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Autore: Polka    30/10/2010    2 recensioni
Near era tutto ciò che non era Mello, solo lui poteva donargli quel senso di completezza che tutti disperatamente cercano. Solo lui, e nessun'altro mai.
[ Happy Bday, bestiola :D ]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mello, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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{ All' unica persona alla quale non devo spiegazioni.
Happy Bday, a te. Che ti amo, lo sai già troppo bene. }

 

 

 

 

φίλος *

 

 

 

Lo vedeva spesso fare quello strano giochetto tutto da solo; se ne stava seduto per terra in disparte da tutto e tutti, circondato solamente da quelle che sembravano infinite tessere di un puzzle completamente bianco. E la cosa più strana, il motivo per il quale Mello mentre lo guardava piegava la testa facendola pendere leggermente da un lato e per la quale non riusciva a staccare il suo sguardo da lui, era che quel piccolo bambino perennemente in pigiama sembrava trovarsi talmente a suo agio, che vederlo semisdraiato sul pavimento a comporre un puzzle monocolore sembrava la cosa più naturale del mondo.

« Near, noi andiamo a giocare fuori.. »

« Lascialo stare, sta sempre da solo »
« Grazie, sto bene quì » - l'unica risposta che gli aveva mai sentito pronunciare, quando capitava che qualcuno -probabilmente un nuovo arrivato alla Wammy's- gli chiedeva se magari non avrebbe preferito andare a giocare fuori piuttosto che starsene da solo a comporre sempre lo stesso puzzle.
Come poi facesse a non stancarsi mai, era un altro argomento molto combattuto nella testa di Mello, che il più delle volte concludeva i suoi dubbi semplicemente scrollando il capo e distraendo la mente su qualcosa di meno complicato, come il gatto di Schrödinger**, per esempio.

Aveva imparato a non avere sempre la stessa reazione, quando scopriva che per l'ennesima volta Near era davanti a lui; adesso quasi non tremava più dalla rabbia. Eppure non era solo rabbia e frustrazione quella che sentiva, no. C'era sicuramente qualcosa di più, qualcosa che gli impediva di odiarlo davvero. Near riusciva ad essere sempre il migliore, il numero uno tra tutti quei bambini speciali, mentre lui non era altro che la sua ombra, quello che veniva dopo, quello che non veniva notato da nessuno: il numero due.
Però, per qualche strana e misteriosa ragione, lui non lo odiava.

 

Mello odiava qualunque cosa non capisse, per questo motivo passava giornate intere sui libri, rimuginava su quello che leggeva e sentiva, aveva imparato a non passare sopra nulla, solo così sarebbe riuscito a capire tutto.
Solo una cosa non era mai riuscito a capire, anche se sarebbe più corretto dire che non era riuscito a comprendere qualcuno, e per la prima volta aveva preferito accontentarsi di quello che conosceva già, senza dover cercare quel qualcos'altroche dova esserci per forza, secondo il parere di tutti.
Si sbagliavano, e Mello lo sapeva.
Rideva, guardando da lontano come tutti guardavano quel bambino così strano, che preferiva star solo piuttosto che circondarsi di amici che avrebbe potuto avere facilmente. 
Forse anche troppo facilmente per i suoi gusti.

Mello aveva pensato più di una volta, che se Near non fosse mai stato portato in quell'orfanotrofio “speciale” -come gli era stato detto tanti anni prima- lui si sarebbe di certo annoiato. Piuttosto banale come pensiero, eppure era così: che piacere avrebbe avuto Mello di arrivare sempre primo, senza dover competere davvero con nessuno? Dove sarebbe stata la smania di sapere sempre più, se non ne avesse mai avuto bisogno? Near era quello grazie al quale Mello aveva sempre provato a migliorarsi, ed allo stesso tempo colui che lo teneva con i piedi ben piantati in terra.
Near era tutto ciò che non era Mello, solo lui poteva donargli quel senso di completezza che tutti disperatamente cercano. Solo lui, e nessun'altro mai.

 

***

 

Stava seduto per terra, una gamba distesa, l'altra piegata. In mano dei pupazzetti da dito, così minuziosamente lavorati da sembrare veri; incarnavano delle persone, tutte quelle che erano strettamente coinvolte al caso Kira.
Giocherellava, Near, tenendoli infilati nelle dita affusolate con le quali sembrava tamburellare l'aria circostante, e pensava. A cosa pensasse, poi; probabilmente a qualcosa che neanche lui avrebbe voglia di spiegare, dopotutto non era nel suo carattere spiegare nulla. O capisci, o devi essere imboccato come si fa con i bambini troppo piccoli per essere in grado di mangiare da soli. No, Near non imboccava mai nessuno. E sì, Mello era quello che capiva sempre tutto: non doveva essere poi una gran seccatura parlare con lui. Near portò le dita coi pupazzetti davanti a sè, scrutandoli ad uno ad uno, come se cercasse di vedere nei volti reali di quelle persone; si soffermò un po' di più nello squadrare un pupazzetto dalla testa bionda. Che avesse qualcosa in più da leggere nei suoi occhi?

 

Giocherellava con una fotografia, Mello. Seduto su una poltrona chissà quanto vecchia faceva scivolare tra le dita un pezzo di carta di forma rettangolare nel quale era ritratto un viso in primo piano. Non sorrideva, quel viso; solo un'aria di sfida gli illuminava le iridi azzurre. La stanza era quasi del tutto buia, nonostante non fosse ancora sera inoltrata, ma l'unica finestra presente non bastava ad illuminare decentemente il monolocale dove Mello passava le giornate a pensare, quando non era in giro a cercare di darsi da fare per concludere quel maledetto caso prima di lui.
Morire. Morire sicuramente doveva essere una cosa stupida: aveva sempre creduto fosse così. Perfino quando Roger aveva comunicato loro che L era morto, per la prima volta aveva col commento forse freddo ed indifferente, forse ferito e incredulo che aveva fatto Near: « Se non riesci a vincere il gioco, se non riesci a completare il puzzle... Sei solo un perdente.» Si meravigliò un po' di se stesso, quando scoprì di pensarla diversamente; Eppure lo sapeva, era giusto così dopotutto.
Fu sicuramente un gesto eseguito meccanicamente, il suo: girò la foto in modo che si trovasse davanti alla parte bianca, dove solitamente amici e parenti scrivono le loro dediche. Che ci fosse scritto qualcosa anche nella sua?
Restò così per qualche attimo, con la foto a pochi palmi dal naso.
Poi solo un sorriso, nel buio.

 

 

Dear Mello.

 

 

 

 

 

 

* Fìlos, dal greco può essere tradotto sia come amico che come amante.
** il paradosso del gatto di Schrödinger, esperimento di meccanica quantistica.
[ Troppo, troppo da dire e poco tempo per farlo.
Scusami se non è come avrebbe dovuto essere. Mi farò perdonare, prometto.
Però so che tu coglierai tutti gli accenni che ci sono disseminati. Love ya<3 ]

   
 
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