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Autore: talita    31/10/2010    4 recensioni
Dall'ultimo capitolo:
"Non rimane molto tempo. So che devo parlare con lui, dobbiamo vederci e devo dire le fatidiche parole: «Dobbiamo parlare», gli dico al telefono.
Tempo cinque minuti è davanti alla porta di casa mia. Gli apro e vedo la sua faccia preoccupata. Lo abbraccio forte e lui ricambia. Lo lascio entrare e accomodarsi sulla mia poltrona mentre io rimango a fissarlo dall'alto con paura, paura delle parole che usciranno dalla mia bocca, non so se lui se lo aspetta, ma non è così stupido da non averlo capito.
«Jared, io ti amo, lo sai, ma il nostro lavoro ci impedisce di stare insieme. Il nostro tempo è finito»."
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riposto questa storia... Perché in realtà c'era qualcuno che la seguiva, ma il vero motivo è che da quando ho perso mio nonno ho deciso che non voglio più lasciare nulla in sospeso.

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Just Try

Quando nulla va per il verso giusto e ti senti sola anche sei hai persone che ti amano al tuo fianco, è inutile che ti crogioli nella disperazione, non sarai infelice per sempre.
   È così che mi sono sentita quando mia madre è morta, quando pensavo che non avevo più una ragione per vivere, lei era la mia miglior amica, la mia consigliera, era tutto. Sono passati cinque mesi, sto meglio, ma il vuoto che ha il mio cuore non si riempirà nuovamente.
   «Lauren, dovresti provare», dice Abigail indicando sul giornale un annuncio. «Tu ami cantare, potrebbe essere l'occasione di una vita».
   «Non canto più, Abbie, lo sai», dico pulendo il suo tavolo. Non posso entrare in quel programma televisivo, non ho le carte in regola, non sono nessuno rispetto a chi ha studiato canto per anni e anni, sono solo una semplice cameriera in questo caffè di Austin.
   «E io ti dico che è proprio per questo che dovresti provare».
   «Non ho soldi per andare fino a Los Angeles per quel provino», so che non demorderà mai. La voglia di cantare mi è passata quando la persona che più mi invogliava a farlo è scomparsa per sempre dalla mia vita.
   «Io dico che tuo padre ne sarebbe felicissimo. Adorerebbe rivederti cantare».
   «Smettila, Abbie».
   «Lauren, tentar non nuoce!».

«Sei giù di un tono, Lauren», mi avvisa Carl.
   «Andava bene», dico alzando gli occhi al cielo. «Era così che la volevo. Non sono Mariah Carey. Fammela risentire». Lui me la rimette nelle cuffie, era perfetta, la mia voce bassa e calda, proprio l'effetto che volevo. Mi tolgo le cuffie ed esco dalla saletta.
   Le registrazioni del mio secondo album stanno andando bene. Con il mio primo singolo “Wings”, ho raggiunto in fretta la vetta delle classifiche americane. Anche se non ho vinto quello stramaledetto talent show, sono riuscita ad arrivare in alto, grazie a Monik Barros, la mia agente, la donna che si è presa cura di me, che si è fidata di me e delle mie capacità.
   «Secondo me è ottima», sorride Monik sventolando i capelli biondi e lisci. Annuisco sapendo che anche se tirassi un gran acuto stonato a lei piacerebbe comunque. «Dobbiamo andare, Lauren, per oggi abbiamo finito», annuncia spingendomi verso le poltroncine. «Aspettami qui, vado a parlare con Mark e torno subito».
   Mi appoggio alla poltroncina del corridoio in attesa del suo ritorno e intanto tiro fuori il cellulare per controllare il mio Twitter.
   Due anni fa, quando ho fatto il provino per entrare nel programma televisivo, non immaginavo nemmeno che sarei arrivata a questo livello. Pensavo di essere scartata subito per la mia poca estensione vocale e il mio stile, invece era quello che cercavano, quello che piaceva, innovativo. Ho esordito cantando "Unbreak My Heart" di Tony Braxton e per le prime tre settimane sono stata la preferita. Sorrido ancora al ricordo mentre rispondo ad una ragazza su Twitter, Rachel, quella che ogni tanto mi spedisce qualche regalino e che mi segue sin dalla prima puntata. Ho deciso di incontrarla, per ringraziarla.
   Improvvisamente qualcosa mi urta la spalla e fa cadere il mio cellulare a terra.
   «Ehi!», esclamo andando in soccorso alla mia dipendenza, il cellulare. Lo raccolgo da terra e controllo che non abbia danni permanenti. Mi è costato il sudore quel iPhone! Alzo la testa e vedo l'uomo che mi ha urtato. È Jared Leto che ride di me. Unisco le sopracciglia e aspetto che chieda scusa.
   Non lo fa, si mette le mani nelle tasche dei pantaloni e se ne va sorridente.
   Stupido idiota! Ma guarda te che maleducato! Sospiro.
   «Possiamo andare, Lo», mi avvisa Monik. «Che hai?».
   «Nulla. Jared Leto mi ha urtato e non mi ha nemmeno chiesto scusa per aver fatto cadere il mio cellulare per terra», le spiego.
   Monik ride. «Jared Leto?», chiede. «Sì. I 30 Seconds To Mars stanno registrando proprio qui accanto».
   «Non me ne frega», mi metto le mani nelle tasche dei jeans e seguo Monik fuori da quel posto.

Awards
Mio padre è l'uomo più importante della mia vita, lo è sempre stato e sempre lo sarà, lui mi ha sostenuto in tutto quello che ho fatto, lui mi ha incitato a partecipare a quel programma televisivo, io non volevo nemmeno uscire di casa dopo la morte di mia madre. Non lo ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che mi ha dato. Abbiamo comprato una casa qui a Los Angeles e una ad Austin, lui avrebbe voluto rimanere là, io ho insistito per averlo al mio fianco ogni giorno e adesso abita con me, ma ogni tanto torna per qualche giorno ad Austin per rivedere i suoi vecchi amici.
   Non ho mai studiato musica, i miei genitori non erano in grado di pagarmi un corso serio di canto, ora studio pianoforte e chitarra per recuperare il tempo perso.
   Papà mi racconta sempre le storie della mia infanzia, di come cantavo tutte le canzoni degli spot pubblicitari saltando sul divano.
   “Mi manchi”, dice l'e-mail di Douglas, il mio 'ragazzo'. Ormai sono quasi due anni che abita e studia in Francia. Dire che è ancora il mio ragazzo è forse esagerato. In questi due anni ci siamo visti solo una volta, per due mesi durante l'estate, sono andata io a trovarlo in Europa. Sono quasi sicura che lui non si è disperato per me in questi mesi. Pensavo di amarlo, pensavo che avrei passato tutta la mia vita con lui, ma mi sbagliavo. Sospiro e spengo il computer. Non ho intenzione di rispondergli, non adesso, non in queste condizioni.
   «Lauren», mi chiama mio padre. Mi giro verso la porta e gli sorrido. «Tutto bene?».
   «Certo!», annuisco.
   Lui si avvicina e mi accarezza i capelli. So che gli ricordo sempre di più mia madre e questo fa stare male entrambi. «Come sono andate le registrazioni oggi?».
   «Benissimo», sorrido e con la coda dell'occhio vedo lo schermo del mio cellulare che s'illumina.
   Lui sospira. «Okay, ma se hai bisogno di parlare, sai che sono sempre qui», mi bacia la fronte e mi lascia sola in camera. Corro a rispondere alla chiamata di Monik.
   «Ciao, Lo. Senti, mi hanno chiamata da MTV, ti vogliono per la premiazione dei Video Awards», rimango a fissare il vuoto davanti a me. «Dovrai annunciare il vincitore per il miglior pop video».
   «Davvero?», chiedo incredula. Questa è una candid camera!
   «Sì», conferma lei. Okay, mi fido. Non mi hanno inserito nei migliori video perché in realtà il video di “Wings” lascia un po' desiderare e quello di “Without Air”... be', non è un gran ché nemmeno quello, ma so che sarò tra i Best New Act, ai Music Awards e ne sono felice, dubito di riuscire a vincere qualcosa. «Ci sarà qualcun altro con te, non mi hanno ancora detto chi e probabilmente lo scoprirai solo quando salirai sul palco», dice. «Sai com'è sta gente».
   «Sì», confermo, ancora non ci credo. «Come mai con così poco preavviso?».
   «Probabilmente avevano un buco e hanno pensato bene di riempirlo, oppure qualcuno non ha accettato, non lo so. Forse l'artista che c'era al posto tuo aveva impegni lavorativi...».
   «Va bene, Monik, ho capito», la fermo. Quando si mette a fare ipotesi diventa logorroica.

Adoro questo vestito. Mi sta benissimo e queste scarpe... Okay, non sono ancora abituata a tutto questo lusso, questo vestito dev'essere costato lo stipendio di un mese di mio padre quando lavorava, e le scarpe? Lasciamo perdere...
   La passerella per entrare nel teatro è piccola, dopo averla attraversata mi dirigo con Monik nel backstage. C'è un sacco di gente. Sono ansiosa, ancora non ci credo che annuncerò il vincitore del miglior video pop.
   Monik si allontana per un momento e io mi guardo attorno. Non ho nessuna amicizia particolare con nessun cantante o artista famoso, cioè la nostra “amicizia” si limita al «Ciao. Tutto bene. Adoro la tua canzone. Ci si vede in giro».
   Sospiro e Monik mi prende la mano trascinandomi nei camerini.
   «Allora?», chiedo impaziente.
   «Non me lo vogliono dire, ma non dovrai sorprenderti o farti prendere dal panico, qualsiasi persona ci sarà al tuo fianco, okay?».
   «Monik, ti stai preoccupando per niente. Sono molto più tranquilla di te», dico. Lei sta sudando e continua a guardarsi attorno.

Tra un po' tocca a me. Dovrò salire sul palco con una busta in mano e annunciare il vincitore. Non sono particolarmente eccitata, né nervosa, devo solo dire due parole e congratularmi col vincitore.
   «Lauren, tocca te», dice un operatore tenendosi la cuffia all'orecchio per non farla cadere. «Ti incontrerai con Jared a metà strada. Comportati come se vi conosceste da tempo».
   «Jared?», ripeto con voce più acuta del solito mentre afferro la busta. No! Non lui. Ci deve essere un altro artista che si chiama Jared, vero?
   «Vai, vai, vai, vai!», dice spingendomi. Cazzo! Per poco non inciampo e mi rompo una gamba, ci mancava solo la figura di merda davanti a 30 milioni di persone. Respiro a fondo e cammino finché non vedo Jared Leto che mi sorride. È vestito elegante, smoking blu scuro e la camicia bianca con i primi tre bottoni slacciati. Deglutisco.
   Lo raggiungo e gli sorrido come da copione, lui mi passa una mano sul fianco provocandomi i brividi, forse di terrore e mi accompagna fino al microfono dove si sporge e dice: «Buona sera, America!». Lui di certo ha già fatto questo molte e molte volte, saprà sicuramente cosa dire. «E buona sera anche a te Lauren», dice guardandomi malizioso. I suoi occhi sono espressivi e incantatori. Merda se è bello!
   Deglutisco ed esibisco il più convincente e falso dei miei sorrisi. «Buona sera, Jared», dico tranquillizzandomi, appoggio la busta e prendo la parola. «Ebbene siamo arrivati al momento che tut...».
   «Chi non vorrebbe essere qui, eh?», m'interrompe lui. Maledetto maleducato! «No, no, sul serio. È davvero bello trovarsi qui», si ferma e mi guarda sorridendo. «Con Lauren», conclude poi torna a guardare avanti. «Dio, quanta gente. Siete ansiosi, eh?», indica le prime file dove ci sono i candidati. Cristo, ma questo è scemo proprio! «Annunceremo il miglior video pop di quest'anno. Diamo uno sguardo alle nomination», dice indicando il maxi schermo alla nostra destra. Intanto che parte il video con le nomination lui mi squadra dalla testa ai piedi con le mani in tasca. «Ti sta proprio bene quel vestito, sai?».
   Lo guardo sorpresa, contrariata ed irritata, vorrei dirgli un bel “fottiti”, ma mi limito ad alzare un sopracciglio e stare attenta al video delle nomination che sta per finire.
   Prendo un bel respiro per partire, ma lui mi anticipa. «No, scusate», si china sul microfono e ci appoggia un gomito. «Guardate le facce dei miei amici qui davanti», sogghigna indicandoli. «Eh, già. Passiamo alle cose serie. E il vincitore per il miglior video pop è...», dice ancora chinato sul microfono. «Lauren apri la busta?», mi guarda di sottecchi. Prendo la busta e la apro ormai spazientita, si alza dritto e si china su di me per leggere il nome. «E il vincitore è....», fa uno strano verso e ride. «Beyoncé», annuncia lui alzando il braccio verso la cantante.
   Beyoncé se lo aspettava, ma finge di essere sorpresa. Ci raggiunge e ritira il premio dalle mani di Jared.
   «Grazie», dice abbracciandolo, si gira verso di me e sorride poi mi abbraccia. «Grazie Lauren e Jared», dice mentre ci allontaniamo, poi comincia il suo discorso.
   «Scusa se ti ho interrotto», dice Jared guardando bene Beyoncé da dietro. Rimango zitta e aspetto che ci dicano che possiamo scendere dal palco. Sto cominciando ad odiarlo! «Lauren Lester, eh...», dice il mio nome e il mio cognome, ma è come se stesse parlando a sé stesso. Questo qui non è mica normale! «Ah, e scusami anche per l'altro giorno», dice facendo le scale per scendere dal palco.
   «Non è un po' tardi? Potevi chiedermi scusa lì, quando hai rischiato di rompermi il cellulare, no?», dico irritata e ormai spazientita dalla sua arroganza.
   Lui sogghigna. Alzo gli occhi al cielo e gli do le spalle per cercare Monik e andarmene da questo posto. Ma che razza di idiota! Prima m'interrompe, poi non mi lascia parlare e adesso mi prende pure in giro.
   «Andiamo via!», ordino a Monik.
   «La serata non è ancora finita», dice lei con un drink in mano.
   «Per me sì!», ribatto prendendole il braccio. Lei si oppone. «Be', allora rimani lì. Me ne vado in taxi!».

Sono ancora arrabbiata per la storia di Jared Leto. Mi ha fatto fare una brutta figura davanti a un migliaio di spettatori. Ho detto due parole in croce. Basta pensarci, altrimenti divento isterica!
   «Lauren, che cazzo era quello? Devi andare in falsetto».
   «Scusa Carl, oggi non sono dell'umore...», mi giustifico. «Fammela riprovare». Mi rimetto le cuffie e provo a concentrarmi. Respiro profondamente. Penso al mare, alla spiaggia, il sole e tutto in me si tranquillizza. Quando le note entrano nelle mie orecchie le parole escono perfettamente dalle mie labbra. Questa è la mia preferita, ma non vogliono farmela uscire come primo singolo estratto dall'album.
   «Okay, era perfetta!».
   Sospiro ancora. Ho proprio bisogno di una sigaretta. Esco dalla porta d'emergenza, non potrei ma lo faccio ormai da qualche mese e nessuno ha mai detto nulla. Fa freddino oggi, ci saranno 10°, il minimo da queste parti, per fortuna non lo sento molto.
   Per oggi non mi va più di cantare.
   Spengo la sigaretta sotto le All Star e butto fuori l'ultima boccata di fumo.
   «Fa male fumare, sai?», dice Monik. Alzo gli occhi al cielo. «Lo dico per il tuo bene, Lo. Hai solo 25 anni, non rovinarti i polmoni già da adesso. Riuscirò mai a farti smettere?».
   «Sì, quando il mare brucerà così che mangeremo pesce fritto», ribatto subito.
   Lei ride, ormai non le interessa più sapere perché sono irritata. «E questa chi te l'ha detta?».
   «L'ho inventata sul momento», sorrido. Monik è un amore di donna. Non si arrabbia mai quando sono così nevrotica, lei è quella che cerca di calmarmi e farmi gestire al meglio le situazioni, le devo tutto. «Ci sono i 30 Seconds To Mars di là?», chiedo. Non vorrei rischiare di vedere la bella faccia di Jared Leto.
   «Sì. Volevo andare a trovare il loro agente, lui ed Emma sono dei vecchi amici».
   «Vai, io torno a casa», dico girando i tacchi, ma lei mi ferma.
   «Vieni con me, te li presento».
   «No grazie. Mi è bastata la figura di merda ai VMA», dico alzando le mani.
   «Non hai fatto una figura di merda, hai gestito bene la situazione», mi prende il braccio e mi trascina verso la porta. Mmmh... che rabbia! «Salve ragazzi!».
   «Monik!», esclama l'uomo in giacca e cravatta. Probabilmente è il loro agente. «Dio, era un secolo che non ti vedevo, non sei cambiata di una virgola», le fai i complimenti da bravo gentiluomo poi mi guarda. «Ciao! Lauren Lester, giusto? Mia figlia ti adora».
   Sorrido. È bello che la gente mi riconosca e mi ammiri. «Sì. Piacere», gli stringo la mano sotto gli occhi indagatori di una bionda e di altri tre ragazzi.
   «Loro sono Tomo, Shannon e Tim», me li indica. Sapevo benissimo chi era chi, faccio un gesto con la mano ai tre e sorrido. «Jared sta registrando proprio in questo momento, vuoi sentirlo?», chiede ancora l'uomo. E chi gli ha chiesto niente?! Però ha un sorriso così dolce che non riesco a dirgli di no.
   «Perché no!?».
   Mi è sempre piaciuta un sacco la voce di Jared, ancora di più quando canta su una base lenta come questa. M'incanto a guardarlo, quella sua voce a volte dolce a volte grezza è un toccasana per il mio umore di oggi.
   «Okay, ora possiamo andare?», mi giro verso Monik che sorride. Voglio evitare che Leto mi veda.
   «Aspetta. Fallo finire».
   «Devo pranzare con mio padre, Monik», le ricordo e proprio in quel momento Jared mi vede dall'altra parte del vetro. Grandioso! Alza un sopracciglio e fa un cenno con la mano. Rimango ferma a fissarlo finché che non ci raggiunge.
   «Signora Barros», dice Jared stringendo la mano di Monik e poi mi sorride. «Lauren...».
   «Jared...», sostengo il suo sguardo e sorrido, poi mi giro. «Monik, ti aspetto fuori».
  
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