Titolo:
You've kissed my life
Autore: Lilla xD
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di
lucro, altrimenti non sarei qui ma a Chicago dove vorrei essere da una vita
<3
Rating: Verde
Pairing/Personaggi: Dominic Howard and Matthew Bellamy
Avvertimenti: Slash
Note: Scritta per festeggiare il mio incontro con la mia
amora, MuseLover <3
Vi
amo amori <3
Parlando
seriamente, non ha senso, lo ammetto, ma mi ispirava da un sacco questa cosa :D
L’avevo in mente da un po’ e quest’estate l’ho scritta
XD
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica.
Buona lettura!
Matthew
Bellamy non si poteva certo definire un codardo.
Non lui,
che più di una volta aveva affrontato a testa alta le critiche e
calunnie messe in giro dai giornalisti o da chiunque avrebbe voluto vederlo
distrutto, ma in quel momento avrebbe abbandonato tutto, faccia tosta e
dignità, pur di scappare a gambe levate da quel posto.
Si, lo
avrebbe fatto se solo il suo fidanzato non lo stesse tenendo per mano,
impedendogli ogni via di fuga.
Quel luogo
gli faceva venire i brividi solo a vederlo, con quelle pareti rosse e le
milioni di piercing e aghi esposti, pronti a ricordare alla gente le torture
che infliggevano nella stanza adiacente.
Lanciò
uno sguardo al ragazzo seduto vicino a lui, che tranquillo sfogliava una
rivista di tatuaggi, e dopo un attimo di tempo in cui si era perso a
contemplare il suo viso tranquillo, anche lui iniziò a guardare la rivista.
Come
faceva la gente a farsi macchiare la pelle per sempre con quegli orribili
disegni, proprio non lo capiva. Lo aveva chiesto anche a Dominic quando, tutto
contento, aveva annunciato che si sarebbe tatuato, ma la risposta che ottenne
fu un bacio e un “vedrai”.
Gli aveva promesso di accompagnarlo e di stargli vicino, dopo che il biondo
gliel’aveva chiesto con tanta insistenza e occhioni dolci, ma sapeva che
non avrebbe retto alla scena dell’ago che si conficcava nel braccio di
Dominic e che gli marchiava per sempre la pelle chiara.
Per dire proprio tutta la verità, Matthew aveva la fobia degli aghi.
Quando era più giovane l’avevano costretto a dei controlli ma
l’infermiera per poter fargli il prelievo aveva dovuto invocare tutti i
santi esistenti e due uomini-armadi per tenerlo fermo.
C’aveva
schifo e, anche se non era lui quello a cui avrebbero dovuto fare uno di quei
cosi, non si sentiva bene all’idea di stare nella stanza delle torture ma
per Dominic ci avrebbe provato.
Guardò
un’altra volta il viso rilassato del ragazzo vicino a lui. I capelli
biondi gli ricadevano sulla fronte in ciocche scomposte, gli occhi grigio-verde
erano fissi sulle pagine della rivista, le labbra carnose distese in un leggero
sorriso e la pelle del collo di un leggero colore rosato faceva venire a
Matthew la voglia di morderlo.
Avrebbe
continuato volentieri il suo percorso alla scoperta di quel corpo se non fosse
che la maglietta bianca che il biondo indossava glielo impediva ma aveva poca
importanza, Matt conosceva a memoria ogni minimo centimetro dell’altro e
sapeva anche come fargli provare piacere. Gli sarebbe bastato allungare una
mano e solleticargli quel piccolo pezzettino di pelle all’attaccatura
dell’orecchio per sentirlo fare le fusa.
Nel
momento in cui quel pensiero si fece strada nella sua mente si chiese se
sarebbe stato tutto lo stesso dopo il tatuaggio. Non riusciva ad immaginare di
svegliarsi ogni mattina con un braccio macchiato che lo stringeva a sé e
non riusciva a pensare a quello stesso braccio che si muoveva su di lui mentre
facevano l’amore.
Anche
adesso che era lì ad aspettare con lui non se ne capacitava, pregava
fosse uno scherzo.
- Dom
– lo chiamò Matthew a voce bassa – sei sicuro di questa
cosa? –
- Quale
cosa? – chiese l’altro con un sorriso.
Sapeva
dove voleva arrivare il compagno ma non gliel’avrebbe fatta facile, era
troppo tempo che pensava a quella cosa e anche a costo di ricorrere alla forza
l’avrebbe fatta.
- Questa
cosa.. si insomma.. macchiarti la pelle – concluse balbettando.
-
Macchiarmi la pelle? Matt è solo un tatuaggio! – disse Dominic con
l’ovvietà nel tono della voce ma appena vide l’altro
abbassare lo sguardo dispiaciuto, gli prese la mano e la strinse nella sua.
- Ci tengo a questa cosa Matt – continuò il ragazzo – Per
favore –
In risposta
il moro gli sorrise e gli diede un leggero bacio a fior di labbra.
- Posso
sapere almeno che disegno ti farai? –
- Lo
scoprirai presto –
Dopo un
paio di minuti il tatuatore li chiamò e li fece accomodare
all’interno della saletta dove finalmente Dominic avrebbe realizzato il
suo sogno.
La stanza
non era male, constatò Matthew entrando. Le pareti erano colorate di un
leggero azzurro, i mobili erano moderni e anch’essi colorati sta volta di
un leggero giallino, che un po’ stonava con il resto, e una leggera
musica di sottofondo riempiva l’ambiente.
Il moro distese i nervi per
un attimo ma, appena si sedette vicino al compagno, sbiancò nel vedere
appoggiati sul tavolo l’ago e i colori chiusi nelle boccette. Se non
fosse stato che Dominic gli teneva ancora la mano, sarebbe scappato in un
attimo.
Quando il tatuatore
tornò nella stanza, scrutò per un attimo i due giovani, forse un
po’ sorpreso delle loro mani intrecciate, e infine parlò,
riempiendo la stanza della sua voce forte.
- Braccio giusto? Bene ragazzi,
via le magliette –
- Come scusa? – chiese
Matthew sconvolto, nonostante avesse capito benissimo.
- Ho detto via le magliette
– scandì l’omone.
A quella richiesta Dominic
si alzò in piedi, scindendo la stretta con la mano del compagno per la
prima volta da quando erano in quel posto, e fece scivolar via la maglietta
bianca, permettendo agli occhi azzurri di Matthew di continuare il suo percorso
sul corpo tonico dell’amante.
Tutto perfetto se il gigante
non l’avesse interrotto.
- Ehi piccoletto, non ho tutto
il giorno –
- Ma perché anche io?
Non devo tatuarmi –
- Se vuoi stargli vicino
devi toglierti quell’orribile maglietta, punto –
Matthew sbuffò
indispettito, in fondo lasciare quella stanza era il suo unico desiderio al
momento, ma quando vide lo sguardo supplichevole di Dominic non riuscì a
fare altro se non alzarsi e sfilarsi la maglietta di un improponibile color
arancione, mostrando anche la netta differenza con il corpo del biondo.
- Contento? – chiese
all’altro.
- Sedetevi –
I due ragazzi si sedettero
di nuovo e ancora intrecciarono le loro mani in una ferrea stretta.
Matt era troppo occupato a nascondere agli altri due il rossore, che si era
formato sulle sue guance a quella semplice stretta, per notare lo sguardo
d’intesa che si scambiarono.
- Ehi Matt – lo
chiamò il biondo con voce suadente – Hai un problemino lì
in basso –
Matthew sgranò gli
occhi a quell’affermazione e subito puntò i suoi occhi azzurri
sulla parte inferiore del suo corpo, non accorgendosi per niente del tatuatore
che, con una velocità tipica del suo lavoro, aveva lasciato sulla pelle
di entrambi la traccia del disegno che avrebbe presto eseguito.
- Ma.. –
esclamò il moro riportando lo sguardo in quello del compagno.
- Intendevo che hai una
scarpa slacciata – rispose l’altro con un sorriso, per poi
avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli: - A che pensavi porcellino? –
A rispondere per Matthew fu
il tatuatore che, fingendo di non aver sentito niente, avvisò di essere
pronto ad incominciare, non prima di aver scambiato l’ennesima occhiata
con il biondo.
- Ehi Matt – lo
chiamò ancora quest’ultimo.
L’altro si girò
con una luce di rimprovero negli occhi, equivalente a “non sono scherzi
divertenti questi”, ma appena le labbra di Dominic toccarono le sue la
stanza, il tatuatore e le note in sottofondo di una canzone fin troppo
conosciuta sparirono in un attimo. L’unica cosa che Matthew riusciva a
fare era concentrarsi sulla morbidezza di quelle labbra che non smettevano un
attimo di torturarlo.
All’inizio era un
bacio semplice e dolce ma, appena Dominic chiese l’accesso al compagno
passandogli la lingua sulle labbra, il bacio divenne più intenso e pieno
di passione. Dal di fuori il loro sembrava un bacio sporco, un istinto animale
da soddisfare per placare due bestie assetate ma ad un osservatore più
attento quella scena era la dimostrazione di un qualcosa indefinibile a parole
e che andava dimostrato per forza con i gesti.
Le lingue dei due si
intrecciavano come in una danza; si cercavano, si accarezzavano e mischiavano i
loro sapori, pervadendo i corpi di
piccoli brividi di piacere. I loro respiri erano uno solo e, nonostante
l’aria mancasse, dividevano quella sensazione di pace come se mai
più avrebbero potuto provarla.
Sarebbero sicuramente morti
in quel momento ma la separazione dal corpo dell’amante sarebbe stata una
tortura ben peggiore da sopportare.
Per via della frenesia del
bacio Matthew non si era accorto di niente di quello che gli accadeva intorno.
Non aveva sentito la mano
libera del compagno posarsi sul suo polso e non aveva sentito il tatuatore
bloccargli la mano per iniziare il suo lavoro; aveva avvertito solo un leggero
pizzichio alla mano ma l’aveva attribuito alla stretta troppo forte con
la mano di Dominic.
Quando si staccarono dal
bacio Matthew si perse nella iridi chiare di Dominic e sorrise al suo volto
illuminato di gioia ma quando vide la su mano macchiata di rosso e nero il
sorriso sparì, lasciando posto a uno sguardo stupito, con tanto di bocca
aperta come nel migliori cartoni animati.
Dominic sorrise di quell’espressione,
faceva sembrare il suo Matthew ancora più dolce di quanto non era mentre
indicava la sua mano, cercando di balbettare qualcosa, e lo guardava con gli
occhi blu grandi dalla sorpresa. Gli ricordava un bambino che cercava conforto
nell’amico del cuore e gli veniva voglia di stringerlo a sé e non
lasciarlo andare mai più.
- Buon anniversario amore
– gli sussurrò baciandogli le labbra a stampo.
Matthew lo guardò
ancora un po’ stralunato, non riuscendo a capire cosa centrasse tutto
quello con il loro anniversario e soprattutto oggi non era il loro
anniversario, ma poi i suoi occhi si fermarono sulla figura del tatuatore china
sulle loro mani unite e dell’ago che si muoveva sulla mano del compagno.
Quando il l’omone si
spostò da loro il moro riuscì finalmente a vedere cosa stava
facendo e si stupì del disegno che la sua mano unita a quella
dell’amato creava: le linee nere si intrecciavano in due punti formando
un piccolo cuoricino, che dalla vista di Matthew sembrava al contrario ma poi
capì che era in modo che gli altri lo vedessero, e l’interno era
colorato in parte di rosso. Staccò leggermente la mano da quella
dell’amante e notò che il cuoricino era diviso perfettamente a
metà.
Era bellissimo.
- You could be my unintended – iniziò a cantare Dominic
– Choise to live my life extended.. You should be the one I’ll
always love -
Preso dall’entusiasmo
per quel gesto d’amore nei suoi confronti, si gettò tra le braccia
di Dominic e lo strinse forte, per poi posargli dei baci sulla guancia e sulla
bocca, ai quali l’altro non si oppose, felice dell’euforia di
Matthew.
- Ragazzi, scusate ma io
devo finire il lavoro – intervenne il tatuatore.
I due ragazzi si ricomposero
e tornarono a sedersi, intrecciando le mani tatuate tra di loro.
- Ce la fai? – chiese
Dominic a Matthew.
- Baciami e sta zitto
–
Entrarono
nell’appartamento ridendo all’ennesima battuta della serata, forse
anche un po’ brilli dopo i festeggiamenti del loro decimo anniversario.
Dieci anni erano passati da
quel giorno in cui, come due idioti, si erano ritrovati chiusi dentro a una
stanza d’albergo e, dopo lunghi attimi di agonia passati a ricordarsi di
non saltarsi addosso, avevano urlato nello stesso momento “Sono
innamorato di te”. Il poi si lascia all’immaginazione altrui.
Matthew non si era
effettivamente dimenticato del loro anniversario, non lo faceva mai, ma questa
volta era stato raggirato dall’amante, così da permettere la buona
riuscita della sorpresa.
Ed era riuscita
perfettamente. Ancora non riusciva a capacitarsi di quel piccolo tatuaggio
sulla sua mano, ora avvolto in una pellicola di plastica protettiva, ma gli
piace un sacco, soprattutto l’idea che anche Dominic l’avesse e che
bastava unire le loro mani per farlo diventare completo.
Ora riusciva a capire
appieno il significato di quel disegnino, anche dopo un attenta spiegazione da
parte di Dominic.
Erano andati a cena quella
sera, in un ristorante abbastanza chic di Londra, e già appena entrati
si erano sentiti i brusii degli altri commensali, non tanto perché li
avevano riconosciuti, molti di quelli non li avrebbero riconosciuti neanche con
davanti una foto, ma più per le loro mani plastificate intrecciate.
Sembrava che quel giorno
niente potesse sciogliere la loro stretta.
Si sedettero al tavolo e
ordinarono. Dopo il brindisi, era giunto il momento delle spiegazioni.
Dominic gli raccontò
di come gli era venuta l’idea di quel tatuaggio e di quando e come
attuarla.
Il tatuatore, John, era un
suo amico e gli aveva chiesto di tatuare lui e il suo uomo, spiegandogli che
l’altro non avrebbe dovuto accorgersi di niente e così avevano
attuato quella tattica di distrazione insieme e, come si era visto, con ottimi
risultati.
Gli aveva inoltre raccontato
il perché del cuore. Gliel’aveva detto con gli occhi bassi e la
timidezza nel tono della voce, qualcosa che a una persona come Dominic capitava
di rado.
Lui portava su di sé
il metà del cuore di Matthew, così come l’altro aveva una
metà del suo, in modo che durante le ore del giorno, sotto i riflettori
e nel fare una qualsiasi altra cosa, lui gli sarebbe stato accanto, per poi
ricongiungere i due pezzi la sera, quando stavano da soli e mostravano chi
erano veramente.
Matthew l’aveva
guardato con gli occhi lucidi ma Dominic non accennava ad alzare il capo, fino
a quando non riprese a parlare. Gli afferrò la mano tatuata,
congiungendo le due metà, e l’aveva guardato dritto negli occhi.
Matthew risentiva ancora le
parole dell’amato nell’aria e mai le avrebbe dimenticate.
- Non è solo quello
– aveva detto serio – Questo cuore per me vale molto di più.
Viviamo nell’ombra, come è giusto che sia, nascondendo a tutti
quello che ci unisce, il nostro amore, ed è proprio perché non
possiamo unirci pubblicamente che voglio che questo cuore lo faccia in eterno.
Matt, con questo cuore io ti ho sposato. Vuoi dividere il resto della tua vita
con me? –
Al colmo della
felicità per la seconda volta in una giornata, Matthew si
arrampicò sul tavolo e prese Dominic per il colletto della camicia,
avvicinandolo a sé.
Tutto il ristorante era in
muto silenzio davanti a quella scena, forse pensavano a una rissa, ma appena i
due si baciarono, dando così a Dominic la risposta alla sua domanda,
tutto ciò che si poteva sentire era lo strillare delle vecchiette e i
commenti acidi di un paio di lord.
Passarono il resto della serata
in assoluta tranquillità, non curandosi delle occhiate che ricevevano
dagli altri ospiti del ristorante, e poi si diressero a casa, per poter
trascorrere il resto della serata da soli e in tranquillità.
Ed ora erano lì,
stretti l’uno all’altro nel loro letto, senza parlare per non
rovinare quel momento. Le mani ancora intrecciate, formando il cuore pieno, e
le labbra che ogni tanto si cercavano per scambiarsi teneri baci.
Si addormentarono
così, abbracciati, con il sorriso sui loro volti e un eco lontano, di
una canzone troppo conosciuta ma che rappresentava perfettamente ciò che
sentivano.
“… You should be the one I’ll always
love…”