Titolo:
Lies For The Liars
Autore: Lilla xD
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di
lucro, altrimenti non sarei qui ma a Chicago dove vorrei essere da una vita
<3
Rating: Giallo
Pairing/Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy e Brian Molko
Avvertimenti: Slash, Linguaggio and OOC
Note: One shot venuta fuori così dal nulla, durante l’ora
di inglese xD
Niente
di che, come l’ho pensata, l’ho scritta e questo è il
risultato.
E’
la prima storia che pubblico a meno di un giorno di distanza da quando
l’ho scritta (sono logorroica, ci penso sempre un sacco di solito)
pietà xD
!!!! Lo dico qui per evitare discussioni
future xD Non ho messo il caro Chris per un motivo molto ovvio se si legge la
storia, per quel ruolo vedevo molto meglio Brian e ho messo lui u.u
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica.
Buona lettura!
Il
silenzio è il compagno perfetto del pensatore, possa essere per un
pensiero futile o un pensiero a livello filosofico. Il rumore distrugge i fili
del pensiero, quella matassa in districabile formata dalla ragione e dalle
convinzioni, dai sogni e dagli ideali, e se distruggi anche solo uno di essi
tutto cade, perdendo il tuo pensiero in un buco nero della memoria.
Dominic
Howard pensava e ripensava agli ultimi avvenimenti della sua giornata e, da
buon pensatore, la stanza era buia e silenziosa, niente che potesse distrarlo
dal sentire quella fastidiosa sensazione a livello dello stomaco.
Era
ritornato a casa un paio d’ore prima, tremante dal freddo che la sua
semplice giacchetta di pelle non respingeva, e gli occhi coperti da un velo di
tristezza, il quale nascondeva la rabbia. Aveva staccato il telefono e poi si
era chiuso in camera, chiudendo gli infissi e spegnendo ogni luce.
Da allora
era seduto sul letto, con i suoi occhi verde-grigio che provavano a penetrare
l’ombra e solo il suo respiro a riempire di rumore la stanza.
Si
chiedeva se fosse possibile soffrire e provare dolore allo stesso tempo. Il suo
cuore sanguinava e le profonde ferite non gli davano tregua ma,
contemporaneamente, il suo animo bruciava dal risentimento, pronto a esplodere
al minimo cenno di cedimento. Ma Dominic, nonostante all’apparenza
sembrasse un piccolo casinista, era una persona calma e razionale per quanto
riguarda le questioni personali e sapeva che non poteva farsi controllare dalla
rabbia o avrebbe mandato tutto a puttane.
Ma tutto cosa? Forse la vita.
Avrebbe
ceduto, lasciando riaffiorare dal suo interno il ragazzino timido e insicuro
che si rifugiava al molo, con l’unica compagnia delle onde marine che si
infrangevano sugli scogli e che silenziose si portavano via anche i suoi
problemi, ma non bastava un’onda questa volta, avrebbe avuto bisogno come
minimo di un uragano.
Però
non era giusto che fosse solo lui a subirne le conseguenze quando era stato il
suo amico Brian a non rispettare il legame di amicizia che tra loro esisteva. E
ora Matthew non gli parlava.
Era
incazzato con entrambi. Brian lo aveva tradito senza pensarci tanto, si poneva
a unico oratore della verità quando lui stesso mentiva perfino ai suoi
migliori amici, e Matthew credeva ciecamente a ogni sua parola, senza ascoltare
quelle del suo amico di sempre.
Era colpa
sua se era umano?
Sua madre
gli aveva sempre insegnato che sbagliare è umano, ci regala preziosi
insegnamenti e ci aiuta ad affrontarli ma bisogna anche avere il cuore di
perdonare chi ci fa un torto.
Matthew,
invece, non ne voleva sapere delle sua motivazioni e
Dominic neanche sapeva il perché; semplicemente gli aveva detto di
andarsene a fare in culo, e lui l’aveva fatto. Se n’era andato,
lasciando Matthew nelle mani della falsità incarnata in Brian.
Rise del
suo pensiero nei confronti del suo amico, o forse ex amico, e rise ancora di
più pensando a Matthew, che prima o poi si sarebbe presentato da lui
chiedendogli di aiutarlo perché aveva litigato ancora con Brian. Quei
due se ne tiravano dietro più di chiunque altro, nonostante il grande
rapporto di amicizia che tanto predicavano agli altri, e Dominic rise ancora.
Ma cosa
avrebbe fatto se davvero Matthew gli si fosse presentato, chiedendogli aiuto?
Il suo istinto gli diceva: “Sbattigli la porta in faccia” ma i suoi
sentimenti nei confronti dell’altro lo spingevano a farlo entrare e a
stringerlo in un caldo abbraccio.
In fondo
lo amava ed era proprio per questo che era triste. L’aveva perso e
probabilmente niente avrebbe potuto risolvere la situazione perché le
sue parole non avevano alcun valore e neanche la melodia più dolce e
struggente avrebbe potuto sopportare il peso delle sue colpe.
Perché
era colpevole.
Oh si! Era
colpevole tanto quanto lo era Brian, differenza non c’era, se non
nell’ingenuità con cui le parole incriminate erano state dette. Ma
l’amore offusca ogni minimo pensiero razionale e Matthew per
l’amore di Brian era capace di chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie
ad ogni minimo segno di evidenza.
Alla fin
fine era inutile struggersi in quel modo.
Dominic
Howard poteva anche essere il famoso batterista dei Muse ma rimaneva, in parte,
il giovane ragazzo un po’ particolare, che vive la sua vita aggrappato a
dei sogni, come quello di lasciare per sempre quel piccolo paese
quall’era Teignmouth e di suonare davanti a milioni di fans scatenati.
Avrebbe voluto tornare ragazzo, quando i problemi con gli amici si risolvevano dividendosi
la merenda e dicendo un semplice “scusa” ma adesso era adulto e
doveva farsi peso delle sue responsabilità.
Lo stava
già facendo, patendo la sofferenza di non avere il suo Matthew vicino,
sentendolo freddo e beccandosi gli epiteti più colorati quando si erano
sentiti per parlare della situazione.
Sorrise e,
alzandosi dal letto, aprì una delle finestre, lasciando al freddo di
ottobre di entrare. Si accese una sigaretta e se la fumò in santa pace
seduto sul bordo della finestra. Il fumo usciva in piccoli sbuffi dalla sua
bocca, creando piccoli ghirigori in aria, e sentiva la sua pelle tesa e
tremolante dalla temperatura troppo bassa, ma anche quando finì non si
alzò dal suo posto.
Fissava
intensamente qualcosa fuori dalla finestra, forse la neve che piano aveva
iniziato a scendere, mentre la sua mente vagava per viaggi straordinari,
giungendo alla fine a una conclusione.
“Fanculo
Matthew, fanculo Brian e fanculo il mondo”
Alla fine
era il modo più logico per risolvere la questione e si sentiva
più leggero dopo aver formulato quel pensiero, ma qualcosa lo bloccava
ancora, ricordandogli che il problema esisteva ancora. Doveva pur esserci
qualcosa che lo avrebbe aiutato.
E come a
volerlo aiutare, un fiocco di neve entrò in casa, spinto dal vento,
posandosi su una cornice dai contorni verdi, tanto quanto i suoi famosissimi
jeans. La foto all’interno ritraeva lui, Matthew e Brian stretti in un
abbraccio, sorridenti e, avrebbe potuto azzardare, spensierati.
La prese
in mano, sorridendo al ricordo di quanto aveva imprecato per aver sbagliato
misura della cornice, ma poi si fece quasi triste osservando con quanta
innocenza avevano scattato quella foto un giorno al luna park. Tolse la foto
dal riquadro colorato e, per paura di non rovinare la foto, la prese con due
dita ma il problema era proprio quello.
Cosa aveva
paura di rovinare quando il rapporto di amicizia che aveva con i due era andato
per sempre perduto?
Quella
foto era come un tabù, lo stesso che in quelle ore lo aveva attanagliato
con il pensiero di star per perdere qualcosa che non esisteva neanche
più.
Sorrise
della sua stessa idea. Prese l’accendino posato poco prima sul tavolino e
lo accese, lasciando la fiammella libera di vibrare nell’aria,
rischiarando per quel poco che poteva la stanza buia, poi ci avvicinò la
foto, che prese a bruciare piano, consumando il pezzetto di carta e
scottandogli le dita.
In quel
momento, mentre vedeva il suo viso corroso dalle fiamme, Dominic si
sentì quasi in pace ma non ancora
del tutto soddisfatto, così diede fuoco ad altre parti della foto,
vedendo presto anche i volti di Matthew e Brian scomparire, inghiottiti dalle
fiammelle.
Si
avvicinò alla finestra, lasciando cadere quel poco che rimaneva della
foto e delle sue ceneri nel vuoto. Un leggero venticello gli scompigliò
i capelli biondi e chiuse gli occhi, assaporando quella brezza e chiedendosi se
fosse davvero quella la libertà.
Chiuse la
finestra di colpo, senza veramente saperne il motivo, andò in salotto e
accese la tv, come se niente di quello che era successo nelle ultime ore fosse
vero. Voleva solo divertirsi un po’ e la sua risata era pura e
cristallina mentre rideva alla battuta di un qualche comico.
Le bugie
sono per i bugiardi e avrebbe mentito se avesse detto di non aver goduto nel
vedere un pezzo del suo passato distrutto dalle fiamme ma lui era un bugiardo
perché le menzogne che aveva detto lo avevano reso finalmente libero.