In meriggio paesaggio, di lille e ginestre dipinto,
come idillio d’ispirazione,il mio cuor ebbe avvinto,
ginocchi,sul terriccio posti, e occhi al cielo tesi,
dun’tratto da scompiglio d’errante,furono lesi,
Sussurrando,urlava e piangeva,
mentre ombra il corpo imprimeva,
dal lungo manto,il sangue colava,
e volto afflitto,lacrime esalava,
“Il Credo di vita,ti chiedo Signore,”
Benché odio al dannato hai impresso,
“ora felicità,dona al cuor,mio depresso,”
Incredula pazzia,le sua membra agitava,
lume immondo,i suoi occhi strapparono
e dalla vene flussi d’odio scorrevano,
mentre fiotti e fiotti,urla riducevano,
“Sia fatta tua,mio divino Signore,,
se eterno è il supplizio di peccatore,
celere fiamma sarò,ma di solo amore,
l’assenza, crudelmente, agognerò,”