Ma soprattutto, dedicata a papà. Al mio forte papà.
Perchè so che ce la farà.
Buona lettura.
Daddy’s little Girl
Let him open eyes, need a little more time
To tell him that I love him more
Than anything in the world, it's daddy little girl
Frankie J. - Daddy's little Girl
He drops his suitcase by the door
She knows her daddy won't be back anymore
“Papà!”
Chiara
si stropicciò gli occhioni madidi di sonno.
Dei
rumori provenivano misteriosi dalla cucina.
Mormorii
sommessi.
Gemiti.
Chiara
aveva paura.
“Papà!”
La
bambina ripeté cercando ad occhi chiusi il suo lupacchiotto di Peluche e
scivolando giù dal letto.
Nelle
brandine alla sua sinistra, le cuginette dormivano ancora.
Ma
Chiara lo sapeva che c’era qualcosa che non andava.
“Papà!”
La
piccola corse in cucina, i piedini scalzi a contatto con il gelido pavimento in
marmo.
“Chiara.”
Le braccia forti dello zio Nicholas la bloccarono all’ingresso.
Rumori
distorti sempre più inquietanti provenivano da quella stanza.
Una voce
di donna che piangeva. Era la mamma, la sua mamma.
“Papà,
dov’è papà?” la piccola sbarrò gli occhi e cercò di sfuggire alla presa dello
zio che la prese in braccio cullandola dolcemente.
Un
piccolo bacio sulla sua fronte.
Lo zio Nick
aveva gli occhi tristi.
“Vieni
piccola,torniamo a nanna.” La strinse forte e le accarezzò il capo con
delicatezza.
Ma
Chiara non voleva tornare nel lettino.
Non
prima di aver visto il suo papà.
Fu in
quel momento che una voce si frappose sulle altre, debole, sommessa.
Ma per
Chiara fu come avvertire il trillare di mille campanelle all’unisono.
Un
flebile gemito che sussurrava il suo nome.
“Chiara?”
il papà la stava chiamando.
“Papà!”
la piccola si dimenò fra le braccia dello zio.
“Voglio
andare da papà!”
“Va
tutto bene cucciolo.” La voce di Joseph la raggiunse dalla cucina tremula, ma
satura di amore e tenerezza.
Quell’affetto
che il papà serbava solo per lei, la sua piccola Chiara.
“Papà si
è fatto un po’ di male e ora il dottore è venuto a prenderlo.”
Sentiva
i sospiri della sua mamma.
Le
braccia dello zio Nicholas ancora la stringevano forte. Il petto tanto forte
dello zio a stretto contatto con la sua piccola fronte.
“Ti sei
fatto tanto male papà?” cercò di scivolare a terra, ma l’uomo la stringeva
forte, troppo forte.
“Shhh va
tutto bene.” Nick la avvolse con più delicatezza, pur trattenendola fra le
sue braccia.
“Sto
bene Chiara. Tornerò presto te lo prometto.” Il suo papà non diceva mai le
bugie.
Era
bloccata nel corridoio.
E oltre
quella porta il suo papà stava andando via con il dottore.
“Devo
dare un bacino a papà. Così gli passa il
male.” Tentò di spiegare allo zio, con gli occhi colmi di lacrime.
“Tesoro,
non ora.” La voce dello zio Nicholas era triste come i suoi occhi.
Lui non
sorrideva tanto con le labbra, ma i suoi occhi erano sempre il ritratto
dell’allegria.
Non
quella mattina però.
Le porte
sbatterono.
Il
rumore di un elicottero si diffuse con più forza nella stanza.
“Dai
torniamo nel letto adesso.”
Tirando su con il naso, Nicholas avvolse le
orecchie della bambina con una mano e si avviò lungo il corridoio.
“No!”
Chiara tentò di opporsi aggrappandosi allo stipite della porta con le manine
candide.
“Papà!Papà!”
“Ascolta
lo zio amore mio. Tornerò presto. Te lo prometto!” la voce del suo papà era
sempre più esile.
D’un
tratto altri rumori sovrastarono qualsiasi segnale.
“Papà!”
Non voleva che andasse via senza il suo bacio.
Senza
una coccola.
Senza il
suo lupo di peluche.
La porta
si aprì di scatto.
Il
rumore dell’elicottero si fece d’un tratto insopportabile, poi sempre più
distante.
“Amore
mio.”
La sua
mamma era di fronte a lei.
I
capelli arruffati, la vestaglia stropicciata, gli occhi già di per loro bagnati
dell’oceano, ancora più umidi.
“Va
tutto bene cucciolo.”
La
piccola Chiara si arrampicò in grembo alla madre e la strinse forte, il piccolo
cuoricino colmo di paura.
“Dove va
papà? Perché dal dottore ci è andato con l’elicottero? Dove va mamma?”
“Shhh.”
Cullandola, la donna si diresse verso la camera da letto, mentre le lacrime
scivolavano lente lungo le sue guance.
“Non gli
ho dato il bacio mami…” la piccola Chiara sussurrò singhiozzando con costanza.
La donna le accarezzò il capo con tenerezza,
“L’ho
fatto io per te. Ha detto di dirti che ti vuole tanto bene e che tornerà
presto.”
Il
lettone dei genitori di Chiara era ancora sfatto. Proprio nel mezzo, con gli
occhioni pesti di sonno e lo sguardo perso, un bimbetto minuscolo era in piedi,
le manine aggrappate al bordo del letto.
“C’è tanto
rumore fuori mamma. Che cos’è?”
Il
piccolo Alexander corse ad abbracciare la madre che lo prese in braccio e depositò
i suoi due figli più piccoli nel lettone.
“Adesso
voi due non vi dovete preoccupare. Chiudete gli occhietti e dormite. La mamma è
qui con voi.”
“Mamma…”
Chiara mormorò flebile, gli occhioni color cielo colmi di lacrime.
“Papà tornerà
davvero a casa?”
Tirò su
col naso.
La donna
si morse il labbro, lo sguardo colmo di preoccupazioni.
Era
tanto stanca la sua mamma.
“Certo
che tornerà.”
Una
carezza sul capo.
Gli
occhietti di Chiara si chiusero, rilassati.
Altri
passetti si insinuarono nella stanza.
Il capo
color del grano del piccolo Angel fece capolino dallo stipite.
“Cos è
successo a papà?”
Aveva i
particolari occhioni nocciola sgranati, lo sguardo colmo di preoccupazione.
Era troppo
maturo per i suoi nove anni.
La madre
non rispose.
Si
limitò a fargli cenno con la mano e a scostare le coperte.
Senza
alcuna parola, il piccolo si arrampicò sul letto e si sistemò accanto alla
mamma tra i due fratelli, il visetto carico di paura.
“Papà
guarirà. Guarirà cuccioli, va bene?” la donna avvolse i suoi piccoli in un
teporoso ed rassicurante abbraccio.
Chiara
tirò su con il naso e strinse ancor più forte il suo pupazzetto di peluche.
Era un
regalo di papà per il suo terzo compleanno.
Non se
ne separava mai, nemmeno durante l’ora di pranzo.
Socchiudendo
gli occhi, depositò un bacetto sul nasino del lupacchiotto sussurrandogli
di correre e portare al suo papà quel
bacio.
Sapeva
infatti che qualunque cosa fosse successa, solo il suo bacio avrebbe guarito il
papà. Era sempre così.
Il bacio
del papà gli faceva passare ogni dolore. Il male al pancino e il ginocchio
sbucciato.
“Domani
glielo do io il bacio al mio papà.” Sussurrò prima di crollare addormentata tra
le braccia della mamma ed i corpi intorpiditi dei suoi fratellini.
La mamma
annuì, intenerita, mentre una lacrima scivolò silenziosa solcando la sua
guancia pallida.
“Torna a
casa amore mio.” Sussurrò stringendosi più forte ai suoi bambini e raccogliendo
la manina di Alexander.
“Fallo
per noi.” Continuò abbandonando il capo sui cuscini. Una mano aggrappata al
cellulare, come si aspettasse che avrebbe suonato da un momento all’altro.
“Fallo per Chiara.”
Nota dell'autrice.
Questa storia è nata la scorsa primavera, in seguito ad un'esperienza personale che purtroppo mi porto ancora dietro.
Un'esperienza che malgrado i suoi aspetti negativi mi ha insegnato tanto. Vorrei condividere tutto ciò imparato a voi, tramite Chiara, Joe e la loro storia.
So che questo racconto è un po' particolare rispetto alle storie di questa sezione,ma chi ha già letto qualcosa di mio, sa che è consuetudine per me distaccarmi dalla quotidianità.
La storia si suddividerà in piccoli frammenti non molto più lunghi del prologo. A fare da filo conduttore per l'intera storia, verranno utilizzati i versi della canzone "Daddy's little girl" di Frankie J.
So che è qualcosa che dicono tutti, ma ci terrei tanto a
ricevere le vostre impressioni,belle e brutte che siano: questa storia
è letteralmente un piccolo,ma sostanzioso frammento di me stessa e mi
piacerebbe tanto poterlo condividere con voi.
Un grandissimo abbraccio
Laura