Prima
di chiudere gli occhi, ho pensato che ero davvero contenta di aver riso un’ultima
volta con quegli occhi, e ancora di più di averci pianto.
Prima
di soffiare via l’ultimo respiro ho pensato che era meraviglioso aver
cantato un’ultima volta, ed era ancora meglio aver gridato.
Ho
pensato che ero felice di aver detto quello che mi passava per la testa ogni
momento della mia vita, anche i pensieri che più mi gridavano di tenerli
per me, e che averli scritti li rendeva ben più che aria tra i capelli.
Ho
pensato che nell’inchiostro che mi era rimasto sulle mani c’era
l’addio che non avevo scritto, forse per non essere banale, forse per
continuare la farsa della felice, per lasciare la speranza
dell’incidente.
Pensai
questo per il tempo di pensarlo ripetuto 6 volte, tante quanto gli scatti per
aprire la finestra.
Poi ho
capito che non l’avrei fatto neanche quella volta e ho sentito
l’autocommiserazione melodrammatica del suicidio spazzata via come un
soffione.
Ed
è tornato il buio.
E
Alice rispose, dondolandosi graziosamente avanti e indietro: “non posso
smettere di seguirla, signor Bianconiglio. Se smetto di rincorrere qualcosa che
non esiste finirò per amare la realtà…”
Sussurrate…non
lasciate che le farfalle si alzino in volo…
Chi
vuole giocare a palla con il silenzio?
portata
via…
dagli
gnomi del giardino
soffiata
via…
come
un soffione, al vento
mangiata…
come
un cioccolatino, con un ciuffo di panna
bruciata…
come
un ceppo nel camino, durante una cena guardando la nebbia
fatta
marcire…
come
quelle fragole che compri perché sono belle e nessuno le mangia
fatta
appassire…
come
quelle rose che secchi per conservarle
gridata..
come
una lite disperata
cantata…
come
una canzone che ci ricorda qualcosa
messa
in valigia…
come
l’unico ricordo che accatti per rigarti di lacrime
sussurrata..
come
una ninna nanna a un bambino che sta morendo
ricordata
improvvisamente…
come
una parola cercata per ore
letta…
come
una lettera ritrovata dopo anni
mi
chiedo perché non mi è concesso di vivere queste cose al passivo.