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Autore: Neko no Yume    04/11/2010    3 recensioni
Io ti aspetterò, sempre qui.
E io sentirò di nuovo il tuo canto.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io ti aspetterò, sempre qui.

E io sentirò di nuovo il tuo canto.



-Felicianooo, dove sei?-.
-Qui Elizabeta!-.
-M-ma che combini?! Esci subito da quel mucchio di paglia, è sporco!-.
-Veeeh, ecco fatto-.
-Guardati, sei pieno di ciuffi di fieno e polvere… Su, vieni che ti faccio il bagno!-.

Elizabeta considerava il piccolo Italia come un fratellino, anzi, come una sorellina.
Perché poi sorellina?
Perché aveva una voce incredibilmente sottile e un’aria pulita e ingenua… O almeno questo era quello che si ripeteva dentro di sé.
Perché non poteva considerarlo diversamente.

Dal canto suo, Feliciano considerava Elizabeta come un’ancora.
Era stato strappato dalla sua realtà, dai suoi affetti, dalla sua terra calda e soleggiata per finire rinchiuso lì… In Austria.
Quando era arrivato lì per la prima volta aveva una gran voglia di piangere, di nascondersi nell’andito più scuro e profondo della terra e di lasciarsi sommergere dalla tempesta degli eventi che turbinavano attorno a lui senza reagire.
Ma era bastato un suo sorriso, uno solo, per riportare un raggio di sole in quell’anima persa e annichilita.

-Elizaaa…-.
Una vocina conosciuta che la chiamava flebile nel buio.
-Veeeh, non riesco a dormire…-, mormorò il piccolo Feliciano stropicciandosi un occhio assonnato.
Ungheria abbozzò un sorriso e accolse il piccolo tra le lenzuola, avvolgendolo nella penombra calda e profumata del suo abbraccio.
-Vuoi che ti canti una ninna nanna, Itachan?-, gli mormorò dolcemente in un orecchio.
E come ogni notte, la voce della ragazza dissipava le sue paure, scioglieva i nodi di incubi che gli attanagliavano il petto col suo canto leggero e delicato.
Immancabilmente il suo petto finiva con l’accogliere e custodire i sospiri di Feliciano e il suo sonno, i suoi sogni.

-Il Sacro Romano Impero è in seria difficoltà, non possiamo più occuparci anche di Italia purtroppo…-.
-Sì, me ne rendo conto-.
La sua voce suonava mesta e rassegnata, vuota.
-Mi dispiace, lo sai-, mormorò Austria.
Lei scosse la testa, sforzandosi di sorridere –Sì, non si scusi… Non è colpa sua. Beh, io vado ad aiutare Feliciano a fare le valigie…-.
Ricacciò indietro le lacrime che le bruciavano gli occhi e deglutì più volte, doveva rassicurare il piccolo Italia, sorridergli per l’ultima volta.

La piccola figura imbacuccata se ne stava in mezzo all’acciottolato, tremante e sola, con una valigia tra le piccole manine.
La figura più grande la guardava sulla soglia, reprimendo l’ondata di vuoto e nausea che l’attanagliava.
-Feliciano, io ti aspetterò-, mormorò Elizabeta –Sempre qui-.
Il piccolo sorrise raggiante.
-E io sentirò di nuovo il tuo canto-.

Molti secoli dopo…

Il ragazzo camminava per la stradina di campagna, scuro in volto e con il viso rivolto ai sassi chiari e tondi del viale.
Quel giorno aveva avuto un incubo, l’ennesimo.
A un tratto si fermò di botto davanti a una villa, un posto dannatamente familiare, dalla quale proveniva una melodia incredibilmente dolce.
Una melodia che conosceva nota per nota, che fluiva dentro di lui come un balsamo, risvegliando antichi ricordi e placando l’irrequietezza degli incubi.
Il suo corpo si mosse da solo e prima che riuscisse a rendersene conto si ritrovò in piedi nella stanza da cui proveniva quella musica, la porta che sbatacchiava alle sue spalle.
-F-feliciano?-, la ragazza mormorò quel nome piano, quasi avesse il timore di mandarlo in frantumi solamente pronunciandolo, di sgretolarlo in migliaia di piccole briciole frutto della sua immaginazione.

Era lei.
Elizabeta.
E in un attimo ogni ombra sembrò dissiparsi, fuggire lontano dalla luce radiosa che emanava la ragazza e lasciarsi dietro solo una scia di lacrime troppo a lungo represse che gli affollavano gli occhi.
Il tempo si fermò nell’istante in cui lei pronunciò il suo nome, Feliciano, per poi ripartire e riavvolgersi come un nastro impazzito, confondendo movimenti e sentimenti in un’unica confusa macchia di colore.
E nell’occhio del ciclone c’erano loro due, abbracciati stretti fino a farsi male, con le lacrime che gli rigavano le guance e inondavano le labbra tremolanti, confondendosi sui loro visi avviluppati l’uno all’altro da un bacio troppo a lungo atteso e sospirato.

-Te l’avevo detto che ti avrei aspettato per sempre…-.


Et voilà (?), salve a tutti!
Finalmente ho finito questa fanfiction , non mi sembra vero!
Di solito butto giù le idee e in un attimo mi metto a scrivere tutto quello che mi passa per la testa, ma con questa fic ho avuto serie difficoltà a continuare… Forse perché è su un pairing un tantino inusuale…
Oppure perché ho provato a usare uno stile un po’ diverso dal mio solito e sinceramente non so cosa ne sia uscito fuori.
Comunque, l’idea mi è venuta guardando una fanart fantastica e ho sentito di doverci scrivere qualcosa sopra, se ho fatto bene o male sta a voi giudicarlo xD.
Infine, ringrazio come al solito i miei lettori e coloro che recensiscono, vi adoVo gente!
  
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