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Autore: Fiamma Drakon    28/10/2010    6 recensioni
Aveva invitato Elizabeth a casa sua per evitare disonori nella società: a breve sarebbe ricorso il suo compleanno, per cui lui - in quanto suo ufficiale fidanzato - avrebbe dovuto regalarle qualcosa e preferiva di gran lunga chiedere direttamente - e privatamente - a lei cosa volesse, anziché sfigurare pubblicamente con qualche dono fuori luogo.
Conosceva talmente bene i suoi gusti e la sua concezione di “carino” che - con ogni probabilità - avrebbe sbagliato regalo anche con ausili esterni - come, tanto per fare un nome, Sebastian.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dolls «Che cosa vorresti, Lizzy?».
Ciel tentava con tutte le sue forza di ostentare una calma ed un’autorevolezza che in realtà stavano scemando via in modo sorprendentemente rapido.
Aveva invitato Elizabeth a casa sua per evitare disonori nella società: a breve sarebbe ricorso il suo compleanno, per cui lui - in quanto suo ufficiale fidanzato - avrebbe dovuto regalarle qualcosa e preferiva di gran lunga chiedere direttamente - e privatamente - a lei cosa volesse, anziché sfigurare pubblicamente con qualche dono fuori luogo.
Conosceva talmente bene i suoi gusti e la sua concezione di “carino” che - con ogni probabilità - avrebbe sbagliato regalo anche con ausili esterni - come, tanto per fare un nome, Sebastian.
Lizzy, seduta con candida innocenza sulla poltrona accanto alla sua, lo fissava con un certo interesse: le sue guance erano accese di un lievissimo accenno di rossore, mentre l’occhio visibile alternativamente guardava lei e si abbassava a fissare il pavimento.
«Quand’è a disagio è così cariiino ♥!».
Non poté evitarsi quell’appunto mentale: erano così rari i momenti in cui Ciel si “spogliava” del suo aspetto freddo e rigido per divenire un poco più umano che doveva goderseli a pieno tutti quanti.
Lo considerava una sorta di privilegio, dato che da lì a due giorni sarebbe stato il suo compleanno.
«Cosa vorrei...?» ripeté la ragazzina, assumendo un’espressione pensosa.
«Quando arriva Sebastian con il thé?» si domandò Ciel, in attesa di risposta dalla fanciulla.
«Scusate l’interruzione».
«Parli del diavolo...» aggiunse il conte tra sé, senza poter fare a meno di pensare quanto quel modo di dire fosse indicato per il maggiordomo che aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza, portando un vassoio con due tazzine di porcellana bianca finemente lavorata.
Poggiò il vassoio sul tavolino situato tra i due fidanzati, quindi porse gentilmente una tazzina ad ognuno.
Ciel iniziò a sorseggiare la bevanda quasi subito; al contrario, Elizabeth, nel prendere la propria, rimase ad osservare qualche attimo il maggiordomo, che inarcò perplesso un sopracciglio notando la sua attenzione rivolta a sé.
«C’è qualche problema, lady Middleford?» domandò.
Gli occhi della ragazza si spostarono sul fidanzato.
«Ciel... posso chiedere qualsiasi cosa?».
La domanda suonò come un campanellino d’allarme alle orecchie del Phantomhive: che cosa poteva mai avere in mente?
Una cosa era certa - anzi, due -: non aveva neanche la più pallida e remota idea di cosa le stesse passando per la mente, però intuiva che avesse a che fare con Sebastian.
«Però... è pur sempre Lizzy. Non penso chiederà qualcosa di così impossibile» si disse.
«Sì, qualsiasi cosa» le rispose, tranquillo.
«Allora voglio una bambola» asserì Elizabeth, lasciando totalmente spiazzato il conte.
L’istante dopo sulle sue labbra prese vita un sorriso così dolce e femmineo da apparire quasi inquietante persino per Ciel.
«Anzi, due».

Se avesse potuto sapere prima che sarebbe andata a finire in quel modo, si sarebbe dileguato immediatamente, anche se doveva ammettere che non avrebbe mai immaginato che una persona del genere potesse avere una fantasia tanto malata.
«Sebastian, quel completo ti sta veramente bene» commentò beffardamente Ciel con un mezzo ghigno malefico a far bella mostra di sé sulle sue labbra.
Il demone affilò lo sguardo, poi si lasciò andare in un sorriso - e un’espressione - di candida innocenza.
«Il rosa del suo abito conferisce particolare rilievo al colore dei suoi capelli, signorino» ribatté il maggiordomo con un’innocenza ed un’insinuante perfidia degne della migliore faccia da schiaffi.
L’appunto spense il ghigno sprezzante sul volto del Phantomhive. Al suo posto apparve una smorfia d’irritata indignazione e profondo imbarazzo.
Si voltò indietro, le braccia incrociate sul petto, puntando gli occhi sull’artefice di tutto quello.
«Lizzy...!» chiamò, con una voce rabbiosa che prometteva vendetta.
La bionda si voltò con un gesto spontaneo, così come la sua espressione.
«Ciel non fare quella faccia! Rovinerai il trucco... e poi sei così cariiino!» commentò, andando letteralmente in estasi, intimorendo persino lo stesso giovane - cosa di per sé molto difficile.
La piccola lady gli si avvicinò leggiadra e gli pose sulle labbra uno strato leggero di rossetto. Come naturale reazione a ciò, sulle guance del ragazzo comparve un intenso rossore dovuto all’ovvio imbarazzo della scena.
E come poteva non essere?
Il conte Phantomhive agghindato - senza un motivo più che convincente, ma solo per mero sfizio altrui - come una donna dell’alta società.
Il vestito che aveva indosso gli stava a pennello, però era orribilmente femminile: rosa antico con merletti sullo scollo - esageratamente ampio - sull’orlo delle maniche e in fondo alla gonna, grande e ingombrante più del dovuto.
Lizzy poi aveva insistito per mettergli un paio di calze bianche e scarpe con il tacco alto - molto più di quanto Ciel avesse mai immaginato - un paio di guanti bianchi lunghi fino ai gomiti ed una borsetta rosa.
Troppo, schifosamente femminile per lui.
Non che Sebastian fosse messo molto meglio.
«Sebastian, lega meglio quel fiocco! La cuffietta è storta!» lo sgridò Elizabeth, accostandosi a lui e allungandosi ad annodargli nuovamente i due nastri che tenevano una grande cuffia bianca sulla sua testa.
Il vestito che era toccato in sorte a lui era completamente, innegabilmente bianco - un colore così pulito e innocente che strideva in modo fin troppo esagerato con i suoi capelli e quel suo aspetto un po’ cadaverico - lungo fino a terra, con le maniche a sbuffo che gli arrivavano fino ai polsi; la gonna era meno grande di quella del vestito di Ciel, ma in compenso aveva uno strato superficiale di merletti che la rivestiva completamente.
Come tocco finale, calzava sul capo una vistosissima cuffietta da pastorella ed in una mano reggeva pure un bastone bianco tipico delle fanciulle che portavano le pecore al pascolo.
«Possiamo toglierci questi affari, ora?» domandò il Phantomhive, seccato.
Mentre Lizzy stava per replicare, alle loro spalle udirono distintamente il rumore della porta che si apriva.
Il terzetto si volse verso l’uscio, dal quale facevano capolino gli altri tre domestici di villa Phantomhive, in viso espressioni di palese sorpresa.
«Signorino...?» domandarono Bard e Finnian ad una voce, sconcertati.
«S-Sebastian...?» si aggiunse Maylene, con tono ancor più scioccato, impallidendo.
Ciel diede loro le spalle, paonazzo: era così umiliante farsi vedere da loro conciato a quella maniera.
«Lizzy, puoi anche dimenticarti regali da parte mia negli anni a venire!».
   
 
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