Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Kyryu    31/10/2010    2 recensioni
Continuo di "Odiami..Perché TI AMO!".. Gio aveva chiesto ad Ema un po' di tempo per pensare... ed Ema glielo aveva concesso, nonostante soffrisse la sua mancanza...Però quando è troppo, è troppo!Riuscirà Ema a farsi valere? Torneranno insieme? Dal Prologo:"-Ti amo … e ti troverò!- Fosse l’ultima cosa che faccio, pensai, mentre uscivo dalla mia camera a passo di marcia, deciso nella mia missione." I commenti, come sempre, sono bene accetti..
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'DANNATAMENTE DIFFICILE SERIE'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’angolo dell’autrice…

 

Scusate ancora il ritardo.. ho avuto problemi con la scuola… essendo in quinta, viene un po’ in salita riuscire a liberare la mente da tutto il resto e lasciarsi andare alla scrittura… In ogni caso.. sono contenta di essere quasi arrivata al traguardo.. :D

Bene.. come promesso, oggi commento le mie carissime e assidue commentatrici..

4lb1c0cc4: lo so.. fremi dall’impazienza per sapere dove cavolo è andato a nascondersi.. :D Ahahaha! Vedrai.. questo capitolo ti illuminerà fin dall’inizio! E anche gli altri problemi che hai menzionato troveranno risposta in questo capitolo…!! Sono proprio contenta che ti sia piaciuta questa storia..!! Mi si riscalda il cuore! Ci vediamo al prossimo (e ultimissimo) capitolo…!! BESOSS**

Lucyette: ahahaha! Ho fatto in modo che non vi fidaste più delle situazioni tranquille.. anche perché adoro rigirare e rimescolare le carte in tavola! Però questa volta lo dico sinceramente, non c’è niente da temere… e per quanto riguarda la vita facile.. bé.. non ce l’abbiamo noi che siamo vivi al di fuori delle storie, e vuoi che ce l’abbiano loro? Sarebbe troppo surreale! :D Comunque… grazie per aver commentato, sono STRAFELICISSIMA! Spero che ti piaccia anche questo capitolo!

Perfetto… adesso vi lascio all’ultimo capitolo di questa storia… il prossimo sarà l’epilogo!

Besosss***

Vostra, Kyryu!!!

 

DECIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Davanti a casa di Gio si estende il parco de “El Retiro”… E’ un grandissimo giardino pubblico (dovrebbe essere un parco di 118 ettari!), visitato da milioni di persone ed una stupenda attrazione per i turisti. In quel periodo dell’anno, tutta la vita che prendeva in estate sembrava fosse stata falciata via dal tempo, rendendo il luogo sempre più triste e desolato. Il clima era talmente tanto pungente che non mi sarei stupito se si fosse messo a nevicare… passeggiai senza una meta ben precisa, tanto con tutto lo spazio che c’era avrei potuto camminare per ore.

Non sapevo cosa aspettarmi veramente da mio padre, ma sapevo di certo che le sue parole mi avevano dato un netto schiaffo morale. Certo, immaginavo perfettamente come mi sarei dovuto comportare.. però non si potevano cambiare le cose.

Mi guardai attorno.. davanti a me si estendeva il lago artificiale che ospitava barchette e paperelle, prontissime a farsi dare da mangiare.

L’unico punto di domanda in quel momento era il come affrontare la cosa… Sarei stato felice di avere Gio per sempre al mio fianco, di rendere lei altrettanto felice.. e soprattutto sarei voluto diventare un padre a tutti gli effetti. Non ero stato presente i primi mesi per la piccola, ma ci sarei stato per il resto della sua vita e guai a chi mi avrebbe allontanato da lei.

La conoscevo giusto da qualche giorno, ma l’avevo sentita mia fin dall’inizio… la nostra bambina avrebbe ricevuto l’amore e le attenzioni che DOVEVA avere e non ci sarebbe stato niente da ribattere. Non avrei mai permesso neanche a mio padre di allontanarmi dagli amori della mia vita. Intanto, non mi accorsi per bene cosa stesse accadendo sopra la mia testa, talmente tanto ero immerso nei miei pensieri: un concentrato di nuvoloni neri ed intensi si erano raggruppati, quasi a voler formare un’alleanza, e sembravano talmente tanto minacciosi che avrebbero convinto qualsiasi bambino, amante della natura e dell’inverno rigido, a rintanarsi in casa senza fare alcuna discussione.

In quel momento, rimpiansi di essermi fatto prendere dalla fretta e dalla voglia di evadere: di certo avrei potuto sollevare lo sguardo quando stavo uscendo, perlomeno per capire che diavolo avessi in mente di fare! In quel momento, oltre levare il mio sguardo verso la mia immensa sfortuna di avere un cervello limitato e ben poco attento, mi accorsi sfortunatamente di non aver afferrato dove mi fossi andato a cacciare; oltre al buio che si stava creando attorno a me, si era formata una piccola patina di nebbia che mi aveva precluso la vista di ciò che avrei dovuto avere di fronte a me.

-Dannazione!- sibilai, a denti stretti, mentre in lontananza sentivo un rumore sinistro, un tuono talmente tanto potente da rimbombare in tutta la città. Cercai di orientarmi, ricordandomi di essere arrivato da destra e di aver camminato per … un bel po’.

E’ vero: quando si fanno le cazzate, si devono fare proprio in grande stile!  Pensai, mentre mi maledicevo in ogni singolo istante, brancolando nell’ombra di quella foschia che mi copriva la visuale.

Ad un certo punto, non so dove né quando, sentii di aver schiacciato qualcosa di viscido sotto la mia scarpa, sperando veramente che non fosse quello che avevo temuto di più: purtroppo, anche al buio si sarebbe riconosciuta, causa il suo tanfo.

Avevo accidentalmente schiacciato una cazzo di cacca di cane; proprio non poteva andarmi di meglio! La foschia non accennava a farmi capire dove mi trovassi, però i rumori della città vicini, mi diedero l’impressione di essere perlomeno, sulla buona strada per arrivare all’entrata. Nel frattempo, ero riuscito a mettere un piede in una pozzanghera che non avevo notato ed ero riuscito a bagnarmi la parte destra dei jeans. Della serie:”Non c’è due senza tre!”. Sentii un altro tuono e urlai, a non so chi:-SI! CERTO! E POI MAGARI PIOVE! Giusto perché non ne ho avute abbastanza al momento…-

Neanche a dirlo, cominciò a piovere che Dio la mandava.

La mia unica soluzione era trovare un albero che potesse ripararmi, ma ormai mi sentivo perso; non c’era un filo di luce, tranne i lampioni che, ogni tanto, riuscivano a farsi spazio nella foschia, ma per il resto le persone erano affidate al loro destino- o, in questo caso, dato che non ero riuscito ad incontrare anima viva, IO ero stato affidato al mio proprio destino, così continuai ad andare avanti a tentoni.

Stranamente, quella situazione fisica rispecchiava in parte anche la mia situazione mentale: continuavo a brancolare nel buio, alla ricerca di una luce, di un piccolo barlume di speranza… un qualcosa che mi dicesse:”Hey! Guarda che devi venire di qua!”.

Cercai riparo sotto un grande albero, ma purtroppo la situazione non migliorava per niente.. tanto ormai mi ero bagnato a sufficienza per definirmi un idiota patentato.

Faceva un freddo cane, ma potevo resistere ancora un po’. La pioggia continuava a scendere e la foschia non accennava a diminuire; per me, per un uomo in generale, era uno di quei casi frustranti che capitano poche volte nella vita: il non vedere cosa si ha davanti. Il non sapere cosa fare subito dopo. Avere sempre qualcosa da fare per non rimanere oppressi dalle situazioni, per noi è tutto. E questo decisamente incarnava uno dei momenti più brutti per un ragazzo.

Speravo che si calmasse. O perlomeno che qualcuno si accorgesse di qualcosa.

Mi sedetti e scrutai l’orizzonte cupo.

Non so quanto passò effettivamente, forse mezz’ora… ma mi accorsi che le nuvole si stavano diradando, lentamente, passando dal nero cupo ad un colore più chiaro… la  nebbia c’era ancora, ma non così intensa da non permettermi di vedere.

E fu allora che sentii…

-EMA!! EMAA!!-

Era la sua voce. Per me e per il mio cuore, era meglio di un raggio di sole in mezzo a quell’oscurità. All’improvviso, comparve lei circa duecento metri lontano da me; tutta bella infagottata in un cappotto impermeabile scuro, con degli stivali anti-acqua rossi, guanti, sciarpa e cuffia rossa che facevano risaltare la sua immagine anche a migliaia di metri di distanza. Anche l’ombrello a quanto potevo vedere era rosso carminio.

Mi sentii bene.. avevo ancora una volta capito che avrei dovuto confidarmi subito a lei, anche se non sono mai stato capace di parlare con qualcun altro dei miei problemi. Avevo sempre fatto affidamento su me stesso, fin da epoche immemorabili… fin da prima di essere stato adottato dai miei.

Ma non poteva funzionare così… Gio, innanzitutto, aveva un carattere molto impulsivo e al primo sentore di problema aveva il viziaccio di scattare… adesso non potevo più permetterle di mettersi problemi per un minimo nonnulla; cinque mesi non erano uno scherzo e me ne sarei dovuto rendere conto fin dall’inizio.

La vidi voltarsi a destra e a sinistra, scoraggiandosi e cominciando a sbuffare in maniera quasi innaturale; la vidi a poco a poco, avanzare con un’espressione affranta.

Non riuscivo a muovermi, talmente tanto ero impietrito dalla sua espressione: sembrava si stesse trattenendo dal fare qualcosa. Quando cominciai a scorgere per bene il suo viso, mi accorsi che qualcosa di piccolo stava luccicando sul suo volto preoccupato ed ansioso; stava piangendo con un’espressione ansiosissima sul volto.

La vidi mettersi una mano davanti alla bocca, singhiozzando esplicitamente, mentre continuava a guardarsi attorno; ma che cazzo hai in testa? CORRI DA LEI! Pensai, concentrandomi mentalmente sull’azione *muovere le gambe*. Niente mi sembrava più giusto di quello… era lei la mia luce.

Ragionavo solo per cazzate, continuavo a fare cazzate, però l’unica cosa che sapevo fare bene veramente era… correggermi e farmi perdonare delle cazzate compiute. Nonostante molte persone pensino che le cazzate servano ad imparare, certe volte sarebbe meglio evitarle… come in questo caso.

Ho permesso che la mia fidanzata, incinta di cinque mesi, uscisse sotto questo temporale e si facesse venire una crisi nervosa per colpa del sottoscritto che non l’ha avvisata che stesse uscendo a schiarirsi le idee. ENORME cazzata.

Meglio dire, ENORME CAZZONE… mi rispose la mente, mentre correvo verso Gio. Non mi aveva ancora visto bene, dato che, assieme alla pioggia torrenziale e alle sue lacrime non riusciva a mettere a fuoco la mia figura.

Quando riuscii ad entrare nel suo campo visivo, notai cambiare totalmente la sua espressione come se una stella fosse esplosa in milioni di atomi luccicanti ed avesse illuminato tutto quel grigiore che fino a qualche minuto prima aveva pervaso qualsiasi mio senso. Quella corsa mi faceva sentire un passo sempre più vicino alla luce.

Sempre più vicino alla mia fonte di luce.

Non avrei mai più permesso a me stesso di procurarle quell’effetto, nonostante ai miei occhi risultasse molto più bella con quell’espressione addolorata, la più bella tra tutte.

E’ dal dolore che nasce la forza, dalle lacrime la bellezza.

Mi lanciai d’impulso ad abbracciarla, nonostante fossi ben cosciente di essere bagnato dalla punta dei piedi alla radice dei capelli e potessi metter a rischio la sua salute.

In quel momento se ne fregò anche lei, stringendomi convulsivamente. Ci confondemmo in un abbraccio profondo, strettissimi sotto quell’ombrello, quasi a non volerci dimenticare che eravamo nati per essere una cosa sola, nonostante ci avessimo messo anni a capirlo.

Sentivo i suoi singhiozzi contro la mia spalla e il dolce pancione attaccato al mio corpo, dove la bambina scalciava contenta e felice di quell’affetto smisurato.

-N.. no.. non sapevo dove fossi andato… m.. mi hai spaventata a morte… Non tanto per il motivo che forse ti sarebbe potuto succedere qualcosa, ma per… per il fatto che avresti potuto decidere di andartene, di lasciarmi sola e di non tornare mai più.. Io… non sapevo che fare… L’.. l’unica cosa che dovevo fare era cercarti… provarci, almeno..- sussurrò, mentre attorno a noi, il rumore della pioggia attutiva quietamente i nostri silenzi. La tenni più stretta a me e le sussurrai sull’orecchio:

-Ho promesso che ti sarei stato accanto e, soprattutto, che non t’avrei mai più lasciato. Come hai potuto credere che ti lasciassi così? E soprattutto.. senza essermi portato appresso neanche un cellulare? Però mi devi scusare… Lo sai, io non sono una persona che appena ha un problema, si confida. Rifletto e provo a risolvere da solo… Ecco è una specie di abitudine che ho da quando sono piccolo… Non sono.. abituato a fare affidamento su qualcuno, nonostante chi abbia davanti sia la persona della quale mi fido di più in assoluto. Avevo bisogno di riflettere e.. non mi è venuto proprio in mente di dirti qualcosa… ecco, così.. sono uscito. Come un idiota, dato che ho schiacciato un cavolo di merda di cane, ho messo un piede in una pozzanghera, mi sono bagnato dalla testa ai piedi… Mi sono decisamente incazzato, non vedevo niente a causa della pioggia e della nebbia e soprattutto il buio non aiutava.. E questo mi ha fatto capire.. che se mi allontano ancora da te, sarò nei guai…Anche perché credo che tutte queste belle cose mi siano accadute a causa di qualche maligno pensiero che mi ha lanciato lo zio-

Sentivo la sua dolce risata ridondare nelle mie orecchie… avevo già detto che, quando rideva, tutto ciò che c’era attorno a lei s’illuminava?

Stavo bene, nonostante il freddo, i vestiti bagnati, il tempo del cavolo che attorno a noi non si era ancora calmato del tutto… ma dentro di me, sentivo che la tempesta era terminata appena era arrivata a prendermi.

Mi staccai un poco e le presi il viso tra le mani.

-Sai che non potrei allontanarmi da te… anche se faccio cazzate, io ritorno sempre da te. Quindi, non temere…-

-Però non farlo più.. anche se mi mandassi un messaggio con un piccione viaggiatore, andrebbe bene… ma per quale motivo sei andato via?- mi chiese, stringendomi ancora. Le feci affondare per bene la testa sul mio petto, quasi a volerle nascondere il mio viso.

-.. Mio padre è arrabbiato. Gliel’ho detto al telefono.- le dissi, senza fare inutili giri di parole.

Gio non si mosse, né si irrigidì e rispose, solare:

-Stranamente, me l’immaginavo una cosa simile. Effettivamente, ci siamo sempre preoccupati della reazione dei miei… ma ci è andata fin troppo bene. Avremmo dovuto preoccuparci di tutt’e quattro.. e. cavolo! Anche la zia è incinta, quindi speriamo di ritrovare un certo appoggio anche da parte sua. E.. adesso che mi ci fai pensare, mio padre sembrava fin troppo allegro per essere uno che ha appena ricevuto una notizia così devastante…- sollevò il viso e mi guardò per un attimo..- .. scommetto tutto quello che ti pare che contava su questa reazione di zio Dario per potersi divertire davvero…-

Sentii uno strano brivido di terrore percorrermi la schiena, come se quella piccola predizione avesse scombussolato tutto il mio modo di pensare.

In pratica, sentivo di aver fatto un’altra idiozia: avevo perso tempo nel pensare a chissà cosa, quando invece mi sarei dovuto preparare le armi per la difesa… perché ormai non credevo che saremmo riusciti ad affrontare mio padre senza esserci preparati a dovere.

Mi sento scontato ogni volta che lo ripeto, ma avere Gio tra le braccia mi faceva sentire forte e potente… mi sarei potuto tranquillissimamente presentare da mio padre senza armi, con un solo ramoscello d’ulivo tra le mani, con la convinzione estrema che sarei riuscito a vincere quel dibattito con quel fragile rametto.

Certo… quel rametto rappresenta quello che diverrai se non ti difenderai per bene dalla rabbia incontrollata di tuo padre… rispose la mia mente, messa a tacere dal mio cuore.

Dovevamo ragionare, non stare a scannarci.

Mi staccai un poco, notando l’espressione di contrarietà sul suo viso, ma era giunto il momento.

-Dobbiamo andare.. prima che arrivino e mio padre nasconda delle mine sotto il pavimento per farmi saltare in aria…- le dissi, mentre lei si faceva quattro risate. Ero sicuro al cento per cento che non le avrebbero mai detto niente, anche perché se ci avessero anche solo provato, avrebbero passato le pene dell’Inferno per mano mia.

Intanto, ci staccammo un attimo, per poi porgerle la mano che prese immediatamente.

-ODDIO! Ma sei gelato!- mi disse, mentre faceva per togliersi il giubbotto ed io glielo richiusi.

-Stai buona. Quella che potrebbe rischiare sei tu, non io. Quindi vedi di non osare troppo… già è tanto se sei uscita e per questo mi sarei già dovuto incazzare. Ti ricordo che hai una bambina in grembo..- le dissi, mentre andavamo avanti.

-Se un certo idiota non avesse fatto la cazzata di uscire di casa senza niente, la sottoscritta non si sarebbe Né preoccupata né uscita di casa … ma, a quanto pare, non potevo lasciarlo da solo.. non sarebbe mai riuscito a rientrare a casa..- mi sfotté, con una certa soddisfazione ed un sorrisetto delizioso sulle labbra. Ci dovemmo fermare perché la baciai ancora.

-Ti amo… - le sussurrai, prima di ottenere in cambio un pugno sullo stomaco… poteva aver perso peso, ma avrei potuto scommetterci che aveva continuato ad allenarsi.

Mano per mano ci avviamo a casa.. certi che il nostro rapporto, nonostante non fosse il più calmo del mondo, avrebbe vinto qualsiasi sfida e problema.

Una macchina grigio scuro era parcheggiata davanti alla villetta dei miei zii; erano già dentro… Non avevo paura.

Non ne avrei avuta mai più.

 

Gio…

 

Sinceramente non so se dovrei descriver quel ring che era diventata casa mia da quando avevamo messo piede dopo che ero uscita a recuperare Ema… L’amore della mia vita era sicuro più che mai a farsi valere senza spazientirsi e spiegando tutto, per filo e per segno.

Mia zia sembrava più splendida che mai: era al sesto mese e stava benissimo. Sia fisicamente che dall’espressione solare che portava in viso.  Il suo sguardo, quando mi vide, si fece ancora più vivo, venendomi incontro abbracciandomi.

Avevamo lo sguardo di chi aveva capito cosa significava portare in grembo un bambino… Lei capiva. Capiva Ema, capiva me. Ma non era di certo lei quella da convincere.

Mio zio non mi aveva calcolata per niente, mentre si occupava di guardare male Ema.

Intanto, il papy si gustava la scena accanto a mia madre, tenendola abbracciata… in quel momento mi accorsi che erano accorsi anche i miei fratelli per assistere alla scena; mio padre, all’inizio, non aveva voluto che i miei fratelli sapessero così dal niente della mia gravidanza, ma dopo aver parlato loro, avevano accettato che presto sarebbero diventati zii… anche se all’età di tredici anni.

Donata e Luca si erano gentilmente defilati, mentre si occupavano di questioni loro che non avrei voluto sapere.

Tutti erano fissati su quella parte di salone, in cui Ema e suo padre aspettavano il momento adatto per parlarsi; a poco a poco, mia madre convinse i miei fratelli e mio padre a lasciare la stanza, facendo in modo che rimanessimo solo con gli zii.

Uno schiaffo sonoro rimbombò in tutta la sua acustica. E altri due ancora.

La rabbia dello zio se si era espressa solo con due schiaffi, si era sicuramente molto attenuata da quando era venuto a sapere della notizia.

-Sei un idiota. Non ricordavo di averti cresciuto in maniera così poco seria. Mi hai deluso fortemente, Ema.- gli disse, a bassa voce. Ema incassò e non disse niente; sapeva che aveva ragione e per questo non aveva aperto bocca. Lo vidi prendere un respiro e rispose:

-So di aver fatto uno sbaglio… ma mia figlia non è un errore. E non lo sarà mai. Non sbaglierò ancora… mi dispiace per averti fatto soffrire…- rispose Ema, esprimendo il suo dolore.

-Scusarti? SCUSARTI? Cosa pensi di dire a tua figlia quando sbaglierai anche con lei? “Scusa, mi dispiace”? No, Ema! Non eri ancora pronto per affrontare questa cosa… e adesso ti ostini a voler rimediare… perché è questo che..-

-NON DIRE CAZZATE!- Ema era scattato alla grande, guardando con furia cieca suo padre –Non ero pronto, ma adesso lo sono… Amo Gio più di qualsiasi cosa e sono disposto a TUTTO per lei e per nostra figlia che verrà al di sopra di tutto. Non osare mai più dire qualcosa del genere perché sappi, Papà, che non ti perdonerò mai più per aver parlato in questo modo di me e dei miei sentimenti… pensavo che tu, primo di tutti, avresti capito… avresti capito che NON AVREI MAI FATTO COME FECE QUEL BASTARDO CHE ERA IL MIO VERO PADRE! e invece mi sbagliavo.. ancora…- disse Ema, deluso.

Ema non parlava mai volentieri dei suoi veri genitori… perché aveva sofferto troppo. Prima di essere stato adottato dai miei zii, aveva vissuto una situazione non felice. Ancora in quel momento aveva difficoltà a parlarne, notai con stupore. Io conoscevo la storia, ma non gli avrei mai detto che la sapevo… anche perché mi sembrava giusto non cercare di riaprire vecchie ferite. La sua espressione ostentava a far trasparire ira, ma effettivamente ciò che risaltava di più era la tristezza ancora presente dentro sé stesso, come un’ombra scura sul fondo di quegli occhi splendidi.

No, no, no… pensai, mentre mi stavo avvicinando a lui per sostenerlo.. per non so cosa: non ero disposta a vedere il mio fidanzato ridotto in quello stato per mano di qualcuno; l’avrei difeso e niente mi avrebbe fermato. Scattai velocemente, ma venni fermata dalla zia che, con uno sguardo, mi fece capire che non dovevo avvicinarmi.

In un attimo, mi accorsi che lo sguardo irato dello zio si era tramutato in un gesto di puro affetto: aveva abbracciato suo figlio con tenerezza.

-Era questo quello che volevo sentirti dire. Non sono mai stato così tanto fiero di te, come lo sono adesso… Mi dispiace per averti detto quelle parole.. ma volevo testare se fossi cambiato da quel ragazzino che eri meno di una settimana fa: ti ricordo che se non ti avessi dato una lavata di capo, non ti saresti mai mosso di casa..- gli disse lo zio, tenendolo tra le sue braccia.

Vidi il mio ragazzo trattenere le lacrime, quando rispose:

-Mi dispiace Papà… non volevo esagerare… ti voglio un bene del diavolo…! E soprattutto.. vorrei che sapessi che, anche se non sei stato tu a “generarmi”, sarò per sempre tuo figlio..- guardò un attimo la zia -… vostro figlio..-

La zia era una persona dalla lacrima facile e in tutta velocità, si gettò tra le braccia di suo figlio e di suo marito che si strinsero attorno a lei senza dire una parola, convinti che ormai tutto quello che avevano da dirsi, l’avessero già detto.

Lo zio si staccò da Ema, mi sorrise e si avvicinò, abbracciandomi con cura.

-Sono più che felice che stiate insieme.. non avrei mai voluto vederlo con nessun’altra che non fossi tu.. ho sempre scommesso che una volta o l’altra vi avrei visti insieme ( tenevo la facciato dello zio rabbioso solo per far contento Matte)… ma non avrei mai immaginato una cosa così stupefacente! Grazie, Gio… - mi disse, mentre io sorridevo felice.

-No, zio.. grazie a te per l’enorme sostegno!-

Ema mi si avvicinò da dietro e mi rispose all’orecchio:

-Grazie a te… solamente per esistere…-   

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Kyryu