno di un giorno di distanza da quando l’ho scritta (sono logorroica, ci penso sempre un sacco di solito) pietà xD

!!!! Lo dico qui per evitare discussioni future xD Non ho messo il caro Chris per un motivo molto ovvio se si legge la storia, per quel ruolo vedevo molto meglio Brian e ho messo lui u.u

 

Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica.

Buona lettura!

 

 

 

Il silenzio è il compagno perfetto del pensatore, possa essere per un pensiero futile o un pensiero a livello filosofico. Il rumore distrugge i fili del pensiero, quella matassa in districabile formata dalla ragione e dalle convinzioni, dai sogni e dagli ideali, e se distruggi anche solo uno di essi tutto cade, perdendo il tuo pensiero in un buco nero della memoria.

Dominic Howard pensava e ripensava agli ultimi avvenimenti della sua giornata e, da buon pensatore, la stanza era buia e silenziosa, niente che potesse distrarlo dal sentire quella fastidiosa sensazione a livello dello stomaco.

Era ritornato a casa un paio d’ore prima, tremante dal freddo che la sua semplice giacchetta di pelle non respingeva, e gli occhi coperti da un velo di tristezza, il quale nascondeva la rabbia. Aveva staccato il telefono e poi si era chiuso in camera, chiudendo gli infissi e spegnendo ogni luce.

Da allora era seduto sul letto, con i suoi occhi verde-grigio che provavano a penetrare l’ombra e solo il suo respiro a riempire di rumore la stanza.

Si chiedeva se fosse possibile soffrire e provare dolore allo stesso tempo. Il suo cuore sanguinava e le profonde ferite non gli davano tregua ma, contemporaneamente, il suo animo bruciava dal risentimento, pronto a esplodere al minimo cenno di cedimento. Ma Dominic, nonostante all’apparenza sembrasse un piccolo casinista, era una persona calma e razionale per quanto riguarda le questioni personali e sapeva che non poteva farsi controllare dalla rabbia o avrebbe mandato tutto a puttane.

Ma tutto cosa? Forse la vita.

Avrebbe ceduto, lasciando riaffiorare dal suo interno il ragazzino timido e insicuro che si rifugiava al molo, con l’unica compagnia delle onde marine che si infrangevano sugli scogli e che silenziose si portavano via anche i suoi problemi, ma non bastava un’onda questa volta, avrebbe avuto bisogno come minimo di un uragano.

Però non era giusto che fosse solo lui a subirne le conseguenze quando era stato il suo amico Brian a non rispettare il legame di amicizia che tra loro esisteva. E ora Matthew non gli parlava.

Era incazzato con entrambi. Brian lo aveva tradito senza pensarci tanto, si poneva a unico oratore della verità quando lui stesso mentiva perfino ai suoi migliori amici, e Matthew credeva ciecamente a ogni sua parola, senza ascoltare quelle del suo amico di sempre.

Era colpa sua se era umano?

Sua madre gli aveva sempre insegnato che sbagliare è umano, ci regala preziosi insegnamenti e ci aiuta ad affrontarli ma bisogna anche avere il cuore di perdonare chi ci fa un torto.

Matthew, invece, non ne voleva sapere delle sua motivazioni e Dominic neanche sapeva il perché; semplicemente gli aveva detto di andarsene a fare in culo, e lui l’aveva fatto. Se n’era andato, lasciando Matthew nelle mani della falsità incarnata in Brian.

Rise del suo pensiero nei confronti del suo amico, o forse ex amico, e rise ancora di più pensando a Matthew, che prima o poi si sarebbe presentato da lui chiedendogli di aiutarlo perché aveva litigato ancora con Brian. Quei due se ne tiravano dietro più di chiunque altro, nonostante il grande rapporto di amicizia che tanto predicavano agli altri, e Dominic rise ancora.

Ma cosa avrebbe fatto se davvero Matthew gli si fosse presentato, chiedendogli aiuto?
Il suo istinto gli diceva: “Sbattigli la porta in faccia” ma i suoi sentimenti nei confronti dell’altro lo spingevano a farlo entrare e a stringerlo in un caldo abbraccio.

In fondo lo amava ed era proprio per questo che era triste. L’aveva perso e probabilmente niente avrebbe potuto risolvere la situazione perché le sue parole non avevano alcun valore e neanche la melodia più dolce e struggente avrebbe potuto sopportare il peso delle sue colpe.

Perché era colpevole.

Oh si! Era colpevole tanto quanto lo era Brian, differenza non c’era, se non nell’ingenuità con cui le parole incriminate erano state dette. Ma l’amore offusca ogni minimo pensiero razionale e Matthew per l’amore di Brian era capace di chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie ad ogni minimo segno di evidenza.

Alla fin fine era inutile struggersi in quel modo.

Dominic Howard poteva anche essere il famoso batterista dei Muse ma rimaneva, in parte, il giovane ragazzo un po’ particolare, che vive la sua vita aggrappato a dei sogni, come quello di lasciare per sempre quel piccolo paese quall’era Teignmouth e di suonare davanti a milioni di fans scatenati.

Avrebbe voluto tornare ragazzo, quando i problemi con gli amici si risolvevano dividendosi la merenda e dicendo un semplice “scusa” ma adesso era adulto e doveva farsi peso delle sue responsabilità.

Lo stava già facendo, patendo la sofferenza di non avere il suo Matthew vicino, sentendolo freddo e beccandosi gli epiteti più colorati quando si erano sentiti per parlare della situazione.

Sorrise e, alzandosi dal letto, aprì una delle finestre, lasciando al freddo di ottobre di entrare. Si accese una sigaretta e se la fumò in santa pace seduto sul bordo della finestra. Il fumo usciva in piccoli sbuffi dalla sua bocca, creando piccoli ghirigori in aria, e sentiva la sua pelle tesa e tremolante dalla temperatura troppo bassa, ma anche quando finì non si alzò dal suo posto.

Fissava intensamente qualcosa fuori dalla finestra, forse la neve che piano aveva iniziato a scendere, mentre la sua mente vagava per viaggi straordinari, giungendo alla fine a una conclusione.

“Fanculo Matthew, fanculo Brian e fanculo il mondo

Alla fine era il modo più logico per risolvere la questione e si sentiva più leggero dopo aver formulato quel pensiero, ma qualcosa lo bloccava ancora, ricordandogli che il problema esisteva ancora. Doveva pur esserci qualcosa che lo avrebbe aiutato.

E come a volerlo aiutare, un fiocco di neve entrò in casa, spinto dal vento, posandosi su una cornice dai contorni verdi, tanto quanto i suoi famosissimi jeans. La foto all’interno ritraeva lui, Matthew e Brian stretti in un abbraccio, sorridenti e, avrebbe potuto azzardare, spensierati.

La prese in mano, sorridendo al ricordo di quanto aveva imprecato per aver sbagliato misura della cornice, ma poi si fece quasi triste osservando con quanta innocenza avevano scattato quella foto un giorno al luna park. Tolse la foto dal riquadro colorato e, per paura di non rovinare la foto, la prese con due dita ma il problema era proprio quello.

Cosa aveva paura di rovinare quando il rapporto di amicizia che aveva con i due era andato per sempre perduto?

Quella foto era come un tabù, lo stesso che in quelle ore lo aveva attanagliato con il pensiero di star per perdere qualcosa che non esisteva neanche più.

Sorrise della sua stessa idea. Prese l’accendino posato poco prima sul tavolino e lo accese, lasciando la fiammella libera di vibrare nell’aria, rischiarando per quel poco che poteva la stanza buia, poi ci avvicinò la foto, che prese a bruciare piano, consumando il pezzetto di carta e scottandogli le dita.

In quel momento, mentre vedeva il suo viso corroso dalle fiamme, Dominic si sentì quasi in pace ma non ancora del tutto soddisfatto, così diede fuoco ad altre parti della foto, vedendo presto anche i volti di Matthew e Brian scomparire, inghiottiti dalle fiammelle.

Si avvicinò alla finestra, lasciando cadere quel poco che rimaneva della foto e delle sue ceneri nel vuoto. Un leggero venticello gli scompigliò i capelli biondi e chiuse gli occhi, assaporando quella brezza e chiedendosi se fosse davvero quella la libertà.

Chiuse la finestra di colpo, senza veramente saperne il motivo, andò in salotto e accese la tv, come se niente di quello che era successo nelle ultime ore fosse vero. Voleva solo divertirsi un po’ e la sua risata era pura e cristallina mentre rideva alla battuta di un qualche comico.

Le bugie sono per i bugiardi e avrebbe mentito se avesse detto di non aver goduto nel vedere un pezzo del suo passato distrutto dalle fiamme ma lui era un bugiardo perché le menzogne che aveva detto lo avevano reso finalmente libero.

 

   
 
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