~ Promise ~
{ walk to the twilight
}
« Credevo di
avervi perso. »
« Ma di che
stai parlando? »
« È una
cosa che ha detto Gandalf... »
«
Vieni, Sam! Tieni il passo! »
E
Sam ci prova. Non soltanto perché è Gandalf
il Grigio a parlare; non soltanto per la paura che lo tramuti in un rospo tartagliante
con uno dei suoi incantesimi. Gli obbedisce perché sa che non può
essere altrimenti, che ora che è venuto a conoscenza del compito del padrone
non può tirarsi indietro.
Eppure
sembra una storia così assurda. Anelli malevoli, nemici risorti, creature
striscianti in buie caverne e albori di guerre: non c’è spazio per
tutto questo nella Contea, nella sua bella
e placida Contea. Non è alla luce di tali racconti che è cresciuto,
Sam il giardiniere. Per lui conta solo sapere quanta acqua è necessaria
alle campanule per rifiorire, quanti giorni bastano ad un baco per infestare un
roseto. Ma ecco, in quale pasticcio si è andato a cacciare, per essersi
preoccupato una sera delle urla del padrone!
Forse
loro non si rendono conto dello
sconcerto e dell’incredulità che rallentano i suoi piedi; ma la
verità è che Sam ha paura. Una paura matta, che gli fa sudare le
mani e che lo fa inciampare e restare indietro mentre Gandalf
e il padrone si allontanano veloci verso il crepuscolo.
«
Sam! »
Sam
è lì, ma il respiro affannoso gli impedisce di parlare. Una
cucitura della borsa salta, e molte delle cose che ha ritenuto opportuno
portarsi dietro per quel viaggio insospettato cadono a terra. Sam maledice tutti
gli Anelli di tutti i Sauron mai esistiti, si ferma e
raccatta tutto alla bell’e meglio – sforzandosi di non immaginare l’espressione che Gandalf deve aver messo su.
Sente
che si avvicina, con quei passi pesanti della Gente Alta che da parte sua
appaiono ancor più minacciosi, e si solleva giusto in tempo per non farsi
incenerire dalle sue fatture: o almeno così pensa.
Quando
però alza gli occhi atterriti sul viso dello stregone, inaspettatamente
vede che, pur non sorridenti, i suoi tratti sono pacifici.
«
Tutto bene? »
Sam
annuisce, tanto sorpreso dalla mancanza di una qualsiasi minaccia da non
riuscire a spiccicar parola.
Gandalf lo osserva come per
studiarlo, e d’un tratto sospira e gli pone una mano sul capo, come fa
con i bambini di Hobbiville che vengono a chiedergli
di mostrar loro l’ennesimo trucco.
«
Prima di proseguire trovo opportuno che tu mi faccia una promessa. Non devi perderlo, Samvise
Gamgee. »
Sam
lo fissa sorpreso; poi sbircia oltre, laggiù alla curva del sentiero ove
il padron Frodo si è fermato ad aspettarli.
E
in quel momento si dice che, se lui si è ritrovato coinvolto in quella
storia per un mero capriccio del destino, il padron Frodo invece lo fa perché
ha scelto di farlo. E non può
farlo da solo. Non può essere
lasciato solo.
Guarda
Gandalf e annuisce di nuovo, ora più convinto.
«
Ve lo prometto, signore. »
Lo
stregone quasi sorride, ma si volta
subito e di nuovo si dirige in fretta verso il padrone che attende: magari quel
bagliore nel suo viso era solo un riflesso del sole morente.
E
Sam si fa coraggio, e lo segue di corsa verso un viaggio dall’esito
oscuro e dalla meta forse inesistente, conscio che la Terra di Mezzo ha bisogno
di Frodo – ma che forse Frodo ha bisogno di lui.
« Ho fatto una
promessa, padron Frodo; una promessa.
“Non devi perderlo, Samvise Gamgee.”
E non voglio farlo... Non voglio farlo.
»
____________________________________________________________________
Mmm. Bene. Ecco, lo so che alla fine della mia precedente fic su Il Signore
degli Anelli avevo detto che probabilmente non mi sarei più fatta
vedere in questo fandom, e che Tolkien per me
è intoccabile, e tutto il resto. Però non ho resistito. E
a mia discolpa posso dire che stavolta ho osato avventurarmi nel film piuttosto
che nel romanzo – cosa leggermente più scusabile, dai, perché
nel film ci sono talune situazioni che si possono prestare alle fic senza essere per forza disonorate (sì, esatto,
mi sto arrampicando su uno specchio. E pure piuttosto scivoloso x’D).
La frase che Sam rivolge a Frodo sulla
promessa che ha fatto a Gandalf, quella di non
perderlo mai, nella scena del campo mi fa sorridere e in quella del fiume mi fa
piangere a dirotto. Credo che sia la mia citazione preferita in tutto il primo
film, e sfiga vuole che, quando una cosa mi ossessiona, io comincio a
rimuginarci una storia – già, anche se il fandom
è appunto sacro. u////ù
Niente – ho solo immaginato come
dovesse essersi svolto quel colloquio tra Gandalf e
Sam, ho preso fiato e ho scritto, citazioni escluse, 535 parole.
Che spero vi piacciano. ^^
Aya ~