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Autore: RobyLupin    01/11/2010    2 recensioni
[KyoHaru]
[Seconda classificata al contest 'Amour' indetto dal forum Writers Arena.]
“Ma com’è possibile?!”
“Vorrei saperlo,” borbottò.
“Quindi ora siamo…?”
Lui annuì di nuovo.
“Per qualche assurdo motivo, qualcosa deve essere andato storto. L’invocazione ha funzionato al contrario.” La guardò serio, poi pronunciò le parole che tanto temeva: “Siamo nella fiaba, Haruhi. E, da quel che mi è parso di capire dal tuo racconto,
tu sei Biancaneve.”
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Haruhi Fujioka, Kyoya Ohtori
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Host Club

Autore: ^Nihal88^/RobyLupin (fate voi XD)

Titolo: Waiting for Tanabata

Rating: Verde

Personaggi: Kyouya Ootori, Haruhi Fujioka, Nekozawa

Pairing: Kyouya/Haruhi

Tipologia: One-shot

Lunghezza:  8588 parole

Avvertimenti: Nessuno

Genere: Romantico, Comico, Commedia.

Disclaimer: Per quanto vorrei affermare il contrario (e credetemi, lo vorrei TANTO), i personaggi di Host Club non sono di mia invenzione, ma appartengono s Bisco Hatori, Tokyo Television e il resto della truppa. Io scrivo solo per rompere le scatole a voi e agli Host, e decisamente non a scopo di lucro. Biancaneve e Orihime, invece, suppongo appartengano alla tradizione popolare e quindi a noi tutti, ma per sicurezza cito anche loro qui. Si sa mai.

Note dell'Autore: Chiedo perdono in anticipo per la quantità di cose da specificare.

Prima di tutto, un Hannya è una maschera del teatro No raffigurante un diavolo femmina dal caratteristico ghigno che esprime rabbia e gelosia (Host Club - Volume 8, Episodio 33). Secondo, Haruhi ha scelto di non seguire educazione fisica a scuola (come viene detto nel primo volume di Host Club) e ciò perché è una schiappa nelle attività fisiche.

Terzo, Orihime è la protagonista di una leggenda di origine cinese a cui è legata la festa i Tanabata. Per amore della sintesi non trascriverò qui tutta la storia, che potete comunque trovare a questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Tanabata.

Infine, questa storia si è classificata seconda al contest ‘Amour', indetto da Fantafree sul forum Writers Arena.

Introduzione alla Fan's Fiction: "Ma com'è possibile?!"

"Vorrei saperlo," borbottò.

"Quindi ora siamo...?"

Lui annuì di nuovo.

"Per qualche assurdo motivo, qualcosa deve essere andato storto. L'invocazione ha funzionato al contrario." La guardò serio, poi pronunciò le parole che tanto temeva: "Siamo nella fiaba, Haruhi. E, da quel che mi è parso di capire dal tuo racconto, tu sei Biancaneve."





Waiting for Tanabata


"Kyouya-senpai!"

Il ragazzo si voltò automaticamente, fermando la mano sulla maniglia della porta dell'Aula di Musica numero tre dell'Ouran. Alzò appena le sopracciglia vedendo Haruhi che correva verso di lui. Si fermò poco distante, piegata in due per il fiatone.

"Sì?"

"Sei già... Già qui per il club, senpai?" chiese.

Lui si voltò verso la porta, abbassando la maniglia.

"Così pare."

Vide Haruhi sorridere con la coda dell'occhio, e non poté evitare si piegare appena all'insù il lato a lei nascosto delle labbra.

"E come mai?"

"Tamaki." Rispose semplicemente. Inutile aggiungere che il King dell'Host Club si era messo in testa di modificare il cosplay previsto per la giornata all'ultimo minuto, e che quindi lui avrebbe dovuto organizzare tutto da capo; stava ancora cercando di capire come avesse fatto quell'idiota a passare dai felini alle fiabe Disney. Si chiese vagamente se non ci fosse un qualche dio che lo odiava dietro l'ennesima stramberia di quel ragazzo.

"Tu invece, Haruhi? Come mai qui così presto?"

Lei alzò le spalle con noncuranza.

"Ho dimenticato qui il portafoglio ieri pomeriggio. Volevo riprenderlo prima delle lezioni.

Kyouya si voltò, guardandola in silenzio qualche secondo.

"Hai dimenticato il portafoglio?"

"Uh uh," fece lei, senza capire dove volesse andare a parare. Kyouya scosse la testa, incredulo che si potesse essere così sbadati con una cosa tanto importante; lui non sarebbe mai stato così sbadato. Nessuno lo sarebbe stato, in effetti. Tranne Tamaki, ma questi erano solo dettagli insignificanti.

Aprì silenziosamente la porta, poi si bloccò, stupito.

Teoricamente l'aula avrebbe dovuto essere completamente buia a causa delle luci spente e delle tende tirate per la notte. Eppure quelle che vedeva erano effettivamente delle piccole lucine sparse per la sala, disposte secondo un disegno quasi geometrico. Dietro di lui, Haruhi sporse la testa, cercando di capire perché si fosse bloccato.

"Che succede, senpai?"

Kyouya non rispose: gli era bastata un'occhiata per notare che tutte le lucine provenivano da altrettante candele, e lui conosceva solo una persona, in quella scuola, che ne faceva un così abbondante uso.

"Nekozawa-senpai," sbottò, accendendo la luce di scatto. Il presidente del Club di Magia Nera sobbalzò, colto in flagrante. Si voltò a scatti, percependo un'ancora lieve aura maligna provenire dal giovane compagno di scuola. Quello gli sorrideva, la testa leggermente inclinata. Nakozawa si stupì di quanto un sorriso potesse essere carico di intenti diabolici.

"Nekozawa-senpai," ripeté l'altro, avanzando verso lui; Haruhi, leggermente confusa dalla scena, lo seguì a ruota. "Che stai facendo, esattamente, in quest'aula con tutte queste candele accese a formare un..." diede uno sguardo intorno, tornando poi a sorridere con apparente gentilezza al suo senpai. "... Pentacolo?"

Nekozawa arretrò di qualche passo, timoroso; ora comprendeva bene perché gli altri avevano una sincera paura di quel ragazzo: era a dir poco inquietante, quando ci si metteva!

"Mi pare ovvio, Ootori-kun: un incantesimo!" rispose, muovendo ritmicamente Berzenev con la mano, sperando di distrarlo abbastanza da calmarlo.

"Incantesimo?" chiese quello, alzando scetticamente un sopracciglio.

"Esattamente. E quest'aula è il luogo ideale per il tipo di sortilegio che voglio fare."

Il sopracciglio di Kyouya svettò ancora più in alto.

"Ovvero?"

Kyouya avrebbe potuto giurare di aver visto gli occhi di Nekozawa brillare alla sua domanda.

"Un'invocazione!" annunciò orgoglioso, muovendo Berzenev in modo che paresse esultare.

Da parte sua, Kyouya si massaggiò la base del naso; improvvisamente, aveva un gran mal di testa.

"Nekozawa-senpai," iniziò quindi. "Mi spiace enormemente, ma non penso che questo sia un luogo adatto per un'invocazione. Ti prego di utilizzare gli ambienti a disposizione del Club di Magia Nera." Concluse il tutto con un sorriso che pareva cortese, ma che avrebbe fatto gelare sul posto anche un pinguino.

Nekozawa lo guardò con le lacrime agli occhi da sotto il cappuccio e perfino Berzenev, in mano al suo padrone, lo guardò con aria supplice. Tutto inutile: Kyouya alzò eloquentemente un sopracciglio, sperando di liberarsi dello scocciatore senza dover aggiungere altro; aveva del lavoro da sbrigare, e mancava poco all'inizio delle lezioni. Ci mancava solo che arrivasse in ritardo per un'idiozia come un'invocazione!

Stava già per rinnovare al suo senpai il cortese invito di sloggiare in fretta, quando Haruhi si schiarì la voce dietro di lui, facendolo voltare.

"Potresti anche lasciarlo finire, senpai. Tanto non penso ci metterà molto, no?"

Kyouya le lanciò un'occhiata raggelante, pronto a farle rimpiangere di averlo contraddetto. Peccato che l'esultanza di Nekozawa gli impedì qualunque commento acido.

"Fujioka-kun, sei proprio un bravo ragazzo! Ecco," continuò, avvicinandosi e posandole qualcosa in una mano. "Te la regalo. Ti aiuterà nelle tue maledizioni."

Kyouya vide Haruhi alzare scettica un sopracciglio per poi gettare un'occhiata al misterioso regalo, sospirare rassegnata e mettersela in tasca. Inaspettatamente, gli venne quasi da ridere.

Fu nascondendo un ghigno che si voltò di lato, facendo oscillare appena nelle sue mani l'onnipresente block notes.

"E va bene, Nekozawa-senpai. Fai pure la tua invocazione, ma che sia veloce. Le lezioni inizieranno tra meno di venti minuti, e io ho da fare." Detto questo si allontanò verso il limitare del cerchio, posizionandosi appena fuori dal suo confine. Aprì il suo bloccò e iniziò a scriverci sopra con aria assente, senza dare segno di essersi accorto che Haruhi gli si era avvicinata.

"Hai fatto bene, senpai," approvò. "Farlo contento non ti costava niente, in fondo."

"A parte un sacco di tempo prezioso," ribatté, senza staccare gli occhi dalla pagina. "Tempo che tu mi aiuterai a recuperare fermandoti con me a sistemare i preparativi per oggi pomeriggio."

Haruhi lo fissò basita.

"E perché io?"

Kyouya alzò finalmente lo sguardo, sorridendole cordialmente.

"Perché tu mi hai chiesto di lasciarlo fare, o sbaglio?" Haruhi gonfiò le guance ma non ribatté e Kyouya annuì, soddisfatto. "E prega che non mi faccia arrivare in ritardo alle lezioni, o sarò costretto a propinarti altro lavoro perché tu possa saldare il debito." E riprese a scrivere come se nulla fosse. Stavolta gli scappò un sorriso nell'intravedere, con la coda dell'occhio, il broncio indispettito di Haruhi. Dei beati, quella ragazza lo divertiva incredibilmente!

"Cosa ti ha regalato Nekozawa-senpai, comunque?" chiese, ricordandosene.

Il sospiro di Haruhi lo costrinse a voltarsi, osservando la ragazza infilarsi una mano in tasca ed estrarne un oggetto decisamente familiare. Rischiò di scoppiare veramente a ridere quando lo riconobbe: alta pochi centimetri, tra il pollice e l'indice della ragazza stava una versione mignon in legno della bambola Berzenev.

"Sì, ti tornerà decisamente utile con la tua prossima maledizione, Haruhi," si limitò invece a dire, tornando  a concentrarsi sui suoi appunti, aspettando la risposta della giovane. Quella però non venne mai.

Una luce accecante inondò la stanza, costringendolo per l'ennesima volta a tralasciare il suo lavoro per alzare gli occhi. Notò appena il pentacolo di candele risplendere sempre più e Nekozawa ridere esultante. Istintivamente, afferrò Haruhi per un braccio e le si fece avanti.

Poi, ci fu solo il buio.



Quando Kyouya si riebbe, non aprì subito gli occhi. Il suo cervello gli diceva che c'era qualcosa di decisamente strano nel punto in cui stava disteso, e fu istintivo per lui mettere in gioco le sue notevoli capacità analitiche prima di fare qualunque altra cosa.

Prima di tutto, la consistenza del piano: pietra grezza, non il liscio marmo dell'istituto. Secondo, l'odore: all'Ouran le pulizie erano affidate a ditte specializzate che passavano sia al mattino che la sera dopo le lezioni con prodotti ricercati; il pavimento lì attorno invece era pieno di polvere e puzzava.

Queste due informazioni bastarono a Kyouya per raggiungere un'unica, logica conclusione: era nei guai. In enormi guai. E aveva anche un'idea di chi fosse la colpa.

Lentamente, stando ben attento a non commettere movimenti troppo bruschi, socchiuse prima un occhio e poi l'altro. Li spalancò subito dopo, drizzandosi a sedere di scatto. Sentì appena il peso consistente che dal suo stomaco veniva scaraventato a terra, impegnato com'era a guardarsi attorno.

Decisamente, quello non era l'Ouran.

Il sopracciglio sinistro di Kyouya svettò in alto, mentre una delle mani correva a massaggiare energicamente le tempie del ragazzo: dei, che mal di testa gli era venuto!

Sentì accanto a lui il peso di prima svegliarsi, sussultare sbigottito e mettersi a sedere.

"Ootori-kun? Dove ci troviamo?"

Ah, d'accordo, era Nekozawa-senpai. E Haruhi che fine aveva fatto?!

"In una camera da letto, senpai," rispose, spostando la mano e cercando la ragazza con lo sguardo. Nulla, se non un letto malmesso e pochi altri oggetti sparsi. Gli pareva la stanza di una domestica arredata in stile povero-medioevale. Di Haruhi, comunque, nessuna traccia.

Senza smettere di guardarsi attorno, Kyouya si alzò da terra e si tolse la polvere dai vestiti. Con suo grande scorno, si rese conto di indossare abiti lisi e sporchi, non adatti  nemmeno all'ultimo dei servitori. Fu all'incirca in quel momento che decise di uccidere il responsabile di quanto successo seduta stante.

"Nekozawa-senpai?" mormorò senza voltarsi. "Tu sai perché siamo finiti in questo posto, vero?"

Nekozawa sobbalzò spaventato: la stava solo immaginando la consistente aura maligna emessa dal ragazzo davanti a lui, vero? Portò istintivamente Berzenev davanti  a lui come protezione; dopo questa, il pupazzo l'avrebbe probabilmente maledetto a vita, ma meglio quello che l'ira di Ootori, senza dubbio!

Da parte sua, quest'ultimo stava decidendo a quale tortura cinese sottoporre il suo (ancora per poco) senpai, quando un rumore affrettato di passi lo interruppe, facendolo voltare verso l'ingresso. Vi si avvicinò circospetto, poggiando una mano sulla maniglia, quando si aprì e qualcosa di decisamente solido gli si fiondò addosso, rischiando di farlo cadere all'indietro. L'afferrò per le spalle per sorreggerlo, riconoscendolo.

"Haruhi?" fece, incerto.

"Senpai! Per fortuna sei qui! Pensavo di essere sola, e..."

"Haruhi," la interruppe. "Posso chiederti perché sei vestita... come dire... così?" chiese, allontanandola appena da sé e studiando lo strano vestito che indossava. Haruhi sbuffò, senza nemmeno degnarsi di abbassare lo sguardo né sul corpetto macchiato, né sulla lunga gonna rattoppata e sporca.

"Non ne ho idea," rispose, lievemente piccata. "So solo che mi sono risvegliata nel cortile qui davanti con addosso questa roba e un secchio pieno d'acqua e sapone ai piedi. Poi degli uccelli canterini hanno cercato di aggredirmi, e quindi è arrivato un tizio con un vestito medievale azzurro e un cappello con una piuma in testa, che ha scavalcato il muro di cinta e ha iniziato a cantare qualcosa sull'amore a prima vista o che so io." Scosse la testa come se non riuscisse a credere a quello che aveva raccontato, poi aggiunse. "Sono corsa verso la prima porta che ho trovato, poi sono arrivata qui. Ringraziando il cielo non sono sola."

"Un tizio vestito di azzurro e uccelli canterini?"

"Libero di non credermi, Kyouya-senpai, ma è la verità." Si passò una mano dietro la nuca, ancora sotto shock.

"Oh, non temere Haruhi, ti credo. Decisamente." Aggiunse, voltandosi verso un raggelato Nekozawa "Senpai?"

"Sì?"

"Mi puoi dire chi tentavi di invocare, a scuola?"

Vide chiaramente Nekozawa sorridere con fare ebete sotto il cappuccio a quella domanda.

"Grimilde!"

Uno sbigottito silenzio accolse le parole del Presidente del Club di Magia Nera. Kyouya si ritrovò per l'ennesima volta a massaggiarsi le tempie.

"Grimilde?"

"Esatto!"

"Quella Grimilde?"

Nekozawa parve brillare di luce propria.

"Ne esistono altre?"

"E perché?"

"Ma mi pare ovvio, Ootori-kun. Non trovi che sia la compagna ideale per me? Chissà che maledizioni incredibili potremmo creare insieme..."

Kyouya sospirò, lasciando che Nekozawa continuasse a blaterare senza più prestargli attenzione.

"Ma che sta succedendo?" chiese Haruhi, intervenendo finalmente nella discussione.

"Temo che Nekozawa-senpai," storse il naso pronunciando il nome, evidentemente scocciato. "Abbia tentato di evocare Grimilde."

"Fin qui c'ero. Ma chi è?"

Kyouya sospirò pesantemente.

"La strega di Biancaneve."

"Che?!"

Kyouya annuì.

"Ma com'è possibile?!"

"Vorrei saperlo," borbottò.

"Quindi ora siamo...?"

Lui annuì di nuovo.

"Per qualche assurdo motivo, qualcosa deve essere andato storto. L'invocazione ha funzionato al contrario." La guardò serio, poi pronunciò le parole che tanto temeva: "Siamo nella fiaba, Haruhi. E, da quel che mi è parso di capire dal tuo racconto, tu sei Biancaneve."



Kyouya aveva sempre considerato Haruhi come una ragazza seria e relativamente equilibrata, senza troppi grilli per la testa e con una grande, enorme pazienza con gli idioti. Lo stesso, la sua capacità di autocontrollo di fronte a quella rivelazione riuscì a sorprenderlo: non urlò, non si disperò, non si strappò i capelli in preda ad una crisi isterica. Si limitò semplicemente ad abbassare lo sguardo sul suo vestito stracciato e a deglutire.

"Biancaneve?" biascicò.

"Temo di sì, Haruhi."

La vide scivolare lentamente a terra quando le gambe le cedettero per lo shock.

"Biancaneve... Sono dentro una fiaba ed è Biancaneve. Io odio Biancaneve."

Kyouya dovette trattenersi dal ridacchiare apertamente: era capitata in una situazione assurda e apparentemente impossibile, e lei si preoccupava della fiaba in cui era finita? Di nuovo, si ritrovò a pensare che quella ragazza non finiva mai di sorprenderlo.

"Ma esisterà un modo per tornare indietro! Esiste, non è così senpai?" disse intanto, guardandolo.

"Forse," rispose.

"Come ‘forse'?!"

"Forse," ripeté, lanciando un'occhiata eloquente a Nekozawa.

Haruhi si voltò a scatti verso il loro senpai, gli occhi allucinati che la facevano assomigliare pericolosamente ad un Hannya.

"Esiste, vero senpai?"

Nekozawa arretrò fino a raggiungere il muro di pietra, tremando visibilmente. Berzenev, dal canto suo, parve rimpicciolirsi sulla mano del padrone, e iniziò a sudare freddo.

"Fujioka-kun," balbettò. "Non devi..."

"Senpai," lo interruppe. "C'è o non c'è il modo?" Si fece pericolosamente vicina, costringendo Nekozawa a rannicchiarsi sul pavimento con le gambe abbracciate. Di nuovo, Kyouya dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per evitare di scoppiare a ridere in un momento non esattamente indicato.

"Non lo so," stava intanto balbettando Nekozawa.

"Come non lo sai?!"

"Non avevo previsto questo!" cercò di giustificarsi. "Era lei a dover venire a me, non il contrario!"

Da che la conosceva, Kyouya non aveva mai visto Haruhi sconvolta per qualcosa. In quel momento, invece, vedendo la sua faccia allucinata, si ritrovò a pensare a come fosse estremamente buffa in quello stato. Stava già dicendo addio al suo autocontrollo per scoppiare a ridere di gusto, quando una considerazione di Haruhi lo fermò.

"Mi stai dicendo che dovrò vestire a vita i panni di Biancaneve, pulire una casa piena di nanetti, sposarmi con un principe canterino ed essere aggredita ogni giorno da animali danzanti?! Stai scherzando, spero!"

Crisi nervosa a parte Kyouya riuscì, con quelle semplici parole, a delineare una possibile soluzione al problema in cui erano stati coinvolti.

"Forse no, Haruhi."

Gli altri due si voltarono contemporaneamente verso di lui. Kyouya sogghignò all'evidente ansia che li attanagliava: adorava vedere la gente pendere dalle sue labbra a quel modo.

"In che senso, senpai?" lo incoraggiò a parlare Haruhi, improvvisamente placatasi. Il sorrisetto di Kyouya si allargò.

"Tu stai impersonando la protagonista."

"Fin qui ci siamo. E allora?"

"Sia io che Nekozawa-senpai non abbiamo subito grossi cambiamenti, abiti miei a parte," scoccò un'occhiata risentita al mantello nero che l'altro ancora indossava. "Ma tu sei letteralmente entrata in uno dei personaggi. È come se l'incantesimo volesse farti finire la storia. Forse, se riuscissimo a concluderla si esaurirebbe da solo e noi potremmo tornare a casa."

Haruhi ci ragionò sopra qualche secondo.

"Ha senso."

"Ovviamente."

"Però..."

"Cosa?"

Haruhi lo guardò con la coda dell'occhio.

"E se ti sbagliassi?"

"Anche se fosse - cosa di cui dubito fortemente - perderemmo qualcosa tentando?"

Haruhi storse il naso.

"Devo ricordarti il principe canterino con cui dovrei trovare l'happy ending?"

"Preferisci rimanere qui a vita, Haruhi?"

Lei gonfiò le guance, indispettita, ma non ribatté nulla. Nessuno parò per un po' mentre assimilavano la notizia. Kyouya stesso si ritrovò uno strano pensiero in testa che riguardava il finale della fiaba: improvvisamente, sentì la voglia di strangolare il principe canterino con le sue mani; un omicidio, in fondo, lo si poteva sempre insabbiare, soprattutto in una fiaba.

Scacciò risentito quell'idea molesta dalla mente, ricordandosi che, se volevano uscire da lì, il principe doveva necessariamente sopravvivere fino alla fine. Lo aiutò in questo Nekozawa-senpai che tossicchiò per avere attenzione.

"Ehm... Ma come mai Haruhi-kun è una ragazza?"

"Senpai, ti pare veramente necessario fare domande del genere in questo momento?" lo riprese Kyouya, sviando l'argomento.

Nekozawa non replicò. Rimase in silenzio qualche altro minuto poi disse, facendosi coraggio:

"Ehm, dite che, nel frattempo, potrei approfittarne per incontrare Grimilde?"

Le occhiate assassine dei due compagni di viaggio lo ridussero al silenzio, mentre Berzenev, dal basso dei suoi trenta centimetri di stoffa bianca, si chiedeva il perché non se ne fosse rimasto a letto, quella mattina.



Kyouya osservava Haruhi passeggiare distrattamente nel bosco, al seguito di quello strano Cacciatore. A dire il vero, all'inizio erano rimasti tutti e tre piuttosto senza parole quando le si era avvicinato nel cortile del palazzo per accompagnarla nella sua passeggiata. Non tanto perché la cosa li avesse stupiti - faceva parte della storia, in fondo - quando per il suo aspetto: davanti a loro aveva infatti fatto la sua comparsa il loro Preside, nonché padre di Tamaki, Yuzuru Suou. O meglio, il suo sosia perfetto inviato da Grimilde.

Kyouya tentò di concentrarsi nuovamente su Haruhi e il Cacciatore. D'accordo con la ragazza, lui e Nekozawa la seguivano discretamente, nascosti nella vegetazione; meglio evitare di compromettere l'andamento della fiaba con la loro presenza non prevista.

Arrivati in una radura, osservò Haruhi scivolare sulle gambe fino a terra, esausta. Kyouya ridacchiò ripensando alla sua allergia alle attività sportive: per lei quella camminata di due ore per i boschi doveva essere stata una lenta tortura.

Vide il cacciatore avvicinarsi alle sue spalle con il pugnale sguainato, pronto ad ucciderla. Strinse istintivamente i pugni e si costrinse a rimanere immobile, ricordando a se stesso che il coltello non sarebbe mai stato utilizzato veramente.

Ecco infatti che il Cacciatore lo lasciava cadere a terra, gli occhi pieni di lacrime. Temette di rivelarsi per le troppe risate quando il suddetto Cacciatore si lanciò al collo di una rassegnata Haruhi, piangendo disperato e urlandole di perdonarlo e di scappare dalla Regina: sarà anche stato un sosia, ma gli parve incredibilmente identico al padre di Tamaki in quel momento.

Lo osservò quindi separarsi teatralmente da una Haruhi senza parole per poi correre via piangendo. Aspettarono qualche minuto per sicurezza, poi uscirono dal loro nascondiglio.

Haruhi li aspettava immobile dove il Cacciatore l'aveva lasciata; alzò gli occhi sentendoli arrivare. Si alzò quindi in piedi, pulendosi con le mani il vestito nuovo che indossava. Quando lo aveva visto la prima volta aveva sbuffato, rassegnata, ma il suo unico commento era stato che, almeno quello, era in buono stato.

"E adesso?" domandò, atona.

"Cerchiamo la casa dei sette nani," rispose lui pratico, sistemandosi gli occhiali. Ringraziava gli dei che fossero rimasti parte del suo abbigliamento, dopo il loro trasferimento forzato in quella storia. Sentì un fruscio alle sue spalle, e allungò un braccio indietro.

"Senpai?" mormorò, afferrando la spalla di Nekozawa e bloccandolo. "Dove credi di andare?"

Nekozawa rabbrividì istintivamente, voltando lentamente la testa. L'incontro con lo sguardo glaciale di Kyouya gli gelò il sangue nelle vene.

"Da... Da nessuna parte, Ootori-kun. Che domande mi fai?"

Kyouya sorrise.

"Bene, senpai, perché se stavi pensando di svignartela per tentare di incontrare Grimilde, ovvero il motivo per cui ci troviamo qui, sappi che mi costringeresti a metterti una corda al collo e a portarti a spasso come un cagnolino. E tu non lo vuoi, vero?"

L'aveva detto con un tono così cortesemente minaccioso che Kyouya non si stupì quando Nekozawa annuì rigidamente trattenendo il fiato.

"Perfetto," disse quindi. "Ora possiamo cercare la catapecch... casetta dei nani. Haruhi!"

"Sì?"

Kyouya le mise le mani sulle spalle, un'espressione incredibilmente seria in volto; lei lo fissò, in attesa.

"Chiama gli animali ballerini e chiedi loro di portarci là."


Le cose, manco a dirlo, erano andate esattamente come Kyouya aveva programmato.

Al richiamo disperato di Haruhi, una frotta di cerbiatti, conigli, scoiattoli, uccelli, e chi più ne ha più ne metta, era giunta in suo soccorso. Allo sguardo trepidante di preoccupazione delle bestiole, Haruhi aveva sorriso impacciata, chiedendo poi loro di accompagnarla ad un rifugio sicuro per notte. Rifugio che, possibilmente, contemplasse anche una fornitura completa di nani da giardino vivi.

All'inizio gli animali l'avevano guardata dubbiosi, come se non fossero del tutto certi che fosse effettivamente lei la Biancaneve che aspettavano. Un nuovo sorriso della ragazza li aveva però convinti che, dopotutto, non poteva poi essere così malaccio. Un cervo l'aveva caricata quindi in groppa e aveva iniziato a correre per la foresta, mentre Kyouya e Nekozawa stavano loro dietro in sella ad altri due. Il resto della corte animalesca di Haruhi correva loro intorno, cercando di precederli.

Prima di quanto avrebbero pensato, si aprì davanti a loro una minuscola radura, al cui centro capeggiava una piccola casetta dal tetto di paglia; un ruscello che passava lì accanto completava il quadretto fiabesco.

Scesero dalle loro cavalcature, osservando assorti l'abitazione.

"Beh, almeno si può dire che sia attorniata dalla natura," commentò Kyouya, poggiando una mano sulla spalla di una demoralizzata Haruhi ,"A voi plebei piacciono le case circondate dal verde, no?"

Haruhi lo guardò in modo strano per un momento, come si fosse trovata davanti a Tamaki piuttosto che a lui, poi sospirò e tornò ad osservare la casetta.

"Oh beh, pensavo peggio," disse quindi. "Ora che si fa?" chiese a nessuno in particolare. Kyouya fece qualche passo avanti.

"Entriamo, ovviamente. Stare fermi qui fuori non ci porterà a nulla. Tanto vale dare un'occhiata intorno e decidere poi sul da farsi."

Haruhi lo fissò incerta.

"Non è come dire che sei curioso, senpai?"

"Sciocchezze," replicò senza voltarsi. "È solo buonsenso."

Si fermò davanti alla piccola porta d'ingresso e la studiò qualche secondo. Il tempo di lasciare che Haruhi e Nekozawa si avvicinassero, quindi posò la mano sul pomello d'ottone e lo girò.

La stanza in cui capitarono era piccola e polverosa, così come narrava la fiaba. Kyouya storse il naso infastidito di fronte al soffitto basso: d'accordo essere dei nani, ma se anche Haruhi aveva bisogno di chinarsi per riuscire a camminare senza rompersi la testa c'era qualcosa che non andava!

Attraversarono un salottino e una sala da pranzo che sembrava essere fatta su misura per Honey, quindi lanciarono un'occhiata alla cucina. Haruhi rabbrividì davanti all'ammasso di piatti sporchi che stava nel lavello, mentre Nekozawa copriva gli occhi a Berzenev perché non vedesse lo stato osceno in cui era conciata quella casa.

Finito il tour al piano di sotto, il terzetto iniziò l'esplorazione del piano superiore. C'era un'unica stanza in cui facevano bella mostra di sé sette lettini a misura di nano. Dominavano la scena vestiti sporchi sparsi ovunque e due dita di polvere su mensole e ripiani.

"E ora che si fa?" chiese Haruhi quando scesero nuovamente, guarda dosi attorno sconsolata.

"Si segue la storia, ovviamente" le rispose Kyouya, uscendo dalla casetta e respirando a fondo aria pulita. Subito, Haruhi e Nekozawa gli si fecero dietro.

"Che? Dovremmo pulire la casa? Ma ci metteremo una vita!"

"Certo che no, Haruhi," rispose, voltandosi verso di lei e sistemandosi gli occhiali. La ragazza parve sollevata nel sentirglielo dire, e Kyouya sorrise di riflesso. "Tu pulirai tutta la casa, mentre noi faremo il tifo per te da qui fuori." Spiegò, stendendosi sull'erba accanto al ruscello.

"Che?!"

Kyouya alzò gli occhi, in tempo per vedere un'assatanata Haruhi guardarlo dall'alto.

"Cosa?"

"Io dovrei pulire tutto quel... caos... da sola?!"

"Haruhi, ricordi la fiaba? Biancaneve pulisce la casa dei nani aiutata dai volenterosi animali ballerini." Disse, indicandole il limitare del bosco, dove le suddette bestiole rabbrividirono istintivamente. "Quindi, dato che non vogliamo assolutamente interferire con la fiaba, io e Nekozawa-senpai ti aspetteremo buoni qui, mentre tu contribuisci al nostro ritorno a casa con il sudore della tua fronte. Buona fortuna." Concluse, tornando a prendere il sole. Nekozawa, ubbidiente, si rintanò all'ombra di una quercia e iniziò a discutere con Berzenev la maledizione migliore per far sì che Haruhi avesse abbastanza energia per le pulizie della giornata.

Da parte sua, Kyouya sentì distintamente Haruhi sbuffare ma, di nuovo, lei non protestò. La sentì anzi camminare in direzione degli alberi e chiamare a raccolta i presenti a due e quattro zampe. Non poté resistere; socchiuse un poco un occhio, in modo da poter osservare la scena: gli animali erano schierati in una fila perfetta, sull'attenti come soldati. Avevano un'aria vagamente spaventata che per poco non lo fece scoppiare a ridere. Decisamente, quando voleva Haruhi era una persona che impartiva ordini con rara maestria; gli sembrava anzi strano che avesse acconsentito a lavorare da sola senza controbattere e costringere almeno Nekozawa a collaborare. Con lui non aveva speranze, ma il loro senpai era incredibilmente facile da manovrare, se si voleva.

Stava già tornando alla sua rilassante tintarella fuori programma, quando la voce di Haruhi che gli passava accanto lo raggiunse.

"E, tanto per la cronaca, voi la scampate solo perché mi sareste d'impiccio, senpai."

Appunto.

Senza accorgersene, Kyouya sorrise.

"Haruhi?"

"Sì?"

"... Quando hai finito, portami un tè."



Dopo aver tirato a lucido la casa con l'aiuto di cervi, scoiattoli e uccellini - che si erano rivelati più utili del previsto, tra l'altro - Haruhi preparò un buon tè e si sedettero tutti e tre al tavolo della cucina, ora lindo come uno specchio.

Non parlarono molto, a dire il vero: solo un paio di volte Nekozawa-senpai tentò di intavolare una conversazione, puntando più che altro su varie ipotesi su cosa esattamente fosse andato storto durante la sua invocazione. Desistette dopo un'occhiataccia dei suoi due compagni di sventura, desiderosi di pensare a tutto, tranne che a quello.

Non che Haruhi fosse riuscita a distrarsi molto, sia ben chiaro: le pulizie erano state un buon diversivo, per quanto faticoso, ma ora che non aveva nulla da fare aveva ricominciato a pensare a casa. Ormai era pomeriggio inoltrato, suo padre sarebbe stato in pena. Conoscendolo, pieno d'angoscia per la sorte della sua unica figlia avrebbe smosso mari e monti, chiamato la polizia e l'esercito, interrogato qualche strana divinità e minacciato di morte qualche passante innocente. Sperò che si potesse trattenere abbastanza da evitare una denuncia per molestie, almeno. Per non parlare poi di Tamaki e dei gemelli: lei e Kyouya che sparivano nello stesso momento? Probabilmente per loro sarebbe equivalso alla fine del mondo, come minimo.

Aveva passato il tempo così, rimuginando su quello che probabilmente stava succedendo a casa, quando una canzone, dall'esterno, li fece sussultare.

"Ehi-Oh! A casa a riposar!"

"I nani!" esclamò lei.

Kyouya si alzò con tutta calma, facendo segno a Nekozawa si fare altrettanto.

"Noi togliamo il disturbo. Sai cosa fare, Haruhi?"

"Certo."

I due ragazzi se ne andarono dalla porta sul retro, mentre Haruhi poggiava le tazze nel lavello e correva al piano di sopra, gettandosi di peso sui lettini. Per lo meno, si ritrovò a considerare, erano comodi.

Non ci volle molto perché sentisse dei rumori al piano inferiore, urla sorprese per l'insolito lindore delle stanze e, quindi, un distinto sgambettare su per le scale. Rimase perfettamente immobile anche mentre i nani la circondavano facendo un rumore infernale; si chiese come facessero a pretendere di cogliere qualcuno di sorpresa, dato il casino che li seguiva come un'ombra. Attese il momento giusto, senza nemmeno ascoltare il borbottio che si scambiavano, quindi si alzò e stiracchiò come se si fosse appena svegliata. Non che fosse portata per la recitazione, come anche l'esperienza del Lobelia le aveva insegnato, ma sperò di essersela cavata abbastanza bene da non essere buttata fuori di casa a calci. Si era anche preparata a dover a fare almeno un'accettabile imitazione di una faccia stupita di fronte ai nani ma, a sorpresa, non ce ne fu bisogno. Si ritrovò infatti a sgranare spontaneamente gli occhi e a spalancare senza parole la bocca, di fronte ai sette piccoletti che aveva di fronte: allineati perfettamente alla base dei lettini, stavano infatti sette testoline di colori diversi, che facevano intravedere solo la parte superiore del viso dei proprietari. Lo stesso, Haruhi non poté non riconoscerli e, quando lo fece, per poco non le venne un colpo.

"ANCHE VOI QUI?!"

Una miniatura vivente di Honey la fissò, stranito.

"Ci conosciamo?"

"Come? Ma, senpai..."

"Come mi hai chiamato?" chiese, uscendo completamente dal suo nascondiglio. Fu in quel momento che Haruhi notò come, per quanto Honey fosse piccolo, quello era veramente troppo basso anche per lui. si mise quindi a carponi e li raggiunse, osservandoli curiosa.

"Voi sareste i sette nani?"

Honey-che-non-era-Honey rise, contento.

"Sì! Tu chi sei?"

"Haru... Biancaneve." Rispose. Gli altri, intanto, si erano fatti coraggio, e ora l'attorniavano, osservandola bene.

"Una femmina?" chiese una copia sputata di Hikaru da dietro, sollevandole un poco la lunga gonna per verificare. Con uno scatto, Haruhi reagì e vi si sedette sopra, mentre il nano storse il naso, scocciato.

"Tale e quale a Hikaru, davvero." Commentò lei.

"Chi è Hikaru?" domandò un piccolo Kaoru, sollevandole una mano e studiandogliela.

"Un amico."

"Hai tanti amici tu?" chiese il nano Honey.

"Abbastanza. Voi?"

"Noi abbiamo noi!" Le rispose un piccolo Tamaki, entusiasta. "Siamo tutti una grande famiglia, qui!"

Il piccolo Hikaru sbuffò.

"In verità noi non lo conosciamo." Disse, cospiratorio.

"Lo teniamo con noi solo per pietà." Rincarò il gemello. Al clone in miniatura di Tamaki vennero le lacrime agli occhi. Un attimo dopo - Haruhi non riuscì bene a capire come avesse fatto a reagire così in fretta - si trovava in un angolo buio della stanza a fare cerchietti per terra, profondamente depresso.

"Cattivi..."

Haruhi si ritrovò a pensare come le cose non fossero poi così diverse da quando era a casa.

"Potreste dirmi i vostri nomi?" chiese, nel tentativo di alleggerire l'atmosfera. I primi a presentarsi furono i due gemelli, sfoderando un identico ghigno felino, degno degli originali che aveva lasciato a Tokyo.

"Peste e Corna, piacere."

"Scherzate, vero?"

"Sì!" risposero loro in coro, felici che avesse colto la battuta.

"E come vi chiamate, veramente?"

Loro ghignarono maligni di nuovo.

"Se-gre-to!"

Haruhi sospirò, rassegnata.

"D'accordo, allora finché io sarò qui voi due sarete Hikaru e Kaoru, così avrò meno nomi da ricordare," annunciò, picchiettando la loro fronte a turno. Loro misero il broncio.

"E chi ti ha detto che rimani?"

Haruhi sorrise furba quando un'assordante brontolio di stomaci affamati si propagò per la stanza.

"Il vostro stomaco proprio ora." Comunicò, alzandosi e avviandosi verso il piano inferiore.

Sette paia di piedi la rincorsero subito, seguendola fino in cucina.

"Tu cucini?" chiese il piccolo Honey, quasi senza parole per la commozione.

"Certo," rispose lei; poi si voltò verso di loro, indicando la porta con una dito. "Ma prima a lavarsi! Siete sudici, e io ho appena pulito tutto!"

"Ma..."

"March!"

Sette teste si chinarono contemporaneamente; Haruhi li seguì con lo sguardo finché non furono fuori, poi tornò alla preparazione della cena. Sperò che i suoi compagni di sventura fossero riusciti a trovare qualcosa da mangiare, prima di pensare che, probabilmente, Kyouya era già riuscito a schiavizzare abbastanza fauna selvatica da essere servito come un re. Sospirò, togliendo la pentola dal fuoco e apparecchiando la tavola per otto.

I sette nani furono presto di ritorno, i nasi in aria per annusare meglio la cena. Nemmeno il tempo per Haruhi di posare la pentola, che tutti erano ai loro posti con i piatti sollevati per averne per primi. Haruhi sospirò, quindi distribuì lo stufato che era riuscita a fare con i pochi ingredienti in casa e si sedette a sua volta.

"Allora questi nomi?"

"Uff, come sei noiosa!" proclamò il piccolo Hikaru, leccando il cucchiaio.

"Veramente una rompiscatole!" rincarò il gemello, imitandolo. Haruhi non ebbe il tempo di ribattere.

"Io sono Coccolo!" le annunciò il piccolo Honey, ridacchiando. Lei pensò che, effettivamente, gli donava.

"Io sono Tontolo," disse un piccolo Kasanoda, prendendo il suo bicchiere.

"Io Sfigolo." Haruhi si voltò verso un piccolo Arai che si leccava i baffi, porgendole il piatto.

‘Un nome normale no?' si ritrovò a pensare lei, riempiendoglielo. Sfigolo, felice, riprese a mangiare vorace.

"Io Logorrolo!" le rivelò il piccolo Tamaki. "Non trovi sia un nome sublime? Certo non poteva essere altrimenti per il nano a cui gli dei hanno donato tutto il donabile. Come potrebbe essere che..."

"Credo di aver capito il perché ti chiami così," lo interruppe Haruhi. "Sei piuttosto logorroico, vero?"

Logorrolo ghiacciò sul posto, rintanandosi poi in un angolo a deprimersi, mentre i due gemelli scoppiavano in risate convulse.

"In fondo sei divertente, sorellina Biancaneve!"

"E tu?" fece Haruhi, concentrando la sua attenzione sull'ultimo dei nani, praticamente un Mori versione mignon. Con un carattere così pacato e silenzioso com'era, probabilmente aveva l'unico nome decente in quella casa.

"Priscilla."

Lo schianto della testa di Haruhi sulla tavola interruppe perfino le risate dei gemellini.

"Stai scherzando?!"

"Priscilla," ripeté lui, come se stesse parlando ad una bambina particolarmente idiota. Haruhi non trovò nemmeno la forza per replicare.

"Ahhh, sono sazio!" fu l'annuncio che, pochi minuti dopo, interruppe la cena. Il piccolo Kaoru - che infine aveva rivelato chiamarsi ‘Pungolo' - si lasciò cadere sullo schienale della sua seggiola, pienamente soddisfatto. Haruhi si alzò, iniziando a sparecchiare. L'altro nano gemello - che, invece, si ostinava a non svelarle il proprio nome - le si appese però ad un braccio, bloccandola.

"Biancaneve! Biancaneve! Stasera balliamo, vero?"

"Sììì!" rincarò Coccolo, balzandole al collo. "Stasera festeggiamo!"

"Io suono la chitarra!" fece Sfigolo. "Se riesco a trovare le corde di riserva," aggiunse quindi, mogio.

"Io suono il tamburello!" le annunciò Coccolo, col sorriso.

"Io vi stupirò con le mie doti di ballerino!" proclamò Logorrolo, facendosi avanti e afferrando il braccio libero di Haruhi. Quella sbuffò: aveva sgobbato tutto il giorno in quella casa, dopo aver vissuto abbastanza stramberie da bastarle per una vita e mezza, e ora doveva anche ballare?

"Ah no, spiacente. Tutti a letto, forza. Subito!" ordinò, perentoria.

Subito si alzò un coro di proteste e sbuffi, ma lei non demorse: puntò il dito verso le scale, in un chiaro gesto di comando, e i sette non poterono far altro che obbedirle. I gemelli borbottarono per tutto il tempo, mugugnando frasi maligne in sua direzione, Coccolo si morse triste il labbro, Logorrolo sembrò demoralizzato per non aver potuto mostrare al mondo le sue capacità di ballerino, mentre gli altri tre restarono in silenzio; Priscilla sembrava addirittura indifferente. Data la sua incredibile somiglianza con Mori, non poté nemmeno stupirsene.

Alla fine, Haruhi rimboccò le coperte a tutti e, quando anche l'ultimo borbottio si fu spento, scese in soggiorno e si sistemò sul piccolo divano, ringraziando di essere piuttosto nana a sua volta. Stremata, si addormentò in pochi minuti.



Il giorno dopo si stupì non poco quando, riaprendo gli occhi, si ritrovò circondata da tutti e sette i nani, che dormivano beati. Riuscì ad alzarsi a fatica, cercando di non svegliarli: non aveva proprio voglia di casino già di prima mattina. Purtroppo, Hikaru e Pungolo si rivelarono di sonno leggero, perché si svegliarono quasi subito, seguiti a ruota da Logorrolo e, ben presto, anche da tutti gli altri. Haruhi notò con piacere che, a differenza del vero Honey, Coccolo pareva non soffrire di sdoppiamento di personalità appena sveglio.

"Ci prepari la colazione, Biancaneve?" chiese lui subito con aria famelica.

Mezz'ora dopo erano tutti e sette con la pancia piena, e Haruhi si ritrovò a lavare altri piatti. Ringraziò il cielo dell'esserci abituata, dopo dieci anni di lavori domestici.

Quando i nanetti vennero a salutarla per andare a lavorare, Haruhi fu sul punto di lasciar cadere la tazza che stava risciacquando: per qualche ragione si era aspettata che, come i loro corrispondenti nel mondo reale - Arai escluso - fossero dei perdigiorno dediti solo all'ozio e al gioco.

Poco dopo che li ebbe salutati, non si stupì di veder comparire Nekozawa e Kyouya dal folto degli alberi, diretti verso la casetta.

"Haruhi, spero che tu abbia conservato qualcosa da mangiare," disse Kyouya, sedendosi al tavolo qualche minuto dopo. Mostrava due occhiaie spaventose, notò Haruhi, ed era evidentemente irritato col mondo intero. Perfino Nekozawa le parve in qualche modo provato, per quanto potesse vedere da sotto il cappuccio.

Haruhi tirò fuori dalla dispensa qualche frutto, del pane e riempì due tazze di latte, quindi glieli porse e si sedette a sua volta, osservandoli curiosa.

"È andata male là fuori?"

"Ootori-kun non ama mangiare bacche e cose simili," le comunicò Nekozawa, guadagnandosi un'occhiata omicida da parte dell'altro ragazzo.

"Oh," replicò Haruhi, comprensiva. Li osservò divorare il cibo in poco tempo, ritrovandosi a ridacchiare per il modo in cui Kyouya, di solito così composto, dimenticava le buone maniere di fronte alla fame.

"Oggi che facciamo?" chiese infine.

"Aspettiamo e speriamo che la vecchia si faccia viva," rispose Kyouya, pulendosi la bocca con un tovagliolo, finalmente sazio.

Haruhi annuì, osservando di sottecchi Nekozawa che mostrava il contenuto di un vasetto a Berzenev. Non poté trattenersi dal ridere quando glielo sentì definire "Una probabile poltiglia nera per le maledizioni".

"È marmellata di mirtilli, Nekozawa-senpai; i nani ne fanno una scorta abbondante ogni estate." Le risate aumentarono davanti all'improvviso imbarazzo del senpai, e Haruhi avrebbe anche potuto giurare di aver visto la bocca di Kyouya torcersi a sua volta in un sorriso, anche se per un secondo solo.

Per il resto della giornata non ebbero molto da fare. Haruhi ciondolò in giro fino a pranzo, quindi preparò un pasto veloce. Mentre erano seduti a tavola, Kyouya le ricordò di preparare una torta di male, per seguire la fiaba nel caso la strega fosse arrivata quel giorno. Lei aveva annuito e, un'ora dopo, stava recuperando le uova dalla dispensa. Rimase stupita nel notare che Kyouya era rimasto con lei in cucina, mentre Nekozawa tentava di far avvicinare gli scoiattoli a sé per presentarli come si doveva a Berzenev.

Kyouya dovette notare la sua faccia, perché alzò le spalle e si appoggiò allo stipite della porta.

"Non ho nient'altro da fare," si giustificò, alzando il naso in aria. Haruhi sorrise.

"Allora non avrai nulla in contrario a darmi una mano," replicò, piazzandogli in mano le mele da sbucciare.

Lui storse il naso.

"La fiaba..."

"La fiaba non si offenderà se Biancaneve non sbuccerà le mele da sola." Lo interruppe, cominciando a versare la farina. Kyouya alzò un sopracciglio, infastidito, ma non replicò. Le si affiancò e iniziò a lavorare in silenzio.

"Strano," fece lei poco dopo.

"Cosa?"

"Lo stai facendo sul serio. Credevo mi avresti mandata al diavolo," rise.

Kyouya alzò di nuovo il sopracciglio.

"Se Biancaneve si mozzasse un dito con il coltello potrebbe essere un problema."

"Non sono certo Tamaki-senpai!"

"Preferisco non correre rischi."

Haruhi ci pensò su qualche secondo.

"È come dire che sei preoccupato per me, senpai?"

Kyouya rimase perfettamente imperturbabile per qualche secondo, poi rispose, senza togliere gli occhi dal suo lavoro.

"Questo è un interessante punto di vista, Haruhi."

Lei sorrise, guardandolo con la coda dell'occhio, quindi riprese a preparare la pasta.

Non parlarono più per la mezz'ora successiva, quando dovettero interrompere il lavoro quasi ultimato. Nekozawa corse infatti alla finestra davanti a loro, eccitato come un bambino.

"GRIMILDE STA ARRIVANDO!"

Fu un attimo: Kyouya posò lo spicchio di mela che stava prendendo in mano e scattò verso l'uscita sul retro, seguito a ruota da Haruhi.

"Haruhi," le disse. "Sai cosa fare, vero?"

"La strega arriva, io prendo la mela, la mordo e... puff!, mi addormento fino all'arrivo del principe canterino."

"Esattamente," replicò lui. "Noi seguiremo tutto dalla foresta. Speriamo solo che funzioni."

"Funzionerà," esclamò lei, sicura. "Dopotutto, quando mai ti sbagli, senpai?"

Kyouya le sorrise sornione.

"Ottima osservazione."

Haruhi ricambiò il sorriso, quindi si voltò per rientrare. Fu la voce di Kyouya a bloccarla sulla soglia e a farla voltare.

"Haruhi?"

"Sì?"

"... Fai attenzione." Disse solamente. Il sorriso di Haruhi si allargò, quindi rientrò, chiudendosi la porta alle spalle.

Grimilde arrivò pochi minuti dopo. Vedendola dalla finestra, Haruhi non poté non pensare che somigliasse incredibilmente ad una Ayanokoji invecchiata di settant'anni.

"Bella bambina, che stai facendo qui tutta sola?"

Improvvisamente, Haruhi non seppe se scoppiare a riderle in faccia o farsi venire i brividi lungo la schiena per il tono che aveva usato.

"Una torta di mele." Rispose.

"Oh, che cara! È per i sette nani, giusto?"

Haruhi si limitò ad annuire, alzando al contempo le spalle: d'accordo che era una fiaba, ma non poteva fare domande meno ovvie?

"Ma che tenera bambina sei. Sei così dolce e tenera, tesoro, che non posso fare a meno di mostrarti..." mise teatralmente la mano nel paniere che portava sottobraccio. "... Questa!" proclamò, tirandone fuori una mela rossa e perfetta.

Haruhi fissò la mela e sentì il suo stomaco chiudersi. La strega la guardo soddisfatta, quindi gliela porse.

"La vuoi, bambina?"

Haruhi annuì.

"Sappi che non è una mela qualunque. Infatti, un morso soltanto e l'Amore della tua Vita sarà..."

"Sì, certo, d'accordo!" esclamò Haruhi, prendendola. "Scusa, signora strega, ma ho fretta. Spero non ti dispiaccia se non ascolto tutta la spiegazione." E la addentò, sotto lo sguardo scioccato di Grimilde, che non si ricordava una Biancaneve tanto maleducata.

Non appena Haruhi inghiottì il boccone, sentì le gambe cedere e tutto, intorno a lei, divenne nero.



Kyouya aveva assistito dall'esterno a tutto quello che era successo il giorno prima.

La strega era uscita di gran carriera dalla casetta dei nani, che erano sopraggiunti poco dopo in sella ai cervi amici di Biancaneve. Avevano capito che era stata la strega e l'avevano inseguita, così come la fiaba voleva. Solo allora, con i nani lontani, lui e Nekozawa si erano arrischiati ad uscire dal basco per sincerarsi delle condizioni di Haruhi.

Aveva istintivamente stretto i pugni vedendola riversa a terra ma, a parte quel particolare, nessuna reazione esterna aveva tradito lo strano turbamento che stava sentendo. Come se nulla fosse, si era chinato su di lei e le aveva controllato il polso: niente battito. Pareva veramente morta, e Kyouya dovette sforzarsi di ricordare che la fiaba diceva il contrario. Avrebbe solo dovuto aspettare un paio di giorni al massimo, quando il principe canterino l'avrebbe risvegliata. Fece istintivamente una smorfia pensando a come avrebbe fatto a risvegliarla, ma decise di non pensarci troppo. Se n'erano andati poco dopo, per evitare di intromettersi con lo svolgimento della storia.

Quando i nani erano riapparsi, Nekozawa era scoppiato a piangere, pensando a come avevano ucciso la sua amata strega, ma Kyouya era almeno riuscito a trattenerlo dall'uscire allo scoperto per scagliare maledizioni a chiunque incontrasse.

L'avevano vegliata in casa fino a quel mattino, quando l'avevano spostata in una radura vicina, posandola in una teca di cristallo. Kyouya aveva sentito il suo stomaco chiudersi automaticamente vedendola stesa sul velluto rosso, ma non vi aveva badato: mancava dannatamente poco ormai, non aveva tempo di preoccuparsi di cose inutili.

Fu poche ore dopo, quando il sole era alto nel cielo, che Kyouya sentì cantare una voce stranamente familiare. Alzò gli occhi, stupito, mentre Benio, vestita da Principe Azzurro e in sella ad un cavallo bianco faceva il suo teatrale ingresso nella radura. Improvvisamente, a Kyouya fu chiaro il motivo che aveva spinto Haruhi a fuggire a gambe levate la prima volta che l'aveva vista.

Strinse i pugni vedendola scendere da cavallo: Benio o no, la faccenda del bacio risvegliatore continuava a non piacergli affatto. Ad un certo punto, gli parve quasi di sentire la voce di Haruhi ridere nella sua testa.

‘È come dire che sei geloso, Kyouya-senpai?'

‘Sciocchezze,' rispose. ‘Non sono certo Tamaki, che perde il suo tempo dietro a stupidi ideali romantici.'

‘Eppure stai stringendo i pugni, e solo perché il Principe è sceso da cavallo e si sta avvicinando...'  lo canzonò.

‘Riflesso condizionato di fronte ad un'appartenente della Lobelia.'

‘Non sai che mentire a se stessi è impossibile, senpai?'

‘Io dico di sì.'

‘Ma non avresti niente da guadagnarci. L'onestà paga sempre, non lo sai?'

‘Interessante punto di vista. Ma come la mettiamo con lo svolgimento della fiaba?'

‘Mi deludi, senpai. Pensavo fossi un Ootori, tu.'

Kyouya sorrise, mentre il Principe si fermava davanti al corpo di Biancaneve e apriva la teca.

‘Questo è un altro punto di vista interessante, Haruhi.'

‘Come sempre.'

Fu più o meno in quel momento che Kyouya si decise: si alzò in piedi, uscendo dal riparo degli alberi, e fece qualche passo nella radura. Nekozawa lo guardò scioccato.

"Che fai, Ootori-kun?! Torna quiii!"

Ma Kyouya non lo ascoltò. Attraversò deciso la radura, sotto lo sguardo sbigottito di una paio di nani e quello divertito dei due che sembravano Hikaru e Kaoru, e si diresse verso il Principe, che stava dicendo:

"Oh, dolce Fanciulla dalle rosse labbra, degne di essere toccate solo da labbra principesche quali le mie, perdonami per aver tardato tanto!"

Stava già chinandosi verso Haruhi, quando la mano di Kyouya sulla spalla lo bloccò. Lo spinse indietro, chinandosi al posto suo.

"Cosa credi di fare tu, plebeo?!"

"Oh, chiudi la bocca!" lo riprese Kyouya, guardandolo gelido; il Principe rabbrividì istintivamente. "E ricordati, Principe idiota dei miei stivali, che io non sono un plebeo! Sono un Ootori! E non esiste cosa a questo mondo che un Ootori non possa fare!"

Detto questo si chinò ulteriormente, posando le sue labbra su quella di Haruhi profondamente addormentata.

Poi ci fu solo la luce.



"Nekozawa-senpai? Nekozawa-senpai, tutto bene?"

Kyouya osservò il suo senpai aprire lentamente gli occhi, per poi spalancarli all'improvviso, alzandosi a sedere di scatto.

"Kyouya-kun?" disse, riconoscendolo. "Fujioka-kun?" aggiunse, vedendo la ragazza accanto a lui.

"Finalmente ti sei svegliato, senpai. Mi hai spaventato, sai?" disse lei, tirando un sospiro di sollievo.

"Ma che è successo?!"

"Sei svenuto, senpai," ripose Kyouya, pratico. "Stavi facendo la tua invocazione quando ti sei accasciato al suolo all'improvviso. Sei rimasto a terra parecchi minuti; stavamo già andando a chiamare una delle infermiere della scuola."

"Oh," fece Nekozawa, guardandosi le mani. "Che strano. Mi pareva fosse tutto così reale..."

"Cosa, senpai?"

"Beh, c'eravamo io, e tu, e lui" spiegò, indicando alternativamente gli altri due. "E finivamo nella storia di Biancaneve. E Fujioka-kun la impersonava. E poi c'erano i nani che erano la copia esatta di Suou-kun e gli altri, e..." si interruppe guardandoli confuso. "... E credo di aver sognato." Concluse, chinando il capo e sospirando.

"Suppongo di sì, Nekozawa-senpai," confermò Kyouya. "Vuoi che ti accompagni in infermeria?"

Nekozawa scosse il capo, quindi si rialzò, sistemando meglio Berzenev sulla sua mano. Gettò un'occhiata alle candele della sua invocazione ormai spente, quindi sospirò di nuovo. Quindi, con un cenno della mano a mo' di saluto, uscì dall'aula, sibilando qualcosa all'orecchio dell'inseparabile Berzenev.

Quando la porta si fu richiusa alle spalle del suo senpai, Kyouya tirò un sospiro di sollievo e si sedette su una delle morbide sedie del club, passandosi una mano tra i capelli.

"Un sogno, eh?" commentò atona Haruhi.

"Già," confermò lui, ridacchiando. "O avresti preferito che gli spiegassi che il vestito di Biancaneve ti calzava a pennello perché sei una ragazza?"

Haruhi alzò le spalle, senza staccare gli occhi dalla porta.

"Non è che abbia molto importanza per me mantenere il segreto senpai, lo sai."

"Oh, ma Tamaki si dispiacerebbe se non potesse più vederti ogni pomeriggio al club."

Lei lo guardò con la coda dell'occhio.

"Solo a Tamaki-senpai?"

"Oh beh, probabilmente anche Honey-senpai e Mori-senpai sentirebbero la tua mancanza. Per Hikaru e Kaoru non cambierebbe granché, siete compagni di classe..."

"A te non dispiacerebbe, senpai?"

Kyouya sorrise, prendendo un appunto sul suo block notes.

"Forse."

"Senpai, hai presente la storia della mela avvelenata e della finta morte?" disse qualche attimo dopo lei. Kyouya si irrigidì appena, ma annuì, invitandola a proseguire. "Beh, ho fatto una scoperta."

"Ovvero?"

Haruhi fece qualche passo in avanti, le mani intrecciate dietro la schiena. Quindi si fermò e si voltò, sorridendo sorniona.

"Per gli altri sei essenzialmente come morta, sì, ma tu sei completamente in te. Non vedi nulla, ma puoi sentire tutto quello che ti succede attorno."

Kyouya alzò gli occhi, incontrando lo sguardo divertito della ragazza.

"Non esiste cosa a questo mondo che un Ootori non possa fare!" recitò. "Davvero molto modesto da parte tua, senpai."

Kyouya sorrise appena, tornando ai suoi fogli.

"Tu dici, Haruhi?"

"Sì."

"Strano comunque, io non mi ricordo questa frase."

"Davvero?"

Lui annuì e lei parve un poco delusa. Kyouya fu anche quasi sicuro di averle sentito dire un "Peccato" a mezza voce. Alzò di nuovo gli occhi, osservandola guardarsi attorno come indecisa e poi sospirare.

"D'accordo," concesse, mordendosi un labbro; guardò l'orologio. "Credo che andrò a lezione," disse. "È già tardi, meglio evitare punizioni."

Si voltò, dirigendosi verso la porta.

"Haruhi." La bloccò; lei si voltò, stupita.

"Sì?"

"Che ti ho detto prima del nostro viaggetto fuori programma?"

Lei pare confusa.

"Devi aiutarmi a recuperare il tempo perso a causa dell'invocazione," le rammentò, poggiando il blocco sul tavolo e alzandosi. "Inoltre, dato che siamo entrambi in ritardo per le lezioni a causa della tua permissività, sarò costretto a darti una punizione esemplare costringendoti a rimanere qui per tutta la mattina."

Haruhi gonfiò le guance, indispettita.

"Non puoi impedirmi di andare a lezione, senpai. È contro il regolamento scolastico, non lo sai?"

Kyouya si fermò a pochi centimetri da lei, chinandosi. La bloccò su un lato con un braccio e le sorrise sornione.

"Sono un Ootori, Haruhi, ricordi? Non c'è nulla che io non possa fare."

Anche Haruhi sorrise.

"Davvero, senpai?"

"Sì. Inoltre, suppongo di poter trovare argomenti piuttosto interessanti per trattenerti qui."

"Stai cercando di corrompermi?"

Kyouya ridacchiò.

"Questo è un interessante punto di vista, Haruhi."

"Come sempr..."

Non le permise di finire: coprì in fretta la breve distanza che ancora li separava e le chiuse la bocca con la sua, impedendole di parlare. E mentre sentiva Haruhi circondargli il collo con le braccia e se stesso cingerle la vita con le sue, si ritrovò a pensare che il dispettoso dio che aveva fatto cambiare idea a Tamaki non doveva poi avercela così tanto con lui. Forse - e solo forse, eh - poteva anche avergli fatto un favore.


Orihime sorrise mentre osservava la scena dallo specchio della sua stanza. Sfiorò appena la superficie riflettente, congratulandosi con se stessa per l'idea geniale che aveva avuto quando li aveva trasportati in quella famosa fiaba degli esseri umani. Sì, era decisamente un genio.

Fu una voce dietro di lei che distrasse la bella principessa dal suo autocompiacimento.

"Orihime! Cosa sta facendo?"

Lei sobbalzò, cancellando con un gesto della mano l'immagine dei due ragazzi dallo specchio.

"Niente."

La serva la guardò con rimprovero.

"Lo sa che non può intervenire a quel modo nelle vite dei mortali. Suo padre non vorrebbe."

La Principessa inscenò il suo miglior broncio.

"Lo so," si scusò. "Ma ho sempre tanto tempo libero durante l'anno! Poi dovevi vederli: erano così carini! E c'era così tanto potenziale! Solo loro non se ne accorgevano! Non potevo non intervenire, sarebbe stato un delitto!"

La serva alzò gli occhi al cielo e sospirò: la sua padroncina non cambiava mai. Dopo tutti quei secoli, ancora non poteva resistere alla tentazione di ‘dare un'aggiustatina', come amava dire lei.

"Speri solo che non succeda come quella volta con quei due poveri ragazzi di Verona, o suo padre si infurierà davvero."

Lei ridacchiò.

"Oh, quella volta è stata un caso: non avevo fatto in tempo a finire il mio lavoro perché era giunta l'ora di prepararsi per Tanabata, e tu sai che non potevo assolutamente mancare all'appuntamento; le cose sono precipitate mentre ero distratta. Ma non temere, stavolta è tutto in ordine: io ho finito, ora tocca a loro continuare."

La serva non poté fare a meno di sorriderle.

"Beh, Orihime, direi che ha fatto appena in tempo stavolta."

Gli occhi di lei brillarono.

"È già il momento?"

L'altra annuì.

"Il sette luglio sarà tra poche ore; credo sia il momento di iniziare a prepararvi..." nemmeno il tempo di finire, e la Principessa si era fiondata fuori dalla stanza, pronta a iniziare i preparativi per la sua festa. La serva scosse il capo divertita, poi seguì la sua padrona fuori dalla stanza.

Tanabata stava arrivando, non avevano tempo da perdere.



 

 

 

Note finali del 01/11/2010:

Questa storia (risalente all'ormai lontano febbraio 2009) è stata la mia prima KyoHaru. Definirla ingenua è probabilmente eufemistico, ma ci sono affezionata, dato che è stato con questa storia - nata per una scommessa con me stessa - che ho iniziato davvero ad appassionarmi di questa coppia: rendendomi conto di quanto fosse difficile parlare di sentimenti con questi due, mantenendoli IC, mi sono definitivamente innamorata di loro. *-*

Spero vi sia piaciuta almeno un po'; le prossime saranno decisamente migliori (e, soprattutto, IC x°D), giuro :3


Di seguito metto il risultato ottenuto nel contest; ringrazio Fantafree per il giudizio e mi complimento di nuovo con le altre partecipanti e la vincitrice. :3


Alla prossima! :3

Roby




Seconda Classificata - ^Nihal88^/RobyLupin
Waiting for Tanabata

Grazie ai pasticci di Nekozawa, lui, Haruhi e Kyouya vengono teletrasportati nella favola di Biancaneve che Haruhi si vede costretta a impersonare fino al lieto fine per poter tornare nel mondo reale.
L'idea è divertente, personalmente apprezzo molto le rivisitazioni umoristiche delle fiabe, in particolare ho trovato molto simpatiche le identità degli gnomi (miniature degli altri membri dell'host club) e il siparietto finale con Orihime.
Peccato però per la scrittura che spesso ho trovato un po' artificiosa, nulla di grave, ma in una fic simil-comica salta più all'occhio rispetto ad altri generi.
Sul piano strettamente grammaticale invece non ho trovato nessun errore; i personaggi sono tutti IC, anche se in generale i due maschietti mi sono sembrati più spontanei, meglio gestiti rispetto ad Haruhi.


Grammatica e sintassi: 9
Capacità espressiva:
8
Capacità argomentativa:
7,7
Capacità critico-rielaborativa:
8
Originalità e Creatività:
8,7

Voto Finale: 8,28

 

  
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