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Autore: Luxiwan    11/11/2010    1 recensioni
Sospirai serrando gli occhi alla vista dei primi raggi solari che presero a filtrare attraverso le sporche tendine di quella dispersa e logora caserma militare; era giorno ormai.
-Sai, Roy... ? Credo di essere un uomo crudele...
Un tempo non ero così... Prima ancora che scaturisse, che nascesse questa mia fanatica passione per te, io... Io non ero così. Ero...-
[Hughes/Roy]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Maes Hughes, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disperso nel dolore (Hughes/Roy) Finalmente Full Metal Alchemist... Ah, era da tanto che mi ero ripromessa di scriverci su.
Naturalmente una Maes/Roy XD


Avvertenze: Il tempo non è ben determinato: Hughes è sposato con Glacier e Elycia è già nata. Allo stesso modo lo spazio non è identificato, si allude semplicemente ad una caserma sperduta e desolata. Detto ciò, mi rimane solamente di specificare che la narrazione è sviluppata attraverso il POV di Maes Hughes.
Ah, per concludere: Quest'opera ed i personaggi relativi non mi appartengono e questa ff è stata scritta solo per divertimento XD


Buona lettura. ^^


Disperso nel dolore.



-Sai, Roy...? Credo di essere un uomo crudele...-


Così esordii; fu una frase banale che si ridusse a poco più di un sussurro mentre le parole, una dopo l'altra, prendevano forma non appena fuoriuscite dalle labbra, ma fu palese, sin dal principio, l'urgenza che, malamente, vi avevo impresso.

-... E' come se...-

Mi fermai, -i dubbi offuscavano prepotentemente la lucidità dell'uomo-, conscio che, sebbene non mi fossi voltato per assicurarmene, i suoi occhi fossero fissi su di me.


-... Qualcosa si fosse rotto... Qui dentro-.

Accompagnai le parole con un fluido gesto che condusse, noncurante, la mia mano a sfiorare il petto, ad indicare il cuore che, come in risposta all' atto, accelerò il suo incedere.

-Percepisco il cuore battere, Roy... Ma è come se qualcosa si fosse danneggiato... Corrotto o disperso durante il lungo percorso della mia esistenza-.

Sospirai serrando gli occhi alla vista dei primi raggi solari che presero a filtrare attraverso le sporche tendine di quella dispersa e logora caserma militare; era giorno ormai.
Per diversi attimi cedetti all' impulso di maledire il tempo ed il suo irrefrenabile scorrere, successivamente, sotto la guida del buonsenso, tornai a concentrarmi sui mille pensieri che, avvicendandosi, infestavano la mia mente.



-Un tempo non ero così, ricordi...?-



Tacesti alla mia domanda, eri ben consapevole che non desiderassi alcuna risposta. Almeno non al momento, non in quel frangente.



-Una volta era tutto differente... Questo mondo e noi-.

Come richiamato dall'intensità del pensiero appena espresso, riaprii gli occhi e, per l'ennesima volta, il mondo mi apparve identico nella sua monotonia, identico nel suo sviluppo, identico nel suo cambiamento. Riaprii nuovamente gli occhi e tutto mi sembrò maledettamente uguale, io stesso ero il medesimo uomo di pochi attimi prima.


-Differenti, Roy... Ma in cosa eravamo davvero differenti?
Nonostante cerchi disperatamente di scorgere questi dettagli, non riesco ad andare oltre un mero velo di caotiche impressioni-.


Focalizzai la mia attenzione su una candela spenta poco distante dalle brande sulle quali giacevamo, io e lui... Io e Roy Mustang. Osservandone la consistenza e rievocando il ricordo del suo brillare, mi venne spontaneo -quasi che fosse un riflesso- paragonare la sua luce a quella fastidiosa ed incerta del primo albeggiare.


-E l'impressione, la più notevole intendo... Sai qual è...?-


Quell'ingannevole attesa creò una palpabile tensione, una dolorosa pressione che pareva esser in grado di mozzare il fiato.


-Non siamo stati vittime di nessun tipo di cambiamento, ma solo partecipi, se non diretti protagonisti, di un remoto processo di deterioramento-.


Il ricordo dell'istante che seguì la mia affermazione è ancora vivo, folle dentro di me: il silenzio divenne una stretta morsa che ci strangolò entrambi, proclamandoci vittime di un più alto carnefice. Il tempo?
Il destino?
O forse... ?

Quel mio ardito dire sembrò che avesse condotto entrambi di fronte ad una consapevolezza da sempre ritenuta inaccettabile, da sempre rifuggita, da sempre detestata.
In questo modo, iniziai a chiedermi di Roy... Una spasmodica curiosità mi invase a mo' di maremoto, a mo' di tempesta.



-E questo nostro rovinare ci ha condotto oltre... Ben oltre la soglia dell'appropriato, dell'accettabile, dello giustificabile-.



Stavo parlando e le parole fluivano dalla mia bocca al pari di una preghiera recitata quante più volte, un mantra antico, un mantra perfetto.
Poi mi turbò il dolore.
La consapevolezza che quelle frasi stessero ferendo il suo animo allo stesso mondo in cui stavano torturando il mio, divenne uno spettro aleggiante sul mio ego; d'improvviso desiderai far cessare il fiume di parole che, indisturbate, si tramutavano in dardi pronti a massacrare quei due soldati spogli e mirati dal terrore e dalla morte.
A tal punto ebbi pietà di me che, misero, neanche fui in grado di proteggere... Lui.



-Credi che possa esservi un rimedio? A questa disperazione... A questo fallire... A questo precipitare...?-


Ancora silenzio, ennesimo e distruttivo silenzio.

Fu un misterioso interagire, il nostro. Un alternarsi immenso di domande e risposte, di risposte e domande.
Avrei voluto smettere di parlare, avrei voluto voltarmi a guardarlo, avrei voluto fissare il mio sguardo al suo, troppo intenso, troppo arrogante, troppo travolgente. E avrei voluto stringerlo tra le braccia e avrei voluto essere intrappolato dal suo abbraccio e avrei voluto urlare. E avrei voluto aggrapparmi a lui, ai suoi vestiti, alle lenzuola e contorcermi contro il suo petto. E avrei voluto piangere. E avrei voluto baciarlo tra le lacrime, tra i rimorsi, disperso nel dolore. E avrei voluto sciogliermi nell' attimo in cui le nostre labbra venivano ad unirsi. E avrei voluto esprimere tutto me stesso, tutte le mie emozioni, tutto il mio...



-Credi che possa esistere un efficace rimedio a questo mio... Amore...?
Perché io non lo so più... Sto impazzendo, Roy?!-


Tutto il mio... Amore.
Un amore struggente, il mio. Un amore senza speranza, senza futuro, senza rettitudine.
Senza reticenza.
Una bramosia che mi consuma da anni, un desiderio che mi affligge da immemore tempo, una smodata necessità che chiede di te.
Mi sta traviando, Roy. Mi stai... Mi traviasti, mi corrompesti. Mi rendesti partecipe di una malevole illusione: una promessa d'amore eterno.
E più immacolate catene, inevitabilmente, mi avvinghiano a te, più sento me stesso lordo di sporcizia, lordo di infamia, lordo di peccato. Sai che morirò per te.
Sai che morirò per te...


-Sai, Roy... ? Credo di essere un uomo crudele...
Un tempo non ero così... Prima ancora che scaturisse, che nascesse questa mia fanatica passione per te, io... Io non ero così. Ero...-




Precipitavo.




-... Ero un uomo retto. Non un mostro, non un mostro... Onoravo mia moglie, coccolavo mia figlia... Ed ora?
Tu, Roy... Sei la mia ossessione. Sei spietato, spietato... Crudele quanto me.
Sei...-




Impazzivo.




-... Oggi ogni mia azione è proiettata in, verso di te... Davvero, ritenevo stoltamente di aver raggiunto l'apice della serenità accanto a Glacier... Accanto alla mia famiglia. Ma la serenità e la felicità sono due sentimenti totalmente differenti e, ti assicuro, l'ho capito a caro prezzo. Così caro che sono in procinto di perdere tutto... Tutto. Persino la mia anima.-



Disperavo.




-Sono tremendo.
Sono innamorato.
Ed ogni mattino, svegliandomi, non vedo altri che te al mio fianco... Mi domando da quando sono diventato tanto bravo ad illudere... Ad ingannare me stesso vedendo Glacier come se fosse te... Non riesco più a distinguere il dorato dei suoi occhi se non macchiati di nero ebano, non riesco più a sfiorare i suoi capelli se non immaginandoli neri e folti come i tuoi... Non riesco più a stringerla se non con l'illusione che lei sia tu. Sono disgustoso.-




Mi disgustavo.




-Ti amo, Roy...-



Sprofondavo.




-Ed il peggio... Il peggio del peggio è che... Non me ne pento. Non riesco a pentirmi... A carpire l'assurda peccaminosità, la rea erroneità del mio agire.
Non...-




Sprofondavo.




-Non riesco ad uccidere il mio amore!
Non sono in grado di cancellarti dalla mia vita... Non sono capace di... Separami da te.
So che morirò per te... Lo so, Roy...-



Speravo.




-Ti amo, Roy... Ti amo.-

E senza neanche averne la piena consapevolezza, mi ritrovai a ripetergli quelle parole fino allo sfinimento; coprì le mie labbra con una mano, -una voce distorta e soffocata giurava mille e più promesse d'amore-, mentre l'altra... Mentre l'altra era stretta dalle sue, un abbraccio lieve, caldo, romantico.
Mi resi conto solo quando mi decisi a guardarlo per la prima volta quella mattina, che aveva condotto la mia mano al suo petto, in prossimità del cuore, tant'è che non mi fu affatto difficile riuscire a sentire il battito accelerato delle sue pulsazioni.
Incrociai i suoi occhi, le sue pupille dilatate e l'oscurità ancora più grave e profonda da cui scaturiva il suo sguardo... Notai
-un tuffo al cuore mi diede il capogiro- la serietà che li permeava, la sofferenza che li sfumava, l'amore che li caratterizzava.
Ero sul punto di piangere, me lo ricordo benissimo; dovetti, infatti, deglutire a vuoto diverse volte, morsicarmi il labbro inferiore per non capitombolare in una crisi d'isteria.

Poi mi baciò; fu allora che persi la cognizione spazio-temporale e tutto prese a ruotare celermente e freneticamente attorno a Roy... A Roy Mustang.



-Fin-
   
 
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