Volevo vivere, semplicemente.

Vivere per la prima volta.

Godere di quelle piccole gioie concesse ad ognuno di noi - tranne me, al momento.

Avere qualcuno che, per strada, si illumina se nota il tuo volto nel marasma.

Poter organizzare una festa con degli invitati.

Sentire i tuoi compagni di classe parlare di un "tutti" in cui anche tu sei compreso.

Essere una persona "normale", che ha qualcuno con cui uscire il sabato, qualcuno con cui andare al cinema, qualcuno con cui essere felice.

Poter voler bene agli altri! Poter avere fiducia!

Non dover temere, ad ogni istante, che qualcuno ti spezzi il cuore, ormai più frammentato di un puzzle.

Volevo degli amici.

Volevo una ragione per vivere.

Give a reason for life, todoketai.
 

Volevo vivere, semplicemente.

Vivere di nuovo.

Godere di quelle piccole gioie che a tutti sono concesse - tranne me, al momento.

Passeggiare per strada. Camminare in pieno sole. Una ventata che ti scompiglia i capelli, un cornetto al mattino...

Avere un corpo tutto mio, non essere costretto a spiare la vita degli altri. A bearmi dei frammenti rubati alle loro esistenze.

Essere una persona normale, con un cuore che batte, che non deve rinnegare l'amore, perché ha troppi altri impegni... come, ad esempio, ritrovare il proprio nome perduto da tremila anni.

Poter arrossire d'imbarazzo! Poter piangere davvero!
Niente lacrime spettrali, nessun sentimento silente. A tutte le cose, il giusto spazio.

Non dover temere, in ogni istante, che qualcuno smonti selvaggiamente il tuo cuore che si cela in un Puzzle. Millenario, per la precisione.

Volevo indietro la mia vita.

E qualcuno con cui condividerla, perché altrimenti tutto ciò non avrebbe avuto senso.

Una ragione per vivere.
 

Give a reason for life, todoketai.

Io, trovando Mou hitori no boku - Atemu! - ho trovato la mia vita. E la mia ragion d'essere.

Io, trovando il mio Aibou - Yuugi... - ho ritrovato la mia vta. E la mia ragion d'essere.

Non si confidarono mai questi pensieri reciproci; perlomeno, non a parole. Erano i gesti, gli sguardi affettuosi, a parlare. Ma, quasi fosse una ninna nanna, prima di andare a dormire, ogni sera - a turno, chi usciva facendo morra cinese... romantici quanto volete, ma 'sti due non cambiano mai. - canticchiavano queste parole: - Give a reason for life, todoketai.

Immancabile la risposta dell'altro. Con un sorriso. - You gave me a reason. Ecco perché è nata la mia anima.

Questa vita, la prossima, la precedente... non importa. E' per sempre.

Fine

Oh.

Miei dèi. *Tailu-chan, esterrefatta, rilegge il tutto* Non ci posso credere. Ho scritto una cosa seria OO. Be', quasi!

Mi sa che erano passati mesi, dall'ultima.

Ciò di cui seriamente dubito, però, è la comprensibilità del testo. No, sul serio: strana e contorta com'è, quasi, quasi, non la capisco io. (Come sia nata, sicuramente, no.)

L'ho scritta di getto, ascoltando appunto la opening di Slayers Next, Give a Reason. La frase tradotta, all'incirca, vuol dire: "voglio trovare una ragione per vivere".

Più che per "vivere" inteso normalmente, verso la fine è diventato più un "ragione di esistere" presa come l'esistenza in generale dell'anima. Non so, mi sembrava più addatto a miei ciocchini **.

Poi: quanto al mio ritardo, potrei fare un luuungo elenco di tutta Una Serie di Sfortunati Eventi che mi hanno vista coinvolta, ma non sarebbe d'aiuto! ^_^ Presto aggiornerò, e tanto basta.

Stavolta rimango, punto. U.U

E adesso mi eclisso. Bye!