Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Vianne1013    12/11/2010    6 recensioni
Innanzittutto dico che tutti i personaggi di CH e di AH non sono miei (magari lo fossero avrei creato il panico tra Ryo e Kaori!) e che ho scritto questa piccola shot soltanto per dare vita ad un’immagine nella mia mente che sono giorni che mi fa compagnia. Ho stravolto i due universi che lo stesso Hojo ha stravolto ed ecco qui quello che è uscito fuori.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Miki, Nuovo personaggio, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter, Angel Heart
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Era una bella giornata di sole, una di quelle che precedono l’arrivo della primavera e che riscaldano il cuore.
Al Cat’s Eye, Umibozu stava al bancone pulendo dei piatti, mentre Ryo si stava gustando un buon caffè appena fatto.
Sembrava una giornata come le altre, con il tempo che scorre lentamente e le cose che proseguono il corso degli eventi  indisturbate …quando all’improvviso si udì un urlo di donna.
Umibozu e Ryo in un attimo scattarono in piedi, aumentando al massimo il loro sangue freddo.
In pochi minuti, silenzio, nessun rumore anche piccolo, nessun fremito, solo silenzio che dura per qualche minuto fino a quando all’urlo seguirono delle parole scandite molto attentamente dalla donna che urla:
“Ahhhhhhhhhhh! Vai via brutto maniaco depravato!”
I due sweeper si osservarono per un secondo per poi mettersi a ridere fragorosamente e alla fine entrambi tornarono alle loro faccende.
Sempre da fuori del bar, si sente un’altra donna urlare e successivamente un tonfo.
La cosa va avanti così per una decina di minuti, fino a quando la porta del Cat’s Eye si aprì ed entrò un ragazzetto di circa 20 anni.
Aveva i capelli neri, corporatura media, vestito con pantaloni larghi e maglietta enorme, aveva in testa un cappellino sportivo e  il suo volto era pieno di impronte di tacco e di schiaffi.
Il ragazzo si guardò intorno e con passo lento andò a sedersi vicino a Ryo.
“Un caffè per favore.” Disse il ragazzo.
Ryo lo osservò molto attentamente e dopo un tentativo di trattenere un piccolo sorrisetto che gli comparve sul volto disse: “Giornataccia eh?”
Il ragazzo si voltò a guardare l’uomo dai capelli corvini accanto a sé e rispose : “Già. A volte non le capisco!”
“Succede a tutti!”
“No, sul serio! Volevo solo offrire loro un thè. Perché mi hanno picchiato e chiamato maniaco? Io non sono un maniaco! Mi piacciono soltanto le donne e le loro curve!” e detto questo gli comparve sul volto la tipica espressione da maniaco che Ryo stesso riconobbe come propria almeno una decina di anni fa.
“Evidentemente non si fidavano di te, ma non mi stupisco, con quella faccia che hai adesso qualunque donna un po’ sveglia scapperebbe a gambe levate.”
“Cosa vorresti dire con questo?” detto questo si avvicinò con aria minacciosa  a Ryo che di tutto punto lo squadrò da capo a piedi e gli rivolse uno dei suoi sguardi minacciosi.
Il ragazzo sudò freddo, si spaventò e arretrò con la coda fra le gambe.
Quell’uomo lo spaventata e avrebbe giurato di essere sul punto di collassare quando dopo averlo osservato bene esclamò a gran voce : “Ma io ti conosco! Tu sei….sei…sei….”
I muscoli di Ryo si irrigidirono, Umibozu che stava pulendo l’ennesima stoviglie si bloccò improvvisamente, smettendo per un minuto di respirare e nell’aria si respirava una tensione incontrollabile.
I due uomini rimasero immobili per una decina di minuti e il ragazzo esitò un attimo prima di esclamare “Ma tu sei Ryo Saeba! Lo “STALLONE” di Shinjuku!”
Un enorme corvo seguito dalla libellula si formò rispettivamente sulle teste di Ryo e Umibozu.
I due uomini ripresero fiato e Ryo tornò di nuovo a bere il suo caffè (mai che lo lasciassero in pace NdA).
“Non ci posso credere! Il famoso Saeba, lo sai che sei molto famoso a Shinjuku?” esclamò il ragazzo super eccitato che si avvicinò a lui con fare festante.
“Ah si? “ rispose Ryo noncurante di tanta euforia.
“Si! Sei famosissimo, soprattutto tra i ragazzi della mia età vorremmo essere tutti come te!”
“Ah che fortuna!” disse Ryo sempre più indifferente, anche perché lui voleva solo bersi il suo caffè e tornare a casa.
Improvvisamente il giovane si inginocchiò di fronte a Ryo e con le lacrime agli occhi disse : “La prego mi insegni! Mi faccia diventare come lei!”
Altri due corvi e una libellula, presero vita nella stanza, lasciando un Ryo e un Umibozu confusi, che non sapevano se essere sconvolti o semplicemente stupiti da tanta pazzia.
“Ascolta” disse Ryo “io ormai ho chiuso. Sono passati anni e sono cambiate tante cose, non credo di essere il tuo insegnante ideale…quindi dammi retta cercati qualcun altro….e vai avanti per la tua strada capito mio caro…ehm….come ti chiami?”
“Kito! Piacere di conoscerla signor Saeba!” disse il giovane tendendogli la mano, che Ryo strinse sempre più esterrefatto se non infastidito da tanta determinazione.
“Ascolta Kito, io ormai non faccio più parte di quell’ambiente, mi spiace, non posso aiutarti!”
“Ma sta scherzando? Com’è possibile? Cosa le ha fatto cambiare strada?” (oh ma si tonno tu eh????? Cambiare strada poi??? Ma che è na malattia???? NdA)
“Sono passati anni e in tanti anni sono successe tante cose. La vita cambia e io ho deciso di cambiare con lei tutto qui.” Disse e ritornò a finire il suo caffè (caffè eterno proprio NdA).
Il povero Kito era disorientato, non sapeva come fare in modo che il suo guru, il suo mentore (miii sto ragazzo sta fuori come un balcone! NdA) che finalmente aveva appena incontrato, l’aiutasse con il suo piano: conquistare tutte le donne del mondo (daje eccone un altro -_- NdA).
Il ragazzo rimase in silenzio e alla fine decise di sedersi a gustare il suo caffè.
I tre uomini rimasero in silenzio per molto tempo fino a quando una voce femminile chiamò Umibozu dal retro del bar e in pochi minuti apparve Miki in tutto il suo splendore.
Il povero Kito rimase senza fiato, Miki era bellissima.
I capelli neri perfettamente pettinati le cadevano morbidi sulle spalle, il suo viso illuminato dalla poca luce del sole che entrava dalle finestre era ancora più bello del solito, vestita con una semplice maglietta a maniche corte, a righe bianche e viola, un paio di jeans chiari e sopra immancabile il suo grembiule rosa chiaro con il logo del Cat’s Eye risplendeva come il più bello dei fiori in assoluto.
“Umibozu, caro mi aiuteresti con alcuni scatoloni nel retro? “
“Certo.” E detto questo si recò nel retro per svolgere il compito affidatogli dalla moglie.
“Oh ciao Ryo, non mi ero accorta che fossi qui.” Gli disse Miki sorridendo.
“Ciao Miki. Sono qui da pochi minuti. Come stai?”
“Bene. Un po’ stanca, ma sai qui c’è sempre da fare” rispose sorridendo e accortasi che il marito aveva bisogno di lei disse : “ Ah! Scusami Ryo vado ad  aiutare Umibozu con gli scatoloni. A dopo!” E detto questo sparì anche lei nel retro del bar.
Il povero Kito, al quale mancava poco per avere un infarto, rimase a bocca aperta per circa due minuti, fino a quando, svegliatosi dal tepore si rivolse a Ryo e disse(quasi gli urlò semmai  -.-):
“Signor Saeba, chi è quella bellissima ragazza?”
“Ma come non hai capito? E’ la moglie di Umibozu, l’omone grande e grosso che fino a poco tempo fa era qui con noi.”
“COSAAA?????????????? QUELL’ANGELO CON QUELL’OMONE???????????????????????”
“Perché ti stupisci tanto?”
“Perché mi sembra impossibile una cosa del genere….”
“Non è impossibile come puoi ben vedere….Sono sposati, si amano ed eccoli qui.”
“Ahhhhhh!” esclamò quasi fosse affetto da un terribile malore : “ E’ una tortura vedere  una donna bellissima accanto a lui. Anche io voglio una donna così!” e di nuovo rivolgendosi a Ryo disse: “ La prego mi aiuti!!”
Ryo sorrise tra sé e sé, constatando quanto fosse pazzo e allo stesso tempo determinato quel ragazzo e alla fine guardandolo con occhi seri e decisi : “Non posso aiutarti.”
“Ma perché????? Con il signor Umibozu ci è riuscito.”
“Guarda che non sono stato certo io ad aiutarlo. Ha fatto tutto da solo, anzi è stata lei a convincerlo.”
“Davvero? Ma cosa ci troverà una donna bella come lei in un uomo come quello.”
La mascella di Ryo si contrasse, le parole apparentemente innocenti di Kito lo fecero sobbalzare e rivolse al povero ragazzo uno sguardo così minaccioso che Kito deglutendo a fatica cercò di chiedere  scusa per le parole appena pronunciate.
“Credi che un uomo come Umibozu non possa avere una donna come Miki???”
“No….non è così….mi scusi….è che quell’uomo sembra così spaventoso…..e….”
Un pensiero sfiorò la mente dell’uomo con i capelli corvini, che posando la tazzina contenente il caffè, guardò fisso davanti a sé e disse: “La guerra può rendere spaventoso chiunque.” E continuò “Quando passi molti anni della tua vita a combattere per salvarti la vita. Quando ti abitui a stare sempre all’erta, quando cammini, quando respiri, quando mangi, persino quando dormi alla fine diventi una macchina da guerra senza emozioni e fai di tutto per far allontanare tutti quanti. Non puoi avere amici né rapporti con altre persone, perché per te sono sempre il NEMICO! Ecco perché Umibozu sembra così minaccioso. Perché ha sofferto tanto nei suoi anni di soldato e ha visto cose che tu neanche ti immagini.”
Kito rimase in silenzio, comprendendo chiaramente cosa volessero dire quelle parole.
“Sono anni terribili quelli ragazzo mio. Sono anni pieni di buio senza luce, in cui vai avanti per inerzia e non hai più la cognizione del tempo e di dove stia andando la tua vita.”
Un rumore improvviso proveniente dal retro del bar lo interruppe. Umibozu comparve dopo aver svolto il suo lavoro sul retro  e non dicendo una parola, si rimise a sistemare le stoviglie dietro al bancone.
Kito l’osservò con grande ammirazione, ora quell’uomo grande e grosso non gli sembrava più tanto minaccioso.
Umibozu lo guardò, gli sorrise leggermente e disse: “La guerra ci ha cambiati, ci ha segnati e porteremo con noi queste ferite fino alla fine dei nostri giorni, ma…” e si fermò a guardare prima Ryo e poi di nuovo il ragazzo “ per nostra fortuna la vita ci ha dato una seconda occasione, ci ha mandato due angeli che ci hanno cambiato la vita.”
Il ragazzo lo guardò con aria interrogativa, non capendo le parole dell’uomo.
“Quando all’improvviso esci dal buio, i tuoi occhi inizialmente non riescono a vedere bene sotto la luce. La tua fredda corazza di guerriero ti allontana dalle persone e alla fine scegli di ripulire il mondo dalla feccia umana, scegli di restare solo per continuare a combattere ancora per qualcosa di giusto, per riparare agli errori. Ma rischi di essere e di rimanere per sempre solo. Anche quando un raggio di sole ti sfiora, la prima volta non te ne accorgi ma piano piano riesci a sentire il suo calore accarezzare il tuo viso e infonderti tanta serenità. Io stesso sono stato intrappolato nel buio per anni fino a quando un sole mi ha raggiunto. Mi ha teso la mano tante volte ma io ho sempre cercato di rifiutare lo splendore, per il quale non mi sentivo degno ma quel sole non voleva sentire ragioni e alla fine mi ha avvolto con la sua luce accecante e mi ha sottratto per sempre all’oscurità.”disse Ryo pensieroso.
“Signor Saeba che intende dire?”
“Che un uomo è disposto a tutto quando è da solo su questa terra. Che si lascia andare ai singoli piaceri senza cercare un significato in niente di quel che fa e neanche gliene importa qualcosa. Ma quando un uomo ha una luna che sorge e vive accanto a lui e poi quella luna gli dona una piccola stella, allora quell’uomo può diventare il sole.”
Kito continuò a guardare Ryo che iniziò a fischiettare un motivetto allegro mentre sorseggiava le ultime gocce  del suo caffè.
C’era qualcosa di misterioso in quei due uomini, così forti e indipendenti, così provati dal mondo ma ancora così ottimisti riguardo al loro futuro e alla loro vita.
L’attenzione di Kito venne catturata dal rumore della porta e dal campanello che suonò a contatto con il legno bianco.
Una piccola bambina, comparve improvvisamente sulla porta, entrò e correndo si tuffò a braccia aperte in grembo a  Ryo, mostrando sul suo visino un dolcissimo sorriso.
Era una bambina bellissima, capelli lunghi castani, grandi occhi castani e un’aria forte e determinata.
“Papà!!!!” urlò stringendosi  forte l’uomo.
“Ciao piccola. Com’è andata oggi? Dov’è la mamma?” disse stringendola forte a sé e sorridendo.
“Bene papà. La mamma sta arrivando, dopo la scuola siamo andate a fare la spesa.” Disse e si strinse di più a lui.
“Shan In!!!!” urlò una donna fuori dal bar.
“Mamma sono qui.” Rispose la bambina.
Il campanello suonò di nuovo ed una donna entro nel bar.
Era una donna bellissima, capelli castani mediamente lunghi, grandi occhi dolci, vestita con un leggero soprabito panna,  portava con sé le buste della spesa.
La donna guardò prima la bambina in braccio all’uomo e poi spostò lo sguardo sull’uomo dai capelli corvini e sorrise.
Era uno splendido sorriso, dolce e pieno di tenerezza, uno dei più belli che  Kito avesse mai visto e che lo colpì profondamente. Quanto amore c’era nei suoi occhi.
“Ciao. “
“Ciao tesoro.”
Ryo si avvicinò alla donna e la baciò sulle labbra.
Una volta staccatasi la donna lo guardò e disse : “Scusa, voleva correre qui da te e non sono riuscita a fermarla.”
“Non fa nulla, ma perché non mi hai chiamato per fare la spesa? Non dovresti affaticarti lo sai.” E detto questo le posò teneramente una mano sul ventre.
“Hai ragione ma volevo prepararti una bella cenetta.” Disse la donna sorridendo di nuovo.
“La mia luna.” Disse Ryo e la baciò di nuovo sulle labbra.
“E la mia stella.” Disse rivolgendosi alla bambina che aveva in braccio e la baciò sulla fronte.
“E tu sei il sole papà?” chiese Shan In.
“ Si io sono il sole.”disse sorridendo e le strinse tutte e due a sé.
“E il fratellino o sorellina che nascerà??”
Ryo ci pensò su e rispose: “Sarà una piccola stella come te.”
Sentendo le voci, dal retro del bar apparve Miki con in braccio una bambina che era le assomigliava moltissimo.
La bambina si chiamava anch’essa Miki, era la primogenita di Miki e Umibozu e siccome la vista del suo papà non era più quella di una volta, lei passava la maggior parte del suo tempo con lui, a descrivendogli i tramonti, le figure, le persone e i paesaggi  e leggendogli i suoi libri preferiti.
E’ per questo (e anche per distinguerla dalla mamma) che Umibozu la chiamava “Occhi di papà”.
“Oh ciao Kaori. Ciao Shan In.” disse Miki sorridendo.
Anche Miki in braccio alla mamma salutò le due persone appena arrivate e si mise a parlare con Shan In mentre i loro genitori chiacchieravano vicino al bancone.
Miki raccontò a Kaori che aveva scoperto quella mattina di essere nuovamente incinta.
Kaori dopo essersi congratulata con l’amica, le parlò della sua gravidanza, che stava portando avanti da circa tre mesi.
Ryo si congratulò con Umibozu per la bella notizia e non perse l’occasione di prenderlo un po’ in giro.
Nel Cat’s Eye si respirava un’aria di felicità e serenità.
Kito osservò quei due uomini così minacciosi, coccolare le proprie figlie e parlare amorevolmente con le loro mogli e si stupì di quanto fossero infantili e inutili tutte le convinzioni che aveva avuto fino a quel momento.
Non visto, lasciò sul bancone gli spiccioli per il caffè bevuto e uscendo dal bar, sperando anche lui di incontrare presto nella sua vita una luna che gli avrebbe donato le stelle, trasformando così anche  lui in uno splendido sole.
 
 
 
Fine.
   
 
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