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Autore: LadyoftheSea    07/11/2010    2 recensioni
Aveva uno sguardo intenso, penetrante, e un taglio degli occhi molto particolare, sembravano quasi quelli di un felino. Però quel ragazzo così fragile non aveva nulla del predatore, pareva più una preda.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jin, Kazuya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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You



"Accidenti, com'era la strada?"
Jin si guardò intorno, appena messo piede fuori dal conbini dove si era recato per comprare un po' di birra e del ramen. Si era spinto un po' distante da casa e ancora non conosceva bene il quartiere. Per di più era notte fonda... nessuno in giro a cui chiedere... incerto, si avviò giù per la via a destra del conbini. Sei proprio uno scemo, Jin. Come fai a non ricordare da dove sei venuto? Era qui? No, forse devo svoltare a sinistra, di qua...
Mentre si avviava giù per una via, scorse qualcuno pochi metri più avanti e pensò di chiedere indicazioni. Lo chiamò e lo raggiunse, dandogli l'indirizzo esatto che cercava. Erano fermi quasi sotto a un lampione e Jin potè osservare bene il ragazzo di fronte a lui: doveva avere circa vent'anni, forse un paio di più, ma era difficile dargli un'età, indossava vestiti larghi e troppo leggeri per l'aria fredda di fine ottobre, era molto magro, il viso un po' scavato, i lunghi capelli castani gli arrivavano alle spalle e la frangia era troppo lunga, gli ricopriva gli occhi e il ragazzo doveva scostarla continuamente. Era un peccato, perchè aveva uno sguardo intenso, penetrante, e un taglio degli occhi molto particolare, sembravano quasi quelli di un felino. Però quel ragazzo così fragile non aveva nulla del predatore, pareva più una preda, pensò Jin automaticamente, senza rendersi conto dei pensieri che formulava. Jin era più alto di lui, più robusto, e osservando l'altro si sentì quasi come se fosse al cospetto di suo fratello più piccolo... c'era qualcosa di molto puro in lui, qualcosa di bambinesco. Jin era bravo a leggere le persone, non si era mai sbagliato prima.
Il ragazzo lo scrutò in silenzio per qualche istante prima di annuire. Fece cenno con la testa. "Giù per questa via... poi gira alla prima a destra. Cento metri più avanti, sei arrivato." sussurrò, così quietamente che Jin dovette tendere le orecchie per sentire ogni parola. Quel ragazzo doveva essere molto timido, o forse ritornava solo da una notte di bravate ed era stanco. Erano le due di notte, Jin stesso aveva finito tardi al lavoro e tornando si era fermato per comprare da bere e qualcosa da mangiare. "Ti ringrazio!" fece un mezzo inchino e si diresse per la strada che gli era stata indicata. Arrivò in fretta e si avviò verso l'ascensore, salvo tornare sui suoi passi quando si ricordò che doveva controllare la posta. Ci mise un secolo, non trovava la chiave giusta per la cassetta delle lettere a suo nome, e quando ebbe finito tornò verso l'ascensore, che era occupato. Troppo pigro per farsela a piedi, rimase ad aspettare, iniziando a canticchiare il motivetto di una canzone su cui stava lavorando e girandosi, quando sentì il rumore del portone principale che veniva aperto. Un ragazzo dall'aria familiare entrò nell'atrio del palazzo. "AH!" esclamò Jin, indicandolo. "Sei il ragazzo di prima! Abiti anche tu qui? Potevamo fare la strada insieme!"
Kazuya entrò nell'androne del condominio, a capo chino. Non amava incrociare lo sguardo delle altre persone, ne aveva già abbastanza al lavoro, che era una vera tortura. Per strada, guardava sempre a terra, davanti a sè, alzava raramente la testa. Ma la voce fastidiosa di quel ragazzo che aveva incrociato poco prima gli fece alzare il viso e lo guardò, serio. Annuì solamente, notando le porte dell'ascensore aprirsi. Si avviò per le scale, ignorando l'altro. Doveva fare solo cinque piani ed era solito farli tutti a piedi. Era sempre la solita storia, tentava sempre di rimandare il momento in cui sarebbe rientrato e l'ascensore era troppo veloce.
"Ehi, a che piano abiti?"
Kazuya sentì qualcuno rincorrerlo per le scale e si girò, cupo. Che voleva da lui quel ragazzo? "Ti sei perso anche qui dentro?" chiese, laconico. L'altro lo guardò, perplesso. "Ah-ah! Sei proprio divertente!" fece, sarcastico. "Era pura curiosità... magari siamo vicini, mi sono trasferito da pochi giorni." spiegò Jin, passandosi una mano tra i folti capelli scuri e scompigliandoli un po'. "E poi non conosco bene questo quartiere, mi farebbe comodo avere qualcuno a cui chiedere informazioni..."
Kazuya osservò quel ragazzo, doveva avere qualche anno più di lui, due o tre, era più alto ed era senza dubbio bellissimo, affascinante, aveva l'aria di chi sa di esserlo e se ne approfitta troppo spesso. Indossava pantaloni mimetici larghi, una maglietta bianca e una giacca pesante scura. Ma quello che notò subito Kazuya furono le lattine di birra ammucchiate nella sporta che quel ragazzo reggeva con un braccio. Si girò e fece di corsa i piani fino al quinto.
Jin rimase fermo, sbigottito. Che problema aveva quel ragazzo? Scuotendo la testa, si avviò lentamente fino al proprio piano, sbuffando. Quattro piani erano lunghi. Entrò, appoggiando scocciato la sporta sul tavolo della cucina e si sedette, accendendosi una sigaretta. Poi sentì un frastuono insopportabile provenire dal piano di sopra, come se qualcuno avesse rovesciato sedie o parte del mobilio. Anzi, sembrava che stessero litigando furiosamente, che si trattasse di una coppia? Forse la moglie stava lanciando dei piatti o pezzi d'argenteria addosso al marito!
Quel casino continuò per altri dieci minuti buoni, era tentato di salire e dirgliene quattro, ma poi i rumori cessarono di colpo. Sollevato, Jin accese lo stereo e iniziò a canticchiare sopra alla musica.
Al piano di sopra, esattamente sopra all'appartamento di Jin Akanishi, Kazuya stava tentando di alzarsi, ma ricadde a terra gemendo pietosamente. Quella sera, le botte parevano anche peggio del solito. Ogni parte del corpo gli doleva e aveva un'emicrania che gli spaccava la testa in due, rendendo il tutto peggiore. Dopo l'ennesimo tentativo, si alzò e si diresse verso il bagno. Lasciò la luce spenta, mentre si sciacquava il viso con acqua gelata. Raramente si guardava allo specchio, se poteva evitarlo. Odiava il proprio riflesso, odiava la sua stupida faccia... quegli occhi così spenti, quei lineamenti così simili a quelli di lei...
"KAZUYA!"
Kazuya si affrettò a chiudere il rubinetto e senza nemmeno asciugarsi le mani tornò in cucina. Quando lui chiamava, sapeva che non doveva farlo attendere troppo. Si fermò, in attesa, rabbrividendo leggermente, per il freddo e per i tagli e i lividi che gli bruciavano da morire. "Sì?"
"Prepara qualcosa da mangiare, sto morendo di fame." disse con nonchalance l'uomo seduto al tavolo, sfogliando un giornale.
Kazuya annuì e aprì il frigorifero. Quasi vuoto, tranne che per due uova rimaste. Controllò la credenza, era anch'essa praticamente vuota, c'era solo un po' di riso avanzato, così poco da bastare appena a una persona. Trattenendo un sospiro, si mise a cucinare e servì il riso con le uova sbattute a quell'uomo. "Tieni... papà."
L'uomo lo guardò con odio. "Non voglio essere chiamato a quel modo e lo sai."
"Scusa."
Se ne andò dalla cucina, si diresse in camera sua e si coricò sul letto, di pancia. Sdraiarsi sulla schiena era impossibile, i tagli gli avrebbero solo fatto ancora più male. Sentì lo stomaco brontolare e lo ignorò, era ormai abituato a saltare i pasti. Si ripromise di fare la spesa il giorno seguente, uscendo dal lavoro, o suo padre si sarebbe arrabbiato non trovando nulla per cena.
Però non riusciva a prendere sonno. Era troppo dolorante, in quel periodo suo padre lo picchiava molto più del solito. Attese ancora un po' e quando gli fu chiaro che non sarebbe riuscito ad addormentarsi si diresse in cucina, piano, per non svegliare il padre che era andato a dormire, frugò nel cassetto dei medicinali e trovò quello che cercava. Versò una ventina di gocce di valium in un mezzo bicchiere d'acqua e sorrise, soddisfatto. In quel modo si sarebbe addormentato ben presto.


Jin era di pessimo umore e si sentiva pronto ad azzannare chiunque gli avesse rivolto la paura, quella mattina. Aveva dormito poco e male e non aveva per niente voglia di andare in studio a registrare. Chiamò il manager, fingendosi molto malato e tossendo più che poteva nel telefono. "Quindi scusami... oggi non posso venire, Maru..."
Dall'altro capo della linea, Yuichi Nakamaru, detto Maru, sospirò. Conosceva Jin da sempre, erano stati amici prima che manager e cantante e lui aveva solo due anni in più di Jin. Era inusuale, per un manager, ma il vecchio che seguiva Jin negli anni passati era, a detta dello stesso Jin, "Un bacucco rincoglionito", e lui l'aveva licenziato sei mesi prima, affidando a Maru l'incarico di manager. Aveva studiato presso una buona università e qualche anno prima che l'assumesse Jin era già entrato nel mondo dello spettacolo, quindi Jin si fidava totalmente di lui. "Jin, potresti dire semplicemente la verità, per una volta? Lo so che non hai voglia di venire in studio... però continua a lavorare sulle canzoni a casa, dal mese prossimo dovrai registrare seriamente, lo sai bene!"
"Sìììì..." cantilenò Jin. "Non preoccuparti, mamma!"
"Ah ah, che ridere. Chiamami se neanche domani ti fai vivo, ok?"
"Tranquillo, sono maggiorenne e vaccinato. Bye bye, Maru!" Jin chiuse la chiamata e si mise in balcone a fumare. Era un po' nervoso, sapeva che avrebbe dovuto concentrarsi sulla sua musica ma non era dell'umore adatto, non aveva molti stimoli ultimamente, non aveva spunti da cui trarre ispirazione per le sue nuove canzoni...
Sospirando, spense il mozzicone di sigaretta e decise di avviarsi fuori casa, per fare una passeggiata. Sempre meglio che starsene tappato tra quelle mura per tutto il giorno. Evitò di prendere l'ombrello, il cielo era nuvoloso ma non sembrava promettere pioggia, e si avviò giù per le scale.
Vagò a lungo per il quartiere, fumò una sigaretta dopo l'altra e si rese conto che gliene rimanevano pochissime, perciò si avviò verso lo stesso conbini della sera precedente. Finì per fare scorta non solo di Marlboro ma anche di cibo precotto, non sapeva cucinare un granchè e spesso mangiava fuori o ordinava take away. Distratto, urtò contro qualcuno che stava sistemando scatolette su uno scaffale. "Scusa..." disse automaticamente, prima di rendersi conto che si trattava del ragazzo della sera prima. Indossava un grembiule da lavoro e non pareva troppo felice. Jin alzò gli spessi occhiali scuri che indossava e fece un cenno col capo. "Abitiamo nello stesso palazzo..." mormorò, voleva presentarsi ma l'altro non sembrava morire dalla voglia di intavolare una conversazione con lui. Stava lavorando, era chiaro, e aveva un'espressione tutt'altro che affabile dipinta sul volto. "Per fortuna che me l'hai detto... non me n'ero accorto." mormorò di rimando Kazuya, scrutando Jin, ostile. Sperava che se ne andasse e lo lasciasse in pace.
Jin si accigliò. Forse era il caso di lasciare perdere questo tizio. Era un bel ragazzo, probabilmente sarebbe stato ancora più bello se avesse avuto qualche chilo in più e non fosse stato così eccessivamente magro, ma se la tirava decisamente troppo. Non che lui volesse averci nulla a che fare. "Sayonara." mormorò, guardandolo di traverso, e dirigendosi verso la cassa per pagare. C'era una fila bella lunga e una sola commessa, perciò si preparò ad un'attesa estenuante. Lanciò un'occhiata in direzione di quel ragazzo antipatico poco distante, che si era chinato per sistemare prodotti nello scaffale più basso. Lo vide rialzarsi in fretta e barcollare leggermente, aggrappandosi con la mano alla scala accanto a sè e passarsi l'altra mano sul viso. Era pallido in volto e sembrava sul punto di svenire da un momento all'altro. Lasciando perdere la fila, Jin tornò da lui e lo afferrò per un braccio. "Ehi, stai bene? Cos'hai? Pressione bassa? Forse dovresti mangiare qualcosa..."
Kazuya guardò attraverso occhi velati di stanchezza quel ragazzo così insistente. Che voleva da lui? "Sto bene. Lasciami." strizzò gli occhi, aveva un livido sul braccio... no, diversi lividi... e il contatto gli faceva male.
Jin lo lasciò subito andare. Lui stesso non godeva sempre di una salute eccellente, sapeva cosa significava sentirsi svenire, sentire le forze venire meno, e pensò che quel ragazzo non volesse avere addosso nessuno, mancandogli probabilmente l'aria. "Dovresti sederti un attimo... bere qualcosa..." senza attendere oltre, Jin aprì la bottiglietta di latte di soia al gusto di caffè che aveva comprato e gliela offrì, forzandolo praticamente a bere, appoggiandola sulle sue labbra. Il ragazzo più piccolo mandò giù un sorso controvoglia, prima di scansarlo e chinare il capo. "Grazie..." mormorò, con un leggero inchino. "Sto bene."
Jin non era convinto, ma in fondo non erano affari suoi... se quel tipo diceva di star bene, allora non doveva insistere. "Ok..." riprese il bricco di latte e lo rimise nel suo cestino, per pagarlo alla cassa. Porse a Kazuya una polpetta di riso che aveva comprato, staccando la carta che l'avvolgeva per poterla pagare alla cassa. "Tieni, dovresti mangiare qualcosa. Ti farà bene!" Kazuya lo guardò, perplesso, senza la forza di rifiutare. Perchè era così gentile con uno sconosciuto? Jin gli sorrise incoraggiante, prima di mettersi di nuovo in fila. Kazuya diede un morso alla polpetta, era buona e lui aveva davvero bisogno di mettere qualcosa sotto ai denti... non aveva fatto colazione, era ormai ora di pranzo e il suo turno sarebbe finito quella sera... anzi, doveva sbrigarsi a mangiare, o l'avrebbero ripreso severamente. Inghiottì il resto in tutta fretta e lanciò uno sguardo verso la fila, il ragazzo stava pagando proprio in quel momento. Kazuya lo fissò, sperava che si voltasse, per qualche ragione oscura anche a se stesso. Ma non successe e tornò al lavoro, sentendo improvvisamente un po' meno freddo.
  
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