Nota: i
personaggi di Sailor Moon, detenuti da Naoko Takeuchi, non mi appartengono.
Emergenza!...
C’è un mostro in casa mia!
Tranquilla
Quella era stata davvero una giornata tranquilla.
Mentre stava chiudendo il chiosco dedicato alla
vendita degli amuleti, Rei si soffermò a pensare che era da un bel pezzo che
non le capitava semplicemente di godersi la pace del tempio nel tardo
pomeriggio di una domenica primaverile.
I visitatori erano stati pochi quel giorno e lei
aveva avuto la rara occasione di assistere passivamente al lento ma inesorabile
scorrere del tempo… prima che se ne potesse accorgere, l’aria frizzante del
mattino aveva lasciato il posto alla tiepida brezza gentile del pomeriggio e i
pallidi raggi solari avevano rischiarato gli alti alberi che circondavano la
sua abitazione, rendendo più vive e cangianti le foglie dalle più varie
sfumature di verde.
Ad un osservatore esterno, quella visione poteva
sembrare noiosa e priva di qualunque attrazione ma non era così per lei che, con
tutte le cose che aveva da fare, difficilmente poteva concedersi il lusso di
prendersi una pausa… scuola, casa e gestione del tempio erano le sue mansioni e
nessuno poteva assumersi queste responsabilità al posto suo, lo sapeva bene. Se
poi si aggiungeva il fatto che era una paladina di giustizia con una missione
da compiere… beh, non si poteva certo dire che la sua vita fosse prevedibile.
Immersa in questi pensieri, Rei diede un’ultima
occhiata verso l’enorme scalone che conduceva verso le strade brulicanti di
persone sicuramente intente a gustarsi il meritato giorno festivo e s’incamminò
verso l’interno della sua casa, pregustando il momento di lì a poco in cui,
accoccolata davanti al camino, avrebbe assaporato il suo thè impreziosito con
dolcetti al cioccolato preparati appositamente per quell’occasione. Era un rito
quotidiano al quale non riusciva a rinunciare…
Prima, però, doveva cambiarsi.
Canticchiando un allegro motivetto, Rei si sfilò il
kimono per indossare abiti più comodi e pratici. Era davvero di buonumore. Per
quel giorno, niente e nessuno avrebbe potuto cancellare la sua spensieratezza…
a meno che non si fosse presentata un’emergenza – mostro da abbattere… ma erano
passati secoli da quando avevano sconfitto l’ultimo nemico e il fuoco sacro non
aveva preannunciato minacce…
Si diede della sciocca per aver dirottato i suoi
pensieri in una direzione poco felice. Le cinque erano arrivate e avrebbe
perduto il piacere di una buona tazza fumante del suo liquido preferito se non
si fosse sbrigata...
Non fece in tempo a mettere un piede fuori dalla
porta della sua camera che un suono acuto e ben familiare catturò la sua
attenzione.
Il comunicatore Sailor stava trillando insistentemente.
Con il cuore in gola, Rei lo afferrò di scatto e
premette il pulsante. I suoi occhi scorsero il volto pallido e scarmigliato di
un’impaurita Usagi…
-“Rei, emergenza! C’è un mostro in casa mia!”-
-“Avviso le altre e arrivo subito!”-
Senza perdere tempo, Rei chiuse la comunicazione e
chiamò le altre ragazze spiegando l’accaduto.
Appena mise giù il ricevitore, le scappò
un’imprecazione… mai una volta che la giornata finisse bene… e quella chiamata
era arrivata proprio al momento più inopportuno! Dannazione! Usagi era in
pericolo e lei stava lì a perdersi in quisquilie…
Il nemico l’avrebbe pagata particolarmente cara,
stavolta… mai disturbare i momenti di pace della combattente di Marte!
Biascicando delle scuse affrettate a suo nonno, Rei
spalancò la porta di casa e si avviò correndo tra le strade di Tokyo.
Cinque minuti dopo, Sailor Mars atterrò con un
balzo davanti al cancello dell’abitazione di Usagi. Ad attenderla, c’erano già Sailor
Jupiter e Sailor Mercury.
-“Ci sono novità?”- chiese impaziente.
-“Nessuna. Il mio computer non rivela niente
all’interno”- una preoccupata Mercury digitava senza sosta complicati calcoli
algebrici ma l’apparecchio non percepiva alcuna forma di vita aliena nella
casa.
Una voce dietro di lei pose fine alle sue
operazioni.
-“E se fosse stata rapita?”- Sailor Venus fece la
sua comparsa in mezzo alle altre.
-“Non è possibile. Il fuoco sacro me l’avrebbe
sicuramente mostrato.”-
E se si fosse trattato proprio di un rapimento? E
lei non l’avesse avvertito? D’altronde, erano passati pochi minuti dal momento
in cui aveva ricevuto la chiamata di Usagi… potevano essere stati fatali, in
quel lasso di tempo poteva essere accaduto di tutto…
L’intervento di Sailor Jupiter la distolse dai suoi
pensieri.
-“C’è solo un modo per scoprirlo… facciamo
irruzione ed entriamo!”- devastante come un toro in carica, la guerriera di
Giove avrebbe sicuramente sfondato la porta se le altre non l’avessero
trattenuta.
All’interno regnava il silenzio.
Le ragazze avanzarono di qualche passo verso il
centro della stanza appena visibile, le orecchie tese a captare qualsiasi rumore
insolito o un’anomalia che manifestasse la presenza di nemici. Ben presto, gli
occhi si abituarono alla penombra e la visione che si mostrò loro fu
sconcertante.
Tutto era immacolato e al proprio posto. I mobili
troneggiavano fieri nella stanza e ogni cosa aveva la sua giusta collocazione.
Dov’era finita Usagi?
Il silenzio si fece assordante. Tutto quello che si
poteva sentire era il palpitare furioso dei cuori delle guerriere, con i sensi
all’erta e pronte a scattare a qualsiasi minimo segnale.
Non c’era anima viva. Sembrava che gli inquilini
della casa fossero temporaneamente assenti. Nulla faceva presagire una
situazione di pericolo.
Fu Mercury a interrompere l’atmosfera tesa che si
era creata.
-“Mi chiedo… come hanno fatto i nemici a scoprire che
questa è la casa dove abita Usagi?”-
Degna
domanda di Amy, si ritrovò a pensare Rei.
Ma nessuno ebbe la forza di risponderle. Tutte
erano occupate a fare i conti con gli oscuri presagi che si facevano largo nei
loro animi.
Alcuni colpi attutiti le fecero trasalire e voltare
verso la stanza alla loro sinistra. Frementi e con il groppo in gola, aprirono
la porta e si catapultarono dentro.
A una prima occhiata, la scena che si presentò loro
le colpì come una cannonata. A pochi metri, riversi a terra, giacevano i corpi
pallidi e immobili dei genitori e del fratello di Usagi. Ma non fu questo a
spaventarle.
La loro leader era davanti a loro, il corpo teso e
tremante nello sforzo di trattenere al di là della porta l’ancora invisibile
entità maligna che premeva per uscire con sempre più intensità Le spinte si susseguivano con maggior
frequenza… e lei stava per cedere.
-“Usagi!”- il tono delle loro voci fu un misto di
sollievo e preoccupazione.
La ragazza si girò verso le sue compagne e i suoi
occhi, sofferenti e scoraggiati, liberarono lacrime di gioia al solo vederle di
nuovo al suo fianco.
-“Ragazze, che bello vedervi! Aiutatemi… non
resisterò ancora a lungo!”- appena ebbe pronunciato queste parole, Usagi si
accasciò a terra, esausta.
Venus agì prontamente. Mentre le altre sostenevano
la loro più cara amica, allontanandola dalla porta, lei rimpiazzò la resistenza
di Usagi con la sua catena e bloccò l’entrata, consapevole che il rimedio
sarebbe stato temporaneo.
Un sollievo parziale dilagò negli animi delle
combattenti, sostituito dalla preoccupazione sullo stato di salute della
combattente della Luna.
-“Usagi, cos’è successo?”-
-“Stai bene?”-
-“Come mai non sei trasformata?”-
Alla domanda di Mars, Usagi si rabbuiò e le
lacrime, fino a quel momento trattenute, colarono lungo le guance.
-“Mi ha preso la spilla! Quella… quella cosa… l’ha
inglobata dentro di sé.”-
-“Ma come ha fatto a prenderla?”-
-“Non lo so. Ho lasciato la mia uniforme scolastica
con la spilla sullo schienale di una sedia in cucina in attesa di lavarla. Poi,
mi è venuta fame e ho deciso di cucinare. Sono salita in camera per prendere
una cosa ma ero stanca e mi sono addormentata. Mi sono svegliata una mezz’ora
fa e quando sono scesa in cucina era già successa la catastrofe. I miei
genitori sono svenuti per lo shock e io, appena ho visto quella massa informe ingrandirsi
per tutta la stanza e avanzare verso di me, l’ho chiusa dentro e ti ho
chiamato, Mars…”-
E detto questo, la ragazza sfogò tutta la sua
disperazione nell’abbraccio delle sue amiche.
Era veramente preoccupata. Senza la spilla non
poteva fare granchè, non poteva aiutare le sue compagne. Senza contare che i
suoi genitori erano ancora privi di coscienza e non sapeva quanto ci avrebbero
messo a riprendersi.
Fu Mercury a interrompere il flusso dei suoi
pensieri.
-“Ok, qui ci serve una strategia d’attacco. Usagi,
tu per ora non puoi fare nulla perciò ci pensiamo noi. Venus, se rimuovi la tua
catena, potrò rilevare più informazioni sul mostro tramite il mio computer.
Così potremo facilmente capire il suo punto debole e avere una chance in più.”-
-“Va bene. Ma prima di rimuovere la catena,
occupiamoci dei tuoi familiari, Usagi.
Mars, Jupiter, aiutatemi a spostarli. Qui sono solo
d’intralcio e se si svegliano, dovremo dare delle spiegazioni che per ora non
siamo in grado di dare.”-
Il momento tanto temuto era arrivato.
Lo scontro stava per iniziare.
Le quattro guerriere si allinearono davanti alla
porta ancora bloccata dall’arma di Venus, con espressioni determinate che dimostravano
che quel giorno, qualunque cosa fosse successa, ne sarebbero uscite vittoriose.
Non era il momento di pensare all’angoscia e alla
paura che attanagliavano i loro cuori. Non si poteva lasciare spazio ai timori
e ai dubbi sull’esito della battaglia contro un nemico tanto forte quanto
sconosciuto.
Avevano solo un’informazione in loro possesso:
l’avversario era talmente grande che la cucina di Usagi non riusciva a
contenerlo. Presto avrebbe scardinato la porta dal suo uscio, un misero
ostacolo nel suo piano di conquista.
Trasmettendosi sguardi di complicità, i loro
pensieri corsero in direzione della loro leader insolitamente in disparte, ma
la cui espressione fiera comunicava la sua intenzione a venire in loro aiuto
qualora ce ne fosse stato bisogno.
Al segnale di Mercury, la catena venne rimossa e un
boato assordante di una porta che si spalancava preannunciò l’entrata in scena
del nemico.
Le guerriere, ancora ferme e immobili nelle loro
posizioni da combattimento, ebbero un moto di sorpresa e ammutolirono.
Quella cosa… non c’era altro modo di definirla… era
diversa da tutti gli altri mostri con cui avevano avuto a che fare. Si presentava
come un’informe massa molliccia di colore beige e piena di bolle. La sua
consistenza era al contempo granulosa e flaccida. Come poteva essere?
Ma non fu il solo particolare che spiazzò le
ragazze. Un’altra stranezza era che il mostro, pur senza volto e senza un corpo
delineato, continuava a ingrandirsi. Nel giro di pochi secondi, era fuoriuscito
dall’irriconoscibile cucina e aveva già raggiunto il soffitto della sala,
espandendosi su tutti i lati che trovava liberi.
Spiazzate, le paladine si guardarono l’una con
l’altra per decidere chi doveva attaccare per prima. Il mostro minacciava di
raggiungerle quanto prima, schiacciandole sotto il suo peso.
La prima ad intervenire fu Amy, il cui computer le
aveva rivelato tutte le informazioni di cui aveva bisogno. Si avvicinò alla
massa per colpirla con il suo potente getto d’acqua. L’attacco ebbe il potere
di far indietreggiare di poco il nemico ma l’effetto generale fu disastroso:
una parte della materia granulosa si trasformò in un liquido appiccicoso che
intrappolò Mercury sul posto e la ricoprì fino all’altezza dei fianchi. Presa
dalla foga di liberarsi, la ragazza lasciò cadere il computer che venne
assorbito all’interno del nemico.
La situazione sembrava disperata.
Anche se la stratega del gruppo era fuori
combattimento, le altre guerriere non potevano permettersi di perdersi d’animo.
Dovevano assolvere la loro missione a costo della vita. Salvare la principessa
era prioritario e, se avessero fallito, l’umanità intera avrebbe rischiato una
tragica fine.
Mentre Jupiter cercava in tutti i modi possibili di
aiutare Mercury, Mars e Venus decisero di provare un attacco combinato, la
prima col fuoco e la seconda con la sua catena. Il risultato fu più tragico di
prima: a contatto con il calore, la massa accelerò la sua crescita e Rei finì
intrappolata in un angolo della stanza, senza potersi muovere in quanto il
mostro le bloccava tutte le vie d’uscita.
Minako non ebbe miglior fortuna: la sua espressione
trionfante data dall’aver inflitto il colpo proprio in mezzo alle carni del
nemico fu sostituita dallo sconcerto nel momento in cui si rese conto che la
sua arma veniva inesorabilmente assorbita nelle profondità della massa. Dopo
pochi minuti di tiro alla fune, in cui l’esito decretò la momentanea vittoria
del nemico, la ragazza dovette accettare a malincuore che non aveva mai
incontrato qualcuno… o meglio, qualcosa contro la quale era inerme e debole.
Affranta da queste riflessioni, non si accorse che il mostro l’aveva agguantata
per le spalle e immobilizzata a terra.
Usagi osservava la scena con espressione sempre più
terrorizzata.
Non poteva non intervenire, non ora che le sue compagne
erano in difficoltà a causa sua… se solo non le avesse chiamate, avrebbe
risparmiato loro questa umiliazione.
Fece un passo avanti nella direzione
dell’avversario, intento a espandersi nella stanza e ignaro di avere di fronte
una potenziale rivale, ma il corpo snello e atletico di Jupiter si frappose tra
lei e la massa informe.
-“Usagi, stai indietro.”-
-“Non posso. Devo fare qualcosa.”-
-“Lo farai solamente se e quando anch’io sarò stata
sconfitta. Ora è il mio turno.”- la sua espressione orgogliosa non lasciava
spazio a incertezze. Usagi, vinta dalla determinazione di Makoto, indietreggiò
nuovamente.
Jupiter si preparò a combattere. I suoi occhi
mandavano lampi in direzione del tosto avversario che aveva davanti… Stupido!
Gli avrebbe fatto vedere le conseguenze con chi osava scontrarsi con lei…
Il suo sguardo corse alle sue amiche, ferme e
immobili che aspettavano la sua prossima mossa, i loro volti esausti che
riflettevano il dolore e la pena che anche lei aveva nel cuore. Doveva
assolutamente sconfiggere quel mostro…
Doveva farlo per lei stessa, ne andava del suo
orgoglio di guerriera.
Doveva farlo per le ragazze, per vendicare il
bruciante senso di umiliazione subita.
Doveva farlo per Usagi, la sua leader e la sua
principessa, perché la sua missione era quella di proteggerla, sempre e
comunque.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Aumentò la sua
energia materializzando nelle sue mani il colpo che doveva infliggere al nemico
che avvertì la sua potenza.
La tensione nell’aria era palpabile.
Un attimo prima di sferrare il suo fulmine contro
l’entità malefica, i suoi occhi osservarono la densità della massa che teneva
immobile Mercury e, all’improvviso, tutto si fece chiaro.
Capì come doveva agire.
Ma, prima, doveva verificare se quello che stava
pensando era giusto.
Fece svanire il fulmine che teneva tra le mani. Non
serviva più. Anzi, era l’arma meno appropriata per il tipo di operazione che
doveva eseguire.
Si avvicinò alla massa fino a toccarla con le mani.
Era morbida, soffice ma anche appiccicosa. Ci si poteva affondare dentro se non
si stava attenti.
Proprio come pensava. Le scappò una sorrisetto
divertito.
Subito, le voci delle amiche la strapparono dal suo
dettagliato esame.
-“Jupiter, ma che fai?”- Mercury era allibita dalla
mancanza di preoccupazione dell’amica.
-“Che ti è preso?”- l’espressione furente di Mars
invece rivelava la sua ansia.
-“Ragazze, non preoccupatevi… non c’è nulla da
temere.”-
Lei era tranquilla. Non aveva paura.
Sciolse la trasformazione. Era inutile in quel
caso.
I suoi sospetti furono confermati. Tuttavia, decise
di fare un’altra prova.
Strappò un pezzo piccolo della massa e se lo portò
in bocca.
-“Sei diventata matta?”- urlò Venus.
Ignorando il commento, l’espressione di Makoto si
fece attenta mentre assaporava il boccone.
Stupefatte, le ragazze erano in attesa del suo verdetto.
Persino Usagi si era avvicinata al gruppo, sul viso un’inconfondibile
espressione di colpevolezza.
Successe tutto in pochi attimi.
Makoto impallidì e si portò le mani alla bocca. Il
suo volto non riuscì a mascherare una smorfia di terrore e disgusto. Cominciò a
tremare e si accasciò in ginocchio sul pavimento.
Convinte che la loro amica fosse sotto l’effetto di
qualche potente veleno, le guerriere cercarono di divincolarsi dai lacci
mollicci della massa che aveva cominciato stranamente a indebolirsi.
Non fecero in tempo ad avvicinarsi che Makoto si
era già rialzata, sostenuta da un’Usagi sempre più colpevole. Sul viso della
ragazza, l’espressione ilare non riusciva a cancellare del tutto i resti della
smorfia di poco prima.
Prima che le sue amiche potessero dire qualcosa,
lei le precedette.
-“Sul serio, ragazze, è tutto a posto. Il mostro
che abbiamo davanti è semplicemente una base per pizza troppo cresciuta. E
molto salata, devo aggiungere. Con un po’ di olio di gomito, potremo riuscire
in poco tempo a farla regredire a uno stadio normale.”-
-“…”-
-“…”-
-“…”-
L’esplosione d’ira di Rei che seguì l’ultima
affermazione non ebbe uguali nel corso della storia.
-“Diamine, Usagi! Ma quanto lievito ci hai messo
nell’impasto?”-
Note
dell’autrice:
Ebbene, sì, sono di nuovo tra voi!! Dopo quasi due
mesi di assenza, sono ritornata a scrivere… e questa fic è il frutto di un
repentino lampo di ispirazione che mi è venuto… indovinate un po’? in piena
notte, non alle 3 come l’altra volta ma alle 2… decisamente stiamo migliorando…
se continuo così, posso sperare di avere l’ispirazione verso le 11 e riuscire
ad addormentarmi senza pensieri che frullano… si dice che la notte porta
consiglio ma così si esagera… questa mattina ho iniziato la stesura e sono
riuscita a completarla in giornata, cosa di cui sono molto fiera!!
Spero che la mia piccola storia vi rallegri la
giornata come è successo a me mentre la scrivevo… ridacchio ogni volta che
scrivo qualcosa… sarò normale?!?
Stavolta ho scritto una fic con più personaggi,
cosa che per me non è facile… mi viene naturale e spontaneo con il punto di
vista di un solo personaggio ma quando si tratta di far interagire più
personaggi, la cosa si complica un bel po’…
Spero di essere riuscita nell’intento di aver
scritto una storia lineare e chiara e soprattutto se vi aspettavate il colpo di
scena finale… ho messo qualche indizio qua e là, lo avevate capito? O la
suspence vi ha tenuto col fiato sospeso fino all’ultimo?
Tutti i commenti sono ben graditi e accetti.
A questo proposito voglio ringraziare di cuore maryusa,
pingui79, dolcebunny, winry8827, luciadom, ellephedre, lagadema e veronica85
per aver commentato con bellissime parole la mia fic precedente “Appagante
Desiderio”… mi avete commosso!!
In più, grazie mille a chi l’ha segnata tra le
preferite (DreamBook) e un sacco grazie a chi l’ha aggiunta tra le
storie da ricordare (chikaru, VaMpIrA89, winry8827).
In sostanza, grazie a chi legge!!
Come sempre, ho altre idee che mi frullano per la testa… la prossima storia che
scriverò sarà una long-fic a più capitoli, sarà il mio primo esperimento di
questo genere dopo one-shot e drabble… la trama è delineata, il problema sarà
trovare il tempo di metterlo per iscritto in forma chiara e attraente… speriamo
in bene!!
Detto questo, auguro a tutti una buona serata (dato
che al momento in cui scrivo sono le sei della sera)!!
A risentirci presto!!