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Autore: Selene Silver    08/11/2010    3 recensioni
Per festeggiare l'uscita del 10° volumetto!
La stanza del pianoforte era spesso chiusa a chiave. Ma c'erano delle volte, meravigliose nella loro rarità come perle scintillanti nel buio, in cui lui tirava fuori dalla tasca il mazzo composto da sole due chiavi, una grande ed antica ed un'altra più piccola e sottile.
Sembriamo noi aveva pensato una volta la ragazza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Moonlight Sonata



La stanza del pianoforte era spesso chiusa a chiave. Ma c'erano delle volte, meravigliose nella loro rarità come perle scintillanti nel buio, in cui lui tirava fuori dalla tasca il mazzo composto da sole due chiavi, una grande ed antica ed un'altra più piccola e sottile.
Sembriamo noi, aveva pensato una volta la ragazza.
La chiave grande era lui, ed apriva la porta - grande, antica, un po' fuori luogo. E così si poteva entrare nella stanza, odorosa di polvere per quanto poco veniva usata. Gli scaffali, contenenti libri e spartiti. I quadri appesi alle pareti, raffiguranti non si sa bene che cosa. Il suo preferito era quello con l'aquila in volo sulle montagne. In un angolo c'era il divanetto rosso. Tutto ciò era ricoperto da un lieve strato di polvere argentea. Il pianoforte, quello no. Il legno nero di cui era fatto era sempre lucido e brillante, quasi che uno spirito lo lucidasse in segreto ogni minuto, come un amante troppo devoto.
La chiave più piccola era lei, ed apriva la ribaltina del piano, scoprendo tasti bianchi e neri, regolari e puliti, in osso antico. La chiave più piccola era il motivo per cui esisteva quella più grande, le aveva detto una volta lui, mentre era troppo impegnato a suonare per vergognarsi. E lei aveva sorriso, sentendo caldo in tutto il corpo.
C'erano delle volte in cui il modo di suonare del ragazzo era furioso. E le sue dita picchiettavano i tasti come urla, come pioggia battente e furibonda, come lacrime che non cadono. In quei momenti lei si rannicchiava sul divanetto e ascoltava il suono della rabbia del suo partner, celata di solito in occhi annoiati e parole irriverenti.
C'erano poi le volte in cui le note si susseguivano in cascate e sussurri dolci, ed allora lei andava a sedersi vicino a lui sullo sgabello, posandogli la testa sulla spalla. Anche quelle erano cose non dette ed occultate dietro rabbia e battute, ancor più difficili da accettare ma meno da capire, cose naturali che loro erano incapaci di dire, complici imbarazzi e rancori antichi, in quel momento dimenticati.
E poi, infine, c'erano le ninna nanne. Lei riusciva sempre a capire quando lui era di quell'umore, perchè appoggiava la testa sulla mano e sorrideva senza un motivo, ticchettando con le dita su qualunque piano disponibile. Quando le suonava, la ragazza si rannicchiava sul divanetto - era abbastanza minuta per poterlo fare - con un libro in mano. Finiva sempre, inevitabilmente, che scivolava nel sonno cullata dalle sue note, ed il libro le cadeva dalle mani.
Quando si svegliava da quei sonni sereni, come non lo erano mai in altre occasioni, Maka si ritrovava nel proprio letto, con le coperte ben rimboccate ed il libro che stava leggendo posato sul suo comodino.

Come se fosse stato tutto un sogno...



Ma sono stata davvero io a scrivere una cosa così... apprezzabile (nonostante il genere "romantico")?? O.O
  
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