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Autore: Lilla Wright    08/11/2010    7 recensioni
"..Anche adesso che era lì ad aspettare con lui non se ne capacitava, pregava fosse uno scherzo.
- Dom sei sicuro di questa cosa? Si insomma.. macchiarti la pelle? -
- Macchiarmi la pelle? Matt è solo un tatuaggio! –.."

Fanfiction scritta per festaggiare il mio incontro con la mia Amora, Chiara (MuseLover)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: You've kissed my life

 

Titolo: You've kissed my life

Autore: Lilla xD
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro, altrimenti non sarei qui ma a Chicago dove vorrei essere da una vita <3

Rating: Verde
Pairing/Personaggi: Dominic Howard and Matthew Bellamy
Avvertimenti: Slash
Note: Scritta per festeggiare il mio incontro con la mia amora, MuseLover <3

Vi amo amori <3

Parlando seriamente, non ha senso, lo ammetto, ma mi ispirava da un sacco questa cosa :D
L’avevo in mente da un po’ e quest’estate l’ho scritta XD  

Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica.

Buona lettura!

 

 

 

Matthew Bellamy non si poteva certo definire un codardo.

Non lui, che più di una volta aveva affrontato a testa alta le critiche e calunnie messe in giro dai giornalisti o da chiunque avrebbe voluto vederlo distrutto, ma in quel momento avrebbe abbandonato tutto, faccia tosta e dignità, pur di scappare a gambe levate da quel posto.

Si, lo avrebbe fatto se solo il suo fidanzato non lo stesse tenendo per mano, impedendogli ogni via di fuga.

Quel luogo gli faceva venire i brividi solo a vederlo, con quelle pareti rosse e le milioni di piercing e aghi esposti, pronti a ricordare alla gente le torture che infliggevano nella stanza adiacente.

Lanciò uno sguardo al ragazzo seduto vicino a lui, che tranquillo sfogliava una rivista di tatuaggi, e dopo un attimo di tempo in cui si era perso a contemplare il suo viso tranquillo, anche lui iniziò a guardare la rivista.

Come faceva la gente a farsi macchiare la pelle per sempre con quegli orribili disegni, proprio non lo capiva. Lo aveva chiesto anche a Dominic quando, tutto contento, aveva annunciato che si sarebbe tatuato, ma la risposta che ottenne fu un bacio e un “vedrai”.
Gli aveva promesso di accompagnarlo e di stargli vicino, dopo che il biondo gliel’aveva chiesto con tanta insistenza e occhioni dolci, ma sapeva che non avrebbe retto alla scena dell’ago che si conficcava nel braccio di Dominic e che gli marchiava per sempre la pelle chiara.
Per dire proprio tutta la verità, Matthew aveva la fobia degli aghi. Quando era più giovane l’avevano costretto a dei controlli ma l’infermiera per poter fargli il prelievo aveva dovuto invocare tutti i santi esistenti e due uomini-armadi per tenerlo fermo.

C’aveva schifo e, anche se non era lui quello a cui avrebbero dovuto fare uno di quei cosi, non si sentiva bene all’idea di stare nella stanza delle torture ma per Dominic ci avrebbe provato.

Guardò un’altra volta il viso rilassato del ragazzo vicino a lui. I capelli biondi gli ricadevano sulla fronte in ciocche scomposte, gli occhi grigio-verde erano fissi sulle pagine della rivista, le labbra carnose distese in un leggero sorriso e la pelle del collo di un leggero colore rosato faceva venire a Matthew la voglia di morderlo.

Avrebbe continuato volentieri il suo percorso alla scoperta di quel corpo se non fosse che la maglietta bianca che il biondo indossava glielo impediva ma aveva poca importanza, Matt conosceva a memoria ogni minimo centimetro dell’altro e sapeva anche come fargli provare piacere. Gli sarebbe bastato allungare una mano e solleticargli quel piccolo pezzettino di pelle all’attaccatura dell’orecchio per sentirlo fare le fusa.

Nel momento in cui quel pensiero si fece strada nella sua mente si chiese se sarebbe stato tutto lo stesso dopo il tatuaggio. Non riusciva ad immaginare di svegliarsi ogni mattina con un braccio macchiato che lo stringeva a sé e non riusciva a pensare a quello stesso braccio che si muoveva su di lui mentre facevano l’amore.

Anche adesso che era lì ad aspettare con lui non se ne capacitava, pregava fosse uno scherzo.

- Dom – lo chiamò Matthew a voce bassa – sei sicuro di questa cosa? –

- Quale cosa? – chiese l’altro con un sorriso.

Sapeva dove voleva arrivare il compagno ma non gliel’avrebbe fatta facile, era troppo tempo che pensava a quella cosa e anche a costo di ricorrere alla forza l’avrebbe fatta.

- Questa cosa.. si insomma.. macchiarti la pelle – concluse balbettando.

- Macchiarmi la pelle? Matt è solo un tatuaggio! – disse Dominic con l’ovvietà nel tono della voce ma appena vide l’altro abbassare lo sguardo dispiaciuto, gli prese la mano e la strinse nella sua.
- Ci tengo a questa cosa Matt – continuò il ragazzo – Per favore –

In risposta il moro gli sorrise e gli diede un leggero bacio a fior di labbra.

- Posso sapere almeno che disegno ti farai? –

- Lo scoprirai presto –

Dopo un paio di minuti il tatuatore li chiamò e li fece accomodare all’interno della saletta dove finalmente Dominic avrebbe realizzato il suo sogno.

La stanza non era male, constatò Matthew entrando. Le pareti erano colorate di un leggero azzurro, i mobili erano moderni e anch’essi colorati sta volta di un leggero giallino, che un po’ stonava con il resto, e una leggera musica di sottofondo riempiva l’ambiente.

Il moro distese i nervi per un attimo ma, appena si sedette vicino al compagno, sbiancò nel vedere appoggiati sul tavolo l’ago e i colori chiusi nelle boccette. Se non fosse stato che Dominic gli teneva ancora la mano, sarebbe scappato in un attimo.

Quando il tatuatore tornò nella stanza, scrutò per un attimo i due giovani, forse un po’ sorpreso delle loro mani intrecciate, e infine parlò, riempiendo la stanza della sua voce forte.

- Braccio giusto? Bene ragazzi, via le magliette –

- Come scusa? – chiese Matthew sconvolto, nonostante avesse capito benissimo.

- Ho detto via le magliette – scandì l’omone.

A quella richiesta Dominic si alzò in piedi, scindendo la stretta con la mano del compagno per la prima volta da quando erano in quel posto, e fece scivolar via la maglietta bianca, permettendo agli occhi azzurri di Matthew di continuare il suo percorso sul corpo tonico dell’amante.

Tutto perfetto se il gigante non l’avesse interrotto.

- Ehi piccoletto, non ho tutto il giorno –

- Ma perché anche io? Non devo tatuarmi –

- Se vuoi stargli vicino devi toglierti quell’orribile maglietta, punto –

Matthew sbuffò indispettito, in fondo lasciare quella stanza era il suo unico desiderio al momento, ma quando vide lo sguardo supplichevole di Dominic non riuscì a fare altro se non alzarsi e sfilarsi la maglietta di un improponibile color arancione, mostrando anche la netta differenza con il corpo del biondo.

- Contento? – chiese all’altro.

- Sedetevi –

I due ragazzi si sedettero di nuovo e ancora intrecciarono le loro mani in una ferrea stretta.
Matt era troppo occupato a nascondere agli altri due il rossore, che si era formato sulle sue guance a quella semplice stretta, per notare lo sguardo d’intesa che si scambiarono.

- Ehi Matt – lo chiamò il biondo con voce suadente – Hai un problemino lì in basso –

Matthew sgranò gli occhi a quell’affermazione e subito puntò i suoi occhi azzurri sulla parte inferiore del suo corpo, non accorgendosi per niente del tatuatore che, con una velocità tipica del suo lavoro, aveva lasciato sulla pelle di entrambi la traccia del disegno che avrebbe presto eseguito.

- Ma.. – esclamò il moro riportando lo sguardo in quello del compagno.

- Intendevo che hai una scarpa slacciata – rispose l’altro con un sorriso, per poi avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli: - A che pensavi porcellino? –

A rispondere per Matthew fu il tatuatore che, fingendo di non aver sentito niente, avvisò di essere pronto ad incominciare, non prima di aver scambiato l’ennesima occhiata con il biondo.

- Ehi Matt – lo chiamò ancora quest’ultimo.

L’altro si girò con una luce di rimprovero negli occhi, equivalente a “non sono scherzi divertenti questi”, ma appena le labbra di Dominic toccarono le sue la stanza, il tatuatore e le note in sottofondo di una canzone fin troppo conosciuta sparirono in un attimo. L’unica cosa che Matthew riusciva a fare era concentrarsi sulla morbidezza di quelle labbra che non smettevano un attimo di torturarlo.

All’inizio era un bacio semplice e dolce ma, appena Dominic chiese l’accesso al compagno passandogli la lingua sulle labbra, il bacio divenne più intenso e pieno di passione. Dal di fuori il loro sembrava un bacio sporco, un istinto animale da soddisfare per placare due bestie assetate ma ad un osservatore più attento quella scena era la dimostrazione di un qualcosa indefinibile a parole e che andava dimostrato per forza con i gesti.

Le lingue dei due si intrecciavano come in una danza; si cercavano, si accarezzavano e mischiavano i loro sapori,  pervadendo i corpi di piccoli brividi di piacere. I loro respiri erano uno solo e, nonostante l’aria mancasse, dividevano quella sensazione di pace come se mai più avrebbero potuto provarla.

Sarebbero sicuramente morti in quel momento ma la separazione dal corpo dell’amante sarebbe stata una tortura ben peggiore da sopportare.

Per via della frenesia del bacio Matthew non si era accorto di niente di quello che gli accadeva intorno.

Non aveva sentito la mano libera del compagno posarsi sul suo polso e non aveva sentito il tatuatore bloccargli la mano per iniziare il suo lavoro; aveva avvertito solo un leggero pizzichio alla mano ma l’aveva attribuito alla stretta troppo forte con la mano di Dominic.

Quando si staccarono dal bacio Matthew si perse nella iridi chiare di Dominic e sorrise al suo volto illuminato di gioia ma quando vide la su mano macchiata di rosso e nero il sorriso sparì, lasciando posto a uno sguardo stupito, con tanto di bocca aperta come nel migliori cartoni animati.

Dominic sorrise di quell’espressione, faceva sembrare il suo Matthew ancora più dolce di quanto non era mentre indicava la sua mano, cercando di balbettare qualcosa, e lo guardava con gli occhi blu grandi dalla sorpresa. Gli ricordava un bambino che cercava conforto nell’amico del cuore e gli veniva voglia di stringerlo a sé e non lasciarlo andare mai più.

- Buon anniversario amore – gli sussurrò baciandogli le labbra a stampo.

Matthew lo guardò ancora un po’ stralunato, non riuscendo a capire cosa centrasse tutto quello con il loro anniversario e soprattutto oggi non era il loro anniversario, ma poi i suoi occhi si fermarono sulla figura del tatuatore china sulle loro mani unite e dell’ago che si muoveva sulla mano del compagno.

Quando il l’omone si spostò da loro il moro riuscì finalmente a vedere cosa stava facendo e si stupì del disegno che la sua mano unita a quella dell’amato creava: le linee nere si intrecciavano in due punti formando un piccolo cuoricino, che dalla vista di Matthew sembrava al contrario ma poi capì che era in modo che gli altri lo vedessero, e l’interno era colorato in parte di rosso. Staccò leggermente la mano da quella dell’amante e notò che il cuoricino era diviso perfettamente a metà.

Era bellissimo.

- You could be my unintended – iniziò a cantare Dominic – Choise to live my life extended.. You should be the one I’ll always love -

Preso dall’entusiasmo per quel gesto d’amore nei suoi confronti, si gettò tra le braccia di Dominic e lo strinse forte, per poi posargli dei baci sulla guancia e sulla bocca, ai quali l’altro non si oppose, felice dell’euforia di Matthew.

- Ragazzi, scusate ma io devo finire il lavoro – intervenne il tatuatore.

I due ragazzi si ricomposero e tornarono a sedersi, intrecciando le mani tatuate tra di loro.

- Ce la fai? – chiese Dominic a Matthew.

- Baciami e sta zitto –

 

 

Entrarono nell’appartamento ridendo all’ennesima battuta della serata, forse anche un po’ brilli dopo i festeggiamenti del loro decimo anniversario.

Dieci anni erano passati da quel giorno in cui, come due idioti, si erano ritrovati chiusi dentro a una stanza d’albergo e, dopo lunghi attimi di agonia passati a ricordarsi di non saltarsi addosso, avevano urlato nello stesso momento “Sono innamorato di te”. Il poi si lascia all’immaginazione altrui.

Matthew non si era effettivamente dimenticato del loro anniversario, non lo faceva mai, ma questa volta era stato raggirato dall’amante, così da permettere la buona riuscita della sorpresa.

Ed era riuscita perfettamente. Ancora non riusciva a capacitarsi di quel piccolo tatuaggio sulla sua mano, ora avvolto in una pellicola di plastica protettiva, ma gli piace un sacco, soprattutto l’idea che anche Dominic l’avesse e che bastava unire le loro mani per farlo diventare completo.

Ora riusciva a capire appieno il significato di quel disegnino, anche dopo un attenta spiegazione da parte di Dominic.

Erano andati a cena quella sera, in un ristorante abbastanza chic di Londra, e già appena entrati si erano sentiti i brusii degli altri commensali, non tanto perché li avevano riconosciuti, molti di quelli non li avrebbero riconosciuti neanche con davanti una foto, ma più per le loro mani plastificate intrecciate.

Sembrava che quel giorno niente potesse sciogliere la loro stretta.

Si sedettero al tavolo e ordinarono. Dopo il brindisi, era giunto il momento delle spiegazioni.

Dominic gli raccontò di come gli era venuta l’idea di quel tatuaggio e di quando e come attuarla.

Il tatuatore, John, era un suo amico e gli aveva chiesto di tatuare lui e il suo uomo, spiegandogli che l’altro non avrebbe dovuto accorgersi di niente e così avevano attuato quella tattica di distrazione insieme e, come si era visto, con ottimi risultati.

Gli aveva inoltre raccontato il perché del cuore. Gliel’aveva detto con gli occhi bassi e la timidezza nel tono della voce, qualcosa che a una persona come Dominic capitava di rado.

Lui portava su di sé il metà del cuore di Matthew, così come l’altro aveva una metà del suo, in modo che durante le ore del giorno, sotto i riflettori e nel fare una qualsiasi altra cosa, lui gli sarebbe stato accanto, per poi ricongiungere i due pezzi la sera, quando stavano da soli e mostravano chi erano veramente.

Matthew l’aveva guardato con gli occhi lucidi ma Dominic non accennava ad alzare il capo, fino a quando non riprese a parlare. Gli afferrò la mano tatuata, congiungendo le due metà, e l’aveva guardato dritto negli occhi.

Matthew risentiva ancora le parole dell’amato nell’aria e mai le avrebbe dimenticate.

- Non è solo quello – aveva detto serio – Questo cuore per me vale molto di più. Viviamo nell’ombra, come è giusto che sia, nascondendo a tutti quello che ci unisce, il nostro amore, ed è proprio perché non possiamo unirci pubblicamente che voglio che questo cuore lo faccia in eterno. Matt, con questo cuore io ti ho sposato. Vuoi dividere il resto della tua vita con me? –

Al colmo della felicità per la seconda volta in una giornata, Matthew si arrampicò sul tavolo e prese Dominic per il colletto della camicia, avvicinandolo a sé.

Tutto il ristorante era in muto silenzio davanti a quella scena, forse pensavano a una rissa, ma appena i due si baciarono, dando così a Dominic la risposta alla sua domanda, tutto ciò che si poteva sentire era lo strillare delle vecchiette e i commenti acidi di un paio di lord.

Passarono il resto della serata in assoluta tranquillità, non curandosi delle occhiate che ricevevano dagli altri ospiti del ristorante, e poi si diressero a casa, per poter trascorrere il resto della serata da soli e in tranquillità.

Ed ora erano lì, stretti l’uno all’altro nel loro letto, senza parlare per non rovinare quel momento. Le mani ancora intrecciate, formando il cuore pieno, e le labbra che ogni tanto si cercavano per scambiarsi teneri baci.

Si addormentarono così, abbracciati, con il sorriso sui loro volti e un eco lontano, di una canzone troppo conosciuta ma che rappresentava perfettamente ciò che sentivano.

“… You should be the one I’ll always love…”

 

   
 
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