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Autore: Alexandes    06/11/2010    2 recensioni
Laura è una bellissima ragazza. Ed ottiene sempre quello che vuole. Un semplice episodio di un giorno della sua vita.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caldo soffocante. Sole cocente. Un’estate che avanzava. La città era quasi vuota, mentre Laura l’osservava dal finestrino della metro che avanza, su un sopralivello, un ponte. Il sedile in plastica azzurra era scomodo, per il suo formoso deretano. Il vagone dove era seduta era pieno a metà, principalmente vecchi ed ucraine. Del resto, solo gente così poteva rimanere in città in un giorno così bello. A parte lei, ovviamente. Pur essendo perfetta eccola lì, costretta con la forza dalla sorella ad andare a trovare la madre malata. Infondo ci pensa già il padre, a lei, che bisogno c’era di farla alzare la mattina alle 9.00 per arrivare dall’altra parte della città?
La metrò entrò in una galleria.
Lei sbuffò, voltando il capo verso il finestrino scuro. Una ragazza dalla bellezza mozzafiato, capelli biondi lisci e viso delicato, ricambiò uno sguardo celeste. I capelli erano tinti, ovviamente, era castana di natura. E, ovviamente, lenti a contatto azzurre. Non avrebbe mai sopportato quegli occhi castani che la madre le aveva dato, uno dei motivi per l’innato odio provato verso di lei.
Il rossetto scarlatto ricopriva labbra carnose ed invitanti. Non c’era bisogno di trucco, sulle guance, l’abbronzatura faceva tutto, anche in inverno, con una lampada alla settimana. E quel po’ di nero alle sopracciglia completava l’opera. Rimaneva sempre uguale e perfetta, nella sua finzione.
Aveva 23 anni, lavorava come estetista da un amico, omosessuale. Il lavoro le piaceva ed incontrava sempre ragazzi, che poi sarebbero finiti nel suo letto, o lei nel loro.
Abbassò lo sguardo sul proprio vestiario, che, ovviamente, rendeva onore alla persona.
Una camicetta bianca molto scollata lasciava intravedere al di sotto il reggiseno rosso acceso.
La gonna arrivava fino ad un quarto di coscia (…) lasciando completamente nudo il resto della gamba fino ai piedi, muniti di sandali neri un po’ alla schiava con 12 centimetri di tacco. Le unghie delle dita dei piedi avevano smalto rosso, come a voler insistere sul tema provocatorio del resto del vestiario. Quelle delle mani, invece, ovviamente finte, essendo troppo lunghe per essere vere, brillavano di trasparenza lucida.
Il treno rallentò sui binari, stridendo, fino a fermarsi. Le porte automatiche si aprirono. Due persone scesero, tre ne salirono.
Di sbieco, Laura vide una figura avvicinarsi, fino a posare completamente lo sguardo sul ragazzo appena entrato. Capelli biondi splendenti, corti, un po’ arruffati. Occhi verdi, dal taglio sottile. Lineamenti dolci eppur vissuti. La maturità gli si leggeva in faccia. Un fisico snello, allenato, spalle larghe, alto, affascinante. Un uomo, si corresse mentalmente, non un ragazzo. Pur dimostrando circa 26 anni. Quasi rimase a bocca aperta, trattenendo lo stupore, senza evitare di osservare l’uomo con desiderio. Quasi a farlo apposta, lui prese posto vicino al finestrino di fronte a lei.
Laura non era nervosa, anzi, sapeva di poter avere quel tizio quando voleva, ed ora lo voleva. Sospirò, leccandosi le labbra con fare sensuale, con aria innocente. Scoccò un veloce sguardo al giovane. Fissava il paesaggio fuori dal finestrino, tornato alla fine della galleria. Può capitare di non essere notati al primo colpo. Tolse con apparente noncuranza la gamba destra liscia e perfetta accavallata sulla sinistra identica, invertendo i ruoli, lasciando intravedere le mutandine rosse e minuscole sotto la gonna. Nuovo sguardo verso l’uomo dal fascino naturale. Fissava ancora il paesaggio, assorto nei suoi pensieri.
Stavolta Laura si accigliò. Non era mai capitato con quel colpo! Oh beh, poco male, avrebbe perseverato.
Le mani andarono a togliere un altro bottone alla camicetta, incrementando la scollatura già profonda, facendo intravedere il seno prosperoso nel reggiseno rosso.
“Uff, che caldo” esclamò quindi a mezza voce, udibile tuttavia dalla persona di fronte.
Lui si girò per un momento a quelle parole, guardando solo ed esclusivamente il suo viso.
“Vero” rispose, quasi fosse obbligato per educazione, tornando subito al paesaggio in movimento.
Ora Laura era furente. Nessun maschio tranne il suo datore di lavoro omosessuale, l’aveva ignorata a quel modo. La metrò rallentò nuovamente. L’uomo si alzò, avviandosi verso la porta, uscendo subito dopo la sua apertura.
Nonostante i 12 centimetri di tacco, anche Laura si alzò, correndogli dietro, le porte si chiusero alle sue spalle, giusto in tempo.
E corse sculettando come le scarpe le permettevano. Due passi di corsa suoi, corrispondeva ad uno dell’uomo che camminava. Ed infine lo raggiunse, attirando la sua attenzione semplicemente sbarrandogli la strada.
“Hey tu!” esclamò, senza nascondere la rabbia. “In treno ho cercato in tutti i modi di farti capire di voler scopare con te. Perché cazzo mi hai ignorato? Sei un sfottuto frocio?” abbandonò la sua femminilità, colpita nell’orgoglio personale della sua egocentrica perfezione.
L’uomo la guardò, prima sorpreso, poi sorride appena.
“No, mia cara, sono semplicemente innamorato” rispose con estrema calma, quindi superandola, tornando a camminare per la sua strada, senza abbandonare il sorriso canzonatorio
E Laura rimase ferma, immobile, la bocca appena aperta, colma di sorpresa, odio, rispetto…E la nuova comprensione di non avere niente o nessuno, al di fuori di se stessa.
La storia non è mia. Un mio amico me l’ha mandata qualche tempo fa e, scorrendo un po’ le mie vecchie storie l’ho ritrovata. Mi piaceva abbastanza ed ho pensato di pubblicarla: Grazie Mayus =D
  
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