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Autore: imtheonekeepingyoualive    28/10/2010    20 recensioni
[Sequel di "The (After) Life Of the Party"]
"Sei sicuro di stare bene, Frankie? Sei pallido."
"Tranquillo è tutto okay, stamattina ho solo un pò di nausea, ma sarà per qualcosa che ho mangiato."
L'altro rise di gusto, facendo voltare il più basso. "Ultimamente mangi per quattro, sembri incinto. Certo che poi ti viene la nausea, non so neanche come fai."
"Ah ah, simpatico." Rispose Frank, sarcastico.

[Mpreg - AU molto AU - Fluff da morire]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The (After) Life Of The Party'
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frerard mpreg Disclaimer: OVVIAMENTE è tutto finto, dai. Avete mai visto Frank incinto? (Anche se io penso ancora che le gemelle le abbia in realtà partorite lui e che siano figlie di Gerard, ma okay.) E non mi pagano. Purtroppo.
Sarebbe bello, però D:

Note: Allora, questo è il sequel della mia precedente shot The (After) Life Of The Party. E' una mpreg, cioè in cui si tratta di gravidanze maschili.
Nei fandom americani è molto usato, mentre qui nei fandom italiani è bellamente snobbato la maggior parte delle volte. Devo dire che se scritto bene io lo trovo delizioso, ed immaginarmi il pancione di Franco *O*
Comunque se la cosa vi turba vi capisco.
So che mi è piaciuto un mondo scriverla, per la prima volta dopo tanto tempo ed ho amato tutto. Scusate la lunghezza ma non mi andava di tagliarla D:
Ci sentiamo in fondo, vi amo <3







This is my final fit, my final bellyache with-








Sbuffò prendendo la sua borsa dal banco e si alzò dalla seggiola, girando poi attorno al banco, per uscire dall'aula e raggiungere Mikey all'armadietto per la fine delle lezioni.
Evitò per un pelo di scontrarsi contro un tizio tutto vestito di nero che camminava a testa bassa con i libri attaccati al petto ed alzò gli occhi al cielo.
Era solo la fine di ottobre e già voleva finire l'anno, la scuola era una palla.
Sentì in lontananza le risate del gruppo dei popolari -probabilmente stavano prendendo in giro qualcuno, da quanto si stavano divertendo- ed una scarica di fastidio gli fece crescere la saliva in bocca. Aggrottò la fronte e strinse la mascella, aumentando il passo verso il corridoio a destra, senza nemmeno lanciare un'occhiata al gruppetto. Sapeva che lui era lì, aveva sentito la sua voce, e sicuramente l'ultima cosa di cui aveva bisogno era una giornata rovinata per un litigio con loro.
In un mese molte cose erano cambiate. Molte.
Dopo che era andato a letto con Gerard alla festa di John il suo carattere era peggiorato. Prima evitata di creare fastidi con Sean o chicchessia, più per Mikey che non per un vero bisogno di star zitto, ma ora che persino il rapporto di pace che Gerard e Mikey avevano creato per lui e Mikey stesso, era finito, Frank non faceva altro che scatenare risse e litigare con tutti.
Addocchiò la figura magra ed allampanata del suo migliore amico ed alzò una mano per fargli segno che era lì. Mikey sorrise e si staccò dalla fila di armadietti a cui si era appoggiato con la schiena.
"Ciao Mik." Disse, passando i libri al braccio sinistro per usare la mano destra per aprire l'armadietto. Il più alto si fece più in là e si girò per guardarlo.
"Ciao Frank, com'è andata oggi?"
Il castano alzò le spalle ed infilò malamente i libri nel vano, per poi recuperare un quaderno ad anelli con una sgargiante copertina verde acido, per poi metterlo di fretta nella borsa a tracolla . "E' andata, per fortuna. Jennings ha dato un mucchio di compiti per dopodomani e devo fare una ricerca per biologia. Una meraviglia."
Sentì l'altro ridacchiare e fece un sorriso tirato.
"Sei sicuro di stare bene, Frankie? Sei pallido."
"Tranquillo è tutto okay, stamattina ho solo un pò di nausea, ma sarà per qualcosa che ho mangiato."
L'altro rise di gusto, facendo voltare il più basso. "Ultimamente mangi per quattro, sembri incinto. Certo che poi ti viene la nausea, non so neanche come fai."
"Ah ah, simpatico." Rispose Frank, sarcastico. "Piuttosto, che ne dici di venire con me a prendere un caffè e ad aiutarmi con biologia, tu che sei un secchione?"
"Ti ho detto mille volte che non sono un secchione, ho solo una buona memoria. E comunque okay, un caffè non si rifiuta mai."
"Ho anche fame, a dire la verità. Una fetta di torta me la mangerei." Continuò imperterrito il ragazzetto, toccandosi lo stomaco con la mano e facendo un verso.
L'altro rise di nuovo. "Madonna, secondo me sei incinto davvero."


Sentiva le risa di Mikey dall'altra parte della porta, e poi la sua voce alta che leggeva il retro della confezione.
"...Quindi qui dice, che dopo che hai fatto la pipì sopra- Bleh, che schifo, la pipì sopra? Va beh, dice che una lineetta significa 'no' e due lineette 'sì'. Ma cos'è? Peggio di un'equazione matematica, uno deve essere laureato in gemometria per leggere un test di gravidanza?"
"Okay, quanto tempo ci vuole perchè questo coso dica quello che deve dire?" Disse Frank, mentre fissava il bastoncino azzurrino che teneva fra le dita.
Mikey fece un verso mentre leggeva, per dire che stava controllando. "Un paio di minuti, più o meno. Potresti uscire, che voglio vedere la lineetta?"
"Sì, aspetta, ho ancora le mutande ai piedi." Rispose, abbassandosi a tirar su i boxer, sbuffando.
"Beh, tirale su ed esci, non è che non ti ho mai visto in mutande prima. A ginnastica ti vedo sempre."
"Sì, okay, eccomi, eccomi."
Aprì l'uscio ed uscì, ancora il bastoncino fra le mani. Mikey era seduto sul letto di camera sua, con la scatoletta ed il foglietto illustrativo del test di gravidanza che avevano comprato per gioco perchè Mikey continuava a ripetere da una settimana che Frank era incinto.
Quando era palese che non lo fosse. Mikey si drogava e basta, tutto lì.
Però dopo il caffè erano usciti e si erano fatti una- Sì, beh, una canna con una birretta e tutti euforici e ridacchianti, erano entrati in un market ed avevano comprato il primo test che avevano trovato, fra battute idiote e risa isteriche l'avevano pagato -il tizio alla cassa aveva alzato un sopracciglio e gli aveva masticato la gomma a bocca aperta davanti alla faccia, ma non aveva detto niente. Di sicuro non erano i primi due ragazzotti scemi che gli passavano davanti- ed erano andati a casa di Frank.
Perchè casa di Mikey era diventata tabù, da un mese a quella parte. Frank sentiva l'orticaria prenderlo persino al sentirla solo nominare, figurarsi ad entrarci.
Mikey era il suo migliore amico, certo, ma lì ci viveva anche la testa di cazzo che l'aveva convinto a fare sesso con lui in una camera della casa di un tipo sconosciuto, rischiando addirittura di rovinare il rapporto di amicizia tra Mikey e Frank.
Pur sapendo che era un comportamento infantile, Frank aveva evitato Mikey per una settimana dopo la sera della festa- Gli ricordava troppo quello che era successo, gli ricordava troppo che era il fratello di Testadicazzo Way e davvero, amava Mikey da morire, ma era meglio stargli lontano, prima di finire a mettergli le mani addosso senza motivazione per il nervoso.
Poi piano piano si era reso conto che gli mancava da morire, che Mikey stava soffrendo quanto lui e si era scusato e tutto era tornato come prima. Anche se l'altro non sapeva proprio tutto, di quella vicenda- tipo, era assolutamente ignaro della serata fra Frank e Gerard. E probabilmente avrebbe dato fuori di matto, semmai l'avesse scoperto.
Sospirò e si andò a sedere vicino a Mik, che lo guardava con un sorriso sornione sul viso. Frank non si stava divertendo poi così tanto, doveva dire. Fosse stato un altro al suo posto, era sicuro che avrebbe riso da morire, ma aver dovuto far pipì su un bastoncino e poi mettersi lì a fissarlo, beh, non era esaltante.
"Ci pensi se vengono fuori due lineette e si scopre che sei incinto?" Rise forte l'altro.
Frank lo guardò male ma non disse nulla. Era troppo occupato a contare i secondi -ne mancavano ancora venti e poi sarebbero stati due minuti precisi- per prestare ascolto alle baggianate che sparava quello spilungone con la mania del caffè.
Due minuti.
Frank osservò con ossessiva attenzione lo spazio bianco su cui sarebbe dovuto comparire l'esito, quasi timoroso. Eppure sapeva benissimo che la linea sarebbe stata una sol-
Si bloccò, sentì il suo respiro fermarsi ed il suo cuore fare BUM.
Ma BUM proprio, l'aveva sentito distintamente.
"Cosa c'è, sei inci- ...Occazzo, Frank, sei incinto!" Urlò Mikey, stordendolo.
Non rispose, ancora di pietra per le due lineette che erano comparse, mandando a fanculo tutti i suoi pensieri. Come poteva essere incinto, andiamo, da quando- No, dai.
"Porca puttana Frank, ti rendi conto? Con chi hai fatto sesso, si può sapere?" Continuò il più alto, che nel frattempo si era alzato dal materasso ed aveva cominciato a camminargli davanti ai piedi, in preda ad una crisi.
Frank ebbe la prontezza di ringraziare mentalmente che almeno fossero soli in casa, perchè Mikey stava urlando così forte che sua madre avrebbe sentito tutto. E non sarebbe stata la migliore idea del mondo dire alla propria madre che forse, probabilmente, era incinto.
Cioè, cazzo, come cazzo era successo?
BUM, di nuovo. Le immagini della festa di Johnny gli riempirono la mente, lasciandolo sofferentemente attonito e pallido.
Gerard Way, era stato lui a fargli quello. Era colpa sua, colpa sua e basta.
"Frank..." Lo richiamò Mike, questa volta con voce preoccupata e dolce. Sentì la sua mano sopra alla spalla destra, come di conforto, e lo guardò negli occhi, ancora senza parole.
Il più alto lo stava guardando, piegato verso di lui col busto, ancora in piedi. Sembrava seriamente preoccupato e Frank pensò che era tutto uno schifo, una fregatura.
Il test doveva essere per forza sbagliato, per forza.
"Io..."
"Frank, se non vuoi dirmi con chi hai fatto sesso, lo capisco, non sono affari miei. Ma dovresti andare da un dottore a farti vedere, o per lo meno dovresti fare un altro test, per essere sicuro. Se sei davvero incinto, io-"
"Cazzo, Mikey, io non capisco più niente."
"Nemmeno io, Frank, davvero. So che io ti starò vicino, qualsiasi cosa accada, capito?" Lo rassicurò l'altro.
Il più piccolo sentì gli occhi riempirsi di lacrime e lo abbracciò, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. L'altro lo strinse e lo cullò, per farlo calmare.
Rimasero così qualche minuto, fino a che Frank sembrò essersi ripreso almeno un minimo, quando alzò il capo per fissare il pavimento ai loro piedi.
"Mik, è complicato. Troppo complicato, io... Io non posso, non riesco."
"Vedrai che tutto si risolverà, Frank."
"Non può risolversi quando io sono un ragazzo, che ha scoperto di essere probabilmente incinto dello stronzo della scuola con cui non vuole avere niente a che fare. Un ragazzo che ha solo 18 anni, cazzo." Mormorò Frank, con voce irosa, quasi più a sé stesso, che a Mikey.
Ma l'altro, essendo così vicino, aveva sentito tutto. Frank lo capì dall'irrigidimento totale del suo corpo.
"Lo stronzo- della scuola?" Chiese, con la voce incrinata.
Frank non rispose, non alzò nemmeno gli occhi.
"Frank, dimmi che non è chi penso io. Ti prego, Frank. Ti prego, dimmi che non è Gerard."
Di nuovo, Frank rimase zitto.


Lo era. Lo era, cazzo.
Era fottutamente incinto.
Era seduto su una panchina del parco, il pacchetto di sigarette fra le dita e la voglia di fumarle tutte. Però, da quando qualche minuto prima la dottoressa gli aveva confermato la notizia, rendendolo consapevole veramente che dentro di sé stava crescendo qualcosa, beh, non riusciva più nemmeno ad aprilo senza avere dei sensi di colpa dilanianti.
La dottoressa gli aveva detto che sì, era incinto di un mese (e qualche giorno, sì) ma Frank non aveva bisogno di conferme in quel contesto, l'ultima volta che aveva fatto sesso era stato con Gerard, quindi non poteva essere altrimenti.
Sospirò e continuò a fissare la scatoletta, sentendo quasi il desiderio di distruggerlo.
Come cazzo faceva a dirlo a sua madre? A tenere quella cosa dentro di sé? Come poteva convivere con una cosa del genere, ben sapendo quanto rare fossero gravidanze del genere?
Ben sapendo che sarebbe stato come ricordare quella notte, quando lui si era ripromesso che mai più ci avrebbe ripensato, che avrebbe cancellato tutto non appena uscito dalla casa di John.
E invece era lì, con tutto che gli dava addosso, persino il suo corpo gli si rivoltava contro.
Sentì un improvviso senso di solitudine, che lo colpì come una folata gelida, che lo fece rabbrividire visibilmente e persino cadere il pacchetto dalle dita.
Rimase fermo a fissarlo, per qualche secondo, poi si alzò di scatto e cominciò a camminare verso l'uscita, diretto a casa.
Linda tornava presto quel pomeriggio e voleva essere a casa per quando sarebbe rientrata, tutto doveva essere perfetto quella sera. Avrebbe preparato la cena, apparecchiato per bene la tavola, le avrebbe persino comprato un bel mazzo di fiori e poi le avrebbe detto la novità.
E le avrebbe chiesto di aiutarlo a prendere una decisione, perchè lui si sentiva perso. Aveva solo 18 anni, cristo, non poteva davvero pensare a quelle cose, non era abbastanza maturo da decidere qualsiasi cosa. Non sapeva nemmeno scegliere un bagnoschiuma senza impazzire, figurarsi riguardo un bambino.
La cosa si rivelò più difficoltosa del previsto, però.
Quando Linda rincasò, Frank era riuscito a fare tutto, sì, ma non a prepararsi un discorso. Aveva continuato a parlottare fra sé e sé per tutto il tempo in cui aveva trafficato in cucina ed in sala da pranzo, ma la cosa era così difficile da dire, che ogni cosa che gli usciva dalla bocca gli pareva una cagata. Quando alla fine aveva sentitò la porta dell'ingresso chiudersi e la voce di sua madre urlare 'Frank, tesoro, sono a casa!' pensò che la fine era giunta.
Oh sì, era proprio giunta.
Però, nonostante le sue più nere previsioni, tutto sembrò filare liscio fino al dessert (sì, l'aveva comprata al supermercato quella torta e non era poi così male, se ne era mangiato tre fette solo lui, quindi non poteva fare poi schifo) quando la cena cominciò a rigirarglisi nello stomaco.
Sua madre lo guardò preoccupata, mentre si portava una mano sullo stomaco e l'altra a coprirsi la bocca e saltava su dalla sedia per raggiungere il bagno il più in fretta possibile. Addio cena che aveva preparato con tanto amore, ora si sentiva anche peggio se possibile.
"Frank, santo cielo, ti sei ammalato?" Gli chiese Linda, sullo stipite della porta che Frank aveva lasciato aperta nella foga di raggiungere il water prima di aprire i rubinetti.
Si pulì la bocca prima di rispondere e fece di no con la testa. Sentì sua madre sospirare sollevata.
"Meno male, pensavo che-"
"...ncinto, mamma."
Sentì la voce di sua madre bloccarsi ed evitò di alzare gli occhi sullo specchio di fronte a sé, per controllare Linda. Ma era sicuro che il peggio doveva ancora arrivare.
"Frank, non ho capito che cosa hai detto, alza la voce, tesoro." Lo spinse la donna, avvicinandolo.
Frank sospirò, e percepì di stare tremando di agitazione, di nervosismo e la cosa lo faceva sentire malissimo.
"Mamma, sono incinto."
Silenzio.
Si aspettò di sentire sua madre urlare da un momento all'altro, ma non avvenne. E ciò era preoccupante sul serio, sua madre urlava sempre. Sempre.
Finalmente si decise a sbirciare alla sua sinistra e vide una statua che aveva le fattezze di sua madre, solo che- beh, o era svenuta rimanendo in piedi, o le era partito un embolo.
Forse tutte e due le opzioni assieme.
"M-mamma? Mamma, stai bene?"
Le si fece vicino e le toccò una spalla, incerto. La vide riscuotersi e puntare lo sguardo nel suo.
Occazzo.
"Che cosa?!" Urlò, sconvolta.
Ecco appunto.
"Mamma, ti prego, non urlare. Io- Io, davvero non so come sia potuto accadere, cioè- Mamma, aiutami! Non so che cosa fare, sono disperato, io non sono pronto a tutto questo, io mi sento inadeguato."
Nascose il viso nelle mani quando sentì la voce incrinarsi, quando percepì il peso farsi insistente sulle spalle, che lo schiacciava verso il basso, il cuore pieno di paura ed insicurezza.
Andava tutto male, era tutto sbagliato, cosa aveva fatto per ritrovarsi così?
Ed inaspettatamente sua madre lo abbracciò, senza aggiungere nulla per qualche secondo. Frank si appoggiò a lei e pianse- poco, ma pianse.
Il tocco confortevole della mano fra i suoi capelli lo calmò, e rimase così, tranquillo fra le braccia dell'unica persona su cui aveva sempre potuto contare.
"Tranquillo tesoro, vedrai che si sistemerà tutto."
"Mamma io non so cosa devo fare..."
"Ci penseremo insieme, okay? Ora vieni, ti faccio una bella cioccolata calda come facevamo quando eri piccolo, e ci mettiamo un pò a chiacchierare a letto. Domani puoi non andare a scuola, andremo insieme ad informarci su cosa possiamo fare. Vedrai, vedrai che tutto andrà bene."
La sua mamma era la migliore del mondo. Chissà se lui sarebbe stato un genitore altrettanto bravo?
Prima solo che potesse accorgersi di averlo pensato, sentì la stretta della mano di Linda sulla sua e la seguì in cucina, dimentico di quel semplice interrogativo.


Erano passate due settimane da quando aveva scoperto di essere incinto e tutto sembrava andare sia bene che male, in uno strano modo. A casa sembrava tutto tranquillo, sua madre l'aveva presa meglio di quanto si era aspettato, forse perchè l'aveva visto così in difficoltà che l'aveva capito.
In fondo a lei era successa la stessa identica cosa quando aveva scoperto di aspettare lui e si rispecchiava perfettamente in suo figlio, non poteva assolutamente abbandonarlo, non in quel momento di estremo bisogno, non quando Frank era solo ed insicuro, non quando Frank era il suo bimbo.
Erano andati insieme da un dottore ed avevano chiesto informazioni. Il medico aveva fatto stendere Frank su un lettino e gli aveva mostrato il puntino che cresceva dentro di lui, dopo avergli spalmato quintali di gel gelido sulla pelle.
Frank aveva fissato il monitor in bianco e nero per interminabili minuti, col cuore che batteva all'impazzata e le mani sudaticce. Sua madre se n'era accorta perchè subito gliene strinse una, lanciandogli poi uno sguardo rassicurante.
"Frank," Iniziò l'uomo, indicando il puntino con un dito -Frank l'aveva obbligato a chiamarlo per nome, perchè Signor Iero in quella situazione stonava da morire- "questo è il feto. E' ancora piccolissimo, è di sole otto settimane. Però mi preme dirti che se vuoi interrompere la gravidanza-" Frank sentì il cuore stringerglisi in una morsa dolorosa, ma lo lasciò continuare. "-Hai tempo fino al termine del terzo mese di gestazione, dopo il feto sarà troppo grande per poterlo rimuovere in tutta sicurezza, sia per te che per il futuro nascituro. Hai un mese di tempo per pensarci."
Frank strinse la mano della madre e la guardò preoccupato. Non sapeva cosa dire, cosa fare, nemmeno riusciva a respirare senza chiedere aiuto a lei.
Linda si schiarì la voce e si rivolse al dottore. "Se dovesse decidere di abortire, possiamo rivolgerci a lei?"
L'uomo scosse la testa. "No, signora, io sono solo un semplice ginecologo, però posso segnalarvi una buona clinica dove Frank potrà essere ricoverato."
"Oh, va bene, la ringrazio."
"Si figuri, le segno il nome ed il numero di telefono. Chiami per avere un appuntamento, ma siccome Frank è già di due mesi, sarà meglio non aspettare troppo." Continuò, mentre passava a Frank dei pezzi di carta con cui pulirsi dal gel e metteva via la strumentazione.
Linda aiutò il figlio ed annuì all'indirizzo del medico. Frank sembrava essere uno spettatore passivo di uno spettacolo di cattivo gusto, non aveva la forza di aprire bocca.
Tutto quello lo intimoriva.
Si abbassò la maglietta con uno scatto nervoso e rimase in piedi a braccia incrociate, mentre la madre parlava ancora con il dottore. Fissò i quadri appesi alle pareti e non disse nulla, fino a quando Linda non lo raggiunse, per uscire dalla stanza.
Fece solo un cenno al dottore e si fiondò fuori dalla porta con la testa incassata nel corpo, e scese le scale verso l'ingresso principale velocemente, senza aspettare sua madre.
Camminò deciso fino all'auto, parcheggiata un pò lontano rispetto allo studio, e la donna arrivò dopo qualche minuto, col fiato corto.
"Si può sapere che ti è preso?" Gli disse, mentre apriva le portiere e Frank ci si lanciava dentro.
Sentì la portiera del guidatore sbattere e si mise la cintura, sempre senza alzare lo sguardo su sua madre.
"Hai perso la lingua? Guarda che non ti sei comportato bene col dottore, Frank, davvero. Ho capito che hai gli ormoni in subbuglio, ma almeno un minimo di educazione ti dovrebbe essere rimasta."
"Mamma, io non voglio."
"Cosa non vuoi? Parla con me, Frank, sono qui per aiutarti, io ci sono passata." Lo rassicurò, come sempre da due settimane a quella parte.
"Non voglio niente, okay? Non voglio il bambino, non voglio abortire, non voglio la nausea, non voglio la pancia, non voglio gli ormoni in subbuglio come hai detto tu, non voglio che a scuola tutti mi guardino diversamente, non voglio niente, okay?" Sbottò, urlando.
Linda sospirò, mentre inseriva la freccia per girare a sinistra. Rimase zitta per qualche secondo, come se stesse prendendo tempo per farlo sbollire.
Frank si stropicciò il viso, stanco ed arrabbiato.
"Lo so, Frank. So esattamente quello che intendi." Proruppe poco dopo la voce di sua madre. "La gravidanza è difficile, nei primi mesi per le nausee, l'umore instabile ed il cambiamento che senti dentro di te; e negli ultimi perchè la tua pancia è così grossa che non puoi nemmeno vederti i piedi, perchè non trovi un vestito che ti entri, perchè hai le caviglie così gonfie che sembrano zamponi di maiale, perchè il bambino scalcia e non ti fa dormire. Lo so, Frank. E capisco anche quello che vuoi dire, quando ti riferisci ai tuoi compagni. Se davvero hai intenzione di portare avanti la gravidanza voglio che tu sappia quello che ti aspetta, va bene? Voglio che tu sia completamente consapevole di cosa porteranno questi prossimi mesi, devi essere preparato a tutto."
Frank mugolò infastidito e si mosse sul sedile, sbattendo i piedi contro il tappetino. "Ma io non lo so, è quello il problema, mamma! Io- Io-"
"Tu non vuoi abortire?"
Frank fece una strana espressione e sospirò. "No."
"Va bene. Abbiamo ancora un pò di tempo, se tu dovessi cambiare idea. Un paio di settimane ancora per pensarci."
"No, mamma, io non voglio ucciderlo. Capito?"
Istintivamente si portò una mano sulla pancia e Linda seguì tutto con uno sguardo. Frank se ne accorse per quello e subito abbassò gli occhi, stupito.
"...Ho capito. E allora dovrai imparare a convivere con le nausee e tutto il resto Frank, se prendi quello prendi il pacchetto intero."
"Va bene..."
Linda sospirò. "I prossimi mesi saranno duri."
Per Frank erano state dure persino quelle due settimane, non voleva pensare ai prossimi mesi, grazie.
Chissà Mikey come stava? Era da troppo che non lo sentiva, gli mancava il suo migliore amico. Magari arrivato a casa lo avrebbe chiamato.
Chissà Gerard come avrebbe preso la notizia?
Scosse la testa e strizzò gli occhi.
Dio! Gerard non l'avrebbe mai saputo.
Mai.


"Frank, sei sicuro che va bene così? Non è troppo stretta?"
"Mamma, tranquilla, non si vede niente. Questa maglietta è talmente larga che mi vergogno persino ad indossarla." Rispose, bevendo la sua cioccolata calda.
La donna lo guardò con il suo caffè in mano, indicandolo poi con la tazza. "Sì, ma..."
"Mamma, tranquilla okay?"
Addentò il suo toast ed annuì, sbirciando l'orologio in cucina. Era ora di andare a scuola e Mikey non era ancora arrivato.
Sorrise, mentre pensava al suo migliore amico. Era felice perchè tutto, piano piano, era ritornato come prima.
Mikey era arrabbiato con lui perchè gli aveva tenuto nascosto che era andato a letto con suo fratello e Frank aveva scoperto che Mik aveva una specie di cotta per lui quando lo aveva conosciuto, ma che ora era semplicemente il suo migliore amico ed il fatto che avesse avuto un incontro ravvicinato con suo fratello e poi si era dimenticato di renderlo partecipe, l'aveva irritato.
Frank non sarebbe riuscito a sopportare anche quella cosa, non solo era incinto, non solo il padre era Gerard Way, ma pure il suo migliore amico innamorato di lui che gli teneva il broncio e lo odiava per averlo 'tradito' col fratello. Si sarebbe suicidato di quel passo.
Ma no, no, tutto si era risolto. Mikes era tornato affabile e gentile con lui e lo passava a prendere tutti i giorni in auto, da quando sì, beh, aveva capito che Frank avrebbe tenuto il bambino. E lo riaccompagnava a casa, ovviamente.
Nessuno si fidava a lasciare Frank da solo, da quando schizzava per un nonnulla. Magari avrebbe fatto un incidente perchè uno gli aveva suonato il clacson e si era girato per inveirgli contro.
Tutto era possibile, quando si parlava di Frank.
Di Frank incinto, per essere precisi.
Alle 7.35 in punto sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans e scattò in piedi dalla sedia. Era lo squillo di Mikey che lo avvertiva che era fuori da casa sua.
Linda continuò a leggere il suo quotidiano senza fare una piega, abituata a quella scena da un paio di mesi ormai. Per fortuna il periodo delle nausee forti e perenni stava passando in fretta e Frank non era costretto a passare ore attaccato al cesso a rimettere persino l'anima, con Linda che invitava in casa Mikes per un caffè ed il ragazzo che accettava volentieri come se tutto fosse una cosa perfettamente normale.
Quei due facevano salotto mentre lui faceva amicizia col water.
Walter, l'aveva chiamato. Walter il water.
"Ciao mamma, oggi io e Mikes andiamo in biblioteca a fare una ricerca." La salutò, abbassandosi poi per darle un veloce bacio sulla guancia.
La donna annuì, sempre intenta a leggere il giornale.
"Va bene caro, buona giornata. Salutami Michael."
"Sì, okay, ciao mamma."
Afferrò la sua borsa e corse fuori di casa. Salutò Mikey con la mano mentre lo raggiungeva ed aprì la portiera dopo qualche secondo, per poi sedersi con un mugugno soddisfatto sul sedile consunto della vecchia auto del minore dei Way.
"Ciao Mikes, ti saluta mia madre." Esordì, con un sorriso mentre sistemava la tracolla sulle ginocchia.
L'altrò ridacchiò. "Ciao Frank. Aww, tua madre è sempre così gentile. Ringraziala per tutti i caffè che mi ha dato mentre ti aspettavo prima di andare a scuola."
Frank aggrottò le sopracciglia, contrariato. "Scusa se stavo male."
"Non fa niente, non è colpa tua, è colpa del cucciolo di mostro che ti sta crescendo dentro la pancia. Presto avrà i tentacoli e ti mangerà le budella."
"Checcazzo Mikes, smettila di dirmi queste cose, che poi mi vengono i brividi!" Disse allarmato, portandosi una mano sullo stomaco.
Sentiva il rigonfiamento sotto al cappotto, sempre più importante. Ormai era al quarto mese avanzato, la pancia era bella rotonda e le magliette che indossava sotto alle felpe giganti cominciavano a fare un pò cilecca.
L'avrebbero preso per un mangione, nella migliore delle ipotesi. Sperò che nessuno pensasse che fosse incinto, sperò che nessuno notasse il suo cambiamento, sperò anche che nessuno notasse come saltava sempre più spesso le lezioni di ginnastica.
Sua madre gli aveva detto che avrebbe dovuto fare un certificato medico, ma Frank non aveva la minima voglia. Certo era che così si stava condannando da solo ad essere bocciato in educazione fisica, quando lui era sempre stato fra i migliori.
Mikey rise forte e gli diede un pugno leggero sul braccio. "Dai, sai che scherzo. Sarà un bambino bellissimo." Riprese il più grande, facendo alzare un sopracciglio all'altro. "Se prende da te. Se prende da Gerard siamo tutti fottuti." Terminò, sghignazzando.
Frank lo fulminò con lo sguardo.
"Mi pareva di averti detto che tuo fratello è un argomento tabù. Sei scemo o hai la memoria che fa cilecca?"
"No, semplicemente ho deciso di non darti ascolto. Visto che tu hai deciso di non dare ascolto a me quando ti ho detto che secondo me, Gerard, dovrebbe sapere di questa cosa."
"Ed io ti ho già detto che quello incinto sono io, Mikes, non tuo fratello." Rimbeccò il più basso, alzando appena la voce, irritato.
"Ma Gerard ha il diritto di saperlo, è lui il padre." Continuò Mikey, guardandolo.
Frank appoggiò il mento alla mano e puntò lo sguardo fuori dal finestrino.
Gerard l'aveva usato per una scopata. Gerard l'aveva lasciato al freddo un secondo dopo aver fatto sesso, non l'aveva nemmeno guardato mentre usciva dalla porta, semplicemente aveva avuto quello che voleva e l'aveva gettato via subito dopo.
Gerard Way era uno stronzo e basta.
"Mikes, non mi va di discuterne." Tagliò corto, con voce sofferente ed irritata.
Mikey sospirò e come sempre lasciò perdere. Quando Frank si metteva in testa una cosa era così e basta.
Posteggiò l'auto nel parcheggio della scuola ed insieme si avviarono verso il cancello dell'istituto. In quei quattro mesi aveva smesso di fumare, con grande fatica, ed in quel momento desiderava davvero davvero solo avere una fottuta sigaretta fra le dita ed il sapore acre del fumo in bocca.
Ma visto che era fottutamente incinto poteva anche scordarselo. Che bello.
Sospirò e lasciò che Mikey lo superasse sulle scale che portavano all'ingresso gremito, evitò un paio di idioti che si stavano menando per gioco ed alzò gli occhi al cielo.
Qualcuno fece qualche battuta sul suo abbigliamento, ma fece finta di niente. Ormai ci era abituato.
Mikey gli stava accanto e non lo lasciava mai, se non per le lezioni che non avevano assieme e, quella mattina, Mik aveva ginnastica alle prime due ore. Frank sarebbe dovuto andare con lui, ma siccome saltava sempre la lezione, decise di andare a sedersi fuori, sui gradini.
"Frank, sicuro che ti va di rimanere da solo lì?" Gli chiese Mik, guardandolo sedersi faticosamente sul primo gradino per poi allungare le gambe.
Annuì, prendendo la borsa ed aprendola, per tirarne fuori una mela. La guardò un pò e poi l'addentò. "Tranquillo Mik, mi leggerò un libro."
"Ma fa freddo qui, non è meglio che piuttosto vai in biblioteca?"
Alzò le spalle e finì di masticare prima di rispondergli. "Non mi va, là dentro c'è odore di chiuso e di vecchio. Mi dà alla testa. Preferisco stare qua, se dovessi avere freddo ti assicuro che rientrerò, okay?"
"Mandami un messaggio se te ne vai, va bene?"
Frank ridacchiò. Quanto era apprensivo Mik nei suoi confronti, nemmeno sua madre lo era così tanto.
Mosse una mano come per scacciarlo, sempre ridendo. "Vai ora, che arriverai in ritardo. Stai tranquillo, ti manderò un messaggio. Su, vai."
Lo addocchiò per qualche secondo, con un occhio mezzo chiuso per via della luce del sole, e lo vide guardarlo poco convinto. Poi il più alto annuì e si tolse il cappotto, per poi lanciarglielo in faccia.
"Tieni anche questo, idiota. Congelerai qui fuori. Me lo ridarai dopo, tanto io non ne ho bisogno. Ciao, ci vediamo fra due ore."
Frank rise di gusto e si tolse il giubbotto dalla testa, per metterselo sulle gambe. "Sì, ciao. Grazie!"
"Prego, testone!"
La risata di Mikey fu l'ultima cosa che sentì prima della campanella, poi ci fu il solito vociare agitato degli studenti che entravano in classe, le urla dei professori che richiamavano i ritardatari e qualcuno che rideva alle sue spalle, ancora all'interno.
Frank smise di prestare ascolto al resto del mondo e tirò fuori un libro dalla borsa, per iniziare a leggerlo da dove aveva lasciato il segno. Aveva un'altra mela, un paio di mandarini e delle patatine, si era portato tutto quel cibo in previsione delle due ore in solitudine.
Con un libro davanti poi, non faceva altro che mangiare. Come se normalmente non mangiasse per due.
Aveva letto tutto un capitolo, finito la mela in santa pace e si era messo a cercare il mandarino, quando sentì la porta alle sue spalle aprirsi.
"Toh, guarda, il piccolo Iero tutto solo qui. Che fai?"
Gli cadde il libro dalle ginocchia per lo spavento e spalancò gli occhi. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, era la stessa che da quattro mesi, la notte, lo faceva dormire peggio di quanto non facesse la gravidanza.
Gerard testadicazzoallaseconda Way.
Si schiarì la voce ed irritato allungò un braccio a recuperare il libro ai suoi piedi, ma purtroppo la pancia gli impediva di raggiungerlo e fece un verso incazzoso.
Sentì i passi tranquilli degli stivali di Way raggiungerlo e vide la mano pallida e magra afferrare l'oggetto a terra, per poi porgerglielo. Frank lo prese velocemente, senza però guardarlo in faccia, per rimettere il segnalibro al suo posto e poi infilarlo nella borsa.
Voleva solo allontanarsi da lui il più in fretta possibile. Sentiva il profumo del dopobarba di Way nelle narici ed era troppo forte, gli stava facendo tornare su la colazione e la mela appena mangiata.
Fece leva con una mano sul gradino su cui era seduto e con enorme fatica si rimise in piedi, spingendo in fuori la pancia come una donna incinta e poi portandosi successivamente una mano alle reni.
Aveva addocchiato Gerard fare uno scatto per aiutarlo, ma si era bloccato a metà strada, quando aveva visto lo sguardo fulminante del più basso.
"Vattene via, Way." Gli aveva sputato addosso, velenoso.
"Iero, seriamente, stai bene?" Gli aveva invece chiesto quell'altro, seguendolo all'interno.
Frank sospirò iroso, mettendosi il cappotto di Mikey sul braccio. Stava pensando a milleduecento cose in quel momento, quella più importante era 'raggiungere il bagno senza vomitare in corridoio' ma sembrava non essere così semplice, soprattutto non quando il nervoso di avere Way alle spalle che lo seguiva come un avvoltoio gli faceva crescere la nausea.
"Ti ho detto di andartene, lasciami in pace." Ripetè, svoltando l'angolo diretto sempre più faticosamente agli agognati servizi.
"Quello è il cappotto di Mikey, hai l'influenza per caso? Stai male?"
"No."
Vedeva in lontananza la porta blu dei bagni, oddio sì c'era quasi. Bastava resistere ancora un secondo.
Ma c'era quasi anche il vomito, però.
Fece un verso e si portò una mano alla bocca, cominciando a correre il più velocemente che gli permetteva la pancia, la borsa che sballottava dolorosamente contro il fianco ed il cappotto lungo e pesante di Mikey che gli era d'impiccio.
Spalancò l'uscio e ci si fiondò dentro, per poi aprire violentemente la porta del primo servizio, per poi abbassarsi verso la tazza per rimettere tutto.
Sentì distintamente i passi concitati di Gerard seguirlo, ovviamente, ed in quel momento gli stava tenendo la testa. Gli aveva anche preso il cappotto di mano e spostato la borsa, per aiutarlo.
"Cazzo, Frank, non stai bene di sicuro. Perchè sei venuto a scuola, se stai così?"
Fottuto Way, con la sua falsa gentilezza e tutto il resto. La sua falsa faccia ed i suoi falsi anfibi che facevano tutto quel rumore.
Ed il suo falso profumo che lo stordiva.
Si pulì la bocca con la carta, prima di rimettersi dritto. Sospirò, ancora sottosopra e si portò una mano sullo stomaco, la nausea ancora in agguato.
"E' il tuo profumo." Sussurrò, la voce lamentosa come se dovesse rimettersi a vomitare da un momento all'altro.
Vide Gerard guardarlo confuso. "Il... Mio profumo?"
Annuì, provato. "Mi infastidisce, mi fa venire la nausea."
"Ah. Scusa io- Cioè, non mi era mai capitato prima." Si scusò l'altro, incerto.
Frank cercò di togliersi la tracolla dal collo, ma questa si era impigliata nel cappotto di Mikey e rimase fermo a metà. Gerard lo aiutò, afferrando la cinghia sulla sua spalla e facendola passare oltre la sua testa.
Frank non riuscì ad impedirsi di guardarlo in viso e rivide gli occhi verdi che tanto gli erano piaciuti.
Flash di quella notte gli riempirono il cervello e la nausea si fece ancora più forte. "Cazzo!" Mormorò prima di piegarsi nuovamente sopra al water.
"Merda Iero, me ne andrei sedutastante se è davvero il mio profumo che ti fa questo effetto, ma non posso mollarti qui in queste condizioni."
Pensò che lo aveva lasciato in quelle condizioni ben prima di quella mattina, precisamente da 15 settimane, ma si maledisse anche solo per averlo pensato. Mosse una mano come per dire che poteva pure farlo, ma non sentì il rumore degli stivali sulle piastrelle e dedusse che sì, era ancora lì.
"Vieni, ti accompagno a casa." Gli disse, appoggiando una mano delicatamente sulla sua schiena, quando Frank finalmente si era rimesso in piedi ed aveva preso un bel respiro.
Ma subito sobbalzò al contatto, spostandosi più in avanti. Non vide però che così facendo Gerard aveva abbassato lo sguardo sulla parte anteriore del suo corpo, perchè durante il movimento la felpa e la maglietta che dovevano nascondere la forma arrotondata del suo corpo, si erano strette sulla sua pancia, rivelando più del previsto.
L'altro si bloccò, irrigidito e Frank se ne accorse, immediatamente. Fino a due secondi prima Gerard lo stava aiutando, era persino gentile, ed ora sembrava un pezzo di ghiaccio fermo in mezzo al bagno.
Il più basso voltò il viso per controllarlo, incerto e confuso, e lo vide pallido -sì, più del normale, diciamo-, con gli occhi spalancati e la bocca mezza aperta. Ma soprattutto stava guardando in basso e Frank sentì il sangue gelarglisi nelle vene.
Cazzo.
Cazzo cazzo cazzo, se n'era accorto.
Doveva andarsene al più presto, sarebbe tornato a casa, anche a piedi se necessario, ma sarebbe dovuto tornare a casa. Lo spinse via ed uscì dal piccolo servizio, per raggiungere il lavandino. Aprì l'acqua e si sciacquò la bocca, velocemente.
Poi ritornò dall'altro ed afferrò la tracolla dalla sua mano, facendolo riscuotere. Sì, certo, non l'aveva perso di vista nemmeno un secondo da quando era uscito dal bagno, ma non aveva comunque cambiato espressione, sembrava ancora un pesce.
"Dì a tuo fratello che sono tornato a casa e che lo chiamerò oggi pomeriggio, okay?" Gli buttò addosso, rimettendosi la borsa in spalla.
Ma presto la mano di Gerard gli aveva afferrato il braccio e lo stava trattenendo. "Aspetta, Frank, tu sei- Sei... Cazzo, sei incinto?"
Sentirlo dire dalla sua voce lo raggelò. Rimase completamente immobile, sconvolto, ancora la mano di Gerard a tenerlo fermo- come se davvero sarebbe potuto fuggire, ora.
Esalò un respiro tremolante e non rispose. Lentamente la presa sul suo braccio si allentò e sentì il respiro di Gerard accompagnare l'azione in un sospiro pesante.
"Frank..." Lo richiamò, a voce bassissima, avvicinandoglisi di più.
Il più basso sentì il petto dell'altro appoggiarsi alla sua schiena, appena, e chiuse gli occhi, improvvisamente senza forze. Abbassò il viso ed annuì.
Non avrebbe voluto dirglielo, ma in quel momento, ora che Gerard l'aveva scoperto, cosa poteva fare? Fingere che non era vero e dire di no? Mentire ancora? Nonostante il suo profumo, i suoi occhi e la sua presenza?
Nonostante lui avesse sempre quel fottuto ascendente su di lui?
No, non poteva. Glielo doveva dire e basta, anche se dopo si sarebbe dato dell'imbecille perchè si era fatto seguire, perchè gli aveva vomitato davanti, o perchè aveva deciso di andare a scuola nonostante fosse di quasi cinque mesi -mancava una settimana neanche, cazzo- e sua madre gli aveva proposto di cambiare scuola e di andare in una per adolescenti incinte.
Tutte femmine, poi. No di certo.
Aveva voluto continuare a frequentare la Newark High? Ecco cosa aveva ottenuto.
Una miriade di problemi, tutti causati da quell'essere che gli stava toccando la pancia intimorito e delicato. E che quasi lo faceva piangere, cazzo, fottuti ormoni che lo avevano ridotto ad una gelatina sulle montagne russe.
"G-Gerard, lasciami andare..." Sussurrò, con la voce incrinata.
"No, aspetta, non piangere. Non voglio che tu pianga, Frank non voglio che tu pianga. Scusami." Disse quell'altro, spaventato, girandogli intorno per guardarlo il faccia.
Frank continuava a tenere gli occhi bassi, a disagio, l'unico desiderio era quello di tornare a casa, quello di andare a letto e svenire. Quello di abbracciare Mikes e sua madre.
Non quello di rivelare a Gerard che lo aveva messo incinto con quell'unica scopata in un letto estraneo, quando quel ragazzo che gli stava asciugando le lacrime si era comportato così da bastardo.
Probabilmente soffriva di doppia personalità, perchè non era la prima volta che aveva questi cambi repentini da un momento all'altro. Prima si comportava da perfetta testa di cazzo e dopo sembrava la persona migliore del mondo.
Frank non l'avrebbe mai capito.
Sapeva che se Gerard fosse stato sempre così, non sarebbe stato affatto male.
"Io voglio andare a casa mia, Gerard, lasciami andare." Continuò, ormai le lacrime erano libere di bagnargli le guance.
Gerard continuava ad asciugargli il viso, cercando di farglielo alzare per guardarlo negli occhi, ma Frank opponeva resistenza.
"Frank, dimmi- Dimmi chi è il padre."
"Non sono affari tuoi..."
"Lo so, ma- Noi abbiamo fatto sesso, potrei potenzialmente esserlo anche io, quindi questo mi dà diritto di sapere se quello è mio figlio o no, Frank." Ribattè l'altro, con voce dolce.
Frank tirò su col naso, non perfettamente convinto dalle sue parole. Ancora non voleva dirglielo.
"Senti, lo so che mi sono comportato da vera merda con te. So che ti ho praticamente convinto a fare sesso con me saltandoti addosso. E so anche che quando te ne sei andato via eri incazzato a morte con me, Mikes me ne ha parlato per un sacco quando tu non gli hai rivolto la parola per una settimana. Stava per uccidersi dalla disperazione. Cioè, non è mai accaduto che voi due rimaneste per così tanto tempo senza sentirvi nè frequentarvi, persino io ci sono rimasto male. E so che mi ritieni una perfetta testa di cazzo, me l'hai anche detto, ma io non sono sempre così. Vedi, ci sono vari momenti in cui una persona cambia, è come se io fossi tanti Gerard in base all'ambiente in cui mi trovo. A scuola sono principalmente una testa di cazzo, ti do ragione, ma a casa sono un altro ragazzo, mi piace disegnare, leggere, giocare ai videogiochi con mio fratello, bere caffè e cantare, anche suonare la chitarra. Quindi, quello che voglio farti capire è che se questa è tutta colpa mia, beh, sono disposto a prendermi le mie responsabilità. Del resto come ti ho messo incinto, posso aiutarti, no?"
Frank, che all'inizio del discorso aveva aggrottato la fronte, perchè Gerard aveva come sempre il vizio di parlare a raffica, toccando mille e mille punti in un solo discorso, alla fine aveva aperto la bocca e lo aveva guardato basito, completamente shockato.
Gerard sembrava maledettamente sincero e fanculo, quegli occhi verdi sembravano convinti. Non era sicuro al cento per cento, ma non sembrava una presa in giro.
"Io..." Iniziò Frank, la voce appena udibile.
Gerard aspettò pazientemente che continuasse, i pollici che si muovevano lentamente sulle sue guance ed un sorriso affidabile sulle labbra.
Sembrava un altro ragazzo, sembrava la versione pulita del Gerard che gli mormorava paroline dolci mentre facevano sesso.
Se gli avesse detto che sì, era lui il padre e poi lo avesse lasciato di nuovo così, anzi l'avrebbe detto in giro?
'Frank Iero è incinto!' già si vedeva la scena.
Però...
Gerard non gli sembrava un tipo davvero davvero così meschino da andare a spifferare il suo segreto in giro. Almeno quello glielo concedeva.
"Sì." Disse solamente, chiudendo gli occhi.
"Oh." Fu l'unica cosa che uscì dalla bocca di Gerard.
Rimasero fermi così per qualche secondo, Frank a pensare che aveva lanciato la bomba e chissà cosa sarebbe successo d'ora in avanti e Gerard, probabilmente, a pensare che aveva fatto la cazzata del secolo.
"Va bene, Frank, vieni, ti accompagno a casa." Proruppe il moro, facendogli di conseguenza aprire gli occhi. "Parleremo in auto."
Frank non rispose, ancora troppo stupito, e lo seguì fuori. Gerard l'aveva preso per mano e lo stava accompagnando tranquillamente lungo i corridoi deserti, diretti all'ingresso.
Era tutto così surreale che stentava a crederci, anche se lo stava vivendo proprio in quel preciso istante.
"Aspetta, mando un messaggio a Mikey per dirgli che lasciamo il suo cappotto nella sua auto, così può venire a prenderselo quando esce dalla palestra." Gli mormorò Gerard, sorridendo.
Frank rimase colpito e si limitò ad annuire, incerto. Lasciò la mano del più grande che si mise a digitare sul cellulare, mentre scendevano le scale esterne dell'istituto. Lo seguì comunque verso l'auto di Mikey, sempre silenzioso, e lo guardò aprirla con un trucco da ladro. Aveva semplicemente fatto scattare la sicura ed aveva aperto la portiera, per poi lanciarci dentro il cappotto nero del fratello.
Aveva riabbassato la levetta ed aveva richiuso tutto. Poi si era girato verso di lui con un sorriso sornione e gli aveva porto la mano, cosicchè la riprendesse.
Non capiva perchè dovessero tenersi per mano, soprattutto perchè non gli era ancora completamente passata l'irritazione nei suoi confronti, ma non disse niente e l'afferrò, facendolo ridacchiare.
Quasi si strozzò con la saliva, perchè mai l'aveva sentito così, sembrava davvero uno psicopatico che aveva diciotto personalità diverse. Questa doveva essere quella che risentiva del clima natalizio.
Probabilmente.
La settimana prossima sarebbero iniziate le feste di Natale e forse l'odore della neve gli dava alla testa. Difatti avevano detto al meteo che quella notte avrebbe nevicato.
Tutto tornava, che culo.
"Questa è la mia auto, prego entra." Lo fece sobbalzare, improvvisamente, quando dopo minuti di silenzio Gerard aveva parlato.
Stava indicando una Corvette rossa, non sapeva nemmeno come l'avesse una Corvette rossa quando Mikey andava in giro con un macinino. Magari l'aveva rubata.
"Lo so, è magnifica, mio padre me l'ha regalata per Natale l'anno scorso. Sai, lui è un meccanico, Mikey te l'avrà detto, e me l'ha completamente rimessa a nuovo quando un suo cliente gli aveva detto che voleva darle fuoco perchè era troppo vecchia." Spiegò il moro, aprendogli la portiera ed aspettando che entrasse.
Frank annuì, sbalordito. L'interno sapeva di fumo, caffè e di Gerard.
Il suo profumo era come impregnato nella tappezzeria. Sentì la testa girare, per un secondo, e gli vennero le vertigini.
Doveva dirgli di non usare più quel dopobarba in sua presenza, se non voleva una macchina nuova.
L'altro lo raggiunse all'interno dopo mezzo secondo e Frank era impegnato a massaggiarsi la testa, ancora preda delle vertigini. "Ehi, tutto okay?"
"Il tuo profumo è tutto qua dentro, cazzo. Possiamo aprire un pò il finestrino per favore?" Rispose, sofferente.
"Ah già cazzo, scusami. Te lo abbasso io, aspetta." Esclamò l'altro, prima di spalmarsi su di lui ed aprire il finestrino girando la manovella. Frank quasi si appiccicò al tettuccio, dallo spavento.
Non aveva accettato di farsi toccare da lui, checcazzo, già aveva lasciato correre le sue mani addosso in bagno -era ancora sconvolto da tutto il discorso- poi aveva accettato di tenerlo per mano, ma che ora gli si appiattisse addosso, no.
"Cazzo, hai una bella pancia..." Lo sentì mormorare, il viso all'altezza del suo stomaco, con voce assorta.
Frank sentì il bisogno di tirargli una gomitata, così, improvvisamente. "Si dà il caso che siano quasi cinque mesi, è ovvio che la pancia sia cresciuta."
"Sono davvero passati quasi cinque mesi? A me sembrano di meno. Sarà che è stata una bella esperienza e la ricordo con piacere."
"Parla per te, stronzo." Gli sputò addosso, velenoso.
"Ehi, io ti sto facendo dei complimenti e tu mi dai dello stronzo." Rimbeccò l'altro, immettendosi sulla strada, dopo aver acceso e in meno di tre secondi lasciato il parcheggio della scuola.
"Eh, sarà stata una bella scopata, vuoi dire. Dovrei trovarlo un buon complimento per te? Non so quale strano modo tu abbia di vedere le cose, ma a me sapere di essere stato una buona scopata non riempie di gioia."
"Ah no? Strano."
"Senti lascia stare, piuttosto sai dove abito?" Tagliò corto, alzando gli occhi al cielo.
"Certo che so dove abiti, non sono mica scemo. Mikey me l'ha detto ottomila volte, l'ho anche accompagnato quando era troppo piccolo per avere la patente e comunque ho sbirciato anche la tua cartella studente una volta." Rispose l'altro, come se fosse ovvio.
Frank spalancò gli occhi, per poi guardarlo sconvolto. "Che cosa?"
"Beh una volta siamo entrati nell'ufficio del preside e ci siamo messi a guardare le nostre cartelle. Ho guardato anche quella di Mik e la tua, logicamente. Quindi so che in storia vai una merda."
"I-io non vado una merda, è il prof che mi odia!" Si difese il più piccolo.
"Sì, dicono tutti così." Rise l'altro, guardandolo con un sopracciglio alzato.
"No, senti, è vero. L'ultima volta mi ha messo C nella verifica, quando avevo studiato con tuo fratello. Lo sai benissimo pure tu che Mik è una secchia, mi aveva aiutato a memorizzare tutto, quindi mi odia e basta. Sono sicuro che era tutto giusto."
"Ah, allora potevi protestare, scusa."
"Ma l'ho fatto! Solo che non mi hanno ancora cagato in direzione, sinceramente ho anche altro a cui pensare ora ed ho lasciato perdere." Disse, alzando le spalle ed appoggiando la testa al sedile.
"Che bastardi, domani vado a lamentarmi."
Frank si girò verso di lui, di nuovo sorpreso. "Tu vai a lamentarti?"
Non lo riconosceva più, chi era questo? Quale delle tante personalità di Gerard era in quel preciso istante?
Il più grande si voltò a fronteggiarlo, tranquillo. "Certo, non mi sembra giusto che tu debba sottostare a questo tipo di cose. Se tu sei convinto che la verifica fosse giusta, puoi farla controllare da un altro docente di fronte a dei testimoni, così potrai avere il tuo vero voto."
Questa doveva essere la personalità della giustizia. Sè. La prossima magari sarebbe stata quella a cui piaceva ballare la samba.
Frank sospirò, passandosi una mano sullo stomaco. Gerard lo fissò, con una strana espressione. "Ti viene da vomitare per il mio profumo?" Domandò, incerto.
Scosse la testa, sorridendo suo malgrado. "No, no. Il finestrino aperto aiuta, non sento più il tuo odore così forte. E' che mi brucia lo stomaco, ho bisogno di mangiare qualcosa. E devo cercare di trattenerlo e non vomitarlo, perchè il bambino ne richiede sempre di più. Se non mangio, finisco per svenire con niente."
"Ho capito, senti vuoi che ci fermiamo a mangiare qualcosa da qualche parte? Per me non è un problema, non ho intenzione di tornare a scuola, l'ho detto a Mikey che ti avrei accompagnato a casa."
"Ma chi sei tu? Dov'è Gerard testadicazzo Way? Ti ho appena detto che sono incinto, che tu sei il padre e mi vieni a chiedere se voglio venire fuori con te a mangiare? Tu sei tutto suonato, io ci ho messo tre mesi per abituarmi alla gravidanza, tu tre minuti." Esclamò il più basso, guardandolo stranito.
L'altro continuò a guardare la strada, improvvisamente serio. Frank rimase fermo ad osservarlo, sapeva che presto Gerard avrebbe iniziato a parlare, era solo questione di tempo.
Difatti, dopo pochi secondi, il moro disse: "Sto cercando di abituarmici, Frank. Non credere che sia facile, non lo è. Però te l'ho detto, se quel bambino è mio, mi prenderò le mie responsabilità. Siccome mi hai sempre ispirato fiducia, siccome so che sei onesto e che non mi mentiresti mai, quando mi hai detto che è mio, ti ho creduto. Mi fido del giudizio di Mikey più del mio, e se lui ti considera un ottimo amico, io gli credo. Quindi, sto cercando di abituarmi al fatto che tu aspetti un bambino, al fatto che io sono il padre, e se questo significa stare con te il più possibile, beh, fanculo, sarà quello che farò. Sempre che tu non mi odi ancora così tanto da volermi evitare. Beh, in quel caso capirò e mi farò da parte, non ti cercherò, non ti parlerò più, e farò in modo che a scuola nessuno ti dia fastidio, io per primo."
"Vo-vorresti dire che vorresti essere presente?" Chiese, con voce pigolosa.
Gerard fece un sorriso storto, alzando le braccia. "Beh, sì. Cioè, non voglio starti addosso, sia chiaro, ma diciamo che, comunque, mi sento parte del fatto. E' anche mio quel bambino. Sono sempre stato un pò- come dire..."
"Squilibrato?" Finì la frase per lui.
Gerard rise di gusto e Frank ghignò. "Anche. Ma io intendevo, che mi sento coinvolto."
"Ho capito." Disse infine Frank, sospirando.
Gerard continuò a guidare, tranquillamente, fino a quando non arrivò ad un incrocio. "Senti, qui vicino c'è uno Strabucks. Se vuoi possiamo fermarci lì e prenderci qualcosa."
Frank si morse il labbro, pensandoci. Aveva appena vomitato sia colazione che spuntino, gli bruciava lo stomaco, aveva le vertigini e il bambino aveva bisogno di mangiare quanto lui. Alla fine alzò le spalle ed annuì, facendo sorridere Gerard.
"'Kay, andiamo."
Gerard girò a destra e Frank sospirò.
Cazzo, era impazzito.

 
Era andato in bagno a lavarsi le mani e a darsi una rinfrescata, lasciando a Gerard il compito di ordinare -gli aveva detto che aveva parecchia fame, quindi che scegliesse qualcosa di sostanzioso- ed ora si stava specchiando, con una faccia poco convinta.
Dio, era davvero un mezzo straccio. Oltre ad essere pallido e con delle occhiaie viola da far paura, la felpa nera così larga lo faceva sembrare più basso e grasso.
Come se già la sua pancia non fosse abbastanza rotonda di suo, ci si mettevano anche i vestiti.
Sospirò e si passò una mano bagnata sulle labbra, per detergerle e poi si mise un pò a posto i capelli. Uhm, non cambiava una cicca, ma erano ormai cinque minuti che era chiuso lì dentro, Gerard doveva star pensando che fosse caduto dentro al cesso.
Quindi, dopo essersi lanciato un'ultima occhiata veloce, uscì leggermente a disagio dal bagno e vide la schiena vestita di scuro di Gerard. Prese un enooorme respiro e si incamminò verso di lui.
Gli passò di fianco per raggiungere l'altro capo del tavolino, già pieno di caffè, cioccolata calda, fette di torta e muffin. Okay che era incinto, okay che aveva fame, okay che sinceramente vedendole aveva voglia di assaggiarle tutte, ma per chi l'aveva preso? Per una fogna?
Il più grande lo accolse con un enorme sorriso. "Vanno bene? Non sapevo cosa prendere, quindi ho optato per tutto."
Frank si sedette -con un pò di fatica perchè la pancia stringeva tra il tavolino e la cassapanca, ma ce la fece- e lo guardò incerto. "Beh, sì vanno bene, ma secondo te dovrei mangiare tutta questa roba da solo?"
"Certo che no, ti aiuto io. E poi ho pensato che essendo incinto, non avresti fatto complimenti." Rispose l'altro, agguantando una forchetta trasparente di plastica e porgendogliela.
Frank la prese e lo guardò, ancora più incerto. "Ancora devo abituarmi a te."
Gerard si bloccò a metà strada verso la torta paradiso e lo fissò. "Sì, lo so. La cosa che ti ho detto prima, è ancora valida, comunque. Lo so che a scuola sono uno stronzo, ma-"
"Hai una reputazione da mantenere, lo so. E farti vedere con Frank Iero incinto è l'ultima delle cose che vuoi. Ho capito." Finì il più piccolo per lui, addentando una fetta di torta al cioccolato e glassa, rabbioso.
Ogni volta che abbassava la guardia con lui, era un colpo che riceveva in pieno stomaco. Doveva ripromettersi di non farlo mai più.
"Non proprio." Continuò invece l'altro, la voce un pò impastata dal dolce. Bevve un sorso di caffè per mandare giù il tutto. "In realtà ormai è come se recitassi, quasi non me ne accorgo più. Quando varco la soglia della scuola o quando sto col gruppo, cambio. Fuori sono me stesso, a scuola sono una persona diversa. Te lo giuro."
Frank alzò un sopracciglio e lo studiò. "Vedi Gerard, a me tu piaceresti anche come persona, Mikey ti ama da morire, mi ha sempre parlato bene di te, ma vedi, tutte le volte che ho avuto un rapporto con te si è rivelato uno sbaglio. Non ultima, la notte in cui abbiamo fatto sesso. Non solo sono rimasto incinto, cazzo potevamo pensare ai preservativi, no? Tu non sei un grande amante? Non solo quello, ma una volta che abbiamo finito hai preso e mi hai voltato la schiena. Sei stato un vero stronzo e non eravamo nè a scuola, nè in mezzo al tuo gruppetto."
Gerard prese un altro sorso di caffè, mentre Frank soffiava nella tazza di cioccolata, fissandolo di sottecchi. Sembrava intento a pensare a qualcosa, riusciva quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare febbrilmente.
"Non so cosa dire per discolparmi, hai ragione. Te l'ho detto, a volte mi prende la mano. Anche se non eravamo a scuola, neppure circondati dagli altri, era come se fossi lo stesso Gerard Way e non Gerard e basta. Ti prometto, però, che se mi lascerai entrare nella tua vita, nella vostra vita, ti mostrerò com'è Gerard e basta. Non Gerard Way, ma il fratello di Mikey, quello che disegna vampiri zombie e squali che mangiano hamburger."
Frank lo fissò negli occhi per minuti interi, la tazza bollente davanti alla bocca e una strana sensazione di farfalle allo stomaco. Sperò solo non fosse la torta che risaliva, ma non gli pareva la stessa nausea.
Era qualcosa di diverso.
Quando poi lo vide sorridere a disagio, Frank decise.


Si rigirò malamente nel letto, mugugnando qualcosa contro al cuscino.
Checcazzo di ore erano? Dio, era già mattina? Era già ora di andare a scuola? No, checcazzo, aveva dormito una merda quella notte, il bambino faceva le bizze e lo stomaco gli bruciava da morire, aveva tentato inutilmente di prendere qualcosa che gli calmasse il fastidio, ma non c'era stato verso.
Mamma aveva detto che era dovuto al fatto che fra poco avrebbe cominciato a sentirlo muoversi e la cosa lo spaventava anche un pò, sinceramente. Non sapeva cosa aspettarsi e se da una parte non vedeva l'ora di sentirlo, dall'altra ne aveva un terrore fottuto, perchè sua madre aveva aggiunto che le prime volte non erano molto piacevoli.
Capì che era stato il cellulare poggiato sul comodino a suonare, quindi cacciò fuori una mano dalle coperte e lo afferrò ad occhi chiusi, per aprirli solamente quando aveva portato l'oggetto sotto al piumone.
Era un messaggio, di un numero che non conosceva. Aggrottò la fronte e lo aprì, curioso.

"Ehi, Frankie, sono Gee. Mi sono fatto dare il tuo numero da Mikes, spero non ti dispiaccia.
Volevo chiedertelo ieri quando ti ho riaccompagnato a casa, ma mi sono dimenticato... E mi sembravi anche parecchio impaziente di rientrare.
Senti, visto che oggi la scuola è chiusa a causa della neve, ti va di vederci? Volevo fare un salto in libreria.

xoxo G"

Spalancò gli occhi e gli si mozzò il fiato, sbalordito.
Okay. Rewind.
Gerard- Gerard testadicazzo Way, gli chiedeva di uscire. A lui.
Soprattutto, ma quando si sarebbe abituato ai suoi repentini cambi di personalità? Davvero, okay era solo un giorno che aveva conosciuto davvero meglio Gerard -se così si poteva dire, perchè in realtà aveva solo fatto colazione con lui e chiacchierato un pò la mattina precedente, per il resto erano ancora amici come prima. Ma doveva dire che era piacevolmente colpito dal suo modo di fare, nonostante avesse scoperto che era incinto. E che, okay, era lui il padre.
Aveva pensato che avrebbe finto di non conoscerlo, invece si stava seriamente interessando.
Gli aveva persino chiesto come era essere incinto. Frank aveva risposto "Una mezza merda, una mezza cosa bellissima." ed era la verità.
Schiacciò il tasto di risposta e pensò a cosa scrivergli.
Sua madre doveva aver sentito al telegiornale che la scuola era chiusa, perchè non era salita a chiamarlo ed erano già le 8.45, probabilmente si stava preparando per uscire ed andare al lavoro, oppure anche lei aveva un giorno di ferie.
Sospirò e rispose a Gerard.

"Ehi Gerard, hai fatto bene a chiedere il numero a Mikes.
Per me va bene, dove ci vediamo e a che ora?"

Aspettò la risposta mangiucchiandosi un'unghia, e sorrise quando lo schermo si illuminò ed il nome 'Gerard' lampeggiò.

"Ti passo a prendere io tra un'oretta, 'kay?"

"Perfetto."

Ridacchiò, inconcepibilmente contento e si liberò dalle coperte, scattando poi subito verso il bagno.
Doveva farsi una doccia e farsi trovare presentabile in un'ora, aveva pochissimo tempo. Aprì l'acqua della doccia e tornò in camera a cercare dei vestiti.
Visto che non doveva andare a scuola, non serviva che si mettesse di nuovo quelle cose super larghe, tanto Gerard sapeva benissimo cosa nascondeva sotto quella taglia XXXL, non aveva bisogno di sembrare un sacco della spazzatura con poco charme.
Quindi agguantò una felpa larga ma comunque con una forma, dei jeans che gli aveva comprato sua madre con un elastico poco galvanizzante che saliva a coprire la pancia -serviva a farlo sembrare meno cicciottoso e a non farli scappare giù, non erano poi così male una volta indossati- ed una maglietta a maniche corte.
Recuperò della biancheria, delle calze con una stampa di un gatto sopra e corse in bagno.
Si fece due shampoo, si lavò per bene col bagnoschiuma al cocco ed uscì che sembrava un frutto. Per lo meno, l'odore era quello.
Si vestì, si lavò i denti e si asciugò i capelli, dandogli poi una specie di forma con un pò di cera. Non pensò che così sembrava uno che doveva uscire per andare ad un appuntamento -con Gerard Way, oltretutto.
Scese le scale e raggiunse sua madre in cucina, come si aspettava la trovò intenta a fare colazione davanti alla tv accesa come tutte le mattine, col suo bel quotidiano davanti alla faccia.
Lo guardò stupita. "Frank, è tardi per andare a scuola, come mai sei in piedi e tutto ben vestito?"
"Esco." Rispose sorridendo e rubando un toast su cui mise tre quintali di marmellata.
"Con Michael? E con questo freddo? Frank, ti prego, copriti e non far prendere freddo al bambino." Si raccomandò questa, con tono preoccupato.
"Mamma, tranquilla. Mi coprirò bene, okay? Ho anche i pantaloni alti, cosa vuoi di più?"
"Amore, devi capire che ora il tuo bambino sente tutto, te l'ho detto. Quindi se prende freddo-"
"Mà, ho capito. Mi metto il cappotto quello pesante e ti assicuro che starò al caldo. Perchè siete tutti così preoccupati? Anche Michael mi fa sempre una testa così..." Sbuffò, alzando gli occhi al soffitto.
"Perchè ci preoccupiamo per voi due, testone! Comunque, invitalo ad entrare, gli offro un caffè. Però non sono molto convinta che usciate con questa neve, anche se sono passati gli spazzini..."
"Andiamo solo fino in libreria, andrà piano, e poi non è con Mikes che esco." Lanciò lì, abbassando la voce sperando di non essere udito.
Ma, ovviamente, sua madre aveva orecchio fino, abituata ad anni ed anni di marachelle confessate a mezza voce. Quindi rizzò le orecchie e si mise più dritta con la schiena, mentre glielo chiedeva.
"E chi sarebbe?"
Frank si schiarì la voce, a disagio. Sperò che Gerard arrivasse in quel momento per toglierlo d'impiccio- sì stupì lui stesso di averlo pensato, sì. Ma non accadde, ebbe tutto il tempo per pensare a cosa dire.
Ma alla fine optò per la verità.
"E' Gerard, il fratello di Mikey." Disse piano, sempre con gli occhi puntati sul toast.
"Ah sì? E siete amici?"
Mentalmente si disse: 'Più o meno no, è quello che mi ha messo incinto mamma, ti va di conoscerlo?'
"Ehm, sì, abbastanza." Rispose invece, mordendo la colazione.
"Ah, okay. Ma vorrei conoscerlo, prima di lasciarti uscire con lui. Soprattutto in auto, con la neve e nelle tue condizioni." Continuò la donna.
"Mammaaa, dai, è un-" Prese un respiro perchè, ommioddio, stava davvero per dirlo. "-bravo ragazzo. Te lo assicuro. Responsabile, tanto quanto Mik. Anche di più. E' più grande di noi di un anno."
"Ah, quindi è all'ultimo anno?"
"Sì, ha diciannove anni. L'anno prossimo andrà al college."
Si stava inventando più o meno la vita di Gerard in tre piccoli passi, ma Linda non l'avrebbe comunque saputo.
"Va bene, ti lascerò andare. Ma quando tornate voglio conoscerlo. E' fratello di Michael, voglio sapere chi è. Digli che un caffè è sempre pronto per lui." Mormorò sua madre, facendolo sbuffare nuovamente.
"Sì mamma, okay. Però-" Si bloccò perchè il telefono aveva cominciato a squillare.
Guardò lo schermo e vide che era Gerard che lo stava chiamando.
"Pronto?" Rispose, un pò a disagio.
"Ehi, Frank, sono fuori da casa tua." Disse la voce squillante di Gerard.
Sorrise e fece ciao a sua madre con la mano. "Okay, esco subito."
"Okay."
Mise giù e corse all'ingresso, per mettersi sciarpa, cappotto e cappellino. Non voleva davvero davvero prendere freddo, soprattutto alla pancia.
"Ricorda quello che ti ho detto, Frank!" Gli urlò Linda.
"Sì, mamma. Ciao!" Gridò, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Rabbridì appena per il freddo secco dell'esterno, e rimase accecato dal bianco tutto intorno. Stava ancora nevicando, anche se sottilmente, e durante la notte ne era caduta un bel pò.
Fortunatamente quella mattina presto erano passati a pulire le strade, che erano un ammasso marroncino di malta e neve sporca sull'asfalto.
Addocchiò Gerard nell'abitacolo che gli sorrideva, una macchia nera contro tutto quel bianco, e gli fece un ciao timido, che l'altro ricambiò con entusiasmo.
Lo raggiunse lentamente, cercando di non cadere e salì sull'auto rossa fiammante. Il caldo del riscaldamento era un toccasana.
"Ciao Frankie!"
Ridacchiò al suono della voce dell'altro e sentì le guance arrossarsi appena. Sicuramente era il calore che gli colpiva direttamente il viso, sicuramente.
"Ciao Gerard. Scusa se ci ho messo tanto, ma mia madre si è messa in testa che essendo tu fratello di Mikes, deve offrirti un caffè. E... Farti il terzo grado, probabilmente." Biascicò, a disagio.
L'altro rise di gusto, riprendendo a guidare.
"Oh, che gentile. Dille che accetto volentieri un caffè, mi conosce bene ancora prima di conoscermi davvero. Io amo il caffè. Mi ha già conquistato."
Frank rise. "Beh, sei fratello di tuo fratello, mi sarei stupito del contrario."
"Già, sì, beh. E' lui che ha copiato me, in realtà." Disse l'altro, alzando il mento, atteggiandosi.
Frank alzò gli occhi al cielo divertito e sbuffò. "Sì, certo. Mi ha stupito il tuo messaggio stamattina."
Il moro alzò le spalle, sorridendo tranquillo, sempre senza staccare gli occhi dalla strada. "Beh, ecco, ho pensato che se dobbiamo passare i prossimi quattro mesi insieme, tanto vale cominciare a conoscerci bene."
Frank fece una strana espressione e poi annuì. "Suppongo tu abbia ragione."
"Stamattina Mikes voleva uccidermi quando gli ho chiesto il tuo numero di cellulare." Rise il più grande.
Il castano strabuzzò gli occhi e lo guardò stranito. "Come mai? Strano, e dire che era lui il primo a dirmi che dovevo farti sapere del bambino e tutto."
"Non per quello! Anzi, era contentissimo che finalmente ti fossi deciso a dirmi tutto e che io comunque l'avessi presa così bene. Ma perchè erano le 7 di mattina ed io l'avevo buttato giù dal letto urlandogli nell'orecchio. Solo dopo ho scoperto che stamattina non c'era scuola e che l'avevo svegliato per niente, alla fine."
"Ah, ma povero!" Rise Frank, insieme a Gerard.
"Quindi ora o mi staccherà la testa, o le palle. Non so cos'è meglio."
"Le palle. Sicuramente le palle."
"Tu dici? A me servono, però."


"Ma perchè siamo in questo reparto?"
"Come perchè? Scusami, tu sei incinto, io sono il padre, voglio documentarmi. Non voglio essere un genitore incapace, o impreparato." Rispose Gerard, serio.
Frank si congelò, completamente sconvolto.
Non l'aveva mai pensato sotto quel punto di vista. Gerard era il padre di suo figlio.
Non che fino ad allora non l'avesse mai detto, o pensato. Solo che-
Beh, in realtà non se l'era mai figurato in mente. Era tutto molto vago, nebuloso.
E invece ora...
Ora che Gerard l'aveva portato nel reparto 'Maternità' della libreria, ora che lo guardava cercare dei libri su come accudire i bebè, o cosa fare durante la gravidanza, mentre li sfogliava e gli diceva vari aneddoti e cose varie, tutto gli si dipinse davanti agli occhi.
E le vecchie paure che aveva accantonato nel retro del suo cervello, tornarono a fargli visita, devastandolo.
Si vide con un bambino, a fare le nottate, a sentirlo piangere, a cambiargli i pannolini, dargli da mangiare, vestirlo, lui- lui non era pronto a fare tutto quello.
Gerard faceva presto a parlare, non era lui a dover partorire. Non era lui quello con la pancia che diventava sempre più grossa, con le nausee ed i vestiti sempre più stretti.
Rimase fermo in mezzo al corridoio fra uno scaffale e l'altro, mentre Gerard andava avanti di qualche passo, sempre continuando a parlare a macchinetta.
Dopo qualche secondo però, si girò preoccupato a guardarlo. "Ehi, Frankie, tutto a posto?"
Lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla. Il più basso lo guardò con uno sguardo colmo di incertezza.
L'altro rimase colpito, tanto che ebbe voglia di abbracciarlo.
"Frank, cosa succede?"
"Hmf..." Pigolò, abbassando lo sguardo.
Di certo farsi vedere così da Gerard era l'ultima cosa che voleva, ma la scarica di emozioni che l'avevano colpito era troppo forte per essere realmente lucido.
"Ti senti male?" Chiese di nuovo il più alto, sempre più preoccupato dall'assurdo silenzio di Frank.
Frank scosse piano piano la testa e Gerard strinse appena di più la presa sulla sua spalla, come per dirgli che lui era lì.
"Io... Sono spaventato." Confessò a bassissima voce, vergognandosene anche.
Gerard rimase zitto per qualche interminabile secondo, in cui Frank pensò che davvero, quel ragazzo gli faceva passare le pene dell'inferno anche con una sola occhiata, gelatina sulle montagne russe, ecco cos'era. Frank gelatina.
Poi sbuffò e lo prese fra le braccia, per stringerlo caldamente. Frank spalancò gli occhi e smise di respirare, colpito.
Gerard lo stava abbracciando, per confortarlo. L'ultima volta che erano stati così -beh, in circostanze assolutamente diverse e con molti meno vestiti- era ormai praticamente cinque mesi fa.
In maniera del tutto casuale Frank registrò che Gerard non si era messo il dopobarba che lo faceva stare male e sorrise, allacciando le braccia attorno alla sua vita e chiudendo gli occhi, per calmarsi.
In due giorni Gerard Way aveva stravolto così tante volte l'immagine che Frank si era costruito di lui, che ormai lo prendeva come veniva. Gerard era imprevedibile, Gerard era diverso, Gerard era... Gerard era Gerard e basta.
"Ahh, Frank. Perchè non me l'hai detto prima? Non ti avrei trascinato qui, se avessi saputo che avresti reagito così. Scusami io- Io credevo che tu lo volessi, il bambino." Sussurrò il più grande vicino ai suoi capelli.
Frank rabbrividì appena.
"Non lo so nemmeno io. E se poi non sono capace?" Disse, piano, spaventato.
"Nessuno sa fare il genitore, tutti imparano strada facendo, Frank. Nessuno ti chiede di essere sempre perfetto, nessuno ti chiede di non avere paura o di non essere spaventato. E' normale, è umano. Lo sono anche io, se ti può consolare. In fin dei conti, quello sarà un bambino. Un bambino nostro, avremo delle responsabilità, avremo- Dovremo occuparcene, perchè sarà completamente dipendente da noi per tutto. Se... Se non te la senti, io capisco."
"E' qualche giorno che ci penso, potrei cercare una coppia a cui darlo in adozione." Mormorò, con la bocca praticamente nascosta nei vestiti di Gerard.
Sentì il corpo di Gerard irrigidirsi, ma non disse nulla in contrario. "E' una tua decisione, sei tu che porti il bambino in grembo."
"Sì, ma io ho deciso che tu farai parte di questi ultimi mesi, te l'ho detto ieri. Quindi... Quindi vorrei sapere cosa ne pensi tu, da genitore."
Gerard sospirò, spostandogli qualche ciocca di capelli. Non avevano ancora cambiato posizione, erano ancora abbracciati in mezzo al corridoio deserto.
Frank pensò che era il posto più confortevole del mondo. E che Gerard sapeva di sigaretta e caffè.
"Non voglio essere egoista. Non voglio rovinarti la vita più di quanto non abbia già fatto. Mi sono dannato tutta la notte, pensandoci. Se quella sera fossi stato più attento, se quella sera non avessi dato ascolto ai miei istinti che mi dicevano che tu eri bellissimo come sempre e che, per Dio, volevo averti almeno una volta, forse a quest'ora saremmo in molti meno casini di ora."
Frank smise di respirare nuovamente, ascoltando le parole che uscivano rocamente dalla bocca di Gerard.
"Però non sono riuscito a resistere. Mi prenderai per cretino, ma mi sei sempre particolarmente piaciuto. Sei diverso dagli altri, e poi fisicamente ti trovo particolamente attraente."
"...Hai aspettato quattro anni per dirmelo e quella sera che mi hai avuto, hai fatto la testa di cazzo. Che poi, sei Gerard Way, perchè non hai fatto come hai fatto con tutti gli altri che ti sei portato a letto? Cioè provarci spudoratamente di fronte a tutti?"
"Se ricordi ci ho anche provato spudoratamente davanti a tutti, alla festa. Ma tu sei scappato." Si difese l'altro.
Frank dovette dargli ragione.
"Uhm, vero. Ma perchè non prima?"
"...Per Mikes."
"Mikes?"
"Non volevo provarci col suo migliore amico. Sapevo che quando vi siete conosciuti, lui aveva una specie di infatuazione per te. Mi ha detto che durante gli anni l'amicizia ha prevalso e che ora ti vede solo come migliore amico, ma che ogni tanto io lo faccio incazzare perchè- ecco, gliel'avevo detto che tu mi interessavi e lui non l'ha presa molto bene. Diceva che ti avrei fatto sofrrire e difatti aveva ragione, quindi ho lasciato perdere. Fino alla festa, quando ti ho visto vicino alla porta, con quegli occhioni ed il bicchiere di quel punch schifoso in mano. Ti ho trovato bellissimo e... E mi sono fatto avanti."
"Io credevo che mi avessi voluto solo perchè mancavo alla tua lista di conquiste." Biascicò, imbarazzato dal discorso appena fatto da Gerard.
Se non fosse stato fra le sue braccia, avrebbe avuto le vertigini dalle farfalle nello stomaco. Erano... Parecchio, ma parecchio, fastidiose.
Ma non ci badò e strinse leggermente di più Gerard, che ricambiò.
"Non dire cagate, mi prendi proprio per stronzo." Esclamò l'altro, indignato.
"Beh, non che tu non me ne abbia dato prova subito dopo."
"Sì, okay, quello è stato uno sbaglio. Però mi sentivo in colpa per Mik. Gli avevo detto che non ti avrei toccato ed invece ti sono saltato addosso. Lui era proprio sotto in salotto ed io facevo sesso con te. Non gliel'ho detto per evitare che mi tirasse un gancio, ma ci hai pensato tu quando gli hai detto che eri incinto. Ed il gancio me l'ha tirato lo stesso. E non mi ha parlato per un mucchio di tempo."
"Anche a me."
"Uhm, lo so, vi ho visti a scuola. Lui ti evitava, mi dispiace. Ora so quanto dovevi essere distrutto."
Frank alzò le spalle, malinconico. "Abbastanza. Avevo appena scoperto di essere incinto, ho avuto una specie di crollo. E lui mi evitava. Tu facevi lo stronzo e non volevo avere niente a che fare con te, le nausee erano sempre peggio, la stanchezza era assurda. Diciamo che i primi due mesi sono stati i peggiori."
"Mi dispiace, per tutto. Io ti appoggerò in qualsiasi decisione tu prenderai."
"Grazie..." Mormorò, inspirando di nuovo il suo profumo.
Gerard non disse nulla, gli baciò una tempia e Frank sentì ancora le farfalle nello stomaco.
"Sai?" Gli disse, come in trance.
"Hm?"
"Sei diverso da quello che pensavo. Sei meglio, molto meglio."
L'altro sorrise. "Te l'avevo detto che fuori da scuola sono il vero io, ma ora ti prometto che a scuola sarà tutto diverso. Starò con te, ti difenderò, non voglio più recitare, non anche durante l'ultimo anno in cui frequenterò il liceo, non quando finalmente abbiamo trovato un equilibrio dopo quattro anni in cui tu, sì, mi odiavi anche abbastanza."
Frank arrossì e sperò che Gerard non lo guardasse. "Se non lo fai ti giuro che ti eviro al posto di Mikey."
L'altro rise di gusto. "Ti giuro che starò con te ogni momento libero."
"Va bene, allora."
"A proposito di tempo libero, tra quattro giorni iniziano le vacanze di Natale. Volevo... Sì, ecco, volevo chiederti se ti andava di venire al cenone della Vigilia a casa mia- sai, volevo farti conoscere i miei. Loro non sanno ancora di questa cosa del bambino, ma visto che sei di cinque mesi ed il parto avverrà fra quattro, sono un pò in ritardo."
Frank si bloccò, stupito.
Troppe cose tutte insieme, troppe. Dio, stava andando in sovraccarico.
Andare a cena dai Way? Presentarsi come il ragazzo che il loro primogenito aveva messo incinto?
Ragazzo, oltretutto. Ragazzo, non ragazza. Cosa avrebbero detto?
Dio, l'avrebbero considerato una puttana? Uno facile che aveva sbagliato qualcosa ed ora aveva accalappiato il loro bambino con un bambino?
Ommioddio, e se l'avessero odiato?
Guardò Gerard con tanto d'occhi, terrorizzato.
L'altro rise, prendendogli il viso fra le mani. "Ormai ti conosco talmente bene che riesco a capire che cosa il tuo cervellino sta pensando, scenari apocalittici. I miei genitori sono molto molto gentili e carini, mia madre è rimasta incinta di me che ancora andava al liceo, quasi stava per abortire, poi ha cambiato idea ed eccomi qui. Non verranno mai a dirti che tu sei un poco di buono che mi ha legato e tutto, anzi metterò ben in chiaro che IO ti ho messo in questa situazione, casomai la strigliata me la beccherò io. E poi... Poi tu sei così carino, con quella faccia da bravo bambino, che ti adoreranno. E mia madre non vedrà l'ora di toccarti la pancia, è un pò fissata coi bambini. Voleva un nipote quando io avevo dodici anni, figurati. Beh, l'abbiamo accontentata, no? Ora toccherà a Mikey."
"Parli un sacco, lo sai?"
"Sì, me lo dicono spesso." Ridacchiò nuovamente il più grande.
Frank sorrise, internamente più sollevato. "Okay. Ciò significa che oggi mia madre scoprirà che tu sei quello che-"
"Ti ha fatto dannare, sì. Mi scuserò con lei personalmente. Le farò capire che sono serio."
"Aspetta almeno che abbia finito il caffè, però."
"Perchè?" Domandò l'altro, confuso.
"Perchè è capace di tirartelo addosso."


La Vigilia di Natale era arrivata in fretta.
La neve era caduta abbondante, il freddo era pungente e la pancia di Frank sempre più prominente. Erano due giorni che sentiva il bambino muoversi, e la cosa lo infastidiva abbastanza.
La prima volta era stato abbastanza traumatico, gli aveva fatto male. Si era anche spaventato ed aveva rovesciato il vassoio del Mc pieno di cibo e la Coca-Cola si era sparsa per il pavimento.
Gerard si era subito avvicinato per aiutarlo, l'aveva fatto sedere e si era premurato che stesse bene.
Non passava giorno che non fossero insieme, Linda l'aveva conosciuto e dopo un'iniziale antipatia -subito scemata quando Frank aveva confessato che non era stato Gerard ad abbandonarlo, ma che era stato lui stesso ad escluderlo dalla faccenda- aveva preso ad invitarlo ogni giorno a casa loro, per chiacchierare con Gerard e per parlare di lui della gravidanza.
Come se Frank non fosse capace di parlarne da solo, ovviamente. Ma era meglio così, almeno Linda aveva accettato di buon grado il ragazzo.
E Frank...
Frank si accorse che Gerard gli piaceva sempre di più. Probabilmente erano gli ormoni, o forse era perchè Gerard lo aiutava sempre, perchè si preoccupava per lui, o perchè a scuola prima delle vacanze di Natale aveva completamente cambiato atteggiamento.
Ora sedeva con lui e Mikey al tavolo della mensa e rischiava di venir emarginato dal suo stesso gruppo, ma la cosa non sembrava toccarlo più di tanto.
Continuava a ripetere 'Tanto è l'ultimo anno, non ho nulla da perdere. Frank come stai oggi?' e a Frank questa cosa piaceva un casino.
Gerard testadicazzo Way, in una settimana, era stato completamente cancellato da Gerard. Gerard e basta.
La parte buona di quel vampiro sexy. Sì, era decisamente sexy, ormai Frank si scopriva a pensarlo più del previsto, ma ci aveva fatto l'abitudine.
Ora che si trovava nel salotto di casa Way, davanti al camino addobbato e vicino all'albero pieno di luci colorate, era... Felice.
Tutto stava andando per il meglio, era entrato nel quinto mese senza particolari disturbi, era andato a fare la visita due giorni prima -questa volta c'era anche Gerard con loro, e Frank non avrebbe mai dimenticato la sua faccia quando aveva visto il bambino nel monitor dell'ecografia, quasi si metteva a piangere. Gerard c'era abbastanza vicino, aveva visto brillare gli occhi, ne era sicuro- ed aveva scoperto che il bambino era ormai formato, sì certo la testa era ancora leggermente più grande del corpo, ma entro un paio di settimane sarebbe stato un bambino fatto e finito.
Dio, non poteva ancora crederci che quel puntino che aveva visto la prima volta fosse quell'esserino che gli cresceva nella pancia.
E non poteva credere nemmeno a come la famiglia Way l'aveva accolto.
Gerard doveva aver parlato di lui alla famiglia molto prima che lui andasse da loro, perchè sembravano già abituati all'idea di avere un ragazzo panciuto per casa. E ormai Mikey lo trattava come suo fratello, non più come un amico.
E Gerard...
Beh, Gerard era più perfetto di quanto mai Frank avrebbe potuto anche solo immaginare. Seriamente, una settimana e tutti i vecchi giudizi e pregiudizi nei suoi confronti erano scemati.
Sperò che non cambiasse niente, mai niente, perchè era perfetto così.
Avevano mangiato, eccome se avevano mangiato. Purtroppo per via della gravidanza aveva dovuto interrompere il suo essere vegetariano, perchè il medico gli aveva assolutamente vietato di non mangiare carne, altrimenti il bambino avrebbe avuto delle carenze, e quindi si obbligava ad ingurgitare sia carne, che verdura, che pasta.
Cioè, tutto quello che gli veniva offerto, lui mangiava.
Gli avevano anche detto, all'ultima visita, che ora avrebbe preso addirittura mezzo chilo alla settimana, se non un chilo intero. Si prospettava una gravidanza da balena, di questo passo.
"Frank, tesoro, mangia." Lo esortò la signora Way, indicandogli l'arrosto al centro del tavolo.
Aveva ancora la bocca piena della manciata di carote e piselli che aveva appena preso, quindi annuì e basta, facendo ridere i fratelli. Addocchiò Gerard strappare un pezzo di pane e mangiarlo, ridendo col padre.
Mikey era seduto accanto a lui, alla sua sinistra. Gerard era alla sua destra, a capotavola. Avevano invitato anche Linda, che gli sedeva proprio davanti, accanto alla signora Way, e stavano discutendo amabilmente di qualcosa da donne.
Forse la ricetta di qualcosa, aveva sentito elencare dei cibi.
Smise di pensare alle mamme e si fissò su Gerard, che lo stava fissando sorridendo di sottecchi. Frank arrossì ed abbassò lo sguardo sul piatto.
Si riempì la bocca con un pezzo di arrosto e lo sentì ridacchiare.
Sorrise ed evitò di guardarlo.
Una settimana ed era diventato una ragazzina alle prime cotte.
Ormai, ciao, Gerard l'aveva rimbambito completamente. Chissà nei prossimi mesi, avrebbe segretamente sognato di sposarlo, di questo passo.
Sbuffò da solo e si servì un'altra porzione di verdura.
"Honey, devi mangiare anche la carne, non solo la verdura. So che sei vegetariano, ma sforzati."
I piselli gli andarono completamente di traverso, quasi si strozzava. Sentì delle pacche vigorose sulla schiena che tentavano di farlo riprendere, e gente che urlava "Ommioddio Frank, tieni bevi!" oppure "Frank non morire!" -questo doveva essere sicuramente Mikey, sicuro.
Dopo qualche colpo di tosse veramente atroce, però, riuscì a riprendere a respirare come al solito e piano piano si riebbe.
Si appoggiò una mano al petto e cercò di non rimanere più in apnea, ma di inspirare ed espirare. Deeentro e fuoooori, deeentro e fuoooori.
Okay, poteva farcela.
Era stata tutta colpa di- colpa di-
"Gerard, portalo fuori a prendere una boccata d'aria, sarà meglio." Disse una voce, che registrò come quella della signora Way -forse-.
"Sì, okay. Vieni Frank, usciamo." Gli sussurrò Gerard all'orecchio, facendolo rabbrividire e nel frattempo prendendolo per un braccio per farlo dolcemente alzare.
Lo seguì nell'ingresso e lo guardò mentre gli passava cappotto, sciarpa e la fascia che usava per tenere caldo il bambino quando stava fuori per un lungo tempo. Ultimamente era diventato iper sensibile ai cambiamenti di temperatura, se n'era accorto perchè Gerard lo portava spesso fuori.
Ora era lui che lo passava a prendere la mattina, non Mikey. Altro punto-cotta per Gerard.
Ding ding, al prossimo si vince un innamoramento in piena regola.
Uscirono fuori ed il freddo lo colpì, facendolo stringere su sé stesso e rabbrividire. Però fu anche un toccasana perchè strozzandosi si era accaldato.
"Brr!" Urlò, sfregandosi le mani per poi metterle in tasca.
Gerard aprì il suo cappotto ridendo e ce lo fece entrare -più o meno, grazie alla pancia.
Sì, okay Gerard, grazie, non c'è bisogno che mi fai morire.
Sorrise ed appoggiò la fronte al suo petto.
"Grazie." Mormorò, imbarazzato.
"Di niente, Honey."
"Ecco, di nuovo. Prima mi hai fatto strozzare perchè mi hai chiamato così, non sono abituato!" Gli disse, alzando il viso per guardarlo negli occhi.
Gerard ridacchiò, guardandolo da sotto le ciglia. Fuck, vampiro sexy.
"Scusa, non ci ho pensato. E' che sei così dolce..."
Temporanea morte del suo cervello, grazie alle sue parole. Seriamente, era cotto.
Avrebbe-
Avrebbe tanto voluto baciarlo, in quel preciso istante. Ma non ne aveva il coraggio.
Era incinto, era brutto, grasso, per niente attraente, mentre Gerard era sempre così affascinante. E lo guardava sempre così...
Abbassò gli occhi sulle sue labbra e vide il sorriso sparire lentamente, aggrottò la fronte, sempre ipnotizzato da quel rosa acceso.
Le ricordava ancora, morbide, sapevano di sigaretta. Ora-
Non finì nemmeno il pensiero, il suo cervello, che si era appena un poco ripreso, svenne nuovamente, perchè Gerard aveva fatto quello che non aveva avuto il coraggio di fare lui.
Baciarlo.
All'inizio teneramente, a bocca chiusa. Solo labbra che si incontrano.
Ma Frank voleva di più, fece schiudere la bocca all'altro e ci infilò la lingua, gemendo piano al contatto. Gerard lo strinse ed approfondì di più il bacio.
Infilò le braccia fra il cappotto di Gee ed il suo corpo e gli strinse la vita, leccandogli le labbra e giocando con la sua lingua.
Era ancora meglio dei baci che si erano scambiati quella notte, era un signor bacio.
Gemette ancora e Gerard sospirò, accarezzandogli poi il viso ed i capelli, quando si scostò per prendere aria.
Frank si sentiva come ubriaco senza aver bevuto, si sentiva andare a fuoco e-
"Ouch!" Urlò, stringendo gli occhi.
Il bambino si era mosso. O era felice o gli piaceva rovinare i momenti romantici facendolo urlare come una donna.
"...Ohmiodio." Sussurrò invece Gerard, facendogli spalancare gli occhi spaventato.
"Cosa?"
Vide una strana espressione sul suo viso. Sembrava...
Sembrava contento.
Sorrise.
"L'ho sentito anche io, si è mosso."
Oggesugiuseppemmaria. Non doveva dirle queste cose, non adesso, non quando si metteva a piangere anche per le scatole dei biscotti.
Gli si inumidirono gli occhi ed appoggiò la fronte al suo petto, per nascondersi.
"Buon Natale, Frank."
Tirò sul col naso e ridacchiò.
"Buon Natale Gee."


Ahia.
Si alzò di scatto a sedere -sì, beh, quanto più velocemente riuscì, per lo meno. Si portò una mano alla pancia -ormai enorme, completamente rotonda, che gli alzava persino le magliette- e strizzò gli occhi.
Cazzo, male, ahia, dolore. Mancava ancora una settimana al parto, non poteva essere il momento.
Non aveva ancora la valigia perfettamente pronta, nè tantomeno lo era psicologicamente.
"Ah! Cazzomerda! Mamma!" Urlò ad alta voce verso l'altra camera.
Sbirciò l'ora sulla sveglia e vide che era l'una di notte. Non poteva decidere di nascere di giorno, benedetto bambino?
Nemmeno lo faceva dormire.
Subito sentì sciabattare lungo il corridoio e sua madre comparve dietro alla porta, spaventata e con i capelli a mò di cespuglio di rondini.
"Amo-"
"Mamma, cazzo, ahia!" La interruppe, piagnucolando e tenendosi la mano sempre sulla prominenza.
La vide spalancare gli occhi ed allarmata, andare a cercare la valigia.
"Ha fretta di nascere, eh?" Gli disse, mentre la metteva sul letto e l'apriva, per infilarci dentro beni di prima necessità, come completini per bambini -rigorosamente gialli, visto che Frank non aveva voluto sapere il sesso perchè ancora non era convinto al cento per certo di quello che avrebbe fatto- vestiti di Frank, boxer e spazzolino, dentifricio e spazzola per capelli.
"Mamma, vuoi metterci dentro anche la mia pancia? Andiamo!"
"Quanto tempo è passata dall'ultima contrazione?" Gli chiese questa, aiutandolo a vestirsi.
"Ma non lo so! Una decina di minuti nemmeno..."
"Va bene, non è ancora una situazione critica. Ci siamo quasi, ma non proprio. Abbiamo tempo di arrivare all'ospedale."
"Si spera, devo chiamare Gee. E Mikes." Pigolò, scendendo a fatica le scale.
Sua madre portava la valigia e lo seguiva, ancora in pigiama. "Amore, lo puoi chiamare ora Gerard, io vado a mettermi una tuta. Okay? Ci metterò un secondo solo."
"Va bene, va bene. Dammi il cellulare."
Sua madre gli allungò l'oggetto che aveva portato giù assieme al bagaglio e Frank si sedette sul divano, con una faccia sofferente.
Urlò ancora quando arrivò un'altra contrazione, e quasi gli si inumidirono gli occhi.
Cazzo se era doloroso.
Respirò profondamente e cercò il numero di Gerard. Quando lo trovò pigiò il tasto verde.
Uno squillo. Due, tre, quattro. Sette. Otto.
Mise giù, incazzato nero. Sapeva che mancava poco al parto e quello lasciava sempre il cellulare in giro.
Gliel'avrebbe rinfacciato a vita. A vita.
Decise di chiamare Mikey, sempre affidabile Mikey.
"Pr- Pronto? Oddio, che ore sono?" Sentì biascicare dall'altra parte della cornetta.
"L'una di notte. Ed io sto per partorire." Gli disse, irritato.
"Ah, va bene."
Recettività all'una di notte, al massimo. Non disse niente, aspettando che gli arrivasse il messaggio.
Altra contrazione. "Ah, cazzo!"
"No, aspetta! Cosa hai detto?! Frank, stai partorendo?!"
Eccolo, alla buon'ora.
"Non proprio, ma ci sono vicino." Ansimò, ancora con la sensazione di dolore al basso ventre. "E fa un male atroce."
"Cazzo, cazzo, hai chiamato Gee?"
"Sì, ma quel demente non risponde. Prova tu, io sto andando all'ospedale. Ci vediamo lì?"
"Ma certamente, arrivo subito. Intanto chiamo quel deficiente di mio fratello."
"Grazieee-EH!" Urlò, stringendo i denti.
Diventavano sempre peggio, porca puttana. Non sarebbe arrivato vivo in ospedale.
"Dio, Frank, sentirti così fa contorcere le budella pure a me."
"Non dirmelo, guarda."
Sentì sua madre scendere le scale di corsa e salutò Mikey, che gli promise di essere già là. Con Gerard al seguito.
Seguì Linda fino alla macchina e ci si sdraiò dentro, con dei dolori lancinanti sempre più ravvicinati e più forti. Fortunatamente non abitavano poi lontano dall'ospedale ed in un quarto d'ora erano al pronto soccorso.
Vide un'infermiera raggiungerlo con una sedia a rotelle, su cui si sedette con enorme fatica. Perchè era ingrassato così tanto?
Perchè lo avevano messo all'ingrasso, ecco perchè. Maledetti tutti.
"Come ti chiami, caro?"
"Ffffrank. Oddio... Iero. Frank Iero." Ansimò, quasi già stanco.
"Va bene tesoro, quanti anni hai?"
"Diciotto..."
"Ti porteremo subito nella tua stanza, okay? Lascia solo che ti prepari il braccialetto e faremo subito tutte le analisi, d'accordo?" Gli disse gentilmente l'infermiera coi capelli rossi, accarezzandogli la testa.
Frank annuì, spaventato da tutta quella cosa. Era tutto troppo bianco e luminoso, la pancia faceva troppo male, sentiva il bambino muoversi, sua madre gli diceva parole d'incoraggiamento all'orecchio, Gerard non c'era.
Dov'era Gee?
Aveva bisogno di lui. Del suo profumo, della sua voce, dei suoi occhi, del suo calore e le sue mani.
Voleva averlo vicino, si sentiva solo e sperso, voleva Gerard.
Quasi si mise a piangere, strinse la mano di sua madre e piagnucolò un pò. "Mamma, voglio Gee..."
Lei lo guardò intenerita. "Arriverà tesoro, arriverà, ne sono sicura."
"Io lo voglio ora! Ho paura!" Continuò, guardandola negli occhi.
Lei gli accarezzò il viso e sorrise, per confortarlo. "Vuoi che provi a chiamarlo?"
"Sì, ti prego..."
"Bene, Frank, andiamo nella tua stanza." Li interruppe la voce dell'infermiera.
Frank la guardò e lei gli sorrise. "Andrà tutto bene, stai tranquillo. Cerca di rimanere il più rilassato possibile e vedrai che tutto andrà meglio."
La faceva facile lei, non era quella che stava per lanciare fuori un cocomero.
Non disse nulla e lasciò che lo spingesse fino alla camera, Linda accanto che cercava il numero di Gerard nel cellulare del figlio. Rimase fuori dalla stanza quando le donne- sì, se n'era aggiunta un'altra per fare le analisi a Frank- le chiesero un momento solo di privacy, mentre il figlio si spogliava e si metteva il camice e loro cominciavano ad attaccarlo ai monitor.
Linda ne approfittò per chiamare Gerard.
Frank la sentiva camminare fuori, e pregò che lo trovasse.
Non voleva partorire senza di lui. Voleva sapere che era lì, lì fuori ad attenderlo, non pretendeva che entrasse, sapeva quanto tutto lo spaventava- aghi, siringhe, sangue, roba schifosa- però per lo meno che si degnasse di fargli capire che ci teneva davvero.
E che non facesse sempre lo stronzo. Checcazzo.
Gli venne da piangere davvero quando le contrazioni si fecero ancora più ravvicinate, era un dolore assurdo. Ma chi glielo faceva fare alle donne di fare i figli?
Stava rimanendo traumatizzato a vita. Mai più un figlio.
"Ora aspettiamo che il bambino sia perfettamente in posa poi iniziamo con l'operazione, va bene? Dammi il polso, tesoro." Gli disse la donna mora, un pò più anziana dell'altra.
Doveva essere l'ostetrica. O non lo sapeva nemmeno lui.
Gerard dove sei?
Gli bucarono il polso, ma la cosa non lo sfiorò minimamente, il dolore alla pancia surclassava qualsiasi altra cosa. Attaccarono la flebo e gli appiccicarono dei sondini al petto.
"Posso- posso vedere mia madre?" Domandò, con voce rotta.
"Vuoi che stia con te, caro?"
Annuì, asciugandosi le lacrime. La più giovane si allontanò e la sentì chiamare Linda, che dopo pochi secondi era lì accanto a lui.
"Mamma!" Esclamò, allungando un braccio verso di lei.
Subito la donna gli afferrò la mano e gli sorrise. "C'è Michael qui fuori, dice che ha chiamato Gee, sta arrivando. Stai tranquillo."
"Signora se vuole stare accanto a suo figlio durante l'operazione si deve mettere il camice."
Linda guardò un secondo la donna e poi ritornò con lo sguardo su Frank. "Vuoi che rimanga? O preferisci che esca?"
"No, no no no, rimani. Mamma stai con me, ti prego." Le disse, artigliandosi a lei.
"Va bene, non ti lascio. Mi metto il camice e torno."
"Sì... Gerard sta arrivando?"
"Sì, amore, Gerard sta arrivando."


Era l'essere più bello e perfetto che avesse mai visto.
Non poteva credere di averla fatta lui, così piccola e delicata. I suoi occhietti e le manine. Era tutta perfetta.
Era una bambolina, un tesoro, un amore.
Dio, l'amava così tanto ed era solo mezz'ora che era nata. Sorrise ed avvicinò il naso alla sua guancia ed inspirò il suo profumo.
Sapeva di bambino e di fiori di lavanda. Le infermiere l'avevano lavata e vestita ed era davvero l'essere più bello che avesse mai visto.
L'aveva già detto, ma ne era innamorato.
Stava per dire qualcosa, finalmente solo dopo il viavai di gente degli ultimi minuti, tra infermiere, sua madre e Mikey, non era ancora riuscito a riprendersi dal parto e nemmeno si era goduto sua figlia, quando una voce ansimante lo fece voltare verso la porta.
Era Gerard, il fiato corto, i capelli scarmigliati e gli occhi fuori dalle orbite.
"Ah." Gli rispose, velenoso.
L'altro era ancora fermo con le mani appoggiate allo stipite della porta, il petto che faceva su e giù velocemente.
"Io- Cazzo, Frank, mi sto odiando da morire. Ero a NY e- Ho fatto il più in fretta che ho potuto, ho corso come un pazzo per arrivare in tempo, ma sai che ci vuole un'ora e mezza da NY a qui, vorrei tornare indietro nel tempo e rimanere a casa oggi, passare la notte con te e così essere il primo accanto a te quando ti sei svegliato con le contrazioni. Scusami, scusami."
Frank lo guardò con un sopracciglio alzato. Era davvero, davvero, incazzato con lui. Si era perso la nascita della bambina e lui era spaventato, solo, e voleva solo lui e la sua presenza e lui dov'era?
A New York. Chissà a fare cosa, poi.
"Avevo bisogno di te, Gerard."
"Lo so, amore, lo so. Potrai picchiarmi se vuoi, ma ti prego fammi vedere la bambina. Ommioddio-" Gli si mozzò il respiro in gola.
Frank non riuscì a frenare una capriola del suo stomaco, quando vide la scena.
Gerard era sempre così- così-
"Vieni qui, deficiente." Gli buttò addosso, fintamente adirato.
L'altro corse verso di lui e gli sedette accanto, sul letto. Lo guardò mentre fissava la piccola, mentre allungava timoroso una mano a sfiorare la guancia piena e rosa della bambina.
Quasi pianse, perchè era tutto così dolce e Gerard era così bello, e quella era la loro bambina e lui era felice e stanco, e voleva bene ad entrambi da morire.
E Gerard lo abbagliò con i suoi occhi verdi, lucidi, il suo sorriso felice e non potè fare a meno di ricambiare.
"Io ti amo Frank."
E sì. Pianse. Pianse sulla spalla di Gerard, con i suoi baci fra i capelli e la bambina in braccio che faceva dei versetti, come se fosse felice per loro.
Dio, la vita era bella.
"Brutto stronzo, mi hai fatto soffrire prima di dirmelo." Gli rispose, accarezzandogli il viso.
L'altro lo baciò e sorrise. "Scusami."
Frank lo guardò per qualche secondo e poi abbassò lo sguardo sulla bambina. Gerard fece lo stesso e si intenerì da morire.
"Cosa- Cosa hai deciso di fare, Frank?" Gli chiese, timoroso, accarezzando la testa alla piccola.
Frank sorrise. "Non la darò a nessuno per niente al mondo. E' nostra."
Gerard fece un sospiro sollevato, ridendo.
"Ti amo, te l'ho già detto?"
Il più basso fece un fischio, colpito. "Due volte in meno di cinque minuti, hai deciso di recuperare tutte le volte in cui ti sei dimenticato di dirmelo?"
"Scemo." Rise il moro, lasciandogli un bacio sulle labbra.
"Io la voglio chiamare Harry anche se è una femmina."
"No, oddio, ti prego, Harry Potter no." Si lamentò l'altro.
Frank lo guardò indignato. "Come no? Io ho fatto la fatica per nove mesi, io decido il nome."
"Sì, ma non Harry. E' una bambina, cristo. Almeno chiamala... Con un nome femminile!"
Il castano rimase zitto, pensandoci intensamente.
Avrebbe potuto chiamarla Minerva. Nah, troppo serio. Ginevra? Bello, ma Ginny gli stava sulle palle. Ninphadora? Sì, e poi si immaginava già i commenti degli altri bambini.
"Lily?"
"Hm... Diciamo che Lily può andare." Convenne il più grande, guardando la piccola.
Frank sorrise a trentadue denti, felice come una pasqua.
"Lillian Iero Way, mi piace."
Non notò che Gerard lo stava fissando, con un sorriso stampato sulle labbra e gli occhi luccicanti.
"Ti amo Frank. E... benvenuta Lily, sei la cosa più bella dol mondo."
Frank si sciolse, fece un 'awww' molto prolungato e sorrise, accarezzando il mento di Gerard col dorso della mano.
"Ti amo Gee, mi hai fatto dannare. Ma ti amo."
"Saremo una bellissima famiglia, ne sono sicuro."



Se siete arrivati fino a qui siete dei santi, santo cielo *O*
Spero vi abbia entusiasmato tanto quanto ha entusiasmato me scriverla. Volevo ringraziare le nove persone che hanno commentato la precedente ff, siete meraviglie viventi *^*
Il titolo (gya, calzante da dio D:) di questa è preso da una canzone dei Radiohead "No surprises", bellissima. Ascoltate i Radiohead!
Mentre l'altro titolo della precedente ff era dei FOB, ascoltateli! :°D
No, va bene.
Scusate ancora la lunghezza, ma era troppo bello scriverne, mi ha preso la mano D:
Vi amo <3

XoXo Gee <3

   
 
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