"Ierzja! Ierzja!" la voce che gridava il mio nome era quella di Pesh, un
bambino di otto anni a cui avevo curato un ginocchio malandato dopo una
brutta caduta da cavallo, pochi mesi prima. Ora però correva velocemente
dirigendosi verso la piccola casa dove abitavo.
Posai il vecchio vestito grigio che stavo rammendando e mi avvicinai
alla finestra.
Pesh correva insieme ad altri quattro bambini, tre maschi ed una femmina.
Qualunque cosa fosse la causa di quella agitazione, doveva essere
piuttosto importante, visto che a cercarmi erano quasi un terzo dei
bambini del paese.
Un incidente forse? Qualcuno che aveva bisogno urgente di aiuto? Un
malore del vecchio capo del villaggio o di sua moglie? Presi il mantello
candido che tenevo appeso vicino alla porta, il mantello delle cerimonie
del mio apprendistato a Valis, e lo indossai: in quel piccolo paese era
divenuta la veste che mi identificava nel mio ruolo di guaritrice. Aprii
l'uscio nel momento esatto in cui i bambini sopraggiungevano.
Un soldato. I cacciatori che tornavano dal Passo di Lunie lo avevano
guidato al villaggio.
Lo avevano fatto stendere su un letto ed io esaminai con attenzione la
ferita del suo braccio. Non era una brutta ferita, ma era gonfia e la
pelle attorno ad essa aveva un colorito innaturale. Veleno. Di qualche
genere. Le mie conoscenze non mi permettevano di aggiungere altro.
L'incantesimo che praticai avrebbe fermato l'azione del veleno, per
qualche tempo. Il soldato rimase muto ed aveva in volto i segni del
dolore mentre io lo curavo, ma non perse mai i sensi.
Era un veterano, dal fisico irrobustito da anni di lotte. Avevo circa
quarant'anni, cioè cinque più di me. Riconobbi le insegne del Paese di
Flaim, sulla sua divisa. Ma come era giunto fino al sud di Kanon un
cavaliere di Flaim e soprattutto perchè?
"Devo rimettermi in marcia." furono le prime parole che mi disse. Avevo
finito di medicarlo da pochi minuti e stavo per suggerigli di riposare.
"Dov'è il mio cavallo?" aggiunse.
"Anche esso necessitava di cure" spiegai "lo custodisce il nostro
capovillaggio. Ma le conviene attendere prima di muoversi: nel suo
sangue circola un veleno. Chiederò di farla condurre con un carro da
un'esperta guaritrice."
"Non credo di avere tempo." replicò il cavaliere "Ho un messaggio di re
Kashoe da consegnare al libero esercito. Devo raggiungerli prima che si
spostino."
"Io purtroppo posso solo rallentare l'azione del veleno, ma non
fermarla. Se non vuole farsi curare, non consegnerà mai quel messaggio."
"Posso resistere al veleno."
"Il mio incantesimo non è abbastanza efficace da contrastare gli effetti
del veleno per più di otto ore. Poi il dolore la renderà incapace di
muoversi."
Il cavaliere tacque e spostò il suo sguardo sulla ferita, come se
osservandola potesse trovare la cura che cercava.
Udii battere con forza all'uscio. Più volte, senza sosta. Spostai la
cena dal fuoco, prima di andare ad aprire. Il cavaliere di Flaim mi
attendeva all'ingresso.
"Verrò a medicarla dopo cena." dissi.
"No." mi ordinò lui "Lei partirà con me. Ora."
Lo fissai con un sorriso ingenuo sulle labbra.
"Che cosa ha detto?" chiesi.
"Devo consegnare il messaggio entro dopodomani mattina. Ho bisogno del
suo aiuto. Delle sue cure. Poi la farò accompagnare qui."
Fissai l'uomo venuto da Flaim perplessa. Cercando il suo sguardo mi resi
conto che era di parecchi centimetri più alto di me.
"Io... devo restare al villaggio. Non ci sono altri guaritori."
"Non ne hanno bisogno. C'è una guerra in corso. Marmo ha invaso l'isola
di Lodoss. L'esercito di Flaim ha bisogno di restare in contatto con i
cavalieri liberi per vincere. E questo rende il mio incarico enormemente
importante."
"Io capisco, ma..."
"Da quello che ho capito" aggiunse il cavaliere "ha studiato a Valis.
Devo forse ricordarle il giuramento che ha fatto? Mi spieghi come può
restare indifferente di fronte alla possibile vittoria delle forze delle
tenebre. Credo che lei sia chiamata a seguirmi, in nome della dea della
terra, Marfa."
Liberai la mia mente dai sentimenti, come evocando la forza protettrice
degli dei, e parlai in modo dolce e fermo.
"Non verrò con lei cavaliere, in nessun caso" dissi "se prima non saprò
il suo nome."
Esiaar, questo era il nome del cavaliere di Flaim, aveva convinto il
capovillaggio a prestargli un cavallo.
"Gli ho solo fatto notare che discutere a lungo come me, avrebbe reso
più facile che le truppe di Marmo mi trovassero suo ospite." mi aveva
spiegato brevemente quando gli avevo chiesto come aveva ottenuto quel
prestito.
Ma la verità non era solo quella. Il cavallo che Esiaar aveva ottenuto
in prestito era Antema, un splendida femmina che il capovillaggio
avrebbe presto voluto vedere madre. Il vecchio sapeva che quel cavallo
era destinato a me ed aveva voluto che io cavalcassi il meglio che mi si
potesse offrire.
Antema era il segno della ricoscenza per quello che avevo fatto in
quegli anni al villaggio ed anche dell'affetto che tutti nutrivano per
me. E significava anche che tutti desideravano che io tornassi da loro.
Presto. Viva. Questi pensieri mi scaldavano il cuore nel freddo della
notte.
Pensavo anche alla mia vita. Quindici anni prima la mia maggiore
ambizione era stata affrontare rischiose avventure e drammatiche
battaglie, seguire l'esempio della Guerriera Leggendaria o di Neese,
quella dei Sei Eroi.
Esiaar, ne ero certa, aveva indovinato tutto questo con un solo sguardo
al mio mantello. E pensavo anche a lui, piombato nella mia vita a
ricordarmi quello che ero stata anni prima, ma anche a ricordarmi che
dentro di me batteva il cuore di una donna, che non aveva mai rinunciato
ad essere amata, sebbene spesso mentiva a se stessa sostenendo il
contrario. Il suo sguardo contemporaneamente deciso e sincero suscitava
dentro di me una sensazione di sicurezza che mi sosteneva nelle insidie
del viaggio.
Viaggiammo quasi tutta la notte, Esiaar riusciva ad orientarsi con un
semplice sguardo alla luce delle stelle. Dormimmo poche ore e ripartimmo
di primo mattino, appena ebbi praticato nuovamente l'incantesimo che
fermava il veleno.
Ci fermammo nuovamente, perchè io potessi curare di nuovo la ferita,
poco dopo il mezzogiorno. Verso la metà del pomeriggio Esiaar mi
annunciò "Dobbiamo solo arrivare a quella foresta. I liberi cavalieri ci
verranno certemente incontro."
Indicò una macchia di alberi su di una montagna che dominava il sentiero
che stavamo percorrendo. I cavalli erano stanchi, soprattutto quello di
Esiaar, che aveva affrontato un viaggio ben più lungo, ma pensai che
saremmo arrivati in serata.
Per raggiungere quella macchia, però, ci dirigemmo verso il passo che
conduceva al monte di fronte a noi. Dapprima camminammo alla consueta
andatura, poi Esiaar rallentò e fece continue soste.
"Tracce" mi spiegò "di un passaggio recente di pochi cavalli. Una
pattuglia, forse, o forse dei disertori. In entrambi i casi, un
pericolo. Speriamo che abbiano già superato il passo." Invece a meno di
cento metri dal passo, Esiaar fermò nuovamente i cavalli, smontò e si
mosse furtivo verso la parte più alta del sentiero.
Tornò rapidamente indietro e mi porse una lettera chiusa da un sigillo.
"Questo è il messaggio di Re Kashoe" disse "tienielo tu. Ci sono cinque
soldati accampati al passo. Mercenari di Marmo. Non possiamo aspettare
che se ne vadano, anche perchè potrebbero accorgersi di noi da un
momento all'altro. E poi se l'accampamento dei cavalieri liberi è stato
scoperto, è importante che se ne vadano al più presto."
Annuii confusa.
"Io li impegnerò in battaglia. Tu corri avanti. E' l'ultimo favore che
ti chiedo."
"Sono cinque contro uno." osservai.
"Non sarà la mia battaglia più dura." mi confortò Esiaar.
Esiaar lanciò il suo possente grido di battaglia. I cinque mercenari
raggiunsero e sguainarono in un lampo le armi. Il primo crollò appena
Esiaar calò un fendente.
Guidai Antema al galoppo accanto a loro e li superai in fretta. Esiaar
parò i colpi di due dei suoi avversari ed allontanò un terzo con una
gomitata. Il quarto sollevò un braccio armato di una frusta.
Tirai le redini. Antema si fermò docile. La spada di Esiaar si mosse dal
basso verso l'alto, trascinando con sè la vita del secondo dei
mercenari. Poi il cavaliere schivò gettandosi in una capriola a terra la
frustata di un avversario. Uno dei sopravvissuti si lanciò contro di
lui, affondando la punta di una lancia verso il basso. Ma Esiaar riuscì
a girarsi su un fianco ed a piantare la sua spada al centro del petto
dell'uomo. Il sangue dell'altro gli macchiò le vesti ed il volto.
La frusta sibilò ancora e questa volta raggiunse il suo bersaglio,
avvolgendosi al collo di Esiaar. Il cavaliere di Flaim tese un braccio
ed afferrò la frusta strigendola tra le dita del suo guanto di metallo e
tirandola a sè. Nel frattempo però, l'ultimo dei mercenari, estrasse da
una cintura un grosso coltello da lancio.
Fui veloce. Il sasso lanciato dalla mia fionda colpì il mercenario prima
che potesse lanciare il coltello. L'uomo com la frusta, vistosi alle
prese con due avversari, abbandonò l'arma e corse via, imboccando un
sentiero che conduceva verso un'altra valle.
Esiaar raccolse la frusta. Mi stavo rendendo conto in quel momento di
aver preso la mia fionda e di averla caricata senza nemmeno pensarci,
come avrei fatto quindici anni prima.
"Grazie" mi disse Esiaar "un ottimo colpo."
Arrossii.
"Ora andiamo dai liberi cavalieri." aggiunse voltandosi per tornare al
suo cavallo.
Attesi che Esiaar consegnasse il messaggio di Re Kashoe a Parn, colui
che comandava i liberi cavalieri pur non avendo il titolo di generale.
Il cavaliere di Flaim mi raggiunse dopo un paio di ore.
"I liberi cavalieri stanno per spostarsi" mi disse "ma il cavaliere Parn
mi ha assicurato che avrai una scorta per il ritorno al tuo paese. Io
resterò con loro finchè non si accamperanno altrove, poi andrò ad
Allania, per tornare a combattere con i miei compagni."
Mi mostrò il braccio.
"La mia ferita ora è guarita. Grazie per le tue cure. Ed anche per il
tuo valore. Mi domando perchè hai lasciato i chierici di Valis."
Sorrisi. "Mi addestrai nel corso della guerra degli Eroi" spiegai "poi
ci fu una lunga pace. Molti altri erano più capaci e più esperti di me e
pensai che non avessero bisogno di me. Nessuno aveva mai avuto per la
verità bisogno di me, finchè non giunsi nel paese dove ci siamo
conosciuti, che era senza un guaritore."
"Ora però siamo di nuovo in guerra." continuò Esiaar "Tutta Lodoss ha
bisogno di te."
Annuii "Sì, mi troverà pronta, come al tuo arrivo. Ma ora voglio tornare
da chi mi aspetta."
"Se scoprissi di avere bisogno di te?" domandò Esiaar "Sei stata una
valida compagna."
Arrossi e sentii il mio cuore battere.
"Spero che non avvenga. Prego gli dei per lunghi anni di pace" dissi "E
spero che tu non mi dimenticherai anche in quegli anni."
"Non lo farò" disse Esiaar "lo giuro."
E lo sguardo deciso del cavaliere di Flaim mi parve più sincero che mai.