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Autore: Melmon    27/10/2010    4 recensioni
Mi rilasso, queste sono le poche occasioni in cui mi sento realmente tranquilla, siamo cosi simili a molte altre coppie che ci circondano, mi sorridi e i tuoi occhi verdi scintillano ancora, mi piace il loro riflesso, mi piace essere rispecchiata in essi significa che mi stai osservando, sono al sicuro fin quando quei bei occhi vegliano su di me. E’ sempre una sensazione strana quando i nostri occhi s’incatenano come ora, non c’è imbarazzo, non c’è malizia, solo tanta intesa che ci ha salvato molte volte la vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Alice e Dean.'
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Un'altra caccia è finita, solita routine per due come noi, di tornare in camera e restarci però non ne ho voglia, ho voglia di rumore, di musica, di vita, ho bisogno di avere un contatto con le persone che salviamo, ignare del nostro sacrificio.
Nel tragitto verso il motel te lo dico e dopo una rapida doccia eccoci pronti a uscire.
Cosi entriamo in un bar, soliti odori, solita gente, solita musica, solito alcool che scorre, solita cameriera che fa la civetta per la mancia. Al primo tavolo libero mi siedo, ho voglia di musica e caos ma al momento non ho voglio di partecipare attivamente.
Conosco ogni tua mossa e so che appena abbiamo varcato la porta hai iniziato a cacciare, solito copione: ti avvicini al bancone, civetti con la cameriera, ordini e mentre aspetti ti girerai in cerca della tua preda, una volta che l’ordinazione sarà tra le tue mani e dopo aver civettato di nuovo con la cameriera ti avventerai sulla poverina.
Mi guardo intorno, non cerco un uomo che mi considera preda, studio gli uomini e mi preparo per donare due di picche. Qualcosa mi disturba però, la sedia accanto si muove, sono pronta a intavolare una falsissima conversazione quando resto spiazzata: tu ti siedi al mio fianco.
Il solito sorriso strafottente e la battuta pronta, gli occhi che ti scintillano, mi ritrovo a sorridere anch’io.
– Vuoi una birra?
– Aspettavo di trovare qualcuno decente che me la offrisse ...
– Sono abbastanza decente?
– Sia per lavorare sia per svago.
– Cameriera una birra per questa bella ragazza! Se avvisti una preda basta dirlo ed io svanisco.
– Non farti problema ad avventarti su qualcuna.
– Come sempre.
La cameriera mi porta la birra, mi trovo a ridere nel suo modo non troppo velato di mangiarti con gli occhi. Tutte queste donne ti osservano, ti mangiano con gli occhi, amoreggiano con te consapevoli che tu saresti un uomo che con resta poco nelle loro vite, sei carino e sei capace di fargli credere ogni cosa che tu voglia. Mi appoggio alla spalliera della sedia e bevo una lunga sorsata della birra, anche tu sorridi.
– Che ne dici se nei prossimi giorni andiamo a fare un giretto?
– Che cosa intendi? Un viaggio on the road con pernottamenti in miseri motel? Dove mi porti di bello?
– Nei viaggi on the road non si programma.
– Non vuoi programmare? Bene non programmiamo, ma non mi piace, non sono tipa da non programmare.
– Vuoi essere sicura di avere un letto comodo dove dormire?
– Nei motel i letti sono comodi?
– Dipende dalla tua definizione di comodità.
– Penso che rischierò. Non sarà pericoloso?
– Cosa non lo è oggi?
– E se incontriamo un malintenzionato?
– Sono sicuro che sapremo cavarcela egregiamente.
– Allora facciamo provviste e partiamo all’avventura. Passeremo mai dei giorni in cui non ci saranno avventure?
– Per dei tipi come noi? Mai!
– Già per noi anche fare la spesa è un’avventura. Hai sentito tuo padre?
– E’ a caccia, il tuo?
– A caccia anche lui ma della mia prossima matrigna … Lo raggiungiamo?
– Vuoi andare a caccia di matrigne anche tu?
– No, scemo, raggiungiamo TUO padre.
– E’ dalle parti di San Francisco, non mi ha detto dove di preciso né di raggiungerlo.
– Potremmo farlo comunque, magari passiamo per Palo Alto …
– Non lo trovo necessario.
– A Palo Alto c’è la Stanford, a Stanford c’è Sam. Perché andare a trovare il fratellino all’università?
– Perché domandi?
– Lo so è scappato ma questo non fa cessare il vostro rapporto di parentela. Promettimi che primo o poi mi farai conoscere Sam, anche per caso, lui non sa che io sono una di voi, posso mimetizzarmi come giovane studentessa universitaria ...
– Lascia perdere Sam, lascia che Sam viva la sua vita.
– E tu la tua lontano da lui, da bravo soldatino, da bravo salvatore del mondo, da mia spalla …
– Io non sono la tua spalla, magari è il contrario!
– Ma le tue spalle sono molto più carine, robuste, grandi …
– Ci stai provando con me?
– Dico solo la verità, l’ho affermerebbe qualsiasi ragazza e anche qualche ragazzo.
– Alice!
– Non è colpa mia se i ragazzi ti spogliano con gli occhi come le ragazze.
– Potresti anche non farmelo notare.
– Se vuoi approfittarle …
– No grazie.
– Dammi cinque minuti e ti troverò tre ragazzi interessati al tuo corpo come tre ragazze.
– Se proprio vuoi …
Forse ho esagerato un po’, certo Dean fa colpo senza differenza di sesso o specie, riceve avance anche dei demoni, ma non è detto che oggi ci sia radunato qui.
Sorseggio la mia birra, tu picchietti sul collo della tua con l’anello, sorrido, non segui il ritmo della musica che ci circonda, hai una melodia tutta tua, noi non siamo omologati, una parte di noi è sempre lontana, una parte di noi continua sempre a pensare diversamente.
Mi rilasso, queste sono le poche occasioni in cui mi sento realmente tranquilla, siamo cosi simili a molte altre coppie che ci circondano, mi sorridi e i tuoi occhi verdi scintillano ancora, mi piace il loro riflesso, mi piace essere rispecchiata in essi significa che mi stai osservando, sono al sicuro fin quando quei bei occhi vegliano su di me. E’ sempre una sensazione strana quando i nostri occhi s’incatenano come ora, non c’è imbarazzo, non c’è malizia, solo tanta intesa che ci ha salvato molte volte la vita.
Io studio le persone che ci circondano, io studio le persone che ti vorrebbero mentre tu studi me.
Non ho mai paura dei tuoi sguardi mentre a quelli di mio padre, uomo che mi ha cresciuto e fatto diventare cacciatrice, non li tollero e l’istinto urla, tuo padre invece ti ha tirato su come un soldato e da tale non abbassi mai lo sguardo.
Conto le persone e piano te li segnalo, li segnalo come segnalerei una preda e anche tu ti diverti nel vedere i soggetti che ti sbranerebbero, soggetti che ti credono un agnellino mio caro tigrotto.
– Nessuno che vuole te mia cara?
– I tipi interessanti hanno altri gusti …
– Come fai a saperlo?
– Quelli interessati realmente non si sarebbero fatti spaventare dalla tua presenza.
– Vuoi che ti lasci campo libero …
– Non è necessario, almeno che tu non abbia trovato qualcuna più interessante ...
– Perché esiste?
– Per l’universo maschile spero di si! Oh guarda la tua bella cameriera sta andando via …
– Non è mia, almeno per stasera …
– Ti fai desiderare ragazzo … Sai credo che sia una delle nostre conversazioni più normali.
– Che intendi che siamo patetici o pazzi?
– Pazza, la pazzia può essere anche genialità mal capita, in un certo senso mi sento geniale, capisco delle cose che gli altri non comprendono.
– Non ti senti un po’ sola in tutta questa tua genialità?
– Non sono sola ci sei tu con me genio.
La serata è piacevole, è bello passarla seduti a un tavolino a chiacchierare del più e del meno, non mi devo nascondere, non devo mentire o inventare dettagli della mia vita.
Beviamo una birra è basta, beviamo immersi nel mondo che ogni giorno proteggiamo senza doverci chiedere se qualcuno di loro morirà, se si trasformerà in un pericolo e con la certezza che se potremmo li salveremo, se non lo abbiamo già fatto.
Torniamo al motel che sta albeggiando, il gioco di luci è bellissimo.
Apri la porta della camera, da gentiluomo mi cedi il passo, mi sfilo la giacca girandomi un secondo ad ammirarti nella luce del sole che gioca con te, con il tuo corpo, ti regalo un sorriso e faccio a cambio con te.
Non so cosa accade dopo, tutto e cosi veloce ...
Mi spingi contro la porta, percepisco il legno contro la schiena, tu ti avvicini … i tuoi occhi che si chiudono lentamente … le tue labbra contro le mie.
E’ dolce il tuo sapore, il modo in cui mi avvicini a te, in cui porti le tue mani sul mio viso ...
Forse ho smesso di respirare, forse ho dimenticato chi siamo, forse ho dimenticato come si fa a ragionare ma non ho dimenticato come si sorride ed a occhi chiusi posso percepire il tuo respiro e il tuo sorriso.
Non m’importa cosa ho dimenticato, per la prima volta non m’importa, per la prima volta vedo oltre l’amico, vedo l’uomo che sei e che potresti essere insieme con me.
Apro lentamente gli occhi, vedo il tuo sorriso …
Apro lentamente gli occhi e il mondo torna a colori …
Era meglio in bianco e nero.
Il brutto del mondo a colori e che ti riporta alla realtà, realtà che ora è verde, un bel verde che potrei amare ma tutto cambia.
Cambia l’unica certezza che ho: che tu mi resterai accanto ma questo non accadrà se …
Reagisco allontanandoti da me.
I miei palmi aperti si poggiano su di te e con determinazione ti allontanato.
Non resto a decifrare le sfumature dei tuoi occhi.
Recupero la giacca ed esco dalla stanza, non mi fermo un secondo, salgo nella mia auto abbandonata nel parcheggio dal nostro arrivo e mi allontano il più possibile.
Mi allontano velocemente da quella porta ancora aperta, dalla tua figura ancora su di essa, mi allontano dal dolore, mi allontano da un cuore spezzato, il mio o il tuo.
Scusa Dean cerco solo di sopravvivere ...
  
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