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Autore: Black_Eyeliner    02/11/2010    4 recensioni
E, nonostante la tua pelle sia solo ferro dorato, speri – speri – quella luce non si spenga mai più, come successe in Cina, in quella notte di cui vorresti cancellare ogni memoria.
Ma non puoi, perché, in fondo, sei solo un golem.
Senza di Allen, ti senti niente.

[TimcanpyxAllen fluff]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nda: Era letteralmente una vita che volevo scrivere una flash molto zuccherosa e molto fluff su Timcanpy e Allen. E così eccola qui. Non c’è niente da fare, lontano da questo manga e da questo fandom non riesco proprio a stare. Spero vi piaccia ^^

 

Alla prossima.

 

B_E**

 

 

 

 

“Without You

I’m Nothing”

 

 


Strange infatuation seems to grace the evening tide…*

 

 

 

 

 

E’ una notte come tante, senza conto, senza nessun numero.

L’aria trabocca di luce; quasi la piccola stanza in cui vi trovate sia un bicchiere a contenerla, ne colma luminescente il vuoto, rifrangendosi con un fine brillio lungo le pareti ormai quasi trasparenti, molto, troppo simili a vetro soffiato.

 

Fragile.

 

Proprio come il tuo piccolo padrone.

 

Allen.

Si chiama così.

E sin dalla prima volta che lo hai sentito, il suo nome ha macinato il nastro di una memoria meccanica, progettata ad arte, perfetta: una delle poche registrazioni riprodurresti a vita, fino a sbobinarne la pellicola, ad arrugginire gli ingranaggi, a corrodere il ferro, colandolo come lacrime di lega un po’ eccentrica.

 

Stravaganti.

 

Dopo tutto sei solo un golem.

 

Forse particolare, perché la vedi, la luce propria di cui Allen sembra brillare. E’ una luce commuovente, delicata: talvolta così forte che hai paura –paura… Può un corpo artificiale racchiudere paura? – paura che la sua pelle troppo pallida, trasparente proprio come un bicchiere di vetro, non ce la faccia a contenerla.

 

Infrangendosi.

Dissolvendosi.

 

Come sembrano voler fare le pareti di quella stanzetta, che di bambino non ha più niente, se non un bambino stesso raggomitolato sul letto, il guanciale spasmodicamente stretto tra le dita. E la luna, fuori, continua a  lanciare i suoi raggi come fili bianchi dalla finestra: forse vuole ancorare la propria luce e portarsi via le pareti, trascinandole in un sogno.

 

Forse la luce che Allen ha dentro vuole portarselo via, trascinandolo.

 

In.

Un.

Incubo.

 

Ti avvicini a lui, svolazzando a mezz’aria nella penombra di stelle; le ali dorate vibrano appena, come quelle di una falena attratta dalla luce, così intensa; che, anche se può scottare, è bella.

 

Bello, il padroncino lo è-

 

Avvolto nel suo morbido accappatoio blu, sembra stare dormendo sul letto ancora perfettamente fatto; i capelli di zucchero filato sono ancora bagnati, mentre, sgocciolando, allargano una chiazza umida sulla federa inamidata: così come rigagnoli curvilinei d’acqua ancora esaltano il livore della sua pelle eterea, bianchissima.

 

Allora si è addormentato davvero. Deve essere così stanco, pensi –pensi… Può un golem fatto di ferro e latta pensare?- mentre l’osservi bofonchiare nonsensi nel sonno e grattarsi pigramente un polpaccio con l’alluce.

Sei sicuro: pure quel gesto glielo hai visto già fare.

Molto tempo fa.

Quando era ancora solo un bambino.

 

Raccogli tra i denti lo stesso asciugamano pulito che gli porgi ogni volta al mattino, quando va a lavarsi e aspetti paziente finisca; poi, svolazzando basso ancora un po’, glielo poni accanto: infine ti avvicini di soppiatto al suo orecchio, come un insetto molesto o un’ape errabonda attratta dal miele, e, senza attendere che si accorga della tua presenza così vicina, serri forte i piccoli denti aguzzi.

 

-Ahi… Che  male…!

Allen sobbalza spaventato, come se il materasso su cui è steso fosse stato fatto di spilli, issandosi allarmato a sedere sul letto.

 

Il tuo piccolo padrone sa sempre come essere adorabile.

Anche adesso, mentre si sfrega l’orecchio arrossato e ti guarda con una punta d’incredulità, una piccola lacrima di dolore intricata tra le lunghe ciglia albine dell’occhio sinistro.

Ti scruta avvilito, quasi come un amante tradito: gli tremano le piccole labbra di fragola, non capisce perché l’hai fatto.

Poi si guarda e si accorge che, prima di mettersi a dormire, ha scordato d’asciugarsi e mettersi il pigiama. Ed è come se si illuminasse a quella scoperta, biasimandosi da solo.

-Oh… Scusa, scusa! Hai ragione! Ecco, sì… Faccio subito…

 

Chissà se Marian Cross, quando ti ha costruito, ha usato qualche modifica particolare da farti vedere quella luce così dolce persino ora, mentre Allen si toglie l’accappatoio e comincia impacciatamente a vestirsi, saltellando sulle punte dei piedi per il freddo della sera.

 

Riprendi tra i denti l’asciugamano, svolazzando intorno a quel ragazzino ancora un po’, prima di tenderglielo.

 

Una cosa è certa. Cross deve aver messo a punto una qualche diavoleria, quella volta, mentre ti progettava.

 

Perché mentre Allen ti sorride, quel sorriso lo trovi radioso. E ti piace – piacere… Ciò che un semplice golem non potrebbe mai provare… - provare… Può un golem anche solo provare…?

 

-Grazie mille… Tim…

 

Ti dice dolce, tamponandosi i capelli e chinando appena un po’ la testa di lato, senza smettere di sorriderti amabile.

 

E ne sei sempre più convinto - … convinto…

 

Quando, anziché chiamarti Timcanpy, ti chiama solo Tim sai che anche tu gli piaci: e riprodurresti quel “Grazie Tim” all’infinito, proprio come i sorrisi che Allen ti rivolge continuano a riprodurre, quasi in una registrazione profumata d’amore, la loro luce accecante.

 

E, nonostante la tua pelle sia solo ferro dorato, speri – speri – quella luce non si spenga mai più, come successe in Cina, in quella notte di cui vorresti cancellare ogni memoria.

 

Ma non puoi, perché, in fondo, sei solo un golem.

 

Senza di Allen, ti senti niente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota. *Without You I’m Nothing - Placebo

   
 
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