Anime & Manga > D.Gray Man
Ricorda la storia  |      
Autore: Black_Eyeliner    07/11/2010    3 recensioni
-Ehm… Però, Link… Scusa se te lo chiedo… Ma è proprio nec-
-Sì. Lo è. Pagina ventitré.
Lo prevenne secco il ragazzo più grande, con l’encomiabile e assolutamente perfetto tempismo che solo uno “sbarbo del centrale”, come lo chiamavano lì alla Home, poteva ostentare.
-D’accordo. Come vuoi tu...

[LinkxAllen]
[Dedicated to XShade-Shinra]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Link
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nda: Questo è quello che accade quando contemporaneamente si ascolta “Sonne” dei Rammstein, si legge Goethe e ci si sofferma su ogni particolare delle tavole del capitolo 200 di D. Gray Man, mentre in forno lievita “Delirio Al Cioccolato” XDDDD.

Insomma, dopo il primo esperimento LinkxAllen, miseramente fallito, ci riprovo perché dagli spoilers, Link esce fuori una meraviglia e Allen è quello che è, come al solito, e mi hanno fatto venire una voglia di scrivere caz**** ehm storie su questi due da morirci *ç*

Mi sono impegnata per scrivere questa shot e se l’ho fatto devo ringraziare più o meno indirettamente i consigli di chi mi recensì l’altra storia, che ho cercato di mettere a frutto, onde evitare grezze e figure non proprio di cioccolato.

Quindi un grazie va a tutti quelli che recensirono e commentarono, anche privatamente, l’altra shot, sperando questa volta di non aver troppo toppato e che un pochino possiate apprezzare questa fatica.

Buona lettura e un ringraziamento particolare a chi vorrà recensire positivamente o negativamente, o a chi vorrà anche solo leggermi.

 

Alla prossima.

B_E*

 

 

Dedicated to XShade-Shinra

 

 

 

Delirium Schokolade

 

 

-Non mi farete digiunare, vero… Vero?

 

La voce tenue del giovane esorcista, ancora dolcemente acerba, si era affievolita ulteriormente su quell’ultima parola a null’altro che un miagolio avvilito quando, all’ordine perentorio di seguire il suo sorvegliante in biblioteca, lo spauracchio dell’astinenza da cibo gli si era prospettato più terribile persino di un processo d’inquisizione coi fiocchi.

Poi, una volta che entrambi si furono come di consueto accomodati al tavolo nell’angolo in fondo a sinistra, prendendo posto accanto a lui, ad Allen avevano cominciato a sbrilluccicare gli occhi di fronte a una cotale meraviglia.

 

“Delirio al Cioccolato”: l’aveva chiamata così quando, il braccio teso verso di lui e un’espressione austera a tirargli le labbra sottili in un solco diritto lungo il volto, l’ispettore Howard Link gli aveva porto cerimonioso il piattino di porcellana, invitandolo, no… Tentandolo subdolamente, anzi forse anche appena appena spudoratamente, a saggiare la sua ultima creazione pasticciera.

 

Con la bocca ancora piena, Allen bofonchiò l’ennesimo apprezzamento a quella delizia che continuava a scioglierglisi sotto il palato, il senso stesso d’ogni mormorio estasiato smarrito nel suo rumoroso masticare senza sosta la pasta frolla friabile.

-E’… E’ assolutamente delizioso… Dovresti provarlo… Anche tu

-No, grazie. Direi piuttosto che è ora di cominciare, Walker.

Esordì monocorde Link, senza minimamente scomporsi a tutti quei complimenti che il suo sorvegliato continuava ormai da diversi minuti a sciorinare senza ritegno; dopotutto era abituato, specie quando si trattava di dolci, a ricevere elogi e apprezzamenti d’ogni genere, pensò, mentre poggiava sul piano di mogano lucido del tavolo una sfilza di vecchi volumi impilati ordinatamente gli uni sugli altri.

-Oh, shi, shi… Shubito…

Per quanto “Delirio” lo permettesse, traviando ogni singola papilla gustativa nel piacere quasi peccaminoso della mousse al cioccolato gonfiata ad arte, Allen si affrettò a replicare, biascicando un dubbio consenso e annuendo vigorosamente col capo.

-Bene. Allora iniziamo.

Eppure, nonostante il ragazzino avesse tentato di camuffarlo con un sorriso cortese, col suo occhio indagatore il sorvegliante non riuscì a fare a meno di notare una punta di goffa e malcelata rassegnazione dipingersi in una smorfia sulle labbra sporche di cioccolato di Allen.

-Ehm… Però, Link… Scusa se te lo chiedo… Ma è proprio nec-

-Sì. Lo è. Pagina ventitré.

Lo prevenne secco il ragazzo più grande, con l’encomiabile e assolutamente perfetto tempismo che solo uno “sbarbo del centrale”, come lo chiamavano lì alla Home, poteva ostentare.

-D’accordo. Come vuoi tu...

Si limitò a ribattere il piccolo esorcista, soffiandosi via una ciocca albina dei suoi capelli ricadutagli sugli occhi e cominciando a sfogliare lentamente le pagine del libro appioppatogli dal suo sorvegliante.

 

Se la grammatica tedesca, per giunta dopo cena, era proprio necessaria, tanto valeva ormai non provare nemmeno ad opporre resistenza, ponderò abbastanza velocemente e in maniera drammaticamente e alquanto realista Allen, scoccando un’occhiata forse solo un poco preoccupata all’orologio sulla parete opposta.

 

Appena le ventuno virgola trenta esatte.

 

Meno male che di “Delirio Al Cioccolato” ne erano rimaste ancora tre fette.

 

 

 

*    *    *

 

 

Dalle arcate delle ampie finestre chiuse, la luna si intravedeva già alta nel cielo notturno; sembrava quasi uno spruzzo curvo di panna e le stelle gocce schizzate qua e là alla rinfusa nella volta nero assoluto del cosmo.

 

Allen inspirò profondamente, reprimendo educatamente un sonoro sbadiglio. Quel riverbero lattescente, rifrangendosi attraverso le vetrate, strisciava in mille serpentine argentate di luce tra i tavoli della biblioteca vuota e gli scaffali ricolmi di vecchi e antichi volumi rilegati e meticolosamente allineati in ordine alfabetico, rendendo serena, ancor più silenziosa, l’atmosfera serale.

Persino gli istanti sembravano marshmellows, dolci di gelatina gommosa di cui la penombra si divertiva a stiracchiarne gli angoli, allungandoli, protraendoli di proposito, all’infinito.

Istanti che parevano non trascorrere mai.

 

Con la forchetta, l’esorcista racimolò dal fondo del piatto le briciole rimaste della penultima fetta di torta appena divorata; poi se ne portò la punta alle labbra, voltando la testa e soffermandosi così, più o meno involontariamente, sul profilo sobrio e virtuoso del sorvegliante al suo fianco.

 

Immerso nella stesura di chissà quale rapporto, Link continuava a non muoversi più del dovuto, impassibile nella sua rigorosa rigidità; solo le iridi di un azzurro freddo come il metallo ripercorrevano attente le righe di cui l’ispettore seguitava ininterrottamente a riempire le pagine bianche del suo taccuino, non uno scarabocchio, nemmeno una singola sbavatura d’inchiostro: per un istante Allen sperò al limite del ridicolo che il contenuto di quelle parole non riguardasse la quantità industriale di dolce che era stato capace di ingurgitare sino a quel momento.

Ma, dopotutto, non poteva neppure essere certo del contrario. Non lo conosceva quasi, né sapeva di cosa poteva essere capace.

Chissà se quell’uomo, dall’apparenza e i comportamenti così inflessibili e marziali, nascondeva un qualche punto debole, una minima crepa che potesse scalfirne l’immagine algida e irremovibile.

Allen ne sapeva davvero troppo poco sul suo conto, così come sapeva che il tempo era ancora troppo poco maturo affinché la cosa non fosse reciproca.

Di lui l’esorcista sapeva solo che adorava far dolci, per poi affibbiar loro nomi stravaganti, proprio come “Trionfo alla Gelatina Blu” o per l’appunto “Deliro Al Cioccolato”. E che “strettamente necessario” o “pronto ad ogni evenienza” erano frasi che all’ispettore Howard Link dovevano piacere particolarmente, a giudicare dalla frequenza con cui le proferiva nei rari momenti di loquacità che lo coglievano, specialmente alla sera, quando a tutti gli altri, tranne che a Lavi, piaceva star zitti per la stanchezza quasi mortale.

Sapeva infine che, per una qualche ragione a lui ancora ignota, il suo sorvegliante, oltre al compito che quell’epiteto gli comportava, si era lanciato da solo nel compito improprio di insegnargli un’educazione di cui il ragazzino non era del tutto sprovvisto, ma che evidentemente per i gusti di Link era troppo misera, troppo alla buona. E di cui il non conoscere altre lingue, oltre all’inglese, costituiva una falla imperdonabile. Da inorridire, per un esorcista perennemente in missione in ogni angolo conosciuto e non del mondo.

Di qui il delirio di insegnare al suo sorvegliato perlomeno la propria lingua madre, lezione un’ora a sera dopo la compilazione, rigorosamente scritta, di un altro di quegli spossanti, interminabili questionari.

 

Allen lasciò che i propri occhi indugiassero ancora un po’ sui lunghi capelli intrecciati di Link, sul loro colore biondo grano così delicato, fino a scendere alle spalle larghe e alle braccia mascoline, ai polsini inamidati della camicia che indossava sotto l’uniforme linda, alle mani curate, mani, mani più grandi e forti delle proprie, mani che chissà cosa, chissà se e come e chi avevano provato il piacere di tocc-

 

 

-Nessuno ti ha mai detto che fissare non è proprio il massimo dell’educazione, Walker?

Allen trasalì, arrossendo violentemente quando la voce del suo sorvegliante lo colse in flagrante, nel bel mezzo della sua assorta contemplazione; era stato così rapito da quella vista che si vergognò per essersi perfino dimenticato di masticare il boccone di torta che ancora non aveva ingollato, le palpebre spalancate, la mascella penzoloni.

-No, ecco io… Io stavo solo ripassando a mente le coniugazioni…

Balbettò impacciato, mentendo forse per la prima volta da quando una domanda di Link gli era stata rivolta e deglutendo in una sola volta il pezzo di “Delirio” addentato poco prima, senza aggiungere altro.

-Ottimo. Allora sentiamo…

A quelle parole, che strapparono ancora un vago rossore alle sue guance pallide, Allen scacciò assieme agli ultimi, scomodi pensieri, tutta l’aria trattenuta in fondo ai polmoni, recitando sommesso, le dita affusolate e gracili sospese a mezz’aria per tenere il conto.

-Dunque… ich bin… du bist… er/sie/es hat… wir hab-

-No, non ci siamo. Mi sa che dovremo lavorare ancora su quella pronuncia a dir poco pessima.

-Ma… Link… E’ proprio nec-

-E’ strettamente necessario, Walker!

Allen preferì non ribattere, quel fervore così poco consono all’irreprensibile compostezza del suo sorvegliante tale da stemprare ogni suo tentativo di replica.

-Mi domando com’è che tu non abbia mai imparato un’altra lingua. Occorre esser pronti ad ogni evenienza! Già a Parigi non hai spiccicato una sola parola di francese. E se ci toccasse andare in Germania, come faremmo?

Soggiunse infine Link, togliendosi gli occhiali dall’esimia rifinitura e posandoli con garbo sul tavolo.

Il giovane esorcista tacque, non sapendo o non volendo aggiungere altro; sbatté meditabondo un paio di volte le palpebre, tenendosi per sé le risposte più scontate, come il “Non dobbiamo mica partire domani per Berlino” o peggio il “Beh… Mi faresti da interprete tu” o infine l’indisponentissimo “L’inglese tanto lo parlano ovunque”, di cui l’ovvietà sembrava volere a forza lasciare le sue labbra.

Dopo un po’, poi, abbassò nuovamente le iridi argentate sulle pagine stropicciate del vecchio libro di cui ormai aveva imparato persino il corso delle venature sulla carta vetusta, sussurrando piano.

-Va bene, però… Posso mangiarmi almeno l’ultima fetta di dolce? Non mi farai digiunare, vero… Vero?

Link storse appena il naso, le labbra arricciate in una smorfia a dissimulare l’irritazione per quella frase che ormai conosceva a memoria e di cui, suo malgrado, sentiva che cominciava ad amare anche il tono con cui veniva proferita, odiandola, incapace per la prima volta in vita sua di rimanere indifferente; tossicchiò, facendo finta di pensarci un po’ su, poi si riassestò le lenti sul dorso del naso diritto, tornando a scrivere col capo chino sul quaderno.

-Basta che non sporchi la mia grammatica. Ce l’ho da quando frequentavo l’accademia e non vorrei si rovinasse.

“Come se non fosse già abbastanza rovinata”, considerò Allen sottovoce, riprendendo a scorrere a ritroso le vecchie pagine ingiallite con il massimo riguardo.

-Oh… E questo?

Domandò a Link d’improvviso, sgranando gli occhi quando vide sgusciare tra la copertina e il sommario un pezzetto di carta che dapprima svolazzò nell’aria, per poi andarsi a posare sul pavimento come un petalo di una margherita appassita.

-Saranno dei vecchi appunti di quand’ero studente…

Borbottò incurante Link, prima di accorgersi che, nel frattempo, Allen si era chinato a raccogliere il foglietto, leggendone ad alta voce il contenuto.

-und mein Gefühl für sie verschlingt Allen Dinge... sind so reich, und ohne ihn ist Allen nichts geworden. *

Un bagliore fugace guizzò nelle iridi del ragazzo più grande, tradendone per un effimero istante l’imperscrutabilità; poi l’espressione di Link si ricompose, tornando imperturbabile come sempre, la pelle del suo viso, qualora fosse stato possibile, appena un po’ più pallida.

-… “Tutto”… Significa tutto.

-L’avevi detto tu che il mio problema era solo e soltanto la pronuncia, Link. Lo so che cosa c’è scritto…

Allen si interruppe quasi subito, stranito; solo il bozzo appena accennato di un sorriso, che provò a celare portandosi le dita alle labbra quando il suo sorvegliante gli sfilò il biglietto dalle mani, riponendoselo stizzito nel taschino dell’uniforme.

Poi aggiunse, incapace di trattenersi oltre.

-… Solo… Beh… Non ti facevo un tipo così, come dire… Romantico…

-Santo cielo, Walker! Non dirmi che non sai neppure chi ha scritto queste parole?

-Ecco… Io…

-Perfetto. Si da il caso che tra i libri che ho portato ce ne siano anche alcuni di un tizio chiamato Goethe… Vorrà dire che dopo i questionari, un’ora di letteratura tedesca ce la potremmo concedere, no? E ora ripeti. Come si deve.

 

-Uff… ich spiele, du spielst, er spielt…

 

Allen sbuffò, portandosi una ciocca più lunga dei suoi capelli dietro un orecchio.

 

Meno male che era rimasta ancora una fetta di “Delirio Al Cioccolato” a consolarlo per quella sera; sicuramente più sopportabile dell’improvviso delirio dell’ispettore Howard Link di rendere un esorcista, oltre che un perfetto poliglotta, un uomo di cultura ineccepibile.

 

Link osservò le labbra del piccolo esorcista imbrattate di mousse al cioccolato vibrare in quella pronuncia davvero, davvero infima.

 

E meno male che Allen non si era accorto del fatto che quel foglietto non risaliva ai tempi di quando era poco più di uno studentello imberbe, pensò, picchiettando col palmo della mano il taschino ove aveva riposto il pezzo di carta con l’inchiostro sbavato su cui aveva scritto durante una notte insonne e che aveva tragicamente perso.

Appena tre giorni prima.

Quando, delirante, si era soffermato in silenzio a guardare Allen Walker dormire, memorizzando la curva dei suoi fianchi, ammirando l’espressione distesa del suo viso rasentare una momentanea, troppo effimera serenità e dedicandogli nero su bianco parole scritte d’impeto, trovate in un vecchio libro che aveva letto quando aveva ancora la stessa età di quel ragazzino dai capelli bianchi.

 

-No. No… E’ sempre la pronuncia che non va, Walker.

-Sì, lo so. E’ strettamente necessario. Ma non credi che se mi leggi tu quella frase, posso imparare a pronunciare meglio, Link?

 

Quel pensiero lo sfiorò, come i capelli del suo sorvegliante sul viso quando questi si voltò di scatto verso di lui, guardandolo esterrefatto.

 

Non lo avrebbe ancora ammesso.

 

Ma ad Allen sarebbe piaciuto, solo una volta, sentire come Link pronunciava il suo nome, pensò, sorridendogli timido.

 

 

 

 

 

 

 

*Citazione da “I dolori del Giovane Werther” – Goethe.

“E il mio sentimento per lui divora ogni cosa – Sono così ricco, ma senza di lui tutto diviene nulla.”

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Black_Eyeliner