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Autore: Darkshin    08/11/2010    3 recensioni
Tokio: una giovane donna assassinata, tre detective alla ricerca della verità, mille possibili colpevoli, nessun innocente.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gin Ichimaru, Sosuke Aizen, Tousen Kaname
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dream Dream Dreamers: Il divano

n.b. : le parti in corsivo sono parti di flashback, i caratteri normali sono i commenti

Due giorni dopo.

Seduto come al solito al suo posto di comando, Aizen sorseggiava tranquillo il caffè, conscio che tutto l'aplomb di questo mondo non sarebbe servito a fare sparire dalla faccia le due profonde occhiaie, conseguenza dell'incontro ravvicinato con l'affascinante Tia Harribel del giorno prima. A ripensarci, gli scappò una specie di sorrisino, non come al suo solito espressione di superiorità sprezzante, ma per una volta segno di un profondo divertimento e anche di una certa soddisfazione.
Come un gatto si stiracchiò sulla poltrona, valutando attentamente i pro e i contro di quella situazione a mente fredda.
Aveva conosciuto la tipa non più di due giorni e già era sicuro che ci sarebbero state complicazioni, infatti questa bionda valchiria senza alcuna autorizzazione si intrufolava virtualmente sul suo posto di lavoro, ed Aizen reputava la cosa inaccettabile; nessuna altra donna si era mai permessa tanto e sì che non era un adolescente in preda al primo grande amore della vita.
Ma... andava contato tra i pro e i contro? Decise di lasciar perdere il punto, intuiva che se avesse voluto sbarazzarsi di lei l'unica maniera efficace era sparargli.
Per ora non l'avrebbe fatto: la sua neo alleata era anche una risorsa preziosa, una miniera di informazioni direttamente dal centro delle indagini: aveva scoperto che come molti professionisti del ramo, lei era discreta, quasi invisibile all'occorrenza, ma sapeva carpire le confidenze della gente con la sua aria da dura e pura. Quindi, senza dubbio, pro.
Contro.
Sarebbe arrivato più spesso sul lavoro in taxi, visto che quella mattina le gambe non lo reggevano per niente, sorrise imbarazzato; e avrebbe dovuto fare i conti con quel demente di sottoposto albino, sorbendosi i suoi colpi di gomito e i suoi ammiccamenti che in sommo grado detestava dal profondo del cuore.
Per ironia della sorte, proprio in quel momento arrivava la strana coppia, anche se tirava una strana aria: se Kaname come al solito era inappuntabile e fresco come una rosa, Gin barcollava, avanzando a scatti come fosse stato un pupazzo: vedendo il suo capo però rimase sorpreso giusto per un attimo, il tempo di guardarlo come per dire -Anche tu?- mentre scoppiavano in una risata silenziosa.
Al suono, l'afroamericano si voltò verso i due, interrogativo, ma Gin si era già lasciato cadere sulla sua poltrona preferita
"A quanto pare l'informatore ci ha fatto fare le ore piccole, eh Aizen-san?"
"Gin..."
Si aspettava che gli dicesse di tacere ma ancora una volta l'imprevedibile Aizen tenne fede al suo nome
"... è un duro lavoro, ma meglio che lo faccia chi ha il fisico, non trovi?" ghignò alludendo alla forma in cui era arrivato.
L'albino alzò le mani in segno di resa
"Ci tengo a precisare che non è come pensa"
"Avete saputo qualcosa di utile, Aizen-sama?"
"Cielo, Tousen-san... non ve... ehm..."
"Guarda che puoi usare i verbi che ti pare, Gin"
Aizen stesso decise di dare un taglio a quel momento di impasse
"Si, Kaname"
"Si... e poi?" chiese Gin, curioso
"Poi che?"
"Dai... non penso che è venuta, ti ha detto quello che volevi ed è andata via! Come è andata?"
"Tsk... ho a che fare con ragazzini delle elementari. Va bene."

Per prima cosa, la casa: l'ambiente è una delle cose fondamentali in questi casi, quindi ho cercato di renderla più accogliente possibile, sai, sistemare le luci, cuscini dai colori caldi... cose di questo genere
"Accidenti capo, ti sei dato da fare?"
"Mi piace fare le cose per bene, Gin"
Comunque non ci vivo quasi mai, sto sempre in ufficio quindi ne ho approfittato anche per fare un pò di ordine.
Passo numero due, la cucina. Non vi ho mai invitato a casa che il tempo che passo con voi è già troppo per i miei gusti, comunque ho imparato a cucinare da mia madre e con un pò di pratica sono diventato ance piuttosto bravo
"Allora è vero che gli italiani sanno cucinare"
"Vuoi morire?"
Si, insomma: tanto vale che preparassi qualcosa di mmh... raro, ecco. Non ci crederete ma alle volte i cibi preconfezionati fanno davvero male, sul serio.
Per vestirmi non ho avuto voglia di sbattermi troppo, dei jeans scuri eleganti e un maglioncino bordeaux: per una cenetta intima non mi pareva il caso di vestirmi come un pinguino ma neanche di apparire sciatto, così ho rovistato nell'armadio finché non ho trovato qualcosa di decente e il risultato credo sia stato discreto.
L'appuntamento era per le nove, avevo finito tutto per le nove meno cinque così pensavo i avere una mezz'ora per rilassarmi, ma prima sorpresa della serata, Tia arriva puntuale
"Tiiiia... che dolce"
Stavolta Aizen non si scomodò più di tanto a parlare, tanto qualunque minaccia non avrebbe sortito effetto. Preferì lanciare contro il sottoposto un orribile fermacarte che lui stesso gli aveva regalato: in fondo c'è giustizia a questo mondo!
Idiota... comunque sì, sono rimasto un pò sorpreso. Niente in confronto a quando sono andato ad aprire la porta, però: se in abito da lavoro era bella, ieri sera era da farti perdere la testa e non è che sono un ragazzino alla prima cotta. Un abitino blu notte, un leggero trucco... sembrava quasi luminosa.
Confesso: ci ho messo un secondo di troppo a farla accomodare, sono anche io un uomo, sapete?
La cena fu tranquilla, mangiammo scambiandoci qualche banalità, complimenti su cibo, il lavoro, cose così insomma. Fare il galantuomo era il prezzo per avere le informazioni
"Come è umano, lei"
Istintivamente Aizen si voltò verso Gin, ma quello fece una faccia perplessa, come a dire: non sono stato io. In effetti la voce non era la sua, era di Kaname che per una volta sghignazzava silenziosamente dal suo tavolo.
Diciamo che trattandola con i guanti ho saputo quello che mi serviva: abbiamo bevuto un pò troppo, così alla fine le ho chiamato un taxi e ci siamo salutati
"Tutto qui?" sbottò l'albino "Che delusione"
"Tutto qui" confermò lui con una faccia che non ammetteva repliche
Tutto qui un corno... Dovrei dirti come è andata poi?
Abbiamo bevuto sul divano, è vero. Con il camino acceso. Roba forse demodè, Gin, ma sempre efficace: elegante e di classe, come io e lei. Ma che ne puoi sapere?
Non me ne sono praticamente reso conto ma in due abbiamo giustiziato un ottima bottiglia di Scotch che avevo da parte per una buona occasione: assieme al liquore se ne andava a farsi benedire anche tutta la classe di questo mondo e le inibizioni, bevevamo continuando a cercare di fare colpo l'uno sull'altra, ci caschi prima tu o cado prima io?
Ma quella donna gioca sporco: quando a pochi centimetri da me mi passò le dita sulle labbra guardandomi negli occhi, allora la frittata era già fatta.
Abbiamo cominciato lì dove eravamo, troppo impazienti, troppo provocati dal fascino dell'altro: a questo mondo finora non aveva mai trovato qualcuna tanto bella e al tempo stesso tanto forte come lei, da inebriarti più di tutto l'alcool di questo mondo.
Vigliacco se dicessi che era semplice sesso; forse era meglio chiamarla fame, un bisogno di non essere me stesso di cui neanche io ero a conoscenza.
Fu solo dopo molto tempo, quando fummo entrami sazi che ritrovai un pò del mio me stesso.
"Mmmhh... se voi detective siete tutti così vorrei essere interrogata più spesso"
"Sono unico nel mio genere, mi spiace"
"Già... anche perché se in centrale chiedessi di te mi guarderebbero come una pazza o mi chiederebbero di cercare altrove, non è vero signor falso poliziotto?"
Dovevo avere una faccia piuttosto stordita, lo ammetto. quella sera stavo perdendo su tutta la linea.
"Ahahah... dai, credevi che non me ne sarei accorta?"
"Come...?"
"Ssshh..." soffiò, mi mise a tacere maliziosamente "Non ha importanza. Non sono venuta qui per la tua patacca di latta"
"Credo di averlo intuito..."
Mi sono ritrovato mio malgrado a ridacchiare.
Come da accordi, ebbi il nome che cercavo, ma lo presi direttamente dalle sue labbra, cosa strana dopo aver fatto sesso ritrovarsi a volere il nome di un altro uomo.

"Comunque alla fine è stata di parola: abbiamo un nome sulla lista da investigare" sogghignò, tronfio, come a dire: se non ci fossi io, cosa fareste voi?
Tuttavia nè Gin nè Kaname sembravano un granché impressionati
"Capo, non è il caso di vantarsi troppo: anche il qui presente Ichimaru Gin si è sacrificato per il bene della società, mettendo addirittura a repentaglio la sua vita!"
"Circolo di mototeppisti a Shonan?"
"Peggio: casa di ex-ragazza a Ota"

Sincero: ero abbastanza nervoso.
Avevo lasciato Rangiku qualche mese fa, per la decima o forse undicesima volta ed era stato un addio abbastanza traumatico.
Qualcuno ha detto che col tempo ci si abitua a tutto: mentre scappavo giù per le scale e schivavo ogni genere di oggetto che si può trovare in una normale casa giapponese inclusi un mio paio di pesanti sandali di legno, avrei tanto voluto incontrare questo qualcuno.
Però sono riuscito a scamparla, potrei dire di essere un professionista in queste cose, addirittura se un tempo fuggivo quando lei non poteva fare niente per trattenermi come nel bel mezzo della notte, negli ultimi tempi la cosa non mi dava alcuna soddisfazione, così sono dovuto passare a cose più estreme.
Sono pazzo, lo ammetto.
"No, non sei pazzo. Hai solo una spiccata tendenza al suicidio"
Eh... Agghindarmi non sarebbe servito a niente, mi sono presentato così come ero a casa sua, col rischio di trovarci il poppante e tutto: nel caso lo avrei sculacciato e cacciato via, credo.
Era sola, ma credetemi quando vi dico che non era per niente contenta di vedermi, anche se il fatto che non mi avesse giustiziato sommariamente lasciava ben sperare
"Ehi, bellezza."
"Tu. Che vuoi?"
"Scambiare due chiacchiere con te, posso entrare?"
"Vattene Gin, non è giornata"
"Ti rubo solo un minuto"
Sono entrato praticamente con la forza, ma Rangiku sembrò non avere voglia di lottare: si limitò ad ignorarmi mentre tornava in cucina, dall'odore che proveniva da quella direzione probabilmente si stava per mettere a tavola
"Gin, sono impegnata. Dimmi cosa vuoi e sparisci, per cortesia." Neanche mi guardava, si ostinava a darmi le spalle.
"Ho saputo della tua amica, Orihime"
Avrei giurato che le sue spalle avessero sussultato impercettibilmente
"Tu." ringhiò, voltandosi di scatto verso di me "Non ti fai vedere per sei mesi. Poi torni e di punto in bianco mi vieni a chiedere della mia amica assassinata!?" continuò in un crescendo insopportabile, uno dei pochi motivi per cui odiavo quella donna... assieme alla tendenza all'ubriachezza e al disordine ma quelli sono anche difetti miei.
Non c'era tempo per la filosofia, così misi tra me e lei il tavolo della cucina mentre la spietata valchiria mi rincorreva con il mestolo del riso
"Ca... calma! Mi hai chiesto tu di andare al sodo!"
"MOSTRO!"
Ce ne volle del tempo, ma alla fine si calmò: addirittura mi mise davanti una ciotola di katsudon.
"Generalmente, non è il contrario? E' chi interroga che offre un katsudon all'interrogato"
"Non sono qui per interrogarti, ma per avere il tuo aiuto, Rangiku"
Dire il suo nome, assieme all'insolita richiesta d'aiuto ebbe l'effetto di acquietare definitivamente la tigre
"Dobbiamo scoprire chi ha assassinato quella povera ragazza!"
"Hanno già messo dentro il colpevole..."
"Piccola... sai che quasi sicuramente non è lui l'assassino. E' stato solo un pretesto per calmare le acque e farci condurre indagini tranquillamente"
"Non sapevo ti avessero ripreso... potevi dirmelo"
"Sono solo un consulente esterno, non voglio più fare il poliziotto"
Finalmente ci siamo potuti mettere a mangiare con calma: l'atmosfera sembrava quella giusta dei bei tempi andati, così non le avrei mai detto che chiamare katsudon o anche soltanto cibo quella roba avrebbe portato al suicidio una decina di chef.
"Cosa non si fa per amore"
Stavolta era il turno di Aizen di vendicarsi per le idiozie dell'albino, ma Gin si limitò a sorridere senza particolare sentimento.
Ci siamo piazzati comodi sul suo divano, con una ciotola di pop corn e aranciata, che se Rangiku si metteva a bere sarebbe stato dura tirare fuori informazioni attendibili. Volevo sbrigare la cosa alla svelta, ma quando Rangiku appoggiò la testa sulla mia spalla mi sono leggermente lasciato andare
"Devo essere sincero, Ran: sono preoccupato anche per te"
"Uh? Perché mai?"
"Non ci arrivi? Sei in una posizione delicatissima, l'unica teste e nemmeno troppo affidabile."
"Ma...!"
"Non mi fraintendere: so che sei innocente, ma dobbiamo trovare al più presto il vero colpevole: queste indagini sono state svolte malissimo, fregandosene di tutte le procedure. Prima o poi la storia verrà a galla e tutti i coinvolti potrebbero fare una brutta fine"
"Ma Toshiro-kun aveva detto..."
"Lascia perdere il bamboccio" Kami se mi sono innervosito a quel nome! "Lui è il peggio, con la volontà di proteggerti sta facendo solo danni"
"Sei geloso di lui"
"Io geloso?" sono insorto
"Si. Non ti va giù che ti abbia sbattuto fuori a calci e che io preferisca lui a te"
"Si vede che ti accontenti di poco"
"Umpf! Scemo... sarà giovane ma è molto più uomo di te"
"Gran bel pezzo d'uomo... ora dobbiamo solo trovare l'altro pezzo, però!"
"Gne gne gne"
Mio malgrado mi stavo divertendo: sembravamo essere tornati quelli di un tempo, ma per il suo bene...Non mi ero accorto di quanto fosse diventato tardi
"Forse è meglio che vada..." dissi senza troppa convinzione
"... rimaniamo ancora un pò così?"
"... va bene"

Di colpo il ragazzo tacque, come se la storia fosse finita lì. Per niente al mondo avrebbe confessato agli unici che poteva chiamare amici quello che era successo dopo, o che si erano detti.

Silenzio.
"Gin... se ti chiedo una cosa, mi dici la verità?"
"..."
"Sei stato... felice, con me?"
Cosa si dice in questi casi? Accidenti alle donne e al loro continuo bisogno di conferme: vorrei averlo detto, vorrei aver detto, stupida, anche adesso io non potrei essere più felice! Sono stato felice ogni singolo istante passato insieme, sono stato felice quando la mattina riuscivamo a svegliarci nello stesso letto e non si sapeva più dove finiva il tuo corpo e dove iniziava il mio, quando riuscivamo a rubare un attimo di tempo per un gelato insieme... ogni ricordo prezioso che ho riguarda te. Se sono quello che sono, il merito è tuo, Matsumoto Rangiku.
Ma sono un uomo.
"Si... Ran."
E forse successe il miracolo, in quel sì si erano condensate tutte le parole non dette
"Grazie"

"Non c'è molto altro da aggiungere"

Ci siamo addormentati insieme, lì sul divano, fregandocene del mondo ed era da molto che non passavo una notte così bella.
Prima di andarmene, Rangiku si decise a darmi un nome, strappandomi la promessa di fare attenzione.

"Sei spietato con lei e con te stesso, Gin" mormorò Kaname, colpito
"Solo con me stesso. Se avessi lasciato dietro di me qualcosa, lei si sarebbe aggrappata a quello e non sarebbe mai riuscita ad andare avanti."
"Non capisco."
"Forse un giorno ti parlerò di come ho conosciuto Rangiku"
"Bene... allora la necessità di dare un occhiata a questo signore sale... hai qualcosa da aggiungere Kaname?" commentò Aizen
"Si Aizen-sama, anche io ho un nome da sottoporre"
"Uh... e a quale leggiadra donzella hai strappato tale preziosa informazione?"
Ignorando completamente Gin, il giovane moro prese a consultare una serie di appunti che aveva messo insieme il giorno prima.
"Ho esaminato il curriculum vitae della vittima, ed ho scoperto qualcosa di più sul suo conto: in particolare, il soggetto ha studiato presso la Toho Gakuen, l'accademia musicale di Tokio. Nulla da segnalare, in apparenza: ottimi voti, studentessa diligente... per scrupolo però ho fatto un giro da quelle parti, fingendomi un appassionato di musica ed ho scoperto una cosa piuttosto interessante. Pare che avesse una sorta di relazione con un professore, ma niente di certo. Fatto sta che il professore in questione si è messo in congedo temporaneo per un anno."
"Fiuu... hai capito questa? Facciamo che al tre diciamo questo accidente di nome?"
"Infantile... Kurosaki Ichigo" commentò Sousuke
"Professor  Schiffer Ulquiorra, docente di violino" aggiunse Kaname
"Jaegerjacques Grimmjow... vi prego non fatemelo ridire"







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Il nome dell'accademia l'ho praticamente preso a caso da Wikipedia, comunque, come i quartieri, esiste.
Una specie di "tradizione" giapponese, se così vogliamo chiamarla, è quella di offrire all'interrogato dalla polizia il katsudon. NIente di complesso, riso con una cotoletta tagliata in strisce.


Angolo recensioni:

Stratovella: da uomo, confermo a mia volta il pensiero di Harribel ^^ Si è visto la buona figura che ha fatto il nostro idiota dai capelli d'argento preferito? (ovviamente idiota in senso affettuoso)
Qui non è perfido nè tanto simpatico, ma si comporta da uomo, come nel manga dove mi è piaciuto un sacco, per affetto a rinunciato ad una donna che secondo me gli piaceva anche. sarebbero stati una delle coppie riuscite dei manga, accidenti all'autore... sono resuscitati tutti perchè lui deve morire!? :-)

Elderclaud: sostegno a quella povera donna di Tia; Aizensama vincerà già abbastanza, è giusto che certe volte perda... anche se non mi è parso molto scontento della cosa! Da adesso potete sbizzarrirvi ad ipotizzare l'assassino, vediamo chi alla fine avrà ragione XD

saby: non so se Aizen in questo è venuto uguale al manga, però l'ho voluto rendere anche umano, almeno un pò. Qui non ha mondi da conquistare quindi si può anche rilassare e comportare da persona normale, non trovi? Grazie del sostegno!

Una ultima nota personale, vediamo se indovinate: perchè, dopo aver intitolato tre capitoli a persone ho intitolato questo con un oggetto? Alla prossima!

Dark




  
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