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Autore: crispyrainbow    07/11/2010    6 recensioni
Ma forse un Francis vestito con una palandrana nera lunga fino a metà coscia -lasciando una magnifica quanto terrificante visione delle sue gambe irsute- riempire una calza rossa appesa al camino, beh forse lo non lo era poi tanto.
Raccolta di One-Shot {FRUK}
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa shot/fitcion , non so esattamente cosa sia, è dedicata a un crucco di mia conoscenza che patteggia per l'UsUk e, naturalmente, devo smontare le sue idee ♥ Quindi ho deciso di dedicargli una FrUk.
Dedicata a te crucco e al mio Angleterre.

 

 

MONTHS.


 

«Cosa diavolo stai facendo, stupid frog?». Arthur guardò la figura davanti a se quasi sconvolto. Francis era vicino al caminetto, fin qui tutto piuttosto normale. Ma forse un Francis vestito con una palandrana nera lunga fino a metà coscia -lasciando una magnifica quanto terrificante visione delle sue gambe irsute- riempire una calza rossa appesa al camino, beh forse lo non lo era poi tanto.
Il francese si girò verso di lui con qualche dolcetto ancora in mano. «Bonjour mon Arthùr, bon Epiphanie.» Inghilterra lo fissò. «Sei davvero terribile come strega, ora capisco perché fa paura ai bambini.»

Gennaio

 

«Oh avanti mon chenille, fai un sorriso.» Le folte sopracciglia dell'inglese si inarcarono ancora, se possibile. «Come puoi pretendere, stupid frog, che possa quantomeno fingere di sorridere conciato così? Questa stupida festività italiana. Che senso ha travestirsi?». Disse cercando di abbassare l'orlo del vestito piuttosto corto. Il francese lo osservò sorridendo, era stato veramente difficile convincere Arthùr a vestirsi in quel modo, ma con un po' di incoraggiamento dei suoi ci era riuscito. «Dai Arthùr sei così sexy vestito così... ». Era sicuramente un pugno quello che lo colpì, prima di vedere le gambe nude di Arthùr allontanarsi a passo di marcia «La prossima volta vestitici tu da sposa, stupid frog!».

Febbraio

 

 

Francis era uscito già da qualche ora, dove fosse andato non lo sapeva. “Torno presto Arthùr, aspettami.” aveva detto prima di uscire, lasciandolo con addosso la curiosità.
Avvicinandosi alla finestra si affacciò osservando il cambio della stagione, dal freddo Inverno alla piacevole Primavera, portando di nuovo i mille colori e i profumi nell'aria dei fiori che sbocciavano. Aldilà della piccola salita poteva vedere un prato; pieno di piccoli puntini colorati indistinguibili ma variopinti. Per un attimo provò desiderio di trovarsi lì a rotolarsi sull'erba tra quei puntini. «Ohi Arthùr!» Il francese lo salutò da lontano, sorridendogli. «Questi sono per te chenille, ho scelto i più belli che ho trovato!» Osservò il bouquet pieno di fiori degli stessi colori di quelli del campo che Francis aveva in braccio e i suoi vestiti macchiati d'erba. «Strano non vederti con delle rose, frog!». «Le rose puoi averle sempre mon chenille, questi sono appena sbocciati con la Primavera, sono unici, bellissimi e fragili...Come te Arthùr.».
Prima che il vaso lo colpì dritto in fronte, era sicuro di aver visto Arthur sorridere.


Marzo

 

 

Bonjour mon Angleterre.”
Strano, molto strano. C'era sicuramente qualcosa che non quadrava nel trovarsi nel letto, da solo, con in mano un biglietto di Francis. In genere, la mattina ci metteva mezz'ora per alzarsi dal letto a causa delle “coccoline mattutine” del francese e non vederlo appostato per riceverle era strano, molto. Scese dal letto e si infilò le ciabatte deciso a indagare sull'accaduto. «Frog?!». Non gli giunse risposta. Uscì quindi dalla stanza diretto verso un'altra stanza. «Frog? Dove cazzo ti sei caccia...».
«Joyeux Anniversaire, mon Angleterre.». «F-Frog what the... Che diavolo ci fai tutto nudo?!».
Il francese si avvicinò all'altro, camminando lascivamente. «Non sono tutto nudo Angleterre, guarda.». No infatti non lo era. Un laccio rosso e stretto scivolava sulla pelle di Francis. Seguì il suo percorso partendo dal collo e giù, fino al petto, i fianchi e non riuscì a fermare il suo sguardo che andò a posarsi tra le sue gambe. «E quello?». Indicò l'enorme fiocco rosso. «E' il tuo regalo, chèrie.».
Arthur lo guardò scettico, si sarebbe dovuto aspettare qualcosa del genere da quel pervertito del francese; la cosa lo eccitava molto. «Quindi posso...”scartarlo”?». Francis si avvicinò ad Arthur prendendogli le mani tra le sue e, fissandolo negli occhi, lo tirò a se. «Bada bene alle mie parole, chèrie. Oggi e solo per oggi, sono completamente tuo, puoi farmi quello che vuoi.». Gli sorrise prima di lasciargli un delizioso bacio sulle labbra e andare nell'altra stanza, quella da letto sicuramente.
Arthur sorrise, ma che magnifiche idee che aveva ogni anno Francis per il suo compleanno; non vedeva l'ora che arrivasse per vedere cosa la sua mente perversa potesse partorire. In fretta l'inglese raggiunse la camera da letto e- «Ehi, ehi! Se permettete, il resto posso godermelo da solo,grazie.».

Aprile

 

Non poteva continuare così. Stava esagerando.
«Adesso basta Francis! Questa cosa non ha senso!». Francis non lo ascoltava. Continuava a rimanere lì, inginocchiato a terra, a guardare. Guardava quel fuoco, quel fuoco nella quale bruciava lei.
«Jeanne...
».Quando il fuoco si spense e di lei non rimase che polvere, si alzò da terra. Arthur tirò un sospiro di sollievo, si era ripreso. Francis si avviò nella sua direzione a passo spedito. «Francis io...». Spalancò gli occhi.
Francis gli era passato affianco senza nemmeno rivolgergli uno sguardo, riuscì però a sentire perfettamente quello che il francese gli aveva sussurrato.
«Questa non te la perdonerò mai, Arthùr.».

Maggio

 

«Quindi costruiremo un enorme robot che useremo per risolvere i problemi di...». No, non ce la faceva a sopportare le inutili chiacchiere di America con quel caldo. Era da poco iniziato Giugno, eppure faceva così maledettamente caldo, o forse era lui che ne soffriva di più. Si guardò intorno: Cina si sventolava con i fogli della riunione, Russia rimaneva impassibile e Francis sembrava attento all'assurdo discorso dell'americano. Decise di togliersi la giacca cercando un minimo sollievo da quella leggera, ma insopportabile, afa. Questo attirò l'attenzione di un certo francese che lo guardò sorridendo lascivo. «Angleterre se volevi attirare la mia attenzione spogliandoti, sappi che ci sei riuscito.».
Dopotutto, si disse, poteva anche sopportare quel caldo.

 

Giugno

 

«E' bellissimo! Grazie Inghilterra!».
«Conservalo con cura...».


Che cosa...Alfred?


«Ehi Inghilterra! Alla fine ho scelto la libertà.».
Pioveva.
Pioveva veramente moltissimo quel giorno. I capelli erano attaccati alla fronte, zuppi d'acqua, la visuale ridotta, ma cosa importava.
«Non sono più un bambino,e nemmeno il tuo fratellino. E' ora che mi separi da te!».
Ricordo questa scena.
Ci fu un attimo di silenzio. Solo il suono martellante delle gocce di pioggia sul terreno echeggiava nell'aria.
Un sogno...?


«Non lo accetterò mai!». Le pozze d'acqua … quando vennero calpestate.
Vicino, sempre di più.
L'impatto e il fucile che vola in aria.


Fa male...Perché mi stai abbandonando?

«La tua incompetenza è sorprendente, sciocco».
In lontananza i soldati ordinano di sparare ma...tutto è fermo. Solo il rumore della pioggia scandiva il tempo.
Il fucile inglese puntato su di lui. Si abbassa.
Le ginocchia cedono e con loro la speranza che lui non se ne vada, che non ti abbandoni.
«Dannazione! Perché?! Merda!».
Odio stare da solo...

Le immagini iniziarono a corrergli davanti veloci: quando lo allevò, lo istruì, gli insegnò a combattere.

Le lacrime si aggiunsero alla pioggia, bagnandolo di gocce calde di dolore, insieme alla consapevolezza di essere rimasto da solo. Inginocchiato nel fango, davanti al suo ed al proprio esercito, a piangere.
Poi il buio.

Aprì gli occhi di scatto issandosi a sedere. Non sapeva se fosse segno del destino, ma ogni 4 Luglio sognava quella battaglia; con dolore, le stesse scene di quel giorno di molti anni prima. Sentì delle gocce scivolare sulle guance: stava piangendo.
Iniziò a singhiozzare, non riuscendo a bloccare il pianto già iniziato. Gli tornavano a mente le immagini del sogno, come se guardasse un film d'epoca.
Fece per portarsi la mano al viso ma sentì resistenza. Voltandosi si accorse del corpo di Francis al suo fianco, mano nella sua.
Rimase a guardarlo, pensando. Ogni anno, quel preciso giorno, Francis era lì. Era lì nel suo -loro- letto. Era lì per lui. Lui sapeva che dopo anni -secoli- non era riuscito ancora ad archiviare l'uscita di America dalla sua vita e probabilmente non lo avrebbe mai fatto, eppure era così.
Si accorse di come, in ogni ambito, Francis c'era sempre. Dalle guerre alle riunioni, in casa sua, nei suoi pensieri, lui c'era sempre. Sorrise guardando le due mani unite, ancora e per sempre, sperò.
Si accorse che non era solo e conoscendo la rana non lo sarebbe mai stato. Si sdraiò di nuovo affianco al francese; poggiò la testa sulla sua spalla, gli circondò il petto con le braccia giocando con i suoi lunghi capelli biondi.
«Non sei poi così inutile frog, 'love you...». Sussurrò.
Si strinse maggiormente al francese chiudendo gli occhi.
Fu lì che Francis sorrise.

 

Luglio

 

«Aiah! Fai piano stupid frog! Levalo che diamine!». Arthur strinse la spalla del francese chinato di fronte a lui serrando gli occhi da dolore. «Arthùr se continui a muoverti è un po' difficile farlo senza farti male.».«Shut up, Frog! Vedi di farlo in fretta che fa troppo male! Francis sospirò alzando gli occhi per guardarlo.».«Oui. Tu però, la prossima volta chèrie, vedi di non scivolare da uno scoglio pieno di ricci marini.».

 

Agosto

 

Le venti e trenta.
Era in ritardo quella maledetta rana. Mai una volta che facesse esattamente quello che dice.
«Stupid frog, dove cavolo sei.». Iniziava a sentire il freddo entrargli nelle ossa. Si alzò il colletto della camicia per cercare di ripararsi minimamente. «Angleterre! Scusami per il ritardo!». Si girò verso la voce e vide Francis arrivare di corsa con qualcosa in mano. «Sei in ritardo, damned frog! Che fine hai fatto? Appena l'altro si riprese lo guardò sorridendo. «Scusami Angleterre ma ho preso questa per te.». Si avvicinò ad Arthur e posando un bacio sulle sue labbra, cinse il collo dell'altro con una sciarpa. Quando Francis interruppe il bacio l'inglese portò una mano sulla sciarpa nascondendo il sorriso che gli era spuntato.

«Che succede Ivan?». Gli chiese Cina. «Dov'è la mia sciarpa?».

 

Settembre

 

 

«E poi dalla soffitta sentirono strani rumori. Erano soli in casa, cosa mai poteva essere quel rumore? Peter prese per una mano suo fratello, nell'altra la mazza da baseball e uscirono dalla stanza...».Doveva ammettere che Francis sapeva raccontare le storie. Francis con il solo potere delle sue parole poteva avere quello che voleva e stranamente si sentì tirato in causa. Amava sentirlo parlare. Ogni volta, gli diceva di odiare la sua voce perché 'gracidava' , invece la amava perché riusciva a rendere oro colato tutto quello che usciva dalle sue labbra. Quindi quel pomeriggio ad un suo: ' Mon Angleterre, stasera 'Tonio da un party di Halloween, ci andiamo vero?'. Probabilmente il fatto che lo stringesse a se e gli parlasse con un tono particolarmente basso e roco non aveva assolutamente influenzato la sua scelta, per carità! Eppure si trovava lì, seduto al fianco di Sud Italia -interessato tanto quanto lui-, a vedere gran parte delle nazioni pendere dalle labbra del francese. Si sistemò la benda sull'occhio e uscì sulla piccola terrazza della villa spagnola a prendere una boccata d'aria. Si mise a fissare il cielo e non molto tempo dopo venne raggiunto da un vampiro.
«Riesci davvero a raccontare le tue banalissime storie con quei denti finti in bocca, frog?» L'interessato lo affiancò.«Mon Arthùr, sai quante cose posso fare con qualcosa in bocca.
».«Sei inconcepibile Francis. Come tu faccia a trovare sempre un collegamento al sesso, mi è ignoto.». «Amore Arthùr, non confondere. Gli si avvicinò cingendogli le spalle con le braccia, poggiando le labbra sul collo liscio e bianco dell'inglese. «Mi donerai il tuo sangue cette nuit, mon chenille?».«Se vuoi posso donarti un magnifico calcio sulle tue regioni vitali, frog. Replicò però senza spostarsi. Il francese sorrise a contatto con la sua pelle prima di morderlo dolcemente: «Ora sei un vampiro, Angleterre. Sei stato morso da un vampiro e secondo la leggenda ora lo sei anche tu. Steremo insieme per l'eternità...». Arthùr mandò gli occhi al cielo e pazientemente abbracciò a sua volta il corpo del francese, poggiando la fronte sulla sua, appropriandosi del calore che emanava. «Non lo stiamo già facendo, stupid frog?».

Ottobre 

 

Fuori scendeva lentamente e indisturbata, la neve. Le strade si erano ormai tinte di bianco, quel bianco che fa male agli occhi a guardarlo troppo, così candido. Poggiò la fronte sul vetro, lasciando il segno sul leggero appannamento creatosi, fregandosene del freddo. Dopotutto era normale che in Gran Bretagna, a Novembre, scendesse già la neve, così tanta da coprire tutto. La città aveva assunto un solo ed unico colore, il bianco. Odiava il bianco. Sbuffò deciso di staccarsi da quella finestra, e fare qualcosa di costruttivo magari, quando qualcosa gli balzò all'occhio. Tra tutto quel bianco vide l'azzurro. «Arthùr!». Spalancò gli occhi. Quell'azzurro era il suo; l'azzurro della sua stranissima divisa. L'altro arrivò sotto la sua finestra e gli sorrise prima di girarsi e accucciarsi a terra. «Cosa diavolo stai facendo, idiota... ».Sussurrò.
E non riuscì a bloccare il sorriso che gli spuntò sulle labbra. Sulla neve, su quel bianco che tanto odiava, poche parole:“Je t'aime mon Arthùr.”

 

Novembre

 

«Mi piacerebbe tanto sapere come hai fatto. E' enorme!». Strofinò più forte il fazzoletto.
«Se quel maledetto crucco non mi fosse venuto a dosso, non avrei il tuo stupido vino sulla mia camicia, frog!». Francis alzò lo sguardo sul suo viso. «Ma se sei tu quello che gli è andato a dosso, sei già ubriaco Arthùr.».«Non è vero, non sono ubriaco!». Si dovette tenere all'altro per non cadere a terra. «No hai ragione, sei proprio andato.».Francis lo strinse per la vita evitando di farlo capitolare a terra. Poteva almeno aspettare dopo la mezzanotte per ubriacarsi, voleva festeggiare il capodanno con lui quella sera. Decise di portare Arthùr in camera da letto, metterlo a letto a dormire e a smaltire la sbronza ma questo oppose resistenza.
«Dove stai andando, mancano due minuti alla mezzanotte!». Gentilmente prese l'inglese in braccio -come una principessa- e uscì dalla stanza piena di parole e risate degli ospiti.
Bella idea quella di Alfred di organizzare una festa di Capodanno tutti insieme, nella sua casa. Era da tanto che non rivedeva Antonio e Gilbert, Gilbird incluso, insieme.
«Dove cavolo mi stai portando, frog!». Non rispose.
Arrivato di fronte alla stanza che l'americano gli aveva affidato, trovò qualche difficoltà ad aprire la porta a causa del gentile quanto impossibile peso dell'inglese.
Riuscì, dopo un paio di tentativi, ad aprire la porta. Entrò chiudendola con un calcio per poi raggiungere il letto e posare il 'dolce' peso dell'inglese.
Come si ritrovò sdraiato sul letto con Inghilterra a cavalcioni su di se, non era ben chiaro.
«Mon Arthùr...». Arthur prese la sua cravatta nera tirandola verso di se.
«10...9...8...». Si avvicinava lentamente al suo viso. «7...6...5». Una mano dell'inglese iniziò a sbottonargli la camicia, bottone per bottone «4...3...2...1...». Le labbra di Arthur si unirono alle sue, nello stesso momento in cui iniziarono a sentirsi i fuochi d'artificio spezzare l'aria ed esplodere in mille colori. Le labbra che si incastravano perfettamente, le lingue che si sfioravano come in una danza, prima di separarsi.
«Bonne nouvelle année, mon amour.».«Happy new year together, frog.»

Dicembre

Note dell'autrice:
Mio dio finalmente è finita! Posso dire assolutamente che questa fiction è stata un parto!
Trovare avvenimenti, festivita e altro in ogni mese è stato tosto ma ce l'ho fatta. Te l'ho promessa crucco.
Faccio qualche piccola spiegazione. Vi starete chiededno perchè a Luglio non ho fatto il compleanno di Francis...Beh quando me ne sono ricordata, Luglio era già scritta :D Poi, Maggio ho ricordato il giorno della morte di Giovanna D'Arco. Per quanto riguarda Aprile ho fatto qualche ricerca e in giro si vocifera che il 26 Aprile fosse il compleanno di Arthur e l'ho sfruttato <3
Ho voluto scrivere questa fiction per cercare di esprimere in una milionesima parte, cosa esattamente è per me la FrUk.
p.s. Scusate per la struttura dell'HTML ma devo rinstallare NVU e lo sto facendo Online.

  
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