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Autore: Aura_Venomous    03/11/2010    0 recensioni
" Era davvero graziosa. La carnagione era bianca come il latte, i capelli rossi come il sangue, poi le labbra sottili e rosee facevano contrasto con quella pelle quasi cadaverica. Due occhi grandi del lore della pioggia. Lentiggini sparse qua è la come se fosse opera di un pittore un po’ distratto. Aveva un qualcosa di diverso. Diverso dalle altre “Ragazze”. Era una scultura. Una scultura imperfetta. Si una scultura di un artista dilettante."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tic Tac.. Tic Tac.. Una lancetta nera e sottile segnava una V su uno strano orologio di legno, impolverato, la polvere grigia quasi copriva quelle strane lettere. L’orologio sembrava antico. Tic Tac.. Tic Tac.. È ora. Lo strano orologio segnava ancora la V. Tic Tac.. Tic Tac.. L’orologio si trovava in una stanza. Una stanza grande, dalle pareti bianche, candide come l’avorio degli elefanti d’Africa. C’era anche un camino. Era di marmo, lucido, screziato, doveva essere di valore. Il fuoco era acceso. Probabilmente nella stanza dell’orologio antico ci abitava qualcuno. Il fuoco rossiccio bruciava violentemente il legno di pino producendo calore. Fuori faceva freddo. Era inverno. Doveva essere..Gennaio. No, quasi sicuramente era Dicembre, si sentiva l’odore dell’uvetta fresca e del panettone con i canditi, li dentro. Nevicava anche, oh si se nevicava. Il davanzale del finestrone che si apriva dalla stanza dell’orologio antico era pieno di neve. La neve aveva coperto i gerani che c’erano sul davanzale. Si vedeva solo una macchia rossa come il sangue su quella distesa bianco latte.. Probabilmente era un petalo. Si sentì un rumore. Qualcuno cercava di entrare nella stanza dell’orologio. Sembrava una ragazza. Aveva una sciarpa rossa di lana, di quelle grosse e calde, che le copriva quasi totalmente il volto. Doveva fare molto freddo perché portava un cappotto pesante. Sembrava graziosa. Dal cappello grigio si intravedeva qualche ciocca di capelli. Erano lucidi, rossi quasi come le sue guancie, provate dal freddo. Ho visto esseri umani più alti di lei. Però era magra, non sembrava cattiva. Si tutto sommato non era male.. La creatura si sfilò la sciarpa rossa posandola malamente su una delle sedie di ciliegio attorno al tavolo da pranzo, e posò il cappello grigio e il cappotto nella cappelliera di legno a muro. Si tolse la scarpa sinistra, lanciandola per la stanza e lasciandosi sfuggire una debole risata, subito dopo si sfilò anche la destra aiutandosi con il piede libero. Camminò scalza per la stanza intonando qualche parola di una canzone della quale pareva non conoscere le parole. “You treat me just like another stranger. Well, nice to meet you sir.” Continuava a ripetere questa frase. Ecco. Ora si vedeva meglio in faccia. Si era davvero graziosa. La carnagione era bianca come il latte, i capelli rossi come il sangue, poi le labbra sottili e rosee facevano contrasto con quella pelle quasi cadaverica. Due occhi grandi del colore della pioggia. Lentiggini sparse qua è la come se fosse opera di un pittore un po’ distratto. Aveva un qualcosa di diverso. Diverso dalle altre “Ragazze”. Era una scultura. Una scultura imperfetta. Si una scultura di un artista dilettante. La creatura si mise alla finestra. Guardava anche lei i fiocchi di neve che turbinavano nell'aria e imbiancavano la città. Intanto si intrecciava i capelli. Forse era solo un’impressione poco azzeccata. Ma la creatura non sembrava felice. Ne avevo visti di esseri umani. Di ragazze. Tutte sfoggiavano un sorriso invidiabile. Lei no. Non rideva. Non sorrideva nemmeno. Bip. Bip. Bip. Un suono simile, fastidioso per un certo verso, si diffuse nella stanza dell’orologio antico. La ragazza sembrava essersene accorta e corse scalza alla cappelliera, dove aveva lasciato il suo cappotto. Frugò frettolosamente nelle tasche di quest’ultimo e ne estrasse un’aggeggio simile a un computer . Ma più piccolo. Molto più piccolo. La ragazza si mise a saltellare per la stanza felice. Messaggio ricevuto. “Hei” si intravedeva sul display dell’oggetto. Non credevo che un saluto così semplice potesse rendere così felice un’essere umano, ci proverò. Hei. Ora ci si dovrebbe sentire felici,no?. La ragazza ora sorrideva. Era il sorriso più bello di tutti quelli che avevo visto. Il più bello di tutti. La ragazza che non sorrideva mai aveva sorriso. Era una cosa positiva, credo. Anche lei scriveva qualcosa. Premeva freneticamente i tasti di quell’aggeggio. Chissà cosa stava scrivendo. Mentre la Ragazza era presa dall’aggeggio, qualcuno bussò alla porta. Lei, in un primo momento si girò, poi farfugliò qualcosa di incomprensibile e tornò all’aggeggio, non dando peso alla persona che aspettava dietro la porta. Passarono alcuni minuti. La ragazza era ancora presa a scrivere, quando bussarono ancora alla porta, questa volta i colpi alla porta furono un po’ più forti e accompagnati da delle parole “Sam, muoviti fuori fa freddo.” Chi era Sam?.
  
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