2.
“Bel
pigiamino.”
Scherzò, sapendo che se avesse abbandonato anche solo per una volta il suo
sarcasmo, in quel momento non sarebbe più stato capace di riconquistarlo.
Eppure il suo viso parlava per lui: non c’era traccia di divertimento in quegli
angoli bui, nemmeno nel sorrisino che aveva maldestramente cercato di rivolgerle
quando era uscita dal bagno.
“Sono stanca, Damon.”
Lo sapeva.
Eccome se lo sapeva.
La conosceva a menadito, aveva capito che era stanca ancora prima che lo
capisse lei stessa.
Si alzò, muovendo qualche passo verso di lei e sventolandole davanti la sua
collana.
“Ti ho riportato questa.”
“L’avevo data per persa.”
Sapeva anche quello, ero tornato a cercarla solo per avere un motivo per
andarla a trovare.
Come se gliene fosse mai servito uno, in passato.
Si stava rammollendo brutalmente.
“Grazie.”
Di nuovo quel grazie.
Lo stesso di quel pomeriggio, che l’aveva fatto improvvisamente sentire come se
gli mancasse la terra sotto i piedi. Sospeso nel vuoto.
Cambiò idea all’ultimo secondo e gliela sottrasse prima che potesse afferrarla.
Vide un accenno di terrore nei suoi occhi.
Avrebbe voluto sciogliersi in una risata di quelle da far tremare i muri. Non
le avrebbe fatto del male, non poteva.
“Ti prego, ridammela.”
Esitò un istante.
In quel preciso momento o mai più.
“Ho solo una cosa da dire.”
Vide di nuovo puro terrore negli occhi di lei.
A quanto pare era capace di suscitarle solo sentimenti negativi.
Vide che cominciava a capire.
Senza la sua collana era vulnerabile come chiunque altro.
“Perché devi dirla con il mio ciondolo in mano?”
“Beh… perché quello che sto per dire…” cercò le parole giuste, cercando di non
farsi prendere dall’emozione.
Emozione? Quando mai Damon Salvatore aveva provato emozioni?
Forse solo da quando aveva conosciuto Elena.
“… è forse la cosa più egoista che abbia mai detto nella vita.”
Gli ritornò alla mente il discorso di poco prima con Stefan.
A quanto pareva tutti i Salvatore erano egoisti.
“Damon, non farlo.”
Eccome se l’avrebbe fatto.
Lo sapevano entrambi, ma lui sentiva il bisogno di dirlo – di ammetterlo a sé stesso
– ad alta voce.
Finalmente.
“No, almeno una volta devo dirlo. E tu devi solo sentirtelo dire.”
Cosa c’era di difficile nell’ascoltarlo? Di certo non chiedeva che lei gli
saltasse al collo e lo riempisse di baci, ma quantomeno sperava in una smorfia
non completamente orripilata.
E poi sentiva il bisogno assurdo di dirlo.
La vide indietreggiare visibilmente, quando le si avvicinò, quasi temesse che
le facesse del male o la costringesse a baciarlo come l’ultima volta.
Quello che continuava a non capire era che non avrebbe potuto farle del male.
Non avrebbe mai voluto.
La guardò negli occhi, cercando ancora una volta il modo di esprimersi.
“Ti amo, Elena.”
L’aveva detto.
L’aveva detto e non si era sentito come nei libri, come se un macigno gli si
spostasse dal cuore, no.
Lui aveva sentito quel macigno premere di più, perché sapeva che era la cosa
sbagliata da fare, era il momento sbagliato di farla. Ma prima o poi avrebbe
dovuto.
Elena non fiatò, non si mosse, aprì solo leggermente la bocca, forse per
controbattere, forse per richiamare un po’ d’aria nei polmoni.
La interruppe prima che potesse anche solo accennare ad una sillaba.
“Ed è proprio perché ti amo…” capì solo in quel momento che forse non era così
sbagliato dirglielo, anche se avrebbe rovinato tutto il suo futuro. Aggrottò le
sopracciglia, come preso in contropiede dalle sue stesse parole.
“… che non posso fare l’egoista con te.”
Di nuovo nessuna reazione.
Continuava a cercarla, quella reazione, in fondo agli occhi marroni di lei, ma
non ve n’era per nulla traccia.
Ritornò al piano originale.
“Per questo non puoi saperlo. Io non ti merito… ma mio fratello si.”
Era vicino tanto così dal farsi catturare tra le spire dell’emozione e
lasciarsi morire, felice almeno di essere riuscito a dire ad Elena ciò che
provava.
Vicino tanto così.
Si avvicinò ulteriormente a lei.
Terrore. Ancora. Paura per una violenza che non ci sarebbe stata.
Non più.
Le lasciò un bacio sulla fronte, il massimo che poteva concedersi.
Il massimo che voleva concedersi.
Il rischio di oltrepassare il punto di non ritorno era infinitamente grande.
Alzò una mano, portandola sulla guancia di lei.
“Dio, quanto vorrei che non dovessi scordarlo.”
Aveva fatto ciò che voleva, ancora una volta.
Gliel’aveva detto, ma non voleva che lei prendesse parte a quel suo peso.
Non ancora.
Forse mai.
“Ma devi.”
Esplose.
Proprio mentre la soggiogava si perse per un attimo nel suo stesso cuore,
permettendo ad una lacrima di scorrergli su una guancia facendo più rumore di
un colpo di cannone.
Scomparve immediatamente dopo, volatilizzandosi fuori dalla finestra, prima di
fare ulteriori danni.
Gliel’aveva detto, ma era come se per lei non fosse successo niente.
Solo una strana sensazione ai margini
della mente.
Spazio
autrice:
Ecco
la seconda parte, come promesso :D
Ne sono parecchio soddisfatta, si, mi piace proprio, il che per me è quasi un
miracolo, di solito odio ciò che scrivo xD
Passo alle recensioni *-*
fra3: E’
vero, la puntata è stata veramente tristissima, ma è sempre bello
leggere/scrivere di Damon, è un personaggio particolare ma assolutamente
magnifico *-* Ti dirò, secondo me invece Elena voleva proprio Stefan, e quello
che Damon era solo contatto di sguardi del tipo “c’è elettricità nell’aria, ma
ho il mio ragazzo che mi aspetta”, anche perché Elena c’è proprio affondata
nell’abbraccio con Stefan (non dico che avrebbe dovuto spingerlo via o
rifiutarlo, però se avesse voluto abbracciare Damon, quantomeno avrebbe potuto
evitare di… immergersi così in Stefan xD). Comunque pazienza, speriamo che le
cose si sblocchino nel mondo Delena xDD Grazie dei complimenti ^^
__Ilaria_: Stessa
identica cosa, sappi che lo SBAM ci stava a pennello xD Ahahahahahahaha, io è
dalla puntata in cui bacia di forza Elena che lo invito da me, ma ancora non si
è fatto vedere xD
Ecco il capitolo. E’ stato aggiornato abbastanza in fretta? xD
Alla prossima, gente :)
- J