Lo sguardo di Ygraine si stava spegnendo, perso nella contemplazione del neonato.
Il respiro della regina era frammentato, non sarebbe sopravvissuta al parto. Il medico di corte aveva scosso la testa, impotente di fronte all'accorata richiesta del re.
Accarezzando per l'ultima volta, con mano tremante, la testolina del piccolo Arthur, si era spenta la bella Ygraine, gettando il regno ed il suo sposo nello sconforto.
Uther, chiuso nel suo dolore, era stato sordo alle richieste dei dignitari che lo esortavano a riprendere le sue funzioni. Fino a quella notte.
Solo nei suoi appartamenti, udì il suono del vento farsi strada tra le mura del castello, percepì l'ondeggiare lieve degli arazzi alle pareti, e infine la presenza di lei.
“Siete venuta a pretendere il vostro compenso?”
Uther non la guardò nemmeno, sapeva per certo che si trattasse di lei.
“Ve l'ho detto, Sacerdotessa, potete chiedermi quello che volete, ma fate in fretta.”
“Non sono qui per chiedervi una ricompensa. Il prezzo è stato già pagato. Piuttosto, vorrei sapere se siete soddisfatto dell'esito del nostro accordo.”
Il re si riscosse dal suo stato di prostrazione. Si passò una mano sul viso per riordinare i pensieri.
“Cosa intendete quando affermate che il prezzo è già stato pagato?”
“Non sono io a stabilire il prezzo, Pendragon, è la Magia. Per generare una vita, un'altra dev'essere presa.”
Il re si sollevò dallo scranno come spinto da una molla, nei suoi occhi si leggeva incredulità.
“Siete stata voi a prendere la vita di Ygraine?”
“È stata l'Antica Religione a prenderla in cambio di quella dell'erede che agognavate.”
Uther raggiunse in due rapide falcate la donna, immobile presso la finestra, illuminata appena dalla tenue luce lunare. L'afferrò per le spalle, brutalmente.
“Non era questo il nostro accordo!” urlò, incurante che altri potessero udirlo nel silenzio della notte. “Per niente al mondo avrei dato la vita di Ygraine.”
“Vi dissi che il prezzo da pagare sarebbe stato alto e voi non esitaste, mi giuraste di essere disposto a dare qualunque cosa pur di avere un figlio.”
Il re spinse la donna contro il muro, stringendole con forza una spalla. La Sacerdotessa gemette per il dolore improvviso.
“Tu, mi hai ingannato... pagherai per questo!”
La voce roca, poco più di un rantolo, mentre una mano artigliava l'esile collo della strega.
La donna spalancò gli occhi. L'uomo che aveva di fronte le era superiore in quanto a forza fisica.
Con il poco fiato che le restava pronunciò l'incantesimo che le permise di sfuggirgli.
Uther restò fermo ad osservare le sue mani che lambivano l'aria. Strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Con un ringhio sordo colpì il muro. Una volta. Due. Tre. Fino a che le dita non presero a sanguinare.
Quella donna aveva osato ingannarlo. Aveva preso la vita della sua amata regina. Non ci poteva essere perdono né clemenza per chi si era macchiato di un tale crimine.
“Che tu sia dannata! Non avrò pietà per te e per tutti gli appartenenti alla tua mala genia!” urlò al vento, scagliando un candeliere contro la finestra.
Il rumore dei vetri rotti coprì il fragore della sua umanità in frantumi.
Un'alba funesta sorse per il regno di Camelot.

***

Murasaki

NdA: Eccomi alla seconda "odiosa" fic. Un po' prima del previsto perché ho trovato il tempo e la concentrazione per rivederla. Questa volta ho voluto farvi assistere alla lenta ma inesorabile genesi dell'odio nel cuore di Uther, quello che è accaduto poi lo sappiamo tutti. Spero che sia stata di vostro gradimento. Prima di lasciarvi alla compilazione del form dei commenti qui sotto, voglio ringraziare tutti coloro che hanno lasciato un commento a Il re è morto. Lunga vita al re, elyxyz, Vogue, _ichigo_85, LyndaWeasley, chibimayu, LaMiya, Kiki May e GiulyB.

Al prossimo cupo scritto intriso d'odio! ^^