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Autore: ginnyx    25/10/2010    6 recensioni
Era da una settimana che stavate provando, ma niente. Quella maledetta canzone, non voleva uscire. Le note c’erano, ma confuse, senza scopo né speranza. Sospirasti.
Avevate trovato il tema del nuovo album. 21st century breakdown. Ma niente, ancora niente.
**Questa è la mia ultima ff su EFP, questo è Il mio ultimo inchino**
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'All World In Your Hands'
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Dream a Dream (My Last Bow)

Dream a Dream

(Christian’s eulogy)

 

Era da una settimana che stavate provando, ma niente.

Quella maledetta canzone, non voleva uscire.

Le note c’erano, ma confuse, senza scopo né speranza.

Sospirasti.

Avevate trovato il tema del nuovo album.

21st century breakdown.

Tu tutto eccitato avevi incominciato a creare, inventare e suonare.

Vi eravate rinchiusi nel tuo garage per dei mesi ed erano usciti brani straordinari.

Era tutto partito dalla fine dell’era, ma una domanda era sorta.

Chi viveva questo decadimento?

The class of 13 certo, però chi poteva rappresentarla?

Gloria. Un nome, una storia.

Ti veniva da ridere a pensare a quella ragazza con i capelli neri e gli occhi brillanti.

Presentata dettagliatamente in un brano in cui avevi messo l’anima, ¡viva la Gloria!

Mike e Trè sostenevano che era la tua versione in gonnella e rossetto.

Mpf… che coglioni.

Quindi c’era Gloria… solo Gloria?

Mancava qualcosa, lo sentivi.

 

Ora eri nello studio di registrazione, dopo una giornata ai limiti dell’impossibile.

Era da una settimana che venivate lì a suonare quella benedetta canzone.

Manca qualcosa, manca qualcosa.

Stavi pensando proprio questo, quando ti assopisti pizzicando la tua chitarra.

Ed è proprio qui che parte la tua storia.

[La nostra storia, Billie Joe.]

 

Mike era fuori a prendere a calci la macchinetta.

E che cazzo, neanche un caffè poteva prendersi?!

Che palle…

Erano circa le sei e mezzo del mattino e lui non era ancora andato a casa.

Gli facevano male le mani da quanto aveva suonato e il suo sedere era diventato piatto a forza di stare seduto su quelle sedie.

Avrebbero continuato ancora, ma vedendo Billie Joe crollare con la chitarra in mano avevano deciso di concedersi una pausa.

Trè era andato chissà dove a fare chissà cosa.

Lui? Lui aveva dormito due orette e poi si era messo a litigare con la macchinetta.

Voleva solo tre caffè, mica capire la sessualità di Lady GaGa, che cazzo!

Ma niente quel dannato aggeggio non voleva concedergli neanche una goccia.

Stava per imprecare l’ennesima volta contro quel trabiccolo infernale, quando un grido gli perforò le orecchie facendolo rabbrividire.

-NOO!-

Billie Joe.

Non ci fu neanche bisogno di pensare.

Si mise a correre verso la sala prove e aprì la porta con un tonfo.

Quello che vide non lo rassicurò affatto.

Billie Joe, il suo migliore amico, era accasciato per terra, sudato, con gli occhi spalancati.

Si avvicinò a lui, ma l’altro biascicò qualcosa con il fiato corto.

Mike non riusciva a capire cosa era successo.

Fece per toccarlo, ma l’amico lo scansò e, con passo traballante, corse fuori dalla porta.

-Billie Joe!- gridò disperato.

Dio, cosa era potuto accadere?

Subito lo insegui lungo il corridoio.

Non l’aveva mai visto correre tanto veloce e la cosa lo spaventava.

Aumentò la velocità e con quella l’angoscia, ma non riuscì a prenderlo.

Qualcosa l’aveva fermato.

Trè.

-Lasciami andare, brutto coglione! Billie Joe…-

Ma l’altro non lo lasciò continuare.

-Hai visto la sua faccia?-

E questo cosa cazzo centrava?

Scosse la testa poco convinto.

Trè sorrise e lasciò la presa.

-Quella, quella che aveva in faccia, non era paura, era ispirazione.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Non sentendo più i passi di Mike alle spalle incominci a rallentare.

Con il fiato corto e il battito accelerato, ti chiudi la porta alle spalle e cerchi la luce.

Cliccato il pulsante, lo sgabuzzino s’illumina e tu cerchi di calmarti.

Ti siedi sul pavimento e, frenetico, cerchi la carta e la penna che porti sempre in tasca.

Li tiri fuori e ti umetti le labbra.

Li osservi per un attimo e poi sospiri internamente.

Adesso viene la parte più difficile.

Tornare là. Dove tutto è partito.

Il sogno, l’urlo, l’ispirazione.

Ce l’hai in pugno, non puoi farti scappare quella maledetta canzone.

Così chiudi gli occhi e respiri.

Inspira, espira.

Espira, inspira.

Un'altra volta e un'altra ancora.

Il cuore rallenta, la pressione scende e tu apri gli occhi.

Sei arrivato.

 

Dreaming
I was only dreaming
Of another place and time
Where my family’s from

Sognando.

Io stavo solo sognando.

Di un altro posto e di un altro tempo,

Il luogo da dove viene la mia famiglia

Stai sognando, stai solo sognando.

Eppure è tutto così vivido.

Cammini e le tue scarpe strusciano sul pavimento.

Ti guardi intorno e sorridi nostalgico.

Questo era il supermercato vicino a casa tua.

Quante volte ci eri venuto insieme a tua madre per aiutarla con la spesa.

I piedi continuano ad avanzare scaffale dopo scaffale.

Tutto è rimasto uguale, niente è cambiato.

Quasi come se fosse stato sigillato fino al tuo arrivo.

Ti senti a tuo agio qui, ti da un senso di sicurezza.

Sa di casa, sa di famiglia.

Calore e affetto.

Continui a camminare perso nei tuoi ricordi.

Scaffale dopo scaffale.

Nel luogo da dove viene la tua famiglia.

 

Singing
I can hear them singing
When the rain have washed away
All the scattered dreams

Cantando.

Io posso sentire loro cantare.

Quando la pioggia ha lavato via

Tutti i sogni dispersi

Stavi guardando una vecchia scatola di cereali, quando senti qualcosa.

Una melodia si spande nell’aria.

Dolce, rassicurante.

Ti chiama, t’invita.

Una voce incomincia a cantare.

O forse erano tante?

Ti guardi intorno e cammini seguendo quella voce.

Piccola e incostante.

Sembra che stia piangendo.

Continui ad andare avanti, finché non distingui chiaramente un singhiozzo.

Ti volti e vedi ciò che non ti saresti mai aspettato.

Un bambino sta cantando quella strana melodia tra le lacrime.

Tu ti pieghi verso di lui e cerchi di calmarlo.

-Ehi piccolo, va tutto bene. Hai perso la mamma?-

Ma lui non ti rispondere e continua a piangere.

Tu non sai cosa fare.

Quel bambino ti ricorda qualcuno.

Castano, con occhi marroni.

Un normalissimo bimbo eppure…

Probabilmente sono solo sensazioni, pensi.

Lo accarezzi e cerchi di calmarlo, ma lui piange ancora.

-Io mi chiamo Billie Joe, tu come ti chiami?-

Chiedi sperando di ottenere qualche reazione.

Ma quello che succede ti fa rabbrividire.

Scoppia a ridere.

Dying
Everyone’s reminded
Hearts are washed in misery
Drenched in gasoline

Morendo.

Tutti se ne devono ricordare.

I cuori sono lavati nell’infelicità

Immersi nella benzina

Guardi il bambino, ma quello continua a piangere.

Cosa… cosa era stato?

La risata si ripete e un brivido s’impossessa del tuo corpo.

[Sono qui, Billie Joe.]

Una voce infantile, ma al tempo stesso spettrale, ti chiama e tu non puoi fare a meno di alzare la testa e guardare.

Sullo lo scaffale, esattamente sopra la tua testa, c’è un bambino.

Lo stesso identico bambino che in questo momento sta piangendo davanti a te.

Spalanchi gli occhi e lui ride ancora.

E tu ti senti senza fiato davanti a quella visione, davanti a quel piccolo che d’innocente non ha niente.

È grigio, senza colore, senza vita.

I suoi occhi sono vuoti, aridi, proprio come quelli di chi a perso la speranza.

[Che c’è, Billie Joe, non mi riconosci?]

Ti chiede inclinando leggermente la testa di lato, mentre ti osserva divertito.

Tu lo guardi e poi torni a fissare la creatura piangente davanti a te.

Sembrava quasi il suo gemello, anzi, il suo fantasma.

-Io… io non so chi tu sia, non ti ho mai visto prima d’ora.-

Proferisci attento, con lo sguardo fisso nel suo.

Sembra quasi che ti voglia risucchiare, incatenare.

Lui fa schioccare la lingua e si piega verso di te.

[La risposta esatta sarebbe “Non mi ricordo più di te”, Billie Joe.]

Scoppia a ridere e tu non sai cosa ribattere.

Sai solo che quella risata è capace di gelarti dentro.

-Perché… perché continui a ripetere il mio nome?-

È l’unica cosa che riesci a pensare.

In qualche modo ti sembra di capire che è lui la chiave di tutto.

La suddetta Chiave scoppia a ridere e sospira.

[Te lo ripeto perché sembra che tu te lo sia dimenticato, come hai dimenticato il suo.]

Ti dice mentre, con una delle sue piccole dita, indica il bambino davanti a te.

Quello continua a piangere sommessamente, ma appena cerchi di toccarlo, arretra.

Tu allunghi ancora di più la mano, ma lui spalanca la bocca, stringe gli occhi e corre via.

Corre via da te, via da quegli scaffali, via dal suo fantasma senza colore.

-Aspetta!-

Gridi per poi inseguirlo.

[Sei proprio uno stupido, Billie Joe.]

Questa è l’ultima cosa che senti prima che la canzone ricominci.

Il ritmo è sempre lo stesso, ma le parole sono cambiate così come anche la voce.

E’ femminile e molto famigliare, ma non sapresti attribuirla.

Gli scaffali sembrano infiniti, ma alla fine trovi lo svincolo e ti trovi in un altro reparto.

Ti guardi intorno e rimani stupito da ciò che vedi.

-Ma cosa…-

Non fai in tempo a finire la frase che ti zittiscono.

[Non sprecare fiato, Billie Joe. Non possono sentirti.]

Sai che il fantasma è sopra di te, ma non alzi lo sguardo.

Sei concentrato sulle figure che sono davanti a te.

C’è una gran puzza che probabilmente proviene dal barile lì vicino.

-Basta, non ne posso più!-

Sbotta una voce femminile, la stessa che cantava la canzone.

Tu ti volti a guardarla e finalmente la riconosci.

Capelli tinti di nero legati in una coda alta, occhi corvini e una fiamma di rivoluzione dentro.

È l’ultima ragazza americana, lei è Gloria.

Ma come può essere che un personaggio della tua fantasia sia finito qui?

-Cosa possiamo fare? Cosa possiamo inventarci?-

Chiede lei in tono a metà tra il disperato e il nervoso, guardando dietro di sé.

Solo allora ti accorgi della figura rannicchiata su una sedia mezza rotta.

È un ragazzo di circa 16-18 anni, ma lui non lo riconosci.

-Non lo so, Gloria, proprio non lo so.-

Dice per poi alzare la testa e mostrare due grandi occhi castani.

Tu rimani basito osservando quel volto.

Non può essere, non può…

-Il bambino di prima… Ma, ma come può essere cresciuto così in fretta?-

Chiedi a voce alta per poi spostare lo sguardo sulla Chiave.

Lui, il suo fantasma, è rimasto piccolo, il solito piccolo con gli occhi vacui.

[Se sei troppo stupido per capire non è colpa mia, Billie Joe.]

Afferma il bambino, ma nella sua voce non c’è il solito scherno.

Lui continua a fissare le figure con palese interesse.

Allora lo fai anche tu, riportando lo sguardo alla normale altezza.

All’ improvviso  il ragazzo si alza e incomincia a camminare.

-Non c’è speranza, viviamo di pane e infelicità, Gloria.-

Afferma con desolazione nello sguardo.

Gloria lo guarda e lo capisce, fa per appoggiargli una mano sulla spalla, ma lui continua a camminare.

-Cosa possiamo aspettarci dalla vita? È come... è come se i nostri fottutissimi cuori fossero lavati nella benzina. Pronti ad essere incendiati, perché è quello il loro destino. Solo quello!-

All’ultimo s’infervora e calcia il barile rovesciando il suo contenuto.

L’odore ti salta alle narici.

Benzina. Tanta, troppa benzina.

Il ragazzo fissa il liquido scivolare sul pavimento e bagnare le scarpe della ragazza.

A quel punto alza lo sguardo e quello che ci si può leggere è solo disperazione.

-Per… perdonami, Gloria.-

Sussurra per poi ricominciare a correre, di nuovo.

 

Laughter
There is no more laugher
Songs of yesterday
Now live in the underground

Risate.

Non ci sono più risate.

Le canzoni di ieri

Ora vivono sotto terra.

Lui ti passa di fianco e neanche se ne accorge.

Non fai in tempo a voltarti che lui è sparito e l’unica cosa che puoi fare è inseguirlo.

La canzone ricomincia e ancora una volta la voce cambia.

L’intonazione è più bassa, la voce è maschile.

Sembra che le parole siano quasi strascicate, cariche di amarezza.

Un altro reparto, un altro scenario.

Siete in una strada ed è completamente buio.

Di distingui a malapena le figure e ti senti solo.

-Bambino… fantasma o chi cacchio tu sia, ci sei?-

Chiedi disperato.

Non ti senti a tuo agio lì, ti sembra di esserci già stato, ma il tuo corpo ti dice di scappare.

[Se non ti ricordi chi sono io, o chi è lui, come posso aiutarti?]

Ti risponde a voce bassa, flebile, come se fosse lontano.

Hai la gola secca e la paura ti attanaglia le ossa.

Non c’è un motivo, non c’è un perché, ma hai bisogno di parlare.

Di sapere che sei ancora vivo.

-Perché non ridi più, perché non ripeti il mio nome?-

Chiedi, mentre nella tua voce trema il terrore.

C’è silenzio, nessuno ti risponde e non senti più la sua presenza.

-Rispondimi!-

Dici continuando a camminare nel buio più completo.

[Taci, cazzo!]

A quella risposta sussulti.

È rabbia pura.

[Non ci sono più risate, non esiste il momento delle risate, non qui!]

Ringhia mentre ti risponde e il respiro ti si paralizza in gola.

Ti penti di averlo chiamato, ti penti di aver seguito quel ragazzo, ti penti di tutto.

[Non capisci che lui sta morendo?!]

Tu apri la bocca, ma riesci solo a respirare.

Parla sempre di questo lui, del ragazzo, ma tu ancora non sai chi è.

[Non capisci che tutto sta andando a farsi fottere?!]

Dopo quelle parole la canzone riparte, ma questa volta al massimo volume.

 

Life before the lobotomy
Christian sang the eulogy
Sing my love a lost memory
Run the end of the century

La vita dopo la lobotomia

Christian ha suonato l’elogio

Canta il mio amore alla memoria persa

Corri verso la fine del secolo

La voce urla e tu ti copri le orecchie.

Le parole sono sputate fuori con rabbia, rassegnazione.

Quei sentimenti ti entrano nelle orecchie, nel cuore, nell’anima.

Ti senti esplodere, fremi in preda a tutte quelle emozioni.

Chiudi gli occhi e gridi accasciandoti in ginocchio.

Basta, basta, basta!

Tutto d’un tratto la canzone si stoppa e tu riprendi a respirare.

Apri gli occhi e una luce bianchissima ti abbaglia.

Alzi gli occhi e lo vedi.

L’unica macchia di colore in quell’inferno di bianco.

Il ragazzo è lì, stravaccato a terra.

Tra le mani tiene una chitarra classica e nel braccio ha ancora infilata una siringa.

Tu traballante gli corri incontro, ma lui non avverte neanche la tua presenza.

È troppo immerso in quel mondo ovattato che è la droga.

Tu lo guardi e ti senti male.

Il viso pallido, livido, senza vita.

Gli occhi appannati dal piacere, che in verità è morte.

Deglutisci e la gola ti fa male.

Stringi le mani sui suoi vestiti e cerchi di svegliarlo.

Ma il ragazzo non si riscuote e, come in catalessi, continua a strimpellare quella strana melodia sulla sua chitarra.

Muove le labbra e sussurra frasi sconnesse.

Parla d’amore, di ricordi, di vita.

Borbotta estasiato, descrivendo un mondo che non esiste.

Tu lo guardi e ti viene da piangere.

Guardandolo in faccia ti sembra di riconoscerlo, ti sembra di aver già vissuto la situazione.

Ma non riesci a capire e urli ancora, ancora e ancora.

La gola ti fa male, raschia, ma tu non smetti.

Non vuoi smettere.

Lo strattoni, lo percuoti, ma niente.

La nebbia nei suoi occhi non si scioglie.

Lanci un ultimo grido disperato e ti lasci cadere davanti al suo volto.

Non riesci a impedire a una singola lacrima di solcarti il viso.

Ormai è tardi per trattenere quella piccola goccia di anima.

Quella continua a scendere, lasciando una cicatrice invisibile sul tuo volto.

Tu vorresti portarti una mano sulla faccia e cacciarla via, ma non lo fai.

E lei continua il suo viaggio, finché giunta al mento cade.

Cade, quella piccola coraggiosa lacrima, cade sul ragazzo e diventa sua.

Cade e lui si sveglia.

Si sveglia da quel mondo fatto di falsità e di zucchero amaro.

Spalanca gli occhi nocciola e chiude la bocca.

Ha smesso di cantare l’elogio a quella vita che di vita aveva poco.

Ha smesso di strimpellare la chitarra in nome delle memorie perse.

Ed ora si è alzato, ritto come mai lo è stato.

Ma ancora porta un residuo di quel mondo che ha tanto decantato.

Allora stacca la siringa delle illusioni, vomita il mondo di plastica e poi alza lo sguardo.

Verso l’orizzonte, verso la meta.

Corre, verso la fine del secolo.

 

Well, it’s enough to make you sick
To cast a stone and throw a brick
When the sky is falling down
It burned your dreams into the ground

Bè, è abbastanza per farti nauseare

Per gettare una pietra e lanciare un mattone

Quando il cielo sta cadendo giù

Esso brucerà i tuoi sogni nella terra

É successo tutto in fretta, in un battito di ciglia, nel tempo di una lacrima.

Lui si era alzato ed era corso via.

Tu invece sei rimasto immobile lì, tra siringhe e vomito.

I suoi occhi senza speranza ti perseguitano.

Il ragazzo era diventato come il suo fantasma, aveva perso tutto.

Nel tuo petto qualcosa scalpita, qualcosa vuole uscire, ma in questo momento hai solo voglia che tutto finisca.

Ti alzi spossato e incominci a capire.

Era tutto così simile.

Già, ma simile a cosa?

Cammini senza meta, a testa bassa, finché non sbatti contro qualcosa.

Un enorme specchio.

[È il momento.]

Sposti lo sguardo al tuo fianco e lui è.

Il fantasma bambino, la chiave di tutto.

Lui ti fissa, ma non sorride.

[Guarda.]

Ti umetti le labbra e alzi lentamente lo sguardo sullo specchio.

Tutto ciò che vedi è il ragazzo, con i capelli castani scompigliati.

[Guarda oltre. Oltre la figura, oltre lo specchio.]

Obbedisci senza obbiettare, ma non vedi nient’altro che i suoi occhi nocciola.

Un’angoscia sconosciuta, forse dimenticata, ti attanaglia lo stomaco.

[Non mollare ora, guarda oltre.]

La voce ora è quasi supplicante, ma tu non capisci.

Chiudi gli occhi un attimo, sospiri e poi li riapri.

Fissi intensamente il suo riflesso, come se ci volessi scivolare dentro.

Solo allora ti appare.

Sbatti un paio di volte gli occhi, ma la visuale non cambia.

Davanti a te, oltre lo specchio c’è un enorme burrone.

Li vicino c’è Gloria che stringe i pugni e parla disperata.

Ma è troppo lontana, non riesci a sentire bene cosa dice.

Segui il suo sguardo e vedi una cosa che non avresti mai voluto vedere.

Il ragazzo è sull’orlo del burrone, con le braccia lungo il busto, rassegnato.

Lui fa un passo avanti e Gloria urla.

Un rombo riempie l’aria e il cielo incomincia a cadere.

Ma nonostante tutto le due figure imperterrite non si muovono.

Il ragazzo fa un altro passo e tu gridi.

-Non farlo!-

Ti rendi conto solo dopo di quello che hai detto.

Ti porti una mano sulla bocca osservandola, ma quando guardi nello specchio c’è solo il riflesso immobile del ragazzo.

-No, maledizione, no!-

Cerchi di scuoterlo, ma l’immagine non cambia.

[É ora di scagliare la pietra.]

Tu guardi il fantasma, supplicando spiegazioni, ma la sua bocca è cucita.

Tu non sai cosa fare e, preso dal nervosismo, incominci a percuotere lo specchio.

-Ti prego, devi aiutarmi! Se no lui…-

Incominci a respirare velocemente e il tuo cuore impazzisce.

[Chi c’è dentro lo specchio?]

Ti chiede, ma tu continui a non capire.

Lo preghi con lo sguardo.

-Io non lo so, non lo conosco, io…-

Ma lui non ti permette di finire la frase.

[Dimmi chi c’è in quel fottuto specchio! Come-si-chiama?!]

Tu apri e chiudi la bocca ripetutamente, mentre le lacrime minacciano di tornare.

Ti giri disperato verso l’immagine, ma prima che tu possa parlare un lampo passa sulla figura.

Gli occhi… gli occhi del ragazzo sono…

Verdi.

Verdi smeraldo, verdi foresta.

Identici a quelli di…

-Billie… Joe…-

Dici con un filo di voce.

E lo specchio si frantuma a quelle parole, a quel nome.

Al tuo nome.

Il vento fortissimo della tempesta t’investe.

Tu ti giri e vedi il bambino prendere colore.

Ti sorride, finalmente, e pian piano scompare, portato via dal vento.

[È stato un piacere conoscerti, Billie Joe.]

 

Christian’s lesson is what he’s been sold
We are normal and self-controlled
Remember to learn to forget
Whiskey shots and cheap cigarettes

La lezione di Christian è di essere quello che gli è stato venduto

Noi siamo normali e controllati

Ricorda d’imparare a dimenticare

A colpi di Whiskey e sigarette economiche

E come era venuto, il bambino scomparve.

Nel nulla del mai ricordato.

Tu sei senza parole e lasci che la pioggia ti bagni i vestiti.

Ti guardi in torno e riconosci il burrone.

E l’istinto è uno solo.

Di scatto incominci a correre verso le figure che vedi in lontananza.

-Ti prego, non farlo, non puoi farlo!-

Grida Gloria con la sua voce potente, ma intrisa d’angoscia.

Il ragazzo ridacchia, ma è solo da disperazione che gli scuote i nervi.

-Non posso, dici. Non posso… e vuoi sapere perché, vuoi veramente saperlo, Gloria?!-

Lui la guarda con occhi fiammeggianti, ma al tempo stesso fermi.

Tu li osservi da vicino, ma loro sembrano non vederti ancora.

Fissi il ragazzo e una sensazione ti prende dentro e ti strige lo stomaco.

Serri i pugni più forti che puoi.

Ti senti frustrato, non puoi fare niente.

-È una pazzia!- gridi, ma ti accorgi che quella voce non è la tua, è femminile.

Ti volti verso il tuo alter ego con la coda e la vedi nella tua stessa posizione.

Lei cerca di andare verso di lui, ma il ragazzo avanza inesorabilmente.

-Non è una pazzia. Se c’è una cosa che ho imparato da questa vita è che io faccio schifo, tutto fa schifo!-

Sputa quelle parole dalla bocca, gli raschiano la gola.

Pura e semplice verità.

-Noi… noi non siamo niente, non siamo noi stessi. Siamo solo quello che ci sbattono addosso. Non saremo mai liberi. Io sono solo il tipico ragazzetto complessato, ma non voglio più esserlo, no.-

La sua voce si ferma e lo sguardo si abbassa.

Gloria porta una mano al petto, dove il suo cuore sta scoppiando.

-Ti prego… non farlo… sistemeremo tutto, dimenticherai questo brutto momento.-

Sussurrate tu e la ragazza.

Vuoi aiutarlo, devi assolutamente aiutarlo.

Lui… lui…

-I-io non voglio dimenticare.-

Dice all’improvviso e insicuro il ragazzo.

-Io non voglio più fare come mi hanno insegnato. Hai un problema? Puff! Fuma, bevi, drogati e dimenticherai ogni brutta cosa. No, no, Gloria, non voglio.-

Gli occhi dell’altra si spalancano insieme ai tuoi.

Ti mordi il labbro e lo guardi.

Quel ragazzo, ormai più fantasma che uomo.

I buchi sul braccio, le occhiaie marcate e gli occhi spenti.

La vita, dove è finita la vita?!

-Ti prego, ascoltami!-

Gloria ormai ha gli occhi lucidi e tu sei solo capace di respirare.

-Di lezioni ne ho avute troppe, Gloria.-

 

 

Well I’m not stoned
I’m just fuck up
I got so h
igh I can’t stand up
I’m not cursed ’cause I’ve been blessed
I’m not in love ’cause I’m a mess

Bhe, io non sono ubriaco

Sono solo fottuto

Sono così strafatto che non riesco a stare in piedi

Io non sono maledetto perché sono stato benedetto

Io non sono innamorato perché sono un casino

-Sono lucido, so quello che faccio.-

S’interrompe per uno sbuffo tra il divertito e il rassegnato.

-Forse… forse per la prima volta in vita mia.-

Alla ragazza scappa un singhiozzo e tu vorresti accasciarti a terra.

-Gloria, non sono ubriaco, sono solo fottuto. Fottuto da me stesso e da questo mondo.-

Lei tende una mano verso di lui, ma l’altro si allontana.

Sembra aver perso i contatti con il mondo.

-Sono sfatto e strafatto, in tutti i sensi. Sono stato drogato da questo fottuto mondo, dalle sue pubblicità, dalle suoi mondi di finto zucchero e di vera crudeltà.-

Lo dice e guarda avanti, verso un punto imprecisato.

Sta buttando tutto fuori.

Sta dettando il suo testamento.

Apre la bocca per aggiungere altro, ma barcolla.

Il fiato ti si mozza in gola e il cuore preme per uscire.

-Non sono maledetto da questo mondo, anzi sono stato benedetto. Dall’acido, dallo zucchero amaro e dall’indifferenza. Ecco che persona sono, ecco ciò che non voglio essere. Ormai non… non riesco neanche a provare niente. Non riesco neanche ad amarti veramente, Gloria.-

La nominata alza lo sguardo ferito verso quel ragazzo, quello che era stato il suo amore.

-Non m’importa!-

Grida lei.

-Non me ne importa un cazzo, se tu non provi niente per me! Ma ti prego, non farlo.-

Gloria si umetta le labbra e respira ormai allo stremo.

Tutto ciò che sente è sangue.

Sangue che sgorga dal cielo, dalla terra, dal cuore.

 

 

Like refugees
We are lost like refugees
Like refugees
We are lost like refugees
The brutality of reality
Is the freedom that keeps me from

Come rifugiati

Noi siamo persi come dei rifugiati

Come rifugiati

Noi siamo persi come rifugiati

La brutalità della realtà

È la libertà che mi trattiene

Solo in quel momento il ragazzo si gira verso di lei.

La guarda, la guarda negli occhi e vede la sua sofferenza.

Ma non si può fermare, non ora.

-Cerca di capirmi, Gloria. Io… io mi sento come un rifugiato. Mi sento perso e rifugiato in un mondo che non è il mio.-

Spiega, il ragazzo, spiega.

Vedi che quello che dice è la verità, non potrebbe essere altro.

Ti senti in coma, legato ad un letto, in uno stato passivo.

Non puoi fare niente.

Porca puttana non puoi fare niente!

-Questo mondo non mi appartiene, io cammino sentendomi come una specie rara venuta da un mondo sconosciuto, accettata solo perché indifesa e utile. Accettata solo perché facilmente addomesticabile.-

Gloria freme e non può trattenersi, non quando il suo amore sta morendo.

-E allora ribellati, liberati da tutto questo! Ci sono altri modi per farlo… ti prego credimi. Vivi, vivi con me.-

Il labbro del ragazzo incomincia a tremare.

Allunga una mano verso di lei, come per una carezza, ma la ritira di scatto.

-Non posso, Gloria, non posso. L’unica libertà, l’unica realtà che mi tiene legato da questo mondo è la sua brutalità. Pensaci, la brutalità è l’unica cosa vera di questo mondo!-

Urla l’ultima frase con tutto il fiato trattenuto durante gli anni.

Dalla prima bugia, all’ultimo acido.

-Sono già morto, Gloria. Sono morto tanti anni fa.-

Si volta completamente verso di lei e con passo sicuro avanza.

La ragazza freme e ora niente trattiene più le sue lacrime.

Tu vedi quel ragazzo passarti davanti e ti senti rabbrividire.

-Se non ci fossi stata tu, my little girl, l’avrei fatto già da tempo.-

Lei singhiozza e si copre la faccia, ma lui l’ha già raggiunta.

Le prende le mani delicatamente e guarda i suoi occhi appannati.

-Grazie.-

Una piccola parola.

Solo una dannata parola.

E lei scoppia e gli salta al collo baciandolo con disperazione.

L’ultimo saluto prima del patibolo.

E tu la vedi quell’angoscia, la senti dentro.

Ti sta torturando, ti sta uccidendo.

Con le gambe pesanti ti avvicini a loro, ma appena lo fai lui si stacca.

Non sorride, non è triste.

È semplicemente senza vita.

Si volta e si dirige verso il burrone.

-No.- dici insieme a Gloria.

Ma lui continua imperterrito a camminare.

-No, NO!-

Ignorando le vostre grida, sale su un altura e alza gli occhi al cielo.

Piange il ragazzo, piange Gloria.

E tu?

E tu stai per scoppiare, stai per esplodere, ma non lo fai.

Senti qualcosa che ti chiama, senti qualcosa di famigliare in quella situazione.

In quei ragazzi.

Lui da le spalle al burrone, come se non volesse vedere, e chiude gli occhi.

-NOO!-

Gridi lanciandoti verso il ragazzo.

Ma lui prende un respiro profondo e salta.

Salta nel vuoto.

Salta nella morte.

Salta nella libertà.

E la tua mano lo sfiora, lo sfiora appena, ma stringe solo aria.

L’ultima cosa che vedi sono i suoi occhi.

Uno verde, uno marrone.

Che ti scrutano, ti guardano, ti graffiano dentro.

I suoi occhi sono pieni di lacrime.

Lacrime di una vita non spesa.

-CHRISTIAAAN!-

Dreaming
I was only dreaming
Of another place and time
Where my family’s from

Sognando.

Io stavo solo sognando.

Di un altro posto e di un altro tempo

Il luogo da dove viene la mia famiglia

E poi fu un lento scivolare.

Tu continuavi a gridare.

La terra che tremava.

Il cielo che si spezzava.

E quel nome.

Quel maledetto nome.

-BÍ!-

Come dopo una lunga apnea, la gola bloccata schioccò e tu traesti un profondo respiro.

Spalancasti gli occhi e la luce ti ferì gli occhi, facendoteli richiudere subito.

Sentivi una grande pressione sulle braccia.

-Oddio, grazie…-

Sbattesti diverse volte le palpebre e l’immagine sfocata che avevi davanti, diventò nitida.

Era Mike.

Mike era di fronte a te e ti teneva stretto.

Lo guardavi senza capire.

Era pallido, con i nervi tesi e le mani gelate.

Facesti ruotare gli occhi intorno, ma non riuscivi a pensare bene.

-C-Co…-

Provasti a dire con la bocca impastata.

Deglutisti a vuoto e fissasti i tuoi occhi nei suoi.

Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli.

-Eri sparito da tantissime ore, finché il signor Massimo non ti ha trovato.-

Ti spiegò, indicando con la mano un inserviente di mezza età dietro di lui che ti sorrise.

Lui ti guardò già visibilmente più sereno e lasciò lentamente la presa sulle tue braccia.

Sospirò rumorosamente, poi puntò su di te i suoi occhi ghiacciati, ormai ridotti a due fessure.

-Ti giuro che la prossima volta che fai una cosa del genere, io ti metto il guinzaglio! Capito Armstrong?!-

Tu annuisti con il cervello ridotto in poltiglia.

Il tuo amico di vita scosse la testa ridacchiando e ti tese la mano.

Tu ti alzasti traballante, non ancora del tutto sveglio.

Subito dopo dei passi rimbombarono per il corridoio.

-Mike, hai trovato quel coglione alla fine!-

Disse Trè ovviamente riferendosi a te.

Lui ti sorrise e ti tirò una pacca sulla spalla, che ti destabilizzò più di quanto eri già.

-Sono felice che tu stia bene, però adesso però ci spieghi che cazzo ci facevi dentro quel buco!-

Sbottò Mike, con i nervi non ancora del tutto rilassati.

A quelle parole tu sobbalzasti e incominciasti a boccheggiare.

Dreaming, I was only dreaming…

Una melodia leggera ti s’insinuò nella testa.

-S-Sognando… I-Io stavo solo… sognando.-

Balbettasti, mentre fissavi il tuo pugno tremante.

Ti umettasti le labbra, sperando con tutto te stesso.

Lo apristi lentamente e i colori del foglio ti colpirono gli occhi.

Era lì.

Dio, era lì.

Sentisti un peso sciogliersi nel tuo petto e il cuore battere a un nuovo ritmo.

Avevi tante cose di cui parlare, tante cose da raccontare, tante cose da urlare.

Alcune semplici, altre talmente complicate da non essere chiare nemmeno a te.

Ma non facesti in tempo a dire niente che un urlo ti perforò le orecchie.

-SIGNOR MASSIMOOO!-

Tutti vi voltaste.

Una signora vi correva in contro, tutta presa dall’agitazione.

Appena arrivata, con un intuizione tutta femminile, si rese conto di ciò che era successo.

I suoi occhi s’illuminarono.

-Oddio, signor Massimo, mi dica che li ha scoperti a fare cose sconce nello sgabuzzino!-

Disse ridacchiando.

L’uomo scosse la testa perplesso  e la donna si portò le mani al petto affranta.

Tu e Mike vi guardaste confusi.

-Ah, che delusione. Non ci sono più le rock star di una volta!-

Incominciò a cianciare quella strana signora.

Di scatto, girò verso di voi e v’indicò.

-Insomma, voi dovreste essere trasgressivi! Amanti, sveltine, baci rubati dovrebbero essere all’ordine del giorno e invece…-

Sospirò sconsolata, ma voi continuavate a non capire.

-Ma dai! Mi volete dire che il signor Armstrong si è rinchiuso in uno stanzino piccolo, buio e appartato per dormire?!-

Tu apristi la bocca per spiegargli la situazione, ma non ti lasciò il tempo.

-Che delusione!!!!!! QQuesti cantanti d’oggi sono tutti una delusione!-

Il signor Massimo si grattò la testa e vi rivolse uno sguardo di scusa.

Tu scuotesti la testa in segno di cordiale diniego e facesti per parlare con i tuoi amici.

Ma il tuo batterista non era della stessa idea.

Infatti tirò una pacca sulla spalla della signora e le fece l’occhiolino.

-Su con la vita! Vuole una bella cosa sconcia? Non c’è problema…-

Disse Trè con fare mellifluo girandosi verso Mike.

-Trè, ma cos-MPFF!!!-

Ok, il tuo batterista stava tranquillamente limonando con il tuo bassista non consenziente.

E tu?

E tu continuavi a non capirci una mazza, volevi solo andare in sala registrazione.

Prima che la canzone scappasse.

Prima che Christian scappasse.

-Ragazzi, io…-

Cercasti di attirare la loro attenzione.

La donna, intanto, era resuscitata ed era tutta presa a fare tante foto dal cellulare.

Poco dopo i tuoi due amici si staccarono con ancora il fiatone.

-Signor Trè, la ringrazio infinitamente! Se non ci fosse lei…-

Disse quella pazza scatenata con grande riconoscenza.

-Oh, ma non è tutto, mia cara. Stia a guardare ora.-

Tu eri occupato a riconnettere il cervello di Mike per potergli parlare e non udisti niente.

Ma all’improvviso ti sentisti preso per la schiena e trascinato verso il basso.

Non facesti neanche in tempo ad articolare un “Eh?”, che ti trovasti coinvolto nel bacio più alla francese della tua vita.

Con tanto di casqué!

La donna impazzì come non mai e vedesti gli occhi gongolanti di Trè.

Stava godendo come uno struzzo, quel coglione!

Quando vi staccaste, tu avevi il fiatone e lui era in perfetta forma.

-E sia mai che io senta che noi non soddisfiamo i nostri fan!-

Annunciò Trè con aria fintamente altezzosa e tu non riuscisti a reprimere un sorriso.

E mentre osservavi quei due signori e i tuoi amici, ti rendesti conto di quanto fossero inutili le tue domande.

Ti rendesti conto che le soluzioni erano sempre state lì.

Dentro di loro.

Dentro di te.

Capisti che la tua casa era quella.

Capisti che non c’era più bisogno di sognarla.

Capisti che ormai avevi trovato il tuo posto.

Capisti che non eri più un rifugiato.

Capisti che il tuo cuore non era affogato nella benzina.

Capisti che non ti servivano più whiskey e sigarette.

Capisti che era inutile dimenticare.

Capisti che i tuoi sogni non erano andati bruciati.

Capisti che c’erano risate, tante risate.

Capisti che non stavi correndo verso la fine del secolo.

Ma.

Ma c’era qualcuno che lo stava facendo.

C’erano milioni di persone che lo stavano facendo.

Milioni di persone come Christian.

Un brivido ti scosse da dentro, la gola incominciò a prudere.

Lì guardasti, vedesti la spensieratezza che li avvolgeva.

Non volevi che andasse perduta, non volevi che scomparisse.

E lì, davanti a quelle persone, davanti a casa tua, facesti il patto più solenne della tua vita.

Dovevi farlo capire a tutti.

Dovevi farlo conoscere a tutti.

Dovevi cantare.

Di Christian, della sua storia, del suo elogio.

 

La vita dopo la lobotomia.

 

 

 

 

***Angolino della squinternata***

°°°Dream a Dream (Christian’s eulogy)= Sogna un sogno (L’elogio di Christian)°°°

Sono 27 pagine, esattamente 27 pagine.

Mi sono servite 27 pagine per dire addio a tutto questo.

Sì, questa sarà la mia ultima one-shot su EFP, non pubblicherò mai più niente di nuovo su questo sito. Finirò di pubblicare Mental e chiuderò la cosa lì.

Ma lasciamo perdere questo argomento, se volete saperne di più cliccate sul mio nome e leggete ciò che c’è scritto sulla mia pagina personale.

Pensiamo alla storia, la cosa che più m’interessa in questo momento.
Come avrete facilmente intuito, questa è la mia visione di come è nata Before the Lobotomy, canzone che io adoro con tutta me stessa.

Il tutto è ambientato quando l’album era ancora in fase di crescita. C’era la canzone del secolo, il declino del ventunesimo secolo, c’erano i nemici e c’era Gloria. Ma manca qualcuno, Bì se lo sente, manca l’ultimo protagonista di questa grande storia.

Christian.

Ma vi siete mai chiesti chi è Christian? Bhe, dopo aver letto questo, avreste dovuto capire come la penso io =P.

E il bambino grigio, quello che parla nelle parentesi?

Ovviamente non esistono interpretazioni sbagliate o giuste, però ci terrei a sapere le vostre, anche se difficilmente le avrò.

Lo dico sempre, potete anche dirmi che sono un’incompetente se argomentate bene la vostra tesi.

Ma non voglio tirarla per le lunghe, non dopo avervi fatto leggere 27 pagine che sicuramente vi avranno annoiato a morte, mentre a me hanno divertito.

Non c’è molto da dire, la storia parla da sola, Christian parla di solo.

Volevo solo dedicarvi un ultimo sorriso, volevo solo dedicarvi un ultimo pezzo d’anima.

Perché questa one-shot serve anche a questo: a ringraziarvi.

Ringrazio la mia carissima amica Mariens che mi ha sempre sostenuto, fin dalla mia prima storia su questo fandom. Lei non ci crederà, ma le devo molte cose, forse troppe, ma spero di avere il tempo per restituirgli tutto e anche di più. Non mi dilungherò tanto, non voglio metterla a disagio. Un bacio, mia cara A! <3

Ringrazio Ladywho un'altra pazza che ha creduto in me, forse troppo. Che ne dici, Lady? xD Mamma mia quante risate, quanti scleri e “bisticciate” ci siamo fatte io e te. A me non me ne mai fregato niente di quello che gli altri pensavano di te, lo sai. Per me sei sempre stata una persona meravigliosa. E poi, fattelo dire, sei la regina indiscussa dell’angst *ç* xD Anche se hai cambiato fandom e forse non leggerai mai questa dedica, io un pensiero te lo mando lo stesso. Ancora grazie, spero di continuare a ridere insieme a te.

Ringrazio la mia fedelissima ShopaHolic che mi ha sempre seguito. Tra gli alti e i bassi, mi ha sempre dato la sua sincera opinione, senza risparmiarsi niente. Magari non sa quanto il suo giudizio sia stato importante, ma è stato così. Perché un giudizio sincero è una cosa preziosa. Poi, voglio dire, ha sopportato me e le mie storie per tutto questo tempo! Non merita un applauso? Io rispondo anche due! Spero che tu non me ne voglia a male per questa decisione, ma dovevo farlo. La carta fedeltà rimarrà sempre tua e solo tua. Grazie per tutto, sul serio.

Ringrazio Helena89 la mia grande collega dal cuore incredibile e dall’anima impalpabile. Abbiamo passato nottate a parlare, a scherzare e a ragionare. Su cosa? Su tutto, anche di cretinate tali che non oso riportare xD. Fatto sta che è una ragazza straordinaria, anche se non lo ammetterà mai. Le sue storie sui Green Day sono stupende, v’invito a leggerle (Nooo, questa non è pubblicità occulta xD)

Ringrazio  409inMyCoffeeMaker che in questo periodo è stata MOLTO partecipe dei miei scleri, vero nonna Piera? xD Fantastica ragazza, fantastica scrittrice (pubblicità occulta 2- la vendemmia!). Non nascondo che la considero una delle migliori di questo fandom. Lei mi ha sempre spronato, mi ha sempre assillato ed ha fatto bene! Se no alcuni capitoli avrebbero aspettato mesi prima di vedere la luce eterea di EFP xD. Fattostà che, nonostante tutto, io la considero un’amica come poche. Lei è l’unica che riesce a farmi ridere per mezzora davanti a uno schermo xD. Deve ancora trovare la sua strada, ma la sta cercando e voglio che sappia che se mai cadrà, io sarò lì a porgergli una mano e a regalarle un sorriso. Tu non sei forte, tu non sei st. Jimmy, tu non sei apatica, tu non sei una debole. Tu sei solo Anna e a me piaci così =). Ciao Giusvaldella mia!

Ringrazio anche Mary17 che, nonostante non mi abbia mai commentato, mi ha messo praticamente tutte le storie tra i preferiti.

 

Ringrazio anche tutti quelli che mi hanno messo tra gli autori preferiti:

1 - 409inMyCoffeeMaker [Contatta]
2 - Drunky Bunny [Contatta]
3 - Guitarist_Inside [Contatta]
4 - hacky95 [Contatta]
5 - Heart Grenade [Contatta]
6 - Helena89 [Contatta]
7 - Ladywho [Contatta]
8 - Mariens [Contatta]
9 - openyoureyes [Contatta]
10 - Pandins_ [Contatta]
11 - romina75 [Contatta]
12 - Rowz [Contatta]
13 - Shingo [Contatta]
14 - ShopaHolic [Contatta]
15 - Sweet__Jane [Contatta]

 

Ringrazio ovviamente anche tutti quelli che hanno letto, seguito, ricordato e preferito le mie storie.

Sappiate che questa one-shot è dedicata ad ognuno di voi.

Il mio ultimo grazie va proprio a te, tu che stai leggendo queste parole.

 

Il sipario si sta chiudendo lentamente, le luci ad una ad una si spengono.

Rimane solo il regista, colui che è sempre stato dietro a tutti e tutto.

E lui è lì sopra, ed osserva il pubblico.

La platea esplode.

C’è chi storce il naso, chi applaude, chi è perplesso.

Ma non importa.

Lui sorride.

Li guarda uno ad uno e sorride.

E poi fa l’estremo gesto, quello che segna la fine di un era.

 

Il mio ultimo inchino.

   
 
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