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Autore: LyndaWeasley    30/10/2010    8 recensioni
E adesso? Per la prima volta in vita sua aveva perso l’autobus, come avrebbe fatto ad andare al lavoro? Imprecò di nuovo e si avviò verso il palo giallo in cui erano affissi gli orari, scostando non proprio galantemente un giovane che se ne stava tranquillamente appoggiato al suddetto palo, con un paio di cuffie bianche alle orecchie.
[...]
«Ma tu non stavi ascoltando musica?».
Il ragazzo scrollò le spalle. «Ero in pausa».
Che impiccione!

Questa è la mia prima AU in assoluto che scrivo, venuta in mente mentre aspettavo la corriera l'altro giorno.
Buona lettura,
Lin.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Camelot ♥'
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Un ringraziamento va a GiulyB che mi ha gentilmente dato dei suggerimenti per migliorare la storia. Grazie di cuore

 

 

Once at a Bus Stop

 

Il rumore sordo dello scarico dell’autobus rimbombò nella strada, facendo voltare alcuni passanti e sprigionando del fumo nero che lentamente si dissolveva nell’aria di quella fresca mattina d’autunno.
Per qualche buffo motivo era tutto maledettamente grigio: perché era tutto grigio? La strada, il marciapiede, i cappotti della gente, la facciate degli edifici, il cielo... tutto grigio.
Tutto tranne una macchia colorata - che in realtà era un ragazzo - che si spostava velocemente in direzione dell’autobus, agitando vistosamente un braccio; il veicolo rombò di nuovo e sparì oltre la curva.
Merlin si destò a bordo marciapiede ed imprecò, rassegnato: si era svegliato in un fottuto ritardo e non aveva fatto in tempo a scendere di casa che si era accorto di aver messo le scarpe e la cuffia al contrario.
E adesso? Per la prima volta in vita sua aveva perso l’autobus, come avrebbe fatto ad andare al lavoro? Imprecò di nuovo e si avviò verso il palo giallo in cui erano affissi gli orari, scostando non proprio galantemente un giovane che se ne stava tranquillamente appoggiato al suddetto palo, con un paio di cuffie bianche alle orecchie. Questi alzò un sopracciglio, irritato, e continuò ad ascoltare la musica ad alto volume.
A causa di uno sciopero le corse sono sospese dalle 8.30 alle 12.30 del giorno 22 settembre.
Ventidue settembre... per chissà quale motivo Merlin si ritrovò ad imprecare nuovamente, rendendosi subito conto che quell’avviso era valido proprio per quel giorno e che l’autobus che aveva appena perso era l’ultimo della mattinata.
Merda.
Intrufolò una mano nella tasca del giubbotto e prese il suo vecchio cellulare: avrebbe dovuto chiamare la sua collega, Guinevere, per avvisarla che quel giorno non sarebbe andato al lavoro...
«Gwen, pronto?» disse, agitandosi un po’ troppo sul posto, «Senti, l’autobus è arrivato in anticipo oggi e non sono riuscito a prenderlo... sì sì... Ah, beh, puoi coprire il mio orario?...».
Lavorava da circa tre anni in quel pub e mai – mai – aveva perso un giorno, senza contare quella volta che si era preso il morbillo.
«...spero che Percival non lo venga a saper- cazzo, è lì!? Porco cacchio!... Ah, d’accordo, allora...».
«Scusa?».
Una voce calda e un po’ infastidita lo sorprese, facendolo voltare: era il ragazzo che aveva spintonato via qualche minuto prima, per controllare gli orari. Dall’espressione comparsa sul suo volto non sembrava molto amichevole.
«Scusa, puoi smetterla per favore di sbraitare su e giù? Mi urti! E mi calpesti anche i piedi» disse.
Merlin rimase con il telefono appoggiato all’orecchio e la voce della collega che si dissolveva nell’aria senza che lui l’ascoltasse; ma come si permetteva? Era vietato pure camminare nei marciapiedi, adesso?
Assunse un’espressione offesa e congedò, perplesso, Guinevere, dicendole che avrebbe rimediato lui stesso l’indomani. Si volse di nuovo verso il ragazzo biondo, che lo stava ancora fulminando con lo sguardo.
«Oh, mi spiace» rispose cercando di trovare il tono più sarcastico possibile, «non ero a conoscenza del fatto che in questo marciapiede fosse vietato telefonare e camminare».
Il biondo alzò gli occhi al cielo e sbuffò. «Perdonerò le tue lacune, allora».
Merlin non sapeva se ridere per quella buffa accusa o se recare offesa per quel comportamento così assurdo; il ragazzo si mise una mano in testa per scompigliarsi i capelli biondi e continuò a fissarlo, scuotendo la testa, come se stesse parlando con un bambino.
«Grazie tante» inveì Merlin, continuando a girare in tondo.
Perché stava girando in tondo?
Ormai l’autobus era perso, la mattinata di lavoro anche... tanto valeva tornarsene a casa. Magari avrebbe potuto provare ad andarci a piedi... Sì, certo, e sarebbe riuscito a farsi dieci chilometri a piedi in dieci minuti?
«Rallegrati» intervenne il biondo, «puoi sempre tornartene a casa a dormire».
Ma... EH?
«Che cosa stai dicendo?».
«Beh, se hai perso il turno di lavoro e non riesci ad arrivarci ormai tanto vale tornarsene a casa, che dici?» rispose, come se la cosa fosse ovvia.
«Ma tu non stavi ascoltando musica?».
Il ragazzo scrollò le spalle. «Ero in pausa».
Che impiccione!
Cominciava già a stancargli e si stupì di essere ancora lì a dargli bada. Sbuffò, seccato, e mise le mani in tasca. «Allora tornatene ad ascoltare...» cercò velocemente il nome di un cantante dilettante per scocciarlo, «chessò, Justin Bieber e non mi rompere, che me la so cavare da solo, grazie».
«Veramente stavo ascoltando gli Scorpions, Rock you like a Hurricane, presente?».
Ma stava cercando di trivellargli le palle o era solo una sua impressione?
Merlin radunò in se tutto il suo autocontrollo per cercare di non rispondergli. Già la giornata era iniziata in un modo obbrobrioso, diciamo pure di merda, ci mancava pure quell’energumeno a tartassarlo con le sue cavolate. Ma rimanere lì e fare piccoli passetti su e giù non risolveva la questione: come avrebbe fatto ad andare al lavoro?
«Oh, adesso c’è You Give Me All I Need» confidò il biondo, con un sorrisino soddisfatto.
Autocontrollo, Merlin. Autocontrollo.
Inutile, niente da fare. Era più forte di lui.
«Si-può-sapere-cosa-cazzo-vuoi-da-me?» scandì le parole, seriamente infastidito. Non aveva intenzione di stare a sentire tutto il repertorio dell’mp3 di quel deficiente!
«Rilassati... Com’è che ti chiami?».
«Merlin» rispose lui in tono secco.
«Rilassati, Merlin» continuò il ragazzo, riponendo il suo mp3 nella tasca del giubbotto. «Io sono Arthur, comunque... Non morirai se non andrai al lavoro per un giorno. Non è mai morto nessuno».
«Oh, invece sì» disse furente il moro, avvicinandosi minaccioso. «Sarà una fortuna se mi si potrà giudicare ancora un ‘qualcuno’».
Sul volto giovane e bello del biondo comparve un ghigno a cavallo tra il “questo-ha-il-cervello-shakerato” e il curioso.
«Forse mi ridurrà in polvere oppure, se sarò fortunato, rimarrà solamente qualche ossicin-».
«Suvvia! Come sei drammatico, Merlin!» lo sbeffeggiò Arthur, ridacchiando.
Ma Merlin non lo stava ascoltando, gli era improvvisamente venuto in mente un modo per metterlo a tacere, così finalmente avrebbe smesso di rompergli i coglioni.
Compiaciuto, sogghignò.
«Ascolta, Arthur» cominciò calcando il suo nome, «non è che magari ti sei perso qualcosa anche tu?».
Arthur lo fissò.
«Sai» continuò, guardando l’orologio, «sono le otto e trentacinque e lo sciopero è iniziato da cinque minuti, ergo, niente autobus. Non è che forse nemmeno tu puoi andare in qualunque luogo dovresti andare?».
Inaspettatamente il ragazzo biondo scoppiò a ridere, cosa che fece innervosire Merlin ancora di più; si avvicinò e gli batté una pacca sulla spalla.
«Merlin, Merlin, se stai cercando un modo per farmela pagare mi dispiace deluderti» lo avvertì, con uno strano sorriso in volto. «Vedi, io non sto aspettando l’autobus».
«E allora cosa ci fai qui? Stai aspettando la benedizione dello Spirito Santo?».
Arthur sospirò. «No, sto solo aspettando che il mio amico Gwaine venga a prendermi per andare al bowling».
Cazzo.
Nemmeno rispondendo a toni gli andava bene. Si sentiva stanco e abbattuto, forse era davvero l’ora di rientrare a casa.
«Dov’è il tuo pub?» gli chiese Arthur subito dopo.
«Vicino alla bottega “Camelot”» sospirò Merlin, mentre Arthur gli dava nuovamente una pacca sulla spalla.
«Ma guarda un po’! Giusto sulla strada per il bowling! Ti ci possiamo portare noi, se vuoi».
...
Inutile dire che Merlin rimase senza parole. Uno, perché non doveva diventare della polvere magica causa mancanza dal lavoro e due, perché dopo averlo sfottuto e sbeffeggiato ora Arthur gli chiedeva anche di accompagnarlo.
Bah, i misteri della vita. Forse nemmeno tanto misteri...
Ora che ci pensava il bowling era da tutt’altra parte del pub, non era di strada.
Che coglione pensò, ridendo.
«Se proprio insisti...» disse poi rivolto al biondo, che sorrise.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Me.

 

Buonasera a tutto lo splendido fandom di Merlin (:

Questa è la prima AU che scrivo, abbiate pietà di me. Avevo una splendida idea in mente, ma non so come sono riuscita a non rispettarla. Un hiphip urrà per me -.-

Come sempre potete vederla sia in chiave slash che senza, non fa alcuna differenza (: anche se io mi sono ritrovata a pensare che non abbiano accompagnato Merlin al lavoro, ma... Dai, lasciamo stare u.ù

Non ho particolari appunti da fare, se non dire che mi sono divertita molto a scriverla e spero vi piaccia^^

Presto (?), sui vostri monitor, compariranno due altre mie storie: una è una Bradley/Colin (quella che mi ha fatto dannare perché si è auto cancellata <.<) e una è una Crossover Merlin/Shrek, di cui ringrazio mistica per l’idea xD

Naturalmente sconsiglio la lettura ai fan di Gwen :D

Eeeeh niente, ringrazio di già chi la leggerà e soprattutto chi recensirà. Tanto lo sapete che i commenti sia positivi sia negativi sono ben graditi ^^

Un abbraccio a tutte,

Lin.

   
 
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