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Autore: Alexandes    10/11/2010    0 recensioni
Gin sta passando una serata molto noiosa e ha bisogno di divertirsi. Così finisce per chiamare vecchi amici che mai avrebbe pensato di ricercare. La potenza della noia! (consigliata a chi non ha davvero nulla da fare a parte fare un tuffo in una follia di metà adolescenza)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che noia ….” esclamò Gin camminando per la stanza, in tondo, delineando il contorno del tappeto rosso. Si guardò intorno.. poi sbuffò. “ Possibile che con tutti i soldi e tutte le cose che ho, non trovi mai nulla da fare? .. tsk, amici inutili più di loro non esistono”.
Ripensò alle telefonate appena concluse:
 
“ Amore! Come v..”
“ Gin scusa ma devo scappare, Dario mi aspetta qua sotto, dobbiamo andare a pattinare sul ghiaccio .. sai le capate che gli vengono ogni due e tre .. ti amo!!”
TUTUTUTU..
 
“ We, Ale!! Come ti butta?”
“ mmm.. Gin.. ho 45 di febbre e nn riesco nemmeno a parlare.. ieri quel tuffo a mare mi ha ucciso.. ci sentiamo dopo? “
 -.-“ “ certo. Stammi bene, ti amo!!”
“ciao tesoro”
 
“ Fottetevi tutti! “ esclamò all’improvviso. Si sedette sul divano di fronte allo specchio ottocentesco che prendeva tutta la parete. Le rifiniture d’oro sul bordo l’aveva attirata così tanto che aveva finito per comprarlo, e per costruire una stanza in stile ottocento solo per metterlo. Il divano era anch’esso antico, di velluto rosso, e la pendola in palissandro e oro era costosa quanto l’anello di rubini di sua madre. Su madre..
Un’idea la fulminò. Si alzò subito, facendo scricchiolare il legno ormai vissuto, e corse nel suo armadio.
Attraversò i corridoi: vestiti alla moda, vestiti romani, vestiti indiani, kimoni, lingerie, vestiti da uomo, maschere di halloween, reparto scarpe.. “Eccolo!” sussurrò.
La vie en rose. I vestiti dell’ottocento. Camminò con fare quasi reverenziale tra i tessuti appartenuti alle principesse e ai principi, alle dame e alla servitù.. poi lo trovò. Il più bello di tutti.
Lo prese e senza esitare si spogliò e, senza intimo, lo mise. Il corpetto rosso aveva due nastri verticali di merletto nero, e i lacci di velluto, anch’esso nero, diventavano man mano più distanti ad arrivare al seno, che risaltava come non mai così schiacciato. La gonna, ampia e lunga fino a coprire i piedi, formava pieghe perfettamente uguali l’una all’altra,  così da rendere la sua figura snella affascinante. A piedi nudi corse nel reparto accessori, e con un fermaglio si legò i capelli alti, lasciando delle ciocche a coprire gli occhi e sfiorare il collo, poi prese il rossetto da geisha e disegno le sue labbra.
Dopodiché tornò nella stanza rossa. Si risedette con fare regale sul divano, e si ammirò. Il contrasto tra i suoi capelli e il resto era stupefacente. Il pallore della sua pelle assumeva un’intonazione marmorea, e gli occhi sembravano essere neri, e non più viola. Scorgendo poi la sua peccaminosa bocca schiusa, Gin ebbe un sussulto. Si sentiva così bella …
Alzò la cornetta del telefono così vecchio, ma così elegante, di porcellana nera, appoggiato sul tavolino di palissandro. Compose un numero che non si aspettava di comporre mai più.
 
“ Pronto?” rispose la voce dall’altro capo del telefono, assonnata. Gin diede uno sguardo fugace alla pendola per controllare l’ora: le 10 e trenta. Doveva aver lavorato un bel po’ quel giorno. Si leccò le labbra, prima di rispondere.
“Vexen?” sussurrò, con fare languido.
 
Il ragazzo tremò. Non poteva essere. Assolutamente escluso. Ma..
“Roxanne?” chiese, tremante.
 
Gin sorrise.
“Più o meno. Come stai, mon amoure? “
“ io.. bene.. cioè.. che cosa..??” balbettò confuso.
“Che hai tesoro?” come un serpente che assaggia l’odore della preda Gin si leccò le labbra. Ormai i suoi occhi erano completamente neri. “ Non mi vuoi più bene? Non mi chiedi nemmeno come sto?”
“ No! Certo che no! Cioè..” Vexen inspirò e tentò di riprendere la calma “ come stai Roxanne?”
“ Sono tremendamente eccitata … “ con una mano si alzò la gonna, a scoprire le gambe lisce e pallide. Le aprì, osservandosi allo specchio, poi, poggiando la cornetta sulla spalla, portò l’altra mano sul suo sesso, ricoprendo i polpastrelli del liquido vischioso.” E sono anche tutta bagnata.”
Vexen deglutì. Non avrebbe voluto avere quella reazione, ma incominciò a sentire caldo.
“ mmm …” Gin intromise un dito dentro di sé, gemendo “ i miei amici sono tutti scomparsi.. e io mi sento tanto sola, in una casa così vuota ah ..!” sospirò.
“ non puoi farti sentire dopo 10 anni e chiedermi quest …” incominciò a dire Vexen con irruenza.
“ vorresti dire che non.. mmm.. vuoi venire?” chiese Gin, sorridendo per la sua meschinità.
Vexen deglutì.” Dove devo venire?” chiese, rassegnato al gonfiore tra i suoi pantaloni.
“ Castello Sforzesco, muoviti.. posso cambiare idea da un momento all’altro” fece per attaccare quando:
“ Gin?” chiamò il ragazzo.
“ Si?”
“ Ti odio profondamente”.
La ragazzina sorrise. “ Lo so” disse, con dolcezza inquietante. Attaccò il telefono.
 
Vexen restò sconcertato alla cornetta per altri attimi lunghi secoli. Poi chiuse gli occhi. << Così sia>> sussurrò.
 
Gin si guardò di nuovo allo specchio, la gonna sollevata, le gambe aperte, un dito dentro di lei. Lo mosse. Da quanto tempo non lo faceva? Aumentò il ritmo.. “ah!!” gemette, aggiungendo un secondo dito, e poi un terzo. Decise ch non poteva aspettare più di tanto. Si alzò e andò a prendere la cassetta dei desideri.
Se si fosse guardata ancora una volta, avrebbe visto una sfumatura rossa nei suoi occhi.
 
Vexen accese l’auto. Il castello  Sforzesco.. chi l’avrebbe mai detto. Misi in moto.
 
“Dove ssei?? Vieni qua… son qui per te..” canticchiava Gin, cercando nella scatola. Sorrise malignamente, quando lo trovò. L’anello di rubini. Com’era bello..
“ ora, qui, per me” disse, fissandolo.
Le tenebre la avvolsero per un lasso di tempo indeterminato: né luce, né suoni, né odori, né sensazioni.
Poi, tutto tornò normale.. tranne:
“ Da quanto tempo” le disse Axel alle spalle.
TU-TUM
Gin ghignò: “ in effetti.. da quando sono morta, risorta, ritornata alla memoria e arricchita” Lo guardò sottecchi senza voltarsi “ E poi ti ho tradito”.
Axel scoppiò a ridere. “ In effetti.. eri l’amore della mia vita.. sono riuscito a tornare dalla morte grazie al tuo cuore, e grazie a quello ho anche ricordato. Ti ho cercato per molto tempo … ho aiutato tuo fratello, e quando finalmente sono riuscito a farti venire da me.. mi hai imprigionato. Come sei crudele” disse, senza cattiveria.
“ Vorresti dire che non ti piace il mondo che ti ho donato?” disse Gin, voltandosi questa volta verso di lui.
“ L’esatto contrario, ..” alzò un sopracciglio e scrutò l’abito “ Mia regina.. “ ridacchiò.
“ Dai, mica è tanto male avere 9 me, tra le quali proprio quella che amavi?” chiese, ironica.
“ Niente affatto. Te l’ho detto, l’esatto contrario. Posso avere una madre, una figlia, un ragazzo, una puttana, una migliore amica, una segretaria, un’assassina, una confidente, un capro espiatorio e l’amore della mia vita tutti allo stesso tempo, posso visitare tutti i posti del mondo, e per di più posso conoscere e vivere tutti i personaggi di qualunque storia si possa scrivere, vedere o persino pensare!! È un paradiso!”
Gin rise. “ Peccato che in realtà, l’unica persona che non puoi avere è proprio quella che volevi”
Axel alzò le spalle: “ sono stato stupido io ad innamorarmi della parte cattiva e non di quella buona!” Poi si ricordò: “ A proposito.. che faccia ha fatto Vexen quando è venuto a sapere che Roxas non era altro che una marionetta?” chiese.
Gin ghignò, ancora una volta: “ Non lo so ancora.. sto vivendo molto nella vita reale ultimamente … i quindi nn l’ho sentito fino a qualche minuto fa”.
 
“ Che sensazione orribile” disse Vexen , scendendo dall’auto. Davanti al castello non c’era nessuno.
 
“ Allora? Perché mi hai chiamato?” chiese Axel.
“ Facciamo l’amore” disse Gin.
Axel sgranò gli occhi. Poi iniziò a ridere sguaiatamente.
“ Non dirai sul serio” disse.
Gin fece la faccia da bambina. In dieci anni non era invecchiata di un secondo. Né cresciuta. Le divennero gli occhi lucidi. “ Non.. non mi .. ami più?” balbettò, sul punto di piangere.
TU-TUM
Axel corse ad abbracciarla “ Non piangere!” le intimò, accorato.
Gin ebbe degli scossoni tra le sue braccia. Sempre più forti. Axel la guardò interrogativamente.
Una risata si diffuse per tutto il castello.
 
Vexen alzò lo sguardo sulla cima delle scale, sconcertato.. perché Roxanne rideva così.. diabolicamente?
Iniziò a correre seguendo le risa.
 
Axel si scostò da Gin, tremendamente divertita, con uno sguardo sorpreso e ferito.
“ Non l’hai ancora capito?” urlò Gin “ tu non sei altro che nulla per me!! Non sei nulla! Frutto della mia immaginazione! Il ragazzo perfetto! NON ESISTI!” e continuò a ridere.
Axel si allontanò da lei: “ Zitta!! Non è vero!! Che significa??”
“ Significa che fate solo parte del mio mondo! Al mio servizio! Significa che non esiste nessun Roxas, nessun Vexen, niente nove personalità, niente soldi! Né padre, né madre! Niente!”
“Che dici??” Axel si fece ancora più indietro, ritenendola pazza.
Vexen entrò in quel momento. “ Che cosa sta..? “ fissò Axel per un attimo:” Tu!!! Essere infimo! Bastardo! Mi hai portato via il mio Roxas” e partì in corsa contro di lui.
Axel si mise in difesa ma Gin, in quel momento: “ Cosa dico?” ripeté, calmissima. Così schioccò le dita. E Vexen scomparve.
Axel guardò il punto in cui prima c’era il più acerrimo nemico. Era traumatizzato.
“ Fate solo parte della mia fantasia. Tu, lui, loro. E se non lo sapevate, era solo perché voglio dare il libero arbitrio. O almeno, l’illusione.” Guardò Axel con occhi gelidi.
Lui ricambiò. Poi, chiuse gli occhi. “ Pazienza” disse.
“ Sì.. pazienza” commentò Gin. “ è il sono che mi è stato dato per la perdita di mia madre: posso creare storie. E far finta di viverle. È tremendamente semplice. Peccato.. che alla fine confondo le storie con la realtà. E finisco per innamorarmi della persona che creo.” scrutò Axel, fissando gli occhi verde smeraldo che aveva sognato così tanto, e i capelli rosso fuoco.. il completo blu elettrico, ottocentesco.
“ Senza avere mai la possibilità di essere ricambiata con sincerità” concluse Axel al suo posto.
“ Giusto” sorrise Gin. Abbassò la testa. Due lacrime andarono a rigarle il viso, mentre Axel la guardava, indifferente.
A un certo punto il ragazzo iniziò a cantare: “ Balla con me, fa ciò che vuoi.. che dopo andremo, dove non puoi” si mosse verso di lei e la strinse in posizione da ballo.
Roxanne scoppiò a ridere: i capelli erano tornati castano scuro, lunghi come una volta, la treccina fucsia. Gli occhi che cambiavano colore … Adesso il vestito blu ce l’aveva lei, mentre il completo nero e rosso Axel. Anche i capelli di Axel erano tornati neri.
“Balla con me.. “ continuò a cantare Zack “ Fa ciò che puoi..” abbassò lo sguardo sul viso della sua amata. “ Che dopo andremo, dove.. non.. vuoi.”.
 
Il telefono squillò in quell’istante. “ Pronto?” rispose con voce assonnata.
“ Embhè? Sta sera ci sei?” chiese una ragazza con allegria dall’altro capo.
Il ragazzo guardò per qualche secondo lo specchio davanti a lui, che gli rifletteva l’immagine di un androgino ragazzo dai capelli neri.
“ Zack??” lo chiamò la ragazza, aspettando una risposta.
“ Sisi, amore non ti preoccupare ci sono” disse, sorridendo.
 
Un giorno una ragazzina creò un ragazzo. O fu il ragazzo a creare la ragazzina?
 
È tutto solo un libro dalle pagine bianche.
 
 
 
 
 

  
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