Dream a Dream
(Christian’s eulogy)
Era da una settimana che stavate
provando, ma niente.
Quella maledetta canzone, non
voleva uscire.
Le note c’erano, ma confuse,
senza scopo né speranza.
Sospirasti.
Avevate trovato il tema del nuovo
album.
21st
century breakdown.
Tu tutto eccitato avevi
incominciato a creare, inventare e suonare.
Vi eravate rinchiusi nel tuo
garage per dei mesi ed erano usciti brani straordinari.
Era tutto partito dalla fine
dell’era, ma una domanda era sorta.
Chi viveva questo decadimento?
The
class of 13
certo, però chi poteva rappresentarla?
Gloria. Un nome, una storia.
Ti veniva da ridere a pensare a
quella ragazza con i capelli neri e gli occhi brillanti.
Presentata dettagliatamente in un
brano in cui avevi messo l’anima, ¡viva
la Gloria!
Mike e Trè sostenevano che era la
tua versione in gonnella e rossetto.
Mpf…
che coglioni.
Quindi c’era Gloria… solo Gloria?
Mancava qualcosa, lo sentivi.
Ora eri nello studio di
registrazione, dopo una giornata ai limiti dell’impossibile.
Era da una settimana che venivate
lì a suonare quella benedetta canzone.
Manca
qualcosa, manca qualcosa.
Stavi pensando proprio questo,
quando ti assopisti pizzicando la tua chitarra.
Ed è proprio qui che parte la tua
storia.
[La
nostra storia, Billie Joe.]
Mike era fuori a prendere a calci
la macchinetta.
E che cazzo, neanche un caffè
poteva prendersi?!
Che
palle…
Erano circa le sei e mezzo del
mattino e lui non era ancora andato a casa.
Gli facevano male le mani da
quanto aveva suonato e il suo sedere era diventato piatto a forza di stare
seduto su quelle sedie.
Avrebbero continuato ancora, ma
vedendo Billie Joe crollare con la chitarra in mano avevano deciso di
concedersi una pausa.
Trè era andato chissà dove a fare
chissà cosa.
Lui? Lui aveva dormito due orette
e poi si era messo a litigare con la macchinetta.
Voleva solo tre caffè, mica capire
la sessualità di Lady GaGa, che cazzo!
Ma niente quel dannato aggeggio
non voleva concedergli neanche una goccia.
Stava per imprecare l’ennesima
volta contro quel trabiccolo infernale, quando un grido gli perforò le orecchie
facendolo rabbrividire.
-NOO!-
Billie
Joe.
Non ci fu neanche bisogno di pensare.
Si mise a correre verso la sala
prove e aprì la porta con un tonfo.
Quello che vide non lo rassicurò
affatto.
Billie Joe, il suo migliore
amico, era accasciato per terra, sudato, con gli occhi spalancati.
Si avvicinò a lui, ma l’altro
biascicò qualcosa con il fiato corto.
Mike non riusciva a capire cosa
era successo.
Fece per toccarlo, ma l’amico lo
scansò e, con passo traballante, corse fuori dalla porta.
-Billie Joe!- gridò disperato.
Dio, cosa era potuto accadere?
Subito lo insegui lungo il
corridoio.
Non l’aveva mai visto correre
tanto veloce e la cosa lo spaventava.
Aumentò la velocità e con quella
l’angoscia, ma non riuscì a prenderlo.
Qualcosa l’aveva fermato.
Trè.
-Lasciami andare, brutto coglione! Billie Joe…-
Ma l’altro non lo lasciò
continuare.
-Hai visto la sua faccia?-
E questo cosa cazzo centrava?
Scosse la testa poco convinto.
Trè sorrise e lasciò la presa.
-Quella, quella che aveva in
faccia, non era paura, era ispirazione.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Non sentendo più i passi di Mike
alle spalle incominci a rallentare.
Con il fiato
corto e il battito accelerato, ti chiudi la porta alle spalle e cerchi la luce.
Cliccato il
pulsante, lo sgabuzzino s’illumina e tu cerchi di calmarti.
Ti siedi sul
pavimento e, frenetico, cerchi la carta e la penna che porti sempre in tasca.
Li tiri
fuori e ti umetti le labbra.
Li osservi
per un attimo e poi sospiri internamente.
Adesso viene
la parte più difficile.
Tornare là.
Dove tutto è partito.
Il sogno, l’urlo, l’ispirazione.
Ce l’hai in
pugno, non puoi farti scappare quella maledetta canzone.
Così chiudi
gli occhi e respiri.
Inspira,
espira.
Espira,
inspira.
Un'altra
volta e un'altra ancora.
Il cuore
rallenta, la pressione scende e tu apri gli occhi.
Sei
arrivato.
Dreaming
I was only dreaming
Of another place and time
Where my family’s from
Sognando.
Io stavo solo sognando.
Di un altro
posto e di un altro tempo,
Il luogo da
dove viene la mia famiglia
Stai
sognando, stai solo sognando.
Eppure è
tutto così vivido.
Cammini e le
tue scarpe strusciano sul pavimento.
Ti guardi
intorno e sorridi nostalgico.
Questo era
il supermercato vicino a casa tua.
Quante volte
ci eri venuto insieme a tua madre per aiutarla con la spesa.
I piedi
continuano ad avanzare scaffale dopo scaffale.
Tutto è
rimasto uguale, niente è cambiato.
Quasi come
se fosse stato sigillato fino al tuo arrivo.
Ti senti a
tuo agio qui, ti da un senso di sicurezza.
Sa di casa,
sa di famiglia.
Calore e
affetto.
Continui a
camminare perso nei tuoi ricordi.
Scaffale
dopo scaffale.
Nel luogo da
dove viene la tua famiglia.
Singing
I can hear them singing
When the rain have washed away
All the scattered dreams
Cantando.
Io posso
sentire loro cantare.
Quando la
pioggia ha lavato via
Tutti i
sogni dispersi
Stavi
guardando una vecchia scatola di cereali, quando senti qualcosa.
Una melodia si
spande nell’aria.
Dolce,
rassicurante.
Ti chiama,
t’invita.
Una voce
incomincia a cantare.
O forse
erano tante?
Ti guardi
intorno e cammini seguendo quella voce.
Piccola e
incostante.
Sembra che
stia piangendo.
Continui ad
andare avanti, finché non distingui chiaramente un singhiozzo.
Ti volti e
vedi ciò che non ti saresti mai aspettato.
Un bambino
sta cantando quella strana melodia tra le lacrime.
Tu ti pieghi
verso di lui e cerchi di calmarlo.
-Ehi
piccolo, va tutto bene. Hai perso la mamma?-
Ma lui non
ti rispondere e continua a piangere.
Tu non sai
cosa fare.
Quel bambino
ti ricorda qualcuno.
Castano, con
occhi marroni.
Un
normalissimo bimbo eppure…
Probabilmente
sono solo sensazioni, pensi.
Lo accarezzi
e cerchi di calmarlo, ma lui piange ancora.
-Io mi
chiamo Billie Joe, tu come ti chiami?-
Chiedi
sperando di ottenere qualche reazione.
Ma quello
che succede ti fa rabbrividire.
Scoppia a
ridere.
Dying
Everyone’s reminded
Hearts are washed in misery
Drenched in gasoline
Morendo.
Tutti se ne
devono ricordare.
I cuori sono
lavati nell’infelicità
Immersi
nella benzina
Guardi il
bambino, ma quello continua a piangere.
Cosa… cosa
era stato?
La risata si
ripete e un brivido s’impossessa del tuo corpo.
[Sono qui, Billie Joe.]
Una voce
infantile, ma al tempo stesso spettrale, ti chiama e tu non puoi fare a meno di
alzare la testa e guardare.
Sullo lo
scaffale, esattamente sopra la tua testa, c’è un bambino.
Lo stesso
identico bambino che in questo momento sta piangendo davanti a te.
Spalanchi
gli occhi e lui ride ancora.
E tu ti
senti senza fiato davanti a quella visione, davanti a quel piccolo che
d’innocente non ha niente.
È grigio,
senza colore, senza vita.
I suoi occhi
sono vuoti, aridi, proprio come quelli di chi a perso la speranza.
[Che c’è, Billie Joe, non mi riconosci?]
Ti chiede
inclinando leggermente la testa di lato, mentre ti osserva divertito.
Tu lo guardi
e poi torni a fissare la creatura piangente davanti a te.
Sembrava
quasi il suo gemello, anzi, il suo fantasma.
-Io… io non
so chi tu sia, non ti ho mai visto prima d’ora.-
Proferisci
attento, con lo sguardo fisso nel suo.
Sembra quasi
che ti voglia risucchiare, incatenare.
Lui fa schioccare
la lingua e si piega verso di te.
[La risposta esatta sarebbe “Non mi ricordo
più di te”, Billie Joe.]
Scoppia a
ridere e tu non sai cosa ribattere.
Sai solo che
quella risata è capace di gelarti dentro.
-Perché…
perché continui a ripetere il mio nome?-
È l’unica
cosa che riesci a pensare.
In qualche
modo ti sembra di capire che è lui la chiave di tutto.
La suddetta
Chiave scoppia a ridere e sospira.
[Te lo ripeto perché sembra che tu te lo sia
dimenticato, come hai dimenticato il suo.]
Ti dice
mentre, con una delle sue piccole dita, indica il bambino davanti a te.
Quello
continua a piangere sommessamente, ma appena cerchi di toccarlo, arretra.
Tu allunghi
ancora di più la mano, ma lui spalanca la bocca, stringe gli occhi e corre via.
Corre via da
te, via da quegli scaffali, via dal suo fantasma senza colore.
-Aspetta!-
Gridi per
poi inseguirlo.
[Sei proprio uno stupido, Billie Joe.]
Questa è
l’ultima cosa che senti prima che la canzone ricominci.
Il ritmo è
sempre lo stesso, ma le parole sono cambiate così come anche la voce.
E’ femminile
e molto famigliare, ma non sapresti attribuirla.
Gli scaffali
sembrano infiniti, ma alla fine trovi lo svincolo e ti trovi in un altro
reparto.
Ti guardi
intorno e rimani stupito da ciò che vedi.
-Ma cosa…-
Non fai in
tempo a finire la frase che ti zittiscono.
[Non sprecare fiato, Billie Joe. Non possono
sentirti.]
Sai che il
fantasma è sopra di te, ma non alzi lo sguardo.
Sei
concentrato sulle figure che sono davanti a te.
C’è una gran
puzza che probabilmente proviene dal barile lì vicino.
-Basta, non
ne posso più!-
Sbotta una
voce femminile, la stessa che cantava la canzone.
Tu ti volti
a guardarla e finalmente la riconosci.
Capelli
tinti di nero legati in una coda alta, occhi corvini e una fiamma di
rivoluzione dentro.
È l’ultima ragazza americana, lei è Gloria.
Ma come può
essere che un personaggio della tua fantasia sia finito qui?
-Cosa
possiamo fare? Cosa possiamo inventarci?-
Chiede lei
in tono a metà tra il disperato e il nervoso, guardando dietro di sé.
Solo allora
ti accorgi della figura rannicchiata su una sedia mezza rotta.
È un ragazzo
di circa 16-18 anni, ma lui non lo riconosci.
-Non lo so,
Gloria, proprio non lo so.-
Dice per poi
alzare la testa e mostrare due grandi occhi castani.
Tu rimani
basito osservando quel volto.
Non può
essere, non può…
-Il bambino
di prima… Ma, ma come può essere cresciuto così in fretta?-
Chiedi a
voce alta per poi spostare lo sguardo sulla Chiave.
Lui, il suo
fantasma, è rimasto piccolo, il solito piccolo con gli occhi vacui.
[Se sei troppo stupido per capire non è colpa
mia, Billie Joe.]
Afferma il
bambino, ma nella sua voce non c’è il solito scherno.
Lui continua
a fissare le figure con palese interesse.
Allora lo
fai anche tu, riportando lo sguardo alla normale altezza.
All’
improvviso il ragazzo si alza e
incomincia a camminare.
-Non c’è
speranza, viviamo di pane e infelicità, Gloria.-
Afferma con
desolazione nello sguardo.
Gloria lo
guarda e lo capisce, fa per appoggiargli una mano sulla spalla, ma lui continua
a camminare.
-Cosa
possiamo aspettarci dalla vita? È come... è come se i nostri fottutissimi cuori
fossero lavati nella benzina. Pronti ad essere incendiati, perché è quello il
loro destino. Solo quello!-
All’ultimo
s’infervora e calcia il barile rovesciando il suo contenuto.
L’odore ti
salta alle narici.
Benzina.
Tanta, troppa benzina.
Il ragazzo
fissa il liquido scivolare sul pavimento e bagnare le scarpe della ragazza.
A quel punto
alza lo sguardo e quello che ci si può leggere è solo disperazione.
-Per…
perdonami, Gloria.-
Sussurra per
poi ricominciare a correre, di nuovo.
Laughter
There is no more laugher
Songs of yesterday
Now live in the underground
Risate.
Non ci sono
più risate.
Le canzoni
di ieri
Ora vivono
sotto terra.
Lui ti passa
di fianco e neanche se ne accorge.
Non fai in
tempo a voltarti che lui è sparito e l’unica cosa che puoi fare è inseguirlo.
La canzone
ricomincia e ancora una volta la voce cambia.
L’intonazione
è più bassa, la voce è maschile.
Sembra che
le parole siano quasi strascicate, cariche di amarezza.
Un altro
reparto, un altro scenario.
Siete in una
strada ed è completamente buio.
Di distingui
a malapena le figure e ti senti solo.
-Bambino…
fantasma o chi cacchio tu sia, ci sei?-
Chiedi
disperato.
Non ti senti
a tuo agio lì, ti sembra di esserci già stato, ma il tuo corpo ti dice di
scappare.
[Se non ti ricordi chi sono io, o chi è lui, come posso aiutarti?]
Ti risponde
a voce bassa, flebile, come se fosse lontano.
Hai la gola
secca e la paura ti attanaglia le ossa.
Non c’è un
motivo, non c’è un perché, ma hai bisogno di parlare.
Di sapere
che sei ancora vivo.
-Perché non
ridi più, perché non ripeti il mio nome?-
Chiedi,
mentre nella tua voce trema il terrore.
C’è
silenzio, nessuno ti risponde e non senti più la sua presenza.
-Rispondimi!-
Dici
continuando a camminare nel buio più completo.
[Taci, cazzo!]
A quella
risposta sussulti.
È rabbia
pura.
[Non ci sono più risate, non esiste il
momento delle risate, non qui!]
Ringhia
mentre ti risponde e il respiro ti si paralizza in gola.
Ti penti di
averlo chiamato, ti penti di aver seguito quel ragazzo, ti penti di tutto.
[Non capisci che lui sta morendo?!]
Tu apri la
bocca, ma riesci solo a respirare.
Parla sempre
di questo lui, del ragazzo, ma tu
ancora non sai chi è.
[Non capisci che tutto sta andando a farsi
fottere?!]
Dopo quelle
parole la canzone riparte, ma questa volta al massimo volume.
Life before the lobotomy
Christian sang the eulogy
Sing my love a lost memory
Run the end of the century
La vita dopo
la lobotomia
Christian ha
suonato l’elogio
Canta il mio
amore alla memoria persa
Corri verso
la fine del secolo
La voce urla
e tu ti copri le orecchie.
Le parole
sono sputate fuori con rabbia, rassegnazione.
Quei
sentimenti ti entrano nelle orecchie, nel cuore, nell’anima.
Ti senti
esplodere, fremi in preda a tutte quelle emozioni.
Chiudi gli
occhi e gridi accasciandoti in ginocchio.
Basta,
basta, basta!
Tutto d’un
tratto la canzone si stoppa e tu riprendi a respirare.
Apri gli
occhi e una luce bianchissima ti abbaglia.
Alzi gli
occhi e lo vedi.
L’unica
macchia di colore in quell’inferno di bianco.
Il ragazzo è
lì, stravaccato a terra.
Tra le mani
tiene una chitarra classica e nel braccio ha ancora infilata una siringa.
Tu
traballante gli corri incontro, ma lui non avverte neanche la tua presenza.
È troppo
immerso in quel mondo ovattato che è la droga.
Tu lo guardi
e ti senti male.
Il viso
pallido, livido, senza vita.
Gli occhi
appannati dal piacere, che in verità è morte.
Deglutisci e
la gola ti fa male.
Stringi le
mani sui suoi vestiti e cerchi di svegliarlo.
Ma il
ragazzo non si riscuote e, come in catalessi, continua a strimpellare quella
strana melodia sulla sua chitarra.
Muove le
labbra e sussurra frasi sconnesse.
Parla
d’amore, di ricordi, di vita.
Borbotta
estasiato, descrivendo un mondo che non esiste.
Tu lo guardi
e ti viene da piangere.
Guardandolo
in faccia ti sembra di riconoscerlo, ti sembra di aver già vissuto la
situazione.
Ma non riesci
a capire e urli ancora, ancora e ancora.
La gola ti
fa male, raschia, ma tu non smetti.
Non vuoi
smettere.
Lo
strattoni, lo percuoti, ma niente.
La nebbia
nei suoi occhi non si scioglie.
Lanci un
ultimo grido disperato e ti lasci cadere davanti al suo volto.
Non riesci a
impedire a una singola lacrima di solcarti il viso.
Ormai è
tardi per trattenere quella piccola goccia di anima.
Quella
continua a scendere, lasciando una cicatrice invisibile sul tuo volto.
Tu vorresti
portarti una mano sulla faccia e cacciarla via, ma non lo fai.
E lei
continua il suo viaggio, finché giunta al mento cade.
Cade, quella
piccola coraggiosa lacrima, cade sul ragazzo e diventa sua.
Cade e lui
si sveglia.
Si sveglia
da quel mondo fatto di falsità e di zucchero amaro.
Spalanca gli
occhi nocciola e chiude la bocca.
Ha smesso di
cantare l’elogio a quella vita che di vita aveva poco.
Ha smesso di
strimpellare la chitarra in nome delle memorie perse.
Ed ora si è
alzato, ritto come mai lo è stato.
Ma ancora
porta un residuo di quel mondo che ha tanto decantato.
Allora
stacca la siringa delle illusioni, vomita il mondo di plastica e poi alza lo
sguardo.
Verso
l’orizzonte, verso la meta.
Corre, verso
la fine del secolo.
Well, it’s enough to make you sick
To cast a stone and throw a brick
When the sky is falling down
It burned your dreams into the ground
Bè, è
abbastanza per farti nauseare
Per gettare
una pietra e lanciare un mattone
Quando il
cielo sta cadendo giù
Esso brucerà
i tuoi sogni nella terra
É successo
tutto in fretta, in un battito di ciglia, nel tempo di una lacrima.
Lui si era
alzato ed era corso via.
Tu invece
sei rimasto immobile lì, tra siringhe e vomito.
I suoi occhi
senza speranza ti perseguitano.
Il ragazzo
era diventato come il suo fantasma, aveva perso tutto.
Nel tuo
petto qualcosa scalpita, qualcosa vuole uscire, ma in questo momento hai solo
voglia che tutto finisca.
Ti alzi
spossato e incominci a capire.
Era tutto
così simile.
Già, ma
simile a cosa?
Cammini
senza meta, a testa bassa, finché non sbatti contro qualcosa.
Un enorme
specchio.
[È il momento.]
Sposti lo
sguardo al tuo fianco e lui è
lì.
Il fantasma bambino,
la chiave di tutto.
Lui ti
fissa, ma non sorride.
[Guarda.]
Ti umetti le
labbra e alzi lentamente lo sguardo sullo specchio.
Tutto ciò
che vedi è il ragazzo, con i capelli castani scompigliati.
[Guarda oltre. Oltre la figura, oltre lo
specchio.]
Obbedisci
senza obbiettare, ma non vedi nient’altro che i suoi occhi nocciola.
Un’angoscia
sconosciuta, forse dimenticata, ti attanaglia lo stomaco.
[Non mollare ora, guarda oltre.]
La voce ora
è quasi supplicante, ma tu non capisci.
Chiudi gli
occhi un attimo, sospiri e poi li riapri.
Fissi
intensamente il suo riflesso, come se
ci volessi scivolare dentro.
Solo allora
ti appare.
Sbatti un
paio di volte gli occhi, ma la visuale non cambia.
Davanti a
te, oltre lo specchio c’è un enorme burrone.
Li vicino
c’è Gloria che stringe i pugni e parla disperata.
Ma è troppo
lontana, non riesci a sentire bene cosa dice.
Segui il suo
sguardo e vedi una cosa che non avresti mai voluto vedere.
Il ragazzo è
sull’orlo del burrone, con le braccia lungo il busto, rassegnato.
Lui fa un
passo avanti e Gloria urla.
Un rombo riempie
l’aria e il cielo incomincia a cadere.
Ma
nonostante tutto le due figure imperterrite non si muovono.
Il ragazzo
fa un altro passo e tu gridi.
-Non farlo!-
Ti rendi
conto solo dopo di quello che hai detto.
Ti porti una
mano sulla bocca osservandola, ma quando guardi nello specchio c’è solo il
riflesso immobile del ragazzo.
-No,
maledizione, no!-
Cerchi di
scuoterlo, ma l’immagine non cambia.
[É ora di scagliare la pietra.]
Tu guardi il
fantasma, supplicando spiegazioni, ma la sua bocca è cucita.
Tu non sai
cosa fare e, preso dal nervosismo, incominci a percuotere lo specchio.
-Ti prego,
devi aiutarmi! Se no lui…-
Incominci a
respirare velocemente e il tuo cuore impazzisce.
[Chi c’è dentro lo specchio?]
Ti chiede,
ma tu continui a non capire.
Lo preghi
con lo sguardo.
-Io non lo
so, non lo conosco, io…-
Ma lui non
ti permette di finire la frase.
[Dimmi chi c’è in quel fottuto specchio!
Come-si-chiama?!]
Tu apri e
chiudi la bocca ripetutamente, mentre le lacrime minacciano di tornare.
Ti giri
disperato verso l’immagine, ma prima che tu possa parlare un lampo passa sulla
figura.
Gli occhi…
gli occhi del ragazzo sono…
Verdi.
Verdi
smeraldo, verdi foresta.
Identici a
quelli di…
-Billie… Joe…-
Dici con un
filo di voce.
E lo specchio
si frantuma a quelle parole, a quel nome.
Al tuo nome.
Il vento
fortissimo della tempesta t’investe.
Tu ti giri e
vedi il bambino prendere colore.
Ti sorride,
finalmente, e pian piano scompare, portato via dal vento.
[È stato un piacere conoscerti, Billie Joe.]
Christian’s lesson is what he’s been sold
We are normal and self-controlled
Remember to learn to forget
Whiskey shots and cheap cigarettes
La lezione
di Christian è di essere quello che gli è stato venduto
Noi siamo
normali e controllati
Ricorda
d’imparare a dimenticare
A colpi di
Whiskey e sigarette economiche
E come era
venuto, il bambino scomparve.
Nel nulla
del mai ricordato.
Tu sei senza
parole e lasci che la pioggia ti bagni i vestiti.
Ti guardi in
torno e riconosci il burrone.
E l’istinto
è uno solo.
Di scatto
incominci a correre verso le figure che vedi in lontananza.
-Ti prego,
non farlo, non puoi farlo!-
Grida Gloria
con la sua voce potente, ma intrisa d’angoscia.
Il ragazzo
ridacchia, ma è solo da disperazione che gli scuote i nervi.
-Non posso,
dici. Non posso… e vuoi sapere perché, vuoi veramente saperlo, Gloria?!-
Lui la
guarda con occhi fiammeggianti, ma al tempo stesso fermi.
Tu li
osservi da vicino, ma loro sembrano non vederti ancora.
Fissi il
ragazzo e una sensazione ti prende dentro e ti strige lo stomaco.
Serri i
pugni più forti che puoi.
Ti senti
frustrato, non puoi fare niente.
-È una
pazzia!- gridi, ma ti accorgi che quella voce non è la tua, è femminile.
Ti volti
verso il tuo alter ego con la coda e la vedi nella tua stessa posizione.
Lei cerca di
andare verso di lui, ma il ragazzo avanza inesorabilmente.
-Non è una
pazzia. Se c’è una cosa che ho imparato da questa vita è che io faccio schifo,
tutto fa schifo!-
Sputa quelle
parole dalla bocca, gli raschiano la gola.
Pura e
semplice verità.
-Noi… noi
non siamo niente, non siamo noi stessi. Siamo solo quello che ci sbattono
addosso. Non saremo mai liberi. Io sono solo il tipico ragazzetto complessato,
ma non voglio più esserlo, no.-
La sua voce
si ferma e lo sguardo si abbassa.
Gloria porta
una mano al petto, dove il suo cuore sta scoppiando.
-Ti prego…
non farlo… sistemeremo tutto, dimenticherai questo brutto momento.-
Sussurrate
tu e la ragazza.
Vuoi
aiutarlo, devi assolutamente aiutarlo.
Lui… lui…
-I-io non
voglio dimenticare.-
Dice
all’improvviso e insicuro il ragazzo.
-Io non
voglio più fare come mi hanno insegnato. Hai un problema? Puff! Fuma, bevi, drogati e dimenticherai ogni brutta cosa. No,
no, Gloria, non voglio.-
Gli occhi
dell’altra si spalancano insieme ai tuoi.
Ti mordi il
labbro e lo guardi.
Quel
ragazzo, ormai più fantasma che uomo.
I buchi sul
braccio, le occhiaie marcate e gli occhi spenti.
La vita,
dove è finita la vita?!
-Ti prego,
ascoltami!-
Gloria ormai
ha gli occhi lucidi e tu sei solo capace di respirare.
-Di lezioni
ne ho avute troppe, Gloria.-
Well I’m not stoned
I’m just fuck up
I got so high
I can’t stand up
I’m not cursed ’cause I’ve been blessed
I’m not in love ’cause I’m a mess
Bhe, io non
sono ubriaco
Sono solo
fottuto
Sono così
strafatto che non riesco a stare in piedi
Io non sono
maledetto perché sono stato benedetto
Io non sono
innamorato perché sono un casino
-Sono
lucido, so quello che faccio.-
S’interrompe
per uno sbuffo tra il divertito e il rassegnato.
-Forse…
forse per la prima volta in vita mia.-
Alla ragazza
scappa un singhiozzo e tu vorresti accasciarti a terra.
-Gloria, non
sono ubriaco, sono solo fottuto. Fottuto da me stesso e da questo mondo.-
Lei tende
una mano verso di lui, ma l’altro si allontana.
Sembra aver
perso i contatti con il mondo.
-Sono sfatto
e strafatto, in tutti i sensi. Sono stato drogato da questo fottuto mondo, dalle
sue pubblicità, dalle suoi mondi di finto zucchero e di vera crudeltà.-
Lo dice e
guarda avanti, verso un punto imprecisato.
Sta buttando
tutto fuori.
Sta dettando il suo testamento.
Apre la
bocca per aggiungere altro, ma barcolla.
Il fiato ti
si mozza in gola e il cuore preme per uscire.
-Non sono
maledetto da questo mondo, anzi sono stato benedetto. Dall’acido, dallo
zucchero amaro e dall’indifferenza. Ecco che persona sono, ecco ciò che non
voglio essere. Ormai non… non riesco neanche a provare niente. Non riesco
neanche ad amarti veramente, Gloria.-
La nominata
alza lo sguardo ferito verso quel ragazzo, quello che era stato il suo amore.
-Non
m’importa!-
Grida lei.
-Non me ne
importa un cazzo, se tu non provi niente per me! Ma ti prego, non farlo.-
Gloria si
umetta le labbra e respira ormai allo stremo.
Tutto ciò
che sente è sangue.
Sangue che
sgorga dal cielo, dalla terra, dal cuore.
Like refugees
We are lost like refugees
Like refugees
We are lost like refugees
The brutality of reality
Is the freedom that keeps me from
Come
rifugiati
Noi siamo
persi come dei rifugiati
Come
rifugiati
Noi siamo
persi come rifugiati
La brutalità
della realtà
È la libertà
che mi trattiene
Solo in quel
momento il ragazzo si gira verso di lei.
La guarda,
la guarda negli occhi e vede la sua sofferenza.
Ma non si
può fermare, non ora.
-Cerca di
capirmi, Gloria. Io… io mi sento come un rifugiato. Mi sento perso e rifugiato
in un mondo che non è il mio.-
Spiega, il
ragazzo, spiega.
Vedi che
quello che dice è la verità, non potrebbe essere altro.
Ti senti in
coma, legato ad un letto, in uno stato passivo.
Non puoi
fare niente.
Porca puttana non puoi fare niente!
-Questo
mondo non mi appartiene, io cammino sentendomi come una specie rara venuta da
un mondo sconosciuto, accettata solo perché indifesa e utile. Accettata solo
perché facilmente addomesticabile.-
Gloria freme
e non può trattenersi, non quando il suo amore sta morendo.
-E allora
ribellati, liberati da tutto questo! Ci sono altri modi per farlo… ti prego
credimi. Vivi, vivi con me.-
Il labbro
del ragazzo incomincia a tremare.
Allunga una
mano verso di lei, come per una carezza, ma la ritira di scatto.
-Non posso,
Gloria, non posso. L’unica libertà, l’unica realtà che mi tiene legato da
questo mondo è la sua brutalità. Pensaci, la brutalità è l’unica cosa vera di
questo mondo!-
Urla
l’ultima frase con tutto il fiato trattenuto durante gli anni.
Dalla prima
bugia, all’ultimo acido.
-Sono già morto, Gloria. Sono morto tanti anni
fa.-
Si volta
completamente verso di lei e con passo sicuro avanza.
La ragazza
freme e ora niente trattiene più le sue lacrime.
Tu vedi quel
ragazzo passarti davanti e ti senti rabbrividire.
-Se non ci
fossi stata tu, my little girl,
l’avrei fatto già da tempo.-
Lei
singhiozza e si copre la faccia, ma lui l’ha già raggiunta.
Le prende le
mani delicatamente e guarda i suoi occhi appannati.
-Grazie.-
Una piccola
parola.
Solo una dannata
parola.
E lei
scoppia e gli salta al collo baciandolo con disperazione.
L’ultimo saluto prima del patibolo.
E tu la vedi
quell’angoscia, la senti dentro.
Ti sta
torturando, ti sta uccidendo.
Con le gambe
pesanti ti avvicini a loro, ma appena lo fai lui si stacca.
Non sorride,
non è triste.
È semplicemente senza vita.
Si volta e
si dirige verso il burrone.
-No.- dici
insieme a Gloria.
Ma lui
continua imperterrito a camminare.
-No, NO!-
Ignorando le
vostre grida, sale su un altura e alza gli occhi al cielo.
Piange il
ragazzo, piange Gloria.
E tu?
E tu stai
per scoppiare, stai per esplodere, ma non lo fai.
Senti
qualcosa che ti chiama, senti qualcosa di famigliare in quella situazione.
In quei ragazzi.
Lui da le
spalle al burrone, come se non volesse vedere, e chiude gli occhi.
-NOO!-
Gridi
lanciandoti verso il ragazzo.
Ma lui
prende un respiro profondo e salta.
Salta nel vuoto.
Salta nella
morte.
Salta nella
libertà.
E la tua
mano lo sfiora, lo sfiora appena, ma stringe solo aria.
L’ultima
cosa che vedi sono i suoi occhi.
Uno verde,
uno marrone.
Che ti
scrutano, ti guardano, ti graffiano dentro.
I suoi occhi
sono pieni di lacrime.
Lacrime di
una vita non spesa.
-CHRISTIAAAN!-
Dreaming
I was only dreaming
Of another place and time
Where my family’s from
Sognando.
Io stavo
solo sognando.
Di un altro posto e di un altro tempo
Il luogo da
dove viene la mia famiglia
E poi fu un
lento scivolare.
Tu
continuavi a gridare.
La terra che
tremava.
Il cielo che
si spezzava.
E quel nome.
Quel maledetto nome.
-BÍ!-
Come dopo
una lunga apnea, la gola bloccata schioccò e tu traesti un profondo respiro.
Spalancasti
gli occhi e la luce ti ferì gli occhi, facendoteli richiudere subito.
Sentivi una
grande pressione sulle braccia.
-Oddio,
grazie…-
Sbattesti
diverse volte le palpebre e l’immagine sfocata che avevi davanti, diventò
nitida.
Era Mike.
Mike era di
fronte a te e ti teneva stretto.
Lo guardavi
senza capire.
Era pallido,
con i nervi tesi e le mani gelate.
Facesti
ruotare gli occhi intorno, ma non riuscivi a pensare bene.
-C-Co…-
Provasti a
dire con la bocca impastata.
Deglutisti a
vuoto e fissasti i tuoi occhi nei suoi.
Lui sospirò
e si passò una mano tra i capelli.
-Eri sparito
da tantissime ore, finché il signor Massimo non ti ha trovato.-
Ti spiegò,
indicando con la mano un inserviente di mezza età dietro di lui che ti sorrise.
Lui ti
guardò già visibilmente più sereno e lasciò lentamente la presa sulle tue
braccia.
Sospirò
rumorosamente, poi puntò su di te i suoi occhi ghiacciati, ormai ridotti a due
fessure.
-Ti giuro
che la prossima volta che fai una cosa del genere, io ti metto il guinzaglio!
Capito Armstrong?!-
Tu annuisti
con il cervello ridotto in poltiglia.
Il tuo amico
di vita scosse la testa ridacchiando e ti tese la mano.
Tu ti
alzasti traballante, non ancora del tutto sveglio.
Subito dopo dei
passi rimbombarono per il corridoio.
-Mike, hai
trovato quel coglione alla fine!-
Disse Trè
ovviamente riferendosi a te.
Lui ti
sorrise e ti tirò una pacca sulla spalla, che ti destabilizzò più di quanto eri
già.
-Sono felice
che tu stia bene, però adesso però ci spieghi che cazzo ci facevi dentro quel
buco!-
Sbottò Mike,
con i nervi non ancora del tutto rilassati.
A quelle
parole tu sobbalzasti e incominciasti a boccheggiare.
Dreaming, I
was only dreaming…
Una melodia
leggera ti s’insinuò nella testa.
-S-Sognando…
I-Io stavo solo… sognando.-
Balbettasti,
mentre fissavi il tuo pugno tremante.
Ti umettasti
le labbra, sperando con tutto te stesso.
Lo apristi
lentamente e i colori del foglio ti colpirono gli occhi.
Era lì.
Dio, era lì.
Sentisti un
peso sciogliersi nel tuo petto e il cuore battere a un nuovo ritmo.
Avevi tante
cose di cui parlare, tante cose da raccontare, tante cose da urlare.
Alcune
semplici, altre talmente complicate da non essere chiare nemmeno a te.
Ma non
facesti in tempo a dire niente che un urlo ti perforò le orecchie.
-SIGNOR
MASSIMOOO!-
Tutti vi
voltaste.
Una signora
vi correva in contro, tutta presa dall’agitazione.
Appena
arrivata, con un intuizione tutta femminile, si rese conto di ciò che era
successo.
I suoi occhi
s’illuminarono.
-Oddio,
signor Massimo, mi dica che li ha scoperti a fare cose sconce nello sgabuzzino!-
Disse
ridacchiando.
L’uomo
scosse la testa perplesso e la donna si
portò le mani al petto affranta.
Tu e Mike vi
guardaste confusi.
-Ah, che
delusione. Non ci sono più le rock star di una volta!-
Incominciò a
cianciare quella strana signora.
Di scatto, girò
verso di voi e v’indicò.
-Insomma,
voi dovreste essere trasgressivi! Amanti,
sveltine, baci rubati dovrebbero essere all’ordine del giorno e invece…-
Sospirò sconsolata,
ma voi continuavate a non capire.
-Ma dai! Mi
volete dire che il signor Armstrong si è rinchiuso in uno stanzino piccolo,
buio e appartato per dormire?!-
Tu apristi
la bocca per spiegargli la situazione, ma non ti lasciò il tempo.
-Che delusione!
Il signor
Massimo si grattò la testa e vi rivolse uno sguardo di scusa.
Tu scuotesti
la testa in segno di cordiale diniego e facesti per parlare con i tuoi amici.
Ma il tuo
batterista non era della stessa idea.
Infatti tirò
una pacca sulla spalla della signora e le fece l’occhiolino.
-Su con la
vita! Vuole una bella cosa sconcia? Non c’è problema…-
Disse Trè
con fare mellifluo girandosi verso Mike.
-Trè, ma cos-MPFF!!!-
Ok, il tuo
batterista stava tranquillamente limonando con il tuo bassista non
consenziente.
E tu?
E tu
continuavi a non capirci una mazza, volevi solo andare in sala registrazione.
Prima che la
canzone scappasse.
Prima che Christian scappasse.
-Ragazzi,
io…-
Cercasti di
attirare la loro attenzione.
La donna,
intanto, era resuscitata ed era tutta presa a fare tante foto dal cellulare.
Poco dopo i tuoi
due amici si staccarono con ancora il fiatone.
-Signor Trè,
la ringrazio infinitamente! Se non ci fosse lei…-
Disse quella
pazza scatenata con grande riconoscenza.
-Oh, ma non
è tutto, mia cara. Stia a guardare ora.-
Tu eri
occupato a riconnettere il cervello di Mike per potergli parlare e non udisti
niente.
Ma
all’improvviso ti sentisti preso per la schiena e trascinato verso il basso.
Non facesti
neanche in tempo ad articolare un “Eh?”, che ti trovasti coinvolto nel bacio
più alla francese della tua vita.
Con tanto di
casqué!
La donna
impazzì come non mai e vedesti gli occhi gongolanti di Trè.
Stava
godendo come uno struzzo, quel coglione!
Quando vi
staccaste, tu avevi il fiatone e lui era in perfetta forma.
-E sia mai
che io senta che noi non soddisfiamo i nostri fan!-
Annunciò Trè
con aria fintamente altezzosa e tu non riuscisti a reprimere un sorriso.
E mentre
osservavi quei due signori e i tuoi amici, ti rendesti conto di quanto fossero
inutili le tue domande.
Ti rendesti
conto che le soluzioni erano sempre state lì.
Dentro di
loro.
Dentro di te.
Capisti che
la tua casa era quella.
Capisti che
non c’era più bisogno di sognarla.
Capisti che
ormai avevi trovato il tuo posto.
Capisti che
non eri più un rifugiato.
Capisti che
il tuo cuore non era affogato nella benzina.
Capisti che
non ti servivano più whiskey e sigarette.
Capisti che
era inutile dimenticare.
Capisti che
i tuoi sogni non erano andati bruciati.
Capisti che
c’erano risate, tante risate.
Capisti che
non stavi correndo verso la fine del secolo.
Ma.
Ma c’era
qualcuno che lo stava facendo.
C’erano
milioni di persone che lo stavano facendo.
Milioni di persone come Christian.
Un brivido
ti scosse da dentro, la gola incominciò a prudere.
Lì
guardasti, vedesti la spensieratezza che li avvolgeva.
Non volevi
che andasse perduta, non volevi che scomparisse.
E lì,
davanti a quelle persone, davanti a casa tua, facesti il patto più solenne
della tua vita.
Dovevi farlo
capire a tutti.
Dovevi farlo
conoscere a tutti.
Dovevi cantare.
Di Christian,
della sua storia, del suo elogio.
La vita dopo la
lobotomia.
***Angolino
della squinternata***
°°°Dream a
Dream (Christian’s eulogy)= Sogna un sogno (L’elogio di Christian)°°°
Sono 27
pagine, esattamente 27 pagine.
Mi sono
servite 27 pagine per dire addio a tutto questo.
Sì, questa
sarà la mia ultima one-shot su EFP, non pubblicherò mai più niente di nuovo su
questo sito. Finirò di pubblicare Mental e chiuderò la cosa lì.
Ma lasciamo
perdere questo argomento, se volete saperne di più cliccate sul mio nome e
leggete ciò che c’è scritto sulla mia pagina personale.
Pensiamo
alla storia, la cosa che più m’interessa in questo momento.
Come avrete facilmente intuito, questa è la mia visione di come è nata Before
the Lobotomy, canzone che io adoro con tutta me stessa.
Il tutto è
ambientato quando l’album era ancora in fase di crescita. C’era la canzone del
secolo, il declino del ventunesimo secolo, c’erano i nemici e c’era Gloria. Ma
manca qualcuno, Bì se lo sente, manca l’ultimo protagonista di questa grande
storia.
Christian.
Ma vi siete
mai chiesti chi è Christian? Bhe, dopo aver letto questo, avreste dovuto capire
come la penso io =P.
E il bambino
grigio, quello che parla nelle parentesi?
Ovviamente
non esistono interpretazioni sbagliate o giuste, però ci terrei a sapere le
vostre, anche se difficilmente le avrò.
Lo dico
sempre, potete anche dirmi che sono un’incompetente se argomentate bene la
vostra tesi.
Ma non
voglio tirarla per le lunghe, non dopo avervi fatto leggere 27 pagine che
sicuramente vi avranno annoiato a morte, mentre a me hanno divertito.
Non c’è
molto da dire, la storia parla da sola, Christian parla di solo.
Volevo solo
dedicarvi un ultimo sorriso, volevo solo dedicarvi un ultimo pezzo d’anima.
Perché
questa one-shot serve anche a questo: a ringraziarvi.
Ringrazio la
mia carissima amica Mariens
che mi ha sempre sostenuto, fin dalla mia prima storia su questo
fandom. Lei non ci crederà, ma le devo molte cose, forse troppe, ma spero di
avere il tempo per restituirgli tutto e anche di più. Non mi dilungherò tanto,
non voglio metterla a disagio. Un bacio, mia cara A! <3
Ringrazio Ladywho un'altra pazza che
ha creduto in me, forse troppo. Che ne dici, Lady? xD Mamma mia quante risate,
quanti scleri e “bisticciate” ci siamo fatte io e te. A me non me ne mai
fregato niente di quello che gli altri pensavano di te, lo sai. Per me sei
sempre stata una persona meravigliosa. E poi, fattelo dire, sei la regina
indiscussa dell’angst *ç* xD Anche se hai cambiato fandom e forse non leggerai
mai questa dedica, io un pensiero te lo mando lo stesso. Ancora grazie, spero
di continuare a ridere insieme a te.
Ringrazio la
mia fedelissima ShopaHolic che mi ha sempre
seguito. Tra gli alti e i bassi, mi ha sempre dato la sua sincera opinione,
senza risparmiarsi niente. Magari non sa quanto il suo giudizio sia stato importante,
ma è stato così. Perché un giudizio sincero è una cosa preziosa. Poi, voglio
dire, ha sopportato me e le mie storie per tutto questo tempo! Non merita un
applauso? Io rispondo anche due! Spero che tu non me ne voglia a male per
questa decisione, ma dovevo farlo. La carta fedeltà rimarrà sempre tua e solo
tua. Grazie per tutto, sul serio.
Ringrazio Helena89 la mia grande
collega dal cuore incredibile e dall’anima impalpabile. Abbiamo passato nottate
a parlare, a scherzare e a ragionare. Su cosa? Su tutto, anche di cretinate
tali che non oso riportare xD. Fatto sta che è una ragazza straordinaria, anche
se non lo ammetterà mai. Le sue storie sui Green Day sono stupende, v’invito a
leggerle (Nooo, questa non è pubblicità occulta xD)
Ringrazio 409inMyCoffeeMaker che in questo
periodo è stata MOLTO partecipe dei miei scleri, vero nonna Piera? xD
Fantastica ragazza, fantastica scrittrice (pubblicità occulta 2- la vendemmia!).
Non nascondo che la considero una delle migliori di questo fandom. Lei mi ha
sempre spronato, mi ha sempre assillato ed ha fatto bene! Se no alcuni capitoli
avrebbero aspettato mesi prima di vedere la luce eterea di EFP xD. Fattostà
che, nonostante tutto, io la considero un’amica come poche. Lei è l’unica che
riesce a farmi ridere per mezzora davanti a uno schermo xD. Deve ancora trovare
la sua strada, ma la sta cercando e voglio che sappia che se mai cadrà, io sarò
lì a porgergli una mano e a regalarle un sorriso. Tu non sei forte, tu non sei
st. Jimmy, tu non sei apatica, tu non sei una debole. Tu sei solo Anna e a me
piaci così =). Ciao Giusvaldella mia!
Ringrazio
anche Mary17
che, nonostante non mi abbia mai commentato, mi ha messo
praticamente tutte le storie tra i preferiti.
Ringrazio
anche tutti quelli che mi hanno messo tra gli autori preferiti:
1
- 409inMyCoffeeMaker
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2 - Drunky Bunny
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3 - Guitarist_Inside
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4 - hacky95 [Contatta]
5 - Heart Grenade
[Contatta]
6 - Helena89 [Contatta]
7 - Ladywho [Contatta]
8 - Mariens [Contatta]
9 - openyoureyes [Contatta]
10 - Pandins_ [Contatta]
11 - romina75 [Contatta]
12 - Rowz [Contatta]
13 - Shingo [Contatta]
14 - ShopaHolic [Contatta]
15 - Sweet__Jane
[Contatta]
Ringrazio
ovviamente anche tutti quelli che hanno letto, seguito, ricordato e preferito
le mie storie.
Sappiate che
questa one-shot è dedicata ad ognuno di voi.
Il mio
ultimo grazie va proprio a te, tu che stai leggendo queste parole.
Il sipario si sta chiudendo lentamente, le
luci ad una ad una si spengono.
Rimane solo il regista, colui che è sempre
stato dietro a tutti e tutto.
E lui è lì sopra, ed osserva il pubblico.
La platea esplode.
C’è chi storce il naso, chi applaude, chi è
perplesso.
Ma non importa.
Lui sorride.
Li guarda uno ad uno e sorride.
E poi fa l’estremo gesto, quello che segna la
fine di un era.
Il mio ultimo inchino.