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Autore: ClaryMorgenstern    07/11/2010    4 recensioni
Spoiler alla grande sull'ottavo libro. Dopo la litigata con Stefan Damon torna in camera sua e...?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tum tum.





Un cuore che batteva.

tum tum.. tum tum.

Quanto tempo è passato dall'ultima volta?

 Ancora un altro battito, il petto si alzava e si abbassava, su e giù.

Ancora un altro battito, la necessità di sbattere gli occhi.

Ancora un altro battito. Lo sentiva ormai.

Lo sentiva nelle sue ossa, quel battito. Lo sentiva nelle vene, il sangue scorreva. Arrivava al cervello. Ai polmoni, al cuore.

Ancora un altro battito. Respira.

Aveva passato più di cinquecento anni senza sentire il proprio battito. Adesso lo assordava, gli riempiva le orecchie. Tutto ciò che Damon sentiva e percepiva era il suo cuore che batteva.

Respira, il petto si alza e si abbassa ancora.

Chiunque ci sia lassù, ha un pessimo senso dell'umorismo.

Doveva essere Santo Stefano quello umano! Doveva essere Stefan a sentire dolore, a sentire il battito del suo cuore, ad invecchiare, a morire.

L'ultima parola echeggiò nella sua mente. Sarebbe invecchiato. Non sarebbe più stato l'eterno ventenne, sarebbe morto. Vecchio e grigio, raggrinzito, in una bara mortale.

Era già morto, una volta. Santo Stefano l'aveva ucciso. E non si sentì mai più vivo di quando morì.

Rubare la vita delle persone, berne la felicità, l'amore, l'essenza lo faceva sentire vivo molto più di come si sentisse da umano.

Ancora un altro battito. Non ce la faceva più a stare fermo in quella posizione. Cammina, non sta mai fermo.

Si affacciò alla finestra. Sfiorò con una mano il vetro. L'anello di Katherine luccicò alla luce del sole.

Non ne aveva più bisogno. Adesso non sapeva più perché aveva portato quell' anello per oltre 500 anni, senza mai toglierlo, senza mai cambiargli posto. Avrebbe potuto prendere un'altra pietra di lapislazzuli. Un ciondolo. Un orecchino.

Tolse l'anello. Lo fece cadere in terra. Ascoltò con l'udito umano il cerchietto d'oro tintinnare sul pavimento in legno. Non provò nulla.

Katherine era morta. E lui aveva sofferto come mai nella sua vita umana. Uccise suo fratello perché Katherine lo aveva abbandonato. Doveva dare per forza la colpa a qualcuno. Con Katherine morta, perché non dare la colpa a chi l'amava?

Il cerchietto d'oro era sparito dalla sua visuale. Tanto meglio. Prima o poi l'avrebbe trovato qualcuno.

Guardò la mano vuota. Nonostante tutto il sole che gli baciava la pelle grazie a quell'anello, sulla sua mano sembrava non essere mai esistito.

 Nella sua anima sentiva la stessa cosa.

Un altro battito. Non aveva la minima idea di che ore fossero. I suoi sensi non gli trasmettevano nulla.

Un altro battito. Una strana sensazione allo stomaco. La fame.

Di certo non la poteva saziare squarciando il collo di una vergine.

Si diresse in cucina. Vuota, grazie al cielo. Aprì il frigorifero. Non aveva la più pallida idea di cosa gli piacesse.

Se glielo avessero chiesto una settimana prima, avrebbe risposto le vergini bionde. Meglio se 0 negativo.

Sua madre, prima che morisse usava preparargli manicaretti delicati. Ora non ricordava più il sapore di nulla, se non del sangue caldo.

Soffocò un imprecazione. Con un colpo chiuse il frigo e si gettò su una sedia tenendosi il volto con le mani.

«Damon?» la sua voce, delicata come l'acqua di un fiume lo fece tornale al mondo reale.

Alzò lo sguardo. I capelli biondi erano un po' arruffati dal sonno, gli occhi azzurri come pozze d'acqua erano spalancati, lo guardavano atterriti.

Damon non rispose. Abbassò di nuovo lo sguardo. Tentò di allontanarla usando il potere, ma si rese conto che la sua mente non poteva più.

Si sentì stringere, la sentì sussurrare il suo nome, tante e tante volte. Con il suo battito sentiva anche quello di lei.

Quanto più delicatamente gli era concesso la scansò e si allontanò da lei.

Gli occhi azzurri lo guardavano ancora, atterriti e spaventati.

Nella sua esistenza Damon era stato umano, vampiro e per qualche scherzo cosmico ancora umano.

Non si era mai sentito vivo da umano, da vampiro si è sentito vivo solo prendendo vita.

Adesso si sentiva vuoto. Non si sentiva vivo, non poteva prendersi la vita, poteva solo stare lì, a guardare lei che lo guardava impaurita.

Un altro battito.

Ogni centimetro del suo corpo fremeva per sentirsi di nuovo vivo.

La prese, la afferrò a se, la strinse, la baciò.

Lei non lo scansò, lei non lo respinse, lei si sentiva viva con lui.

Gli passò una mano tra i capelli scuri, lui la strinse ancora di più.  Ogni centimetro del suo corpo voleva di più.

Non seppero neanche come, si ritrovarono nella sua stanza, soli, stretti l'uno all'altra.

Vane promesse, vani ricordi, vane parole. Tutto si dissolse nel nulla quando lui la schiacciò delicatamente sulle coperte di seta.

Lei gemette, piano. Damon gelò. Lei lo strinse di più a se.

Un altro battito.  Erano insieme, due umani. Da vampiro non aveva mai provato una sensazione tale di appartenenza. Mai.

«Io ti amo.» un sussurro delicato che arrivò ad un cuore vivo per la prima volta.
Dolcemente, Damon sorrise.

  
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