Autore: wolvie91
Titolo della fic:
Parfum de Chardonnay
Tipologia della fic:
one-shot
OC Scelto: Ducato di Borgogna (Bourgogne)
Personaggi principali: Francia,
Inghilterra, OC!Ducato di Borgogna, menzionata Giovanna d’Arco
Genere: storica, drammatico, malinconico
Avvertimenti: what
if, OOC,
Raiting:
Giallo?
Introduzione:
-Bruciala-
Inghilterra ha un sobbalzo, nel sentire quella parola, ma non vuole
darlo a vedere. Alza il viso all’indirizzo del suo alleato, corrugando appena
la fronte, e lo squadra dubbioso.
-Come, prego?-
L’altro fa un passo avanti, ghignando come una fiera che ha appena
visto la preda cadere in trappola, e s’appoggia di peso al tavolo intarsiato
attorno al quale stavano conversando.
-Falla giudicare da un tribunale ecclesiastico e poi mandala al rogo.
Bruciala nella pubblica piazza-
Una storia lontana, persa nei fiumi del Tempo, a volte
dimenticata. Due fratelli, un nemico, una Santa, odore di cenere umana e
profumo di vino dorato a scacciare i vecchi ricordi.
Parfum de
Chardonnay
-Bruciala-
Inghilterra ha un sobbalzo, nel sentire quella parola, ma non vuole darlo a vedere. Alza il viso all’indirizzo del suo alleato, corrugando appena la fronte, e lo squadra, dubbioso.
-Come, prego?-
L’altro fa un passo avanti, ghignando come una fiera che ha appena visto la preda cadere in trappola, e s’appoggia di peso al tavolo intarsiato attorno al quale stavano conversando.
-Falla giudicare da un tribunale ecclesiastico e poi mandala al rogo. Bruciala nella pubblica piazza-.
Inghilterra esita, indeciso sul da farsi, e cerca di prendere tempo afferrando uno dei volumi appoggiati sul piano di legno.
-Perché dovrei?-
Un guizzo di brillanti denti candidi, e due luminosi occhi viola che s’accendono di gioia crudele e furibonda.
-Perché lo so che lo vuoi. So che vuoi distruggerlo; almeno quanto lo voglio io-.
Inghilterra indugia, poi abbassa lo sguardo e chiede a gran voce di mandare a chiamare il vescovo.
Brucia.
Il fuoco s’innalza nell’aria e pare quasi voler raggiungere il cielo turchese sopra le loro teste, come braccia tese all’infinito che si trova oltre le rade nuvole bianche. Come a voler andare più in alto, oltre i confini dell’umano essere e scoperchiare le volte dell’Universo, presentandosi al cospetto del Sommo Fattore.
Inghilterra rabbrividisce, e distoglie lo sguardo. Si volta a guardare la folla radunata nella pubblica piazza, gente di tutte le età che urla e che spintona le file di soldati disposti in arme attorno alla pira, frati e preti incappucciati che assistono a quel supplizio in silenzio, qualche nobile… e poi loro, sui loro cavalli, lontani dalla massa ma attenti a seguire le fasi dell’esecuzione.
Il suo destriero ha un guizzo, come se avesse letto nella sua mente il suo disagio, e deve strattonare con forza le redini per trattenerlo ed impedirgli di fuggire via, ma così facendo compie comunque uno scarto di lato e attira l’attenzione del giovane al suo fianco. Quello lo guarda, come divertito, e ride. Una risata grassa, maligna, quasi crudele.
-Hai paura?-
Trasale impercettibilmente alla domanda, e si sforza di tornare a rivolgere il proprio sguardo alle fiamme ardenti che ormai hanno avvolto completamente la legna. Deglutisce, sbattendo ancora una volta le palpebre, e si sforza d’indurire la piega della mascella per mostrarsi più risoluto di quello che è.
-No-.
Di nuovo Borgogna ride sguaiato,
arrivando a piegarsi sulla cavalcatura per l’accesso convulso delle risa. I bei
capelli neri, umidi di pioggia, gli ricadono sul viso come dita del diavolo intente ad accarezzarlo, e la sua mano risale a scuoterli
via, con un gesto elegante e curato. Borgogna ride, come se non avesse altra
ragione di vita, e poi reclina indietro il capo, continuando a ridacchiare
mentre si asciuga le lacrime dagli angoli degli occhi.
-Hai paura- ansima, ancora scosso dall’accesso d’ilarità –Hai paura di una punizione divina; hai paura che Dio scenda dal cielo e ci fulmini per aver osato far questo alla sua Messaggera, non è così?-
Inghilterra rabbrividisce di nuovo, e non riesce a distogliere lo sguardo da quegli occhi viola che si stanno facendo beffe di lui in modo quasi plateale. Vorrebbe avere una replica sagace con cui rispondere, ma non riesce ad emettere fiato, ritrovandosi a deglutire per idratare la gola secca. La cenere e il disgustoso odore di carne bruciata gli riempiono le narici, e Borgogna si staglia davanti a lui come un demone appena uscito dall’inferno.
-Io…no, non…-
Poi Borgogna ridacchia di nuovo, facendo avanzare di un passo il cavallo, e si tira una pacca sulla gamba, incontrollato.
-Angleterre, Angleterre… Sei così patetico. Credi
davvero che a qualcuno importi di una piccola contadinotta che crede di vedere
gli angeli? Non essere stupido– e le sue dita sicure
stringono le redini, incitando il cavallo a voltarsi, per poi spostare quelle ciocche
nere come pece dietro l’orecchio e sporgersi verso di lui per sussurrargli
all’orecchio –L’unica cosa che abbiamo fatto oggi è distruggere mio fratello…
non lo senti, il dolce sapore della vittoria? Il gusto intenso del suo odio?-
Inghilterra trema, tanto che deve serrare le gambe sui fianchi del cavallo per costringersi a restare fermo, e Borgogna ride, ride di nuovo, una risata gelida che copre, per un solo istante, le grida che vengono dal patibolo. Poi affonda i talloni nel ventre dell’animale e galoppa via, verso le mura della città, facendosi largo tra la folla fino a diventare una macchia indistinta col suo mantello che garrisce al vento.
Inghilterra guarda le fiamme che scemano, i resti di un corpo arso che crollano a terra, e nella sua mente baluginano ancora due occhi azzurri come quel cielo che lo stanno fissando, e un dolce sorriso che non sa provare rancore. Geme di dolore, stringendo gli occhi per scacciare quella visione, e il suo cavallo s’impenna scalpitando nell’aria.
Giovanna arde nelle prime luci del tramonto. Le sue ceneri verranno bruciate altre due volte per dimostrare al mondo che non è sopravvissuta alla sua condanna, e poi verranno buttate nella Senna per non essere mai più ritrovate.
Inghilterra comprende improvvisamente che non riceverà mai perdono sufficiente per quello che ha appena fatto.
-Signore-.
Un soldato gli si avvicina di corsa, trafelato, e lo distoglie dalla contemplazione delle cerchia murarie. Punta allora lo sguardo sul nuovo arrivato, vagamente incuriosito.
-Che succede?-
-Ecco… ci sarebbe un’ultima questione da sistemare, e il re ha richiesto il suo esplicito intervento. Riguarda… Riguarda il Ducato, signore-
Francia ascolta in silenzio, battendo appena le palpebre nel sentire quel nome pronunciato con tanta titubanza. Squadra il povero milite rimasto in attesa della sua risposta, pondera attentamente il da farsi, e poi sorride, angelico.
-Voglio che bruci- risponde, tornando a fissare le mura – Che bruci nella pubblica piazza-
Quando lo trascinano fuori dalla torre, senza l’armatura e i suoi bei vestiti, Francia ha addirittura qualche difficoltà a riconoscere in quel ragazzino sporco e scarmigliato suo fratello, il Ducato di Borgogna. Due soldati in arme lo trascinano malamente al suo cospetto, insultandolo e infierendo sul suo corpo ad ogni tentativo di resistenza; poi lo afferrano per i capelli, strattonandolo per costringerlo ad alzare il capo, e Francia sente evaporare ogni dubbio non appena due occhi viola inferociti si posano su di lui.
Suo fratello. Quel fratello che l’ha sempre odiato, quel fratello che non potrebbe essere più diverso da lui, con quei capelli scuri e quegli occhi che paiono essere stati forgiati da Satana in persona, quel fratello che ora lo fissa come se volesse cavargli il cuore dal petto e divorarglielo, da tanto disprezzo e rancore gli distorcono il viso. Pare una bestia selvaggia chiusa in gabbia ma che per nessuna ragione vuole inchinarsi al padrone, pronta a liberarsi e scattare via. Quel fratello per cui ha pianto ogni lacrima e per cui non è più in grado di provare pietà.
Lo fissa, gelido, i capelli biondi che gli incorniciano il viso, gli occhi ridotti a schegge d’algido azzurro, e sostiene quello sguardo da belva, senza tremare.
-Da adesso- scandisce, la voce alta e stentorea –Da adesso cessi di esistere come Ducato. Da adesso i tuoi territori appartengono al Regno di Francia-.
Tace un istante, incapace di
proseguire; poi fa un passo avanti, battendo piano le palpebre. Prima che possa
impedirselo, il braccio scivola da solo al suo zigomo, facendo crepitare appena
la stoffa del farsetto, due dita scorrono appena sulla guancia insanguinata,
tremando al contatto con la pelle ferita. Ma prima che possa dire o fare altro,
l’altro si sottrae di scatto al contatto, un guizzo di ferocia negli occhi
ametista e un ringhio sulle labbra sottili.
-Non toccarmi-
Francia indietreggia di un passo, ritraendo la mano come se si fosse scottato, e fa cenno di portare via il prigioniero, di condurlo al suo patibolo, lì sulla pira, lontano da lui. Si guarda l’arto, su cui sono rimaste tracce scarlatte, e improvvisamente il suo stomaco si contrae, nauseato da quella vista.
Borgogna arde nelle prime luci
dell’alba, urlando bestemmie e maledizioni a tutta
Francia comprende improvvisamente che la vendetta non ha alcun piacere di sorta, ma provoca solo nuovo dolore; nessuno gli renderà il suo cuore.
Il sole delicato di inizio settembre gli bacia dolcemente il viso, e Francis gli sorride, sorseggiando piano piano il vino che tiene nel bicchiere. Lo assapora lasciandosi il tempo giusto, socchiudendo gli occhi gustando ogni reazione delle papille, e poi schiocca la lingua, soddisfatto.
-Bonjour, mon frere-.
Riapre di scatto le palpebre, voltandosi verso la voce che lo ha chiamato dalla vigna; e dai filari perfettamente disposti fa capolino il viso sorridente di un bimbo, i morbidi boccoli biondi che ricadono sulla camicia bianca macchiata di terra, e le mani grassocce chiuse su un cesto di vimini ricolmo di grappoli. L’uomo ricambia il saluto, facendogli cenno di avvicinarsi, e mentre il piccolo salterella allegramente verso di lui si sporge dalla sdraio per depositargli un bacio sulla fronte, carezzando al contempo le guance piene. Poi lo guarda, serio, tuffando lo sguardo nelle sue iridi gentili.
Color viola ametista. Color dell’uva matura che tanto ama.
-Bourgogne… - sussurra, prima che possa impedirselo – Tu mi odi?-
Il bimbo ride, sbarazzino. Una risata pura, cristallina, infantile.
-Mais non, mon frere! Come potrei?-
Francia annuisce, mestamente, poi accenna a un sorriso, pettinandogli dolcemente i morbidi capelli biondi, che sicuramente ha preso da lui, sussurrando piano un “merci” che nessun altro potrebbe cogliere. Poi torna ad osservare il vino nel calice con malizia.
-Ottima annata, me lo invidieranno tutti-
Borgogna scoppia a ridere, incapace di trattenersi, e Francis beve un altro sorso sorridendo tra sé e sé, il profumo delicato dello Chardonnay nelle narici che offusca la cenere che annebbia i suoi ricordi.
Note a piè pagina:
Giovanna d’Arco venne catturata dai
Borgognoni il 23 maggio del 1430, che poi la vendettero agli inglesi quattro
mesi dopo. Dopo aver subito un processo per eresia, venne condannata al rogo e
arsa sulla piazza di Rouen il 30 maggio 1431.
L’origine del Ducato risale all’epoca
carolingia, anche se la sua rivalità con il regno di Francia si sviluppò
durante
Ok, le note storiche principali sono
queste. Per quel che riguarda quelle di ordine tecnico… non so, e sinceramente
non credo, se
Perché ho insistito sul vino?
Sì, è un discorso complicato <_<
Per il resto, è tutto parallelismo tra
le due scene U_U
Perché il Ducato odia tanto
Francia? Beh, sono due fratelli che non sono mai andati d’accordo, e il
Ducato non è mai riuscito a prevalere. Mettiamola così.
Bien, ho finito
Note post-invio.
Questa storia si è
classificata quarta a pari merito all’”Hetalia oc
contest” di Lalani. Ringrazio la giudice per il suo
commento e faccio i miei più sinceri complimenti alle
altri partecipanti per i loro risultati.
Questa storia però è
anche un testamento, anche se non era previsto nella sua redazione. Con essa
prendo commiato da tutti voi, in quanto ho deciso di lasciare il mondo delle fan
fiction per una buona pausa di tempo. Ciò che è incompiuto resterà incompiuto,
ciò che è terminato… beh, resta dov’è.
Grazie a tutti in ogni
caso <3