Sofia Mihazawa, una delle
grandi promesse della pallavolo.
Sofia Mihazawa, la più
giovane giocatrice di pallavolo che entra a far parte della nazionale.
Grande Sofia!! Siamo campioni
del mondo!!!
Apro questo album pieno di
questi ritagli di giornale e l’unica cosa che vorrei e bruciarli tutti.
Ma sono anche uno dei pochi ricordi che mi resta di loro. I miei genitori.
Oggi è il primo giorno
di una nuova vita, spero. Nuova città, nuova gente.
E speriamo che nessuno mi
riconosca.
Divisa della scuola, gonna a
pieghe blu, calzettoni, camicia bianca e gilet blu con una striscia viola sul
bordo.
La settimana scorso ho
trasformato me stessa il più possibile.
Capelli corti a spazzola,
trucco pesante sugli occhi. Vestiti ultra moderni e super aderenti.
Forse anche mia madre e mio
padre farebbero fatica a riconoscere dietro questa immagine la loro figliola
acqua e sapone, con i capelli lunghi e gli occhiali.
Arrivo all’istituto
Furinkam, i ragazzi sono tutti in cortile.
Devo trovare la mia classe e
capire dove devo andare.
Vedo una ragazza con dei
lunghi capelli biondi, non sarà alta più di 1,60. Sembra una
bambola di porcellana. << Scusa>> Si volta e mi guarda. Sorride.
<< Si dimmi? Sei
nuova?>> Devo proprio avere l’aria spaesata. << Si, mi
sapresti dire dov’è la segreteria?>>. Inclina la testa di
lato come a volermi osservare meglio.
<< Al primo piano, ci
sono le indicazioni. Oggi però è chiusa>> E’??? Ma
oggi è il primo giorno di scuola. << Scusa non capisco, come
faccio a sapere quali lezioni devo frequentare se la segreteria è
chiusa?>>
Ma in che razza di scuola
sono arrivata?
Mi sorride di nuovo. <<
Oggi non ci sono lezioni, qui funziona cosi..>>
Ed è così che
mi spiega che oggi, ci sono solo le partite dei vari club sportivi per portare
nuovi elementi nelle loro squadre e che le lezioni iniziano domani.
<< A saperlo stavo a
casa>> Mi prende per il gomito e mi trascina via.
<< Scusa ma dove stiamo
andando?>> Questa ragazza è un po’ pazza credo.
<< Tu non conosci
nessuno. Quindi vieni con me, andiamo a vedere mio fratello che gioca>>
Ma non le hanno mai detto di
non dare confidenza agli sconosciuti? Però in fondo è gentile.
<< Ok andiamo>>.
Mi trascina verso la palestra. E saliamo sugli spalti.
OH NO!!!
E’ una vera
persecuzione, possibile che in qualche modo nella mia vita quel maledetto
pallone ricompaia sempre.
Ho passato 6 mesi
rifiutandomi di toccarlo, ma poi ho capito che non sarebbe servito a nulla.
Anzi.
Ha sempre fatto parte della
mia vita e in qualche modo ne farà sempre parte.
Stiamo vedendo una partita di
pallavolo. Probabilmente della squadra maschile di questa scuola contro la
squadra di un altro istituto.
Ci sono un sacco di ragazzine
che fanno il tifo. Da quello che posso vedere sugli striscioni il loro idolo
è un cerco Josh.
<< Hai visto quanto
è bravo?>> Mi giro di nuovo verso la strana ragazzina, non capendo
di chi stia parlando.
Mi sono fatta distrarre dal
tifo. E’ da tanto che non sentivo urlare così in un palazzetto.
<< Mio fratello.
È il numero 9>> . Numero
Individuo il ragazzo di cui
sta parlando.
Alto 1.90 capelli biondi come
quelli della sorella, viso pulito, occhi duri. Bel fisico. Davvero non male.
Osservo i suoi movimenti in
campo. Non gioca male, ma ha ancora bisogno di molti allenamenti. Di sicuro
c’è molto affiatamento tra i giocatori.
<< Si bravo>>.
Non faccio in tempo a finire la frase che quello che con gli anni ho imparato a
chiamare “Istinto da pallavolista” mi mette in allarme. E’
quello che mi ha fatto sempre scattare al momento giusto quando giocavo.
Un pallone a velocità
spropositata sta per raggiungere la faccia della ragazzina.
È un attimo e respingo
il pallone con i pugni rimandandolo in campo. Ormai sono azioni istintive.
Lei sta bene. È un
bianca in volto ma sta bene.
È ora di tornare a
casa. Per oggi è abbastanza.
Oh cavolo. Mia sorella. Corro subito da lei. È
seduta con la faccia bianca come un cadavere.
<
<< Grazie amico per aver respinto il
pallone.>> Lui mi guarda stranito.
<< Guarda che io non ho fatto nulla, è
stata la sua amica a fare tutto.>>
Mi guardo intorno ma non vedo nessuno. << Sai
dov’è andata? >> Mia sorella continua a non dire una parola.
<< Via>> << Non si sarà fatta male spero>>
Non so come ho fatto a sbagliare così di netto
il tiro. Volevo fare punto e ci ho messo più potenza del necessario.
<< No, non si è fatta nulla. Era come se l’avesse fatto
milioni di volte>>. Milioni di volte. Allora forse è una delle
ragazze che giocano a pallavolo.
Riporto la mia attenzione a Linda e la scuoto
leggermente perché si riprenda dallo stato di shock.
<< Linda stai bene?>> Ha ripreso un
po’ di colore. << Si sto bene, ma dov’è
andata?>>
Forse ha battuto la testa. <
<< Linda chi è la ragazza nuova?>>
Lei mi guarda, e oddio mi fa paura. << Quella ragazza che ho incontrato
fuori dall’istituto sta mattina. E che mi ha evitato un bolide in faccia
lanciato da mio fratello.>>
Oh oh. Questa volta mi uccide. E forse ha ragione.
<< Non lo so quando sono arrivato non c’era più. Ma come si
chiama?>> Vorrei proprio sapere chi è questa ragazza che ha
respinto una mia schiacciata senza fare una piega. << Sai che non glielo
chiesto>> La guardo e non posso che rimanere basito. Linda non
cambierà mai.
Nuova giornata di scuola.
Finalmente ho in mano il mio orario. Sto andando a presentarmi alla mia nuova classe.
Busso e una signora piccola con gli occhiali grigi mi squadra dall’alto
in basso. Dietro di lei c’è un casino assurdo.
<< Lei
è?>> Faccio fatica a sentirla. << Sofia Mihazawa>>
Nessuno si è accorto di me. Meglio.
<< Ah la nuova
studentessa. Bene si accomodi. Come vede è finita in una delle classi
più indisciplinate dell’istituto. Si cerchi un banco e si
sieda.>>
Mi volto guardo l’aula
e ecco che rivedo quel ragazzo. Quello che ha quasi fatto fuori sua sorella.
E l’unico banco vuoto
è proprio quello vicino a lui. Non so perché ma la cosa non mi
piace.
Mi vado a sedere. Si volta e
con un ghigno mi scoppia a ridere in faccia. Ecco lo sapevo.
“L’istinto
Sofia non dimenticare il tuo istinto” Papà
me lo diceva sempre.
<< Ma sei un ragazzo o
una ragazza? Ehi gente guardate qui chi abbiamo?>>
Come un esercito ben
addestrato la classe si zittisce e mi fissa. Ma dove diavolo sono finita?
Mi volto, lo squadro. E devo
ammettere che è davvero un bel ragazzo. Ma per il resto fa pena.
E’ il classico capo
classe. Probabilmente il capo della scuola.
<< Allora non rispondi?
Ragazzo o ragazza?>> Gli schiaccerei un pallone sulla faccia potessi.
<< Io sono
Sofia>> Mi guarda e poi prende un mio braccio e lo misura.
Ma perché i pazzi li
conosco tutti io. Non posso già attaccare briga il primo giorno di
scuola.
Sofia sopporta. Tanta
pazienza.
<< Bè
effettivamente avrei dovuto capirlo, con un braccino così non puoi
essere altro che una fanciulla indifesa.>> Ora lo uccido.
<< Senti, primo non mi
toccare. Secondo questo braccino come lo chiami tu, giusto ieri a salvato la
faccia di tua sorella dal pallone che hai tirato. Quindi facciamo così
tu lasci in pace me e io lascio in pace te.>>
Non può essere. È stata questa tipa a
fermare il mio bolide. Pazzesco. Vorrei risponderle per le rime ma sono in
debito a salvato Linda.
<< Ok va bene>> Tutti mi guardano
straniti. Ma sanno che questo è un ordine nessuno deve dare fastidio
alla nuova arrivata.
Ed ecco che arriva quel terremoto di mia sorella.
<< Fratello…>> Si è bloccata. Miracolo, poi
la vedo fiondarsi sul banco di Sofia. Ora ho capito l’ha riconosciuta.
<< Ciao io sono Linda. Ieri non ci siamo
presentate. Grazie mille per avermi salvata. Vedo che hai già conosciuto
quello zoticone di mio fratello Josh>>
Ma questa ragazza quanto
parla. Allora il mio nuovo vicino di banco si chiama Josh. Buono a sapersi.
<< Ciao io sono
Sofia>> Appoggia i gomiti sul mio banco e me la ritrovo a due centimetri
dal viso.
<< Io e te diverremmo
ottime amiche>> Cosa? ma è pazza? Io voglio stare da sola.
Si volta e se ne va. Sento
sghignazzare alla mia sinistra.
<< Se si mette in testa
una cosa, la fa te lo giuro. E non la ferma nessuno>>
Sospiro sconosolata,
chissà perché ma credo che abbia ragione.
Sono passati due mesi. E le
previsioni del mio compagno di banco si sono verificate. Linda è
diventata praticamente la mia ombra. Me la ritrovo ovunque. Mentre lui in
qualche modo è diventato il mio incubo. Non mi attacca direttamente. Ma
ogni occasione è buona per discutere con me.
Le nostre liti ormai sono uno
spettacolo assicurato. Devo ammettere che è molto intelligente, ma
è anche un grande stronzo.
Torno al presente appena
Linda mi tocca il braccio. Oggi pomeriggio avrei potuto restare a casa invece
non so come ma mi ha convito a venire a scuola perché deve fare una cosa
importante e vuole che io ci sia.
<< Linda che cosa devi
fare a scuola?>>
Lei mi prende per un braccio
e si stampa sul viso quel sorrisetto che ho già capito
non preannuncia nulla di
buono.
<< Cosa dobbiamo fare
vorrai dire?>> Oh no che cosa ha in mente.
<< Linda spiegami per
favore>> Si ferma davanti a me.
Con le mani in grembo e
comincia dondolare sui piedi. Bruttissimo segno.
<< Oltre alla squadra
di pallavolo maschile questa scuola ha anche una squadra di pallavolo femminile.>>
E questo già non mi
piace. << Non sono molto brave, ma abbiamo deciso insieme agli altri
istituti di fare un torneo>> La devo fermare subito.<< Io non
gioco>>
<< Aspetta prima di
dire di no>> Sospiro e lei continua. << I soldi che ricaviamo per i
biglietti che vendiamo vanno ad un canile della città. Serve per
aiutarli a non chiudere. Così che non debbano mandare via i cani che
ospitano. Ti prego è per una buona causa. So che sai giocare, altrimenti
non avresti potuto respingere il pallone di Josh.>> Non lo posso fare.
<< Linda mi spiace ma
io non gioco. È una buona causa. Ma io non gioco>> Sono
irremovibile. Ho fatto una promessa e ora la mantengo. Basta partite.
Entriamo nel palazzetto dove
ci sono una decina di ragazze che si stanno allenando. Linda le saluta.
<< Ragazze lei è
Sofia una mia amica.>> Ci salutiamo e poi Linda và a cambiarsi.
Non sapevo giocasse.
Una ragazza con i capelli
rossi mi si avvicina e mi squadra molto attentamente.
<< Io so chi
sei>> Ecco lo sapevo. Il mio anonimato è appena finito.
Linda è tornata.
<< E chi sono?>>
Non ci spero molto, ma forse ho una possibilità. << Tu sei Sofia
Mihazawa>>
Bene speranza svanita. Non le
rispondo. << Ragazze venite presto.>>
E così in un nano
secondo me le ritrovo tutte intorno. Linda mi guarda e non capisce.
<< Ragazze sapete chi
è lei?>> E tutte le fanno cenno di no. << E’ Sofia
Mihazawa>>
Sui loro volti vedo il nulla
più assoluto. << Lei è Sofia Mihazawa, la più
giovane pallavolista entrata in nazionale. Gli scorsi mondiali li abbiamo vinti
grazie a lei>> Ed ecco che scoppiano le urla.
<
<< Si, ha ragione lei,
sono chi dice. Cosa volete per non dire a nessuno cosa avete scoperto?>>
Sono disposta a tutto. O
quasi. Linda mi guarda, è shoccata.
<< Linda ti prego sono
sempre io Sofia. Non è cambiato nulla.>>
Lei sta piangendo. Odio
vederla in quello stato. Odio vederla così soprattutto perché
è colpa mia.<< Ma perché non me lo hai detto. Noi siamo
amiche.>> Mi avvicino a lei e la abbraccio << Si noi siamo amiche.
Non te l’ho detto perché non voglio che nessuno lo sappia. Ho
sperato che cambiando il mio aspetto la gente non mi avrebbe riconosciuto. Ma a
quanto pare non basta.>> E guardo malissimo la ragazza dai capelli rossi.
Tutto questo è causa sua.
<< Sono stata sempre
una tua grandissima ammiratrice. Ho iniziato a giocare perché voglio
diventare come te.>> E’ imbarazzata. << Ok va bene. Ora
ditemi cosa volete per non dirlo a nessuno>>
Linda alza il suo viso dal mio
petto e mi sorride. << Gioca con noi>> E’ no! << No mi
dispiace, è l’unica cosa che non posso fare.>> Poi mi guardo
in giro e non vedo il loro mister. << Dov’è il
mister?>>
Le ragazze abbassano la
testa. Di cosa si vergognano.
<< Non lo abbiamo,
visto che siamo troppo scarse>> Carina come cosa.<< E come fate con
le partite?>> Linda mi stringe la mano. << A turno ognuna di noi fa
il mister>>
<< Ok allora facciamo
così. In cambio del vostro assoluto silenzio io vi alleno>> In
fondo un po’ di esercizio fisico mi farà bene.
<< Davvero lo
faresti?>> Mi sembra un buon compromesso.
Ed è così che
ho iniziato ad allenare la squadra di pallavolo femminile. Mi diverto con loro.
Sono brave ragazze e giocatrici non male. Sono passati altri due mesi.
Le ragazze hanno giocato e
vinto le prima partite. Sotto gli occhi sgomenti della scuola. Naturalmente il
mister durante le partite lo fa sempre una di loro. Io sono per tutti la
ragazza degli asciugamani.
Ora nei week end vado a
vedere le partite delle squadre contro cui dobbiamo batterci per poterle
preparare.
Ho scoperto che alla fine del
torneo le vincitrici del torneo femminile si batteranno contro i vincitori del
torneo maschile. Detto ciò più vinciamo più gli
allenamenti si fanno più duri.
Da questa settimana tutte le
mattine ci troviamo alle 6 del mattino per correre per un’ora prima
dell’inizio della scuola. Per poter far migliorare le ragazze devo
tornare in forma.
Sto per fare una cosa che non
avrei mai pensato di fare. Ma tengo molto alla mia squadra.
Sto entrando dentro il
palazzetto dove oggi si allenano i ragazzi. Il loro mister sta urlando come un
ossesso.
<< Ma dove siamo qui
all’asilo….>> Che ricordi, anche il mio lo faceva.
Mi avvicino a lui. E subito
arriva Josh. Ma che cosa vuole questo ragazzo da me.
<< Mister le posso
parlare?>> Lui si volta e mi guarda.
<< Tu sei la ragazza
che allena la squadra femminile vero?>> << Si mister>> Lui
sorride. Sembra un buono.
<< Vorrei chiederle se
posso allenarmi con voi il giovedì pomeriggio? >> Ho bisogno di
scontrarmi con qualcuno di più forte delle ragazze. Lui si gira e guarda
Josh.
Come a cercare il suo
consenso.
Ma questo ragazzo comanda la
scuola? << Se riesci a reggere i nostri ritmi va bene>> Reggere i
vostri ritmi. Io vi sfianco.
<< Allora vado a
cambiarmi e mi metti alla prova>> Lui ghigna. Te lo tolgo io il
sorrisetto dalla faccia.
Vuole allenarsi con noi un giorno alla settimana. Ci
provi. Sono sicuro che dopo sta sera non tonerà più. Avrei voluto
dirle di no subito ma chi la sentiva poi Linda.
I ragazzi si sono messi a fischiare. Mi giro
e…oh mio Dio. E’ un vero schianto. Come ho fatto a paragonarla ad
un ragazzo.
Bene vediamo cosa sanno fare.
<< Bene Mister sono pronta>> Lui mi guarda e sorride.
<< Forza ragazzi alla
battuta. Sofia cerca di murarli>> Nulla di più facile.
I ragazzi partono e
schiacciano uno dopo l’altro. Non mi muovo. Li faccio tirare tutti.
<< Ehi bella devi
cercare di fermare i nostri tiri. Se hai paura hai sbagliato posto>> Ma
quel ragazzo quanto ego possiede.
<< Sono pronta, riprovateci.>>
Ed ecco che mister sono tutto io parte e fermo il suo pallone. Ha un bel tiro
ma non è per nulla preciso.
Sono rimasti tutti basiti.
<< Non ti preoccupare capitano vediamo se ferma questo>> Ecco qui
che i seguaci si lanciano per difendere il loro capo. Ma non c’è
nulla da fare li ho bloccati tutti.
<< Questo è il
meglio che sapete fare? E voi sareste la squadra più forte del
campionato?>> Sono bravi, ma non posso farmi prendere in giro da loro. Mi
hanno sfidato e io le sfide le vinco.
Pazzesco!! Quello scricciolo le ha fermate tutte.
<< Signorina Mihazawa però non è
corretto. Lei ha molta più esperienza di loro>> Mihazawa.
Questo cognome mi dice qualcosa poi un flash. Capelli
lunghi legati con una coda, maglia rossa della nazionale, il numero 9 sulla
schiena con su scritto Mihazawa. E poi il suo viso. È davvero lei.
Sofia Mihazawa. È stata la mia compagna di
banco per tutti questi mesi e non sapevo come si chiamasse di cognome.
Il mister l’aveva riconosciuta. Che cretino che
sono.
<< Si mister ha ragione. Ma la prego di non dire
nulla a nessuno. E anche voi ragazzi per favore non ditelo in giro.>> I
suoi occhi sono pieni di dolore. Ecco che cos’era. Ecco cosa non riuscivo
a capire. Non è orgoglio, cattiveria è solo dolore.
<< Si Sofia te lo prometto nessuno di loro
dirà nulla. E puoi allenarti con noi.>>
Ma cosa gli è
successo. È passato da Dottor Jeckil a Mr Hid. La sua voce è
più tranquilla pacata.
Sorrido. << Grazie.
Vogliamo continuare>>
<< Forza ragazzi in
ricezione. Sofia alla battuta>> Seguo le indicazioni del mister.
Sono passate due ore e mi
sento bene. Era da mesi che non stavo così.
Avrò schiacciato,
murato, preso un migliaio di palloni. Le braccia mi fanno un po’ male. Ma
sono abituate a cose molto peggiori.
Mi siedo sulla panchina e
bevo un sorso d’acqua.
Ci ha ucciso. Siamo tutti morti. Lei sorride. A dir la
verità è la prima volta che sul suo viso vedo un sorriso
così. Ha una forza nelle braccia paurosa. Sa ricoprire tutti i ruoli. Ma
quello di alzatrice è il suo.
<< Josh ti sei incanto a guardare la
professionista>> Alex mi prende in giro.
Ma in fin dei conti, come dargli torto.
<< E anche se fosse. Non vorrai dirmi che ci hai
già fatto un pensierino?>> Mi piace prenderlo in giro.
So perfettamente che non è così. Quel
pazzo è cotto e stra-cotto di quella pazza di mia sorella.
Tutta la scuola gli corre dietro ma lui non ne vuole
nessuna.
<< Lo sai che nella mia testa c’è
qualcun’altra>> Il suo tono è serio e triste al tempo
stesso.
Gli ho anche dato il permesso di provarci con lei . Ma
lui non ce la fa si blocca.
<< Si lo so. Era solo per scherzare. Forza gente
a cambiarsi>> Ci alziamo e andiamo negli spogliatoi.
I ragazzi sono entusiasti di Sofia, e come dargli torto.
Gli ho ricordato la promessa, anche se sono che nessuno di loro mi
disubbidirebbe.
Appena uno dei due spogliatoi
è libero mi ci fiondo dentro e mi faccio una bella doccia. Il mio corpo
è completamente rilassato. Direi che quello che ho raggiunto è un
buon compromesso. Mi alleno ma non faccio partite. Dopo mezz’ora sono
fuori. Le luci della palestra sono spente. Si sono dimenticati di me.
Spero non mi abbiano chiusa
dentro.
<< Era ora. Ma quanto
ci hai messo>> Mi giro e sulla panchina è seduto Josh.
Mi ha aspettato??? Non
può essere.
<< Scusa, ma gli
spogliatoi erano tutti occupati. Cosa fai ancora qui?>> Mi sorride e si
alza in piedi.
<< Aspettavo te, per
chiudere>> Ah. Devo ammettere che all’aspettavo te il mio cuore era
felice. Usciamo e lui chiude la palestra. Fuori è buio pesto.
Guardo l’ora e
aimè sono le 8,15. ho perso l’ultimo autobus. Bene mi aspetta una
bella camminata.
Mi avvio fuori dal cortile
seguita da Josh.
Magnifica. Fuori dal cancello
della scuola è parcheggiata una bellissima ducati nera.
Adoro le moto. Mattias mi
portava sempre a fare dei lunghi giri.
Mi manca tantissimo
Mattias.
<< Ti sei
incantata!>> Mi volto e guardo Josh. << Ammiravo quella
moto>>
Lui si avvicina e estrae il
casco dalla sella. Ma allora è sua.
<< Ti piace la mia
moto?>> Gli sorrido. Lui in sella a quella moto è a dir poco
stupendo.
Capisco perché tutte
le ragazze della scuola gli corrono dietro.
<< Si è molto
bella. Quando ero in Europa mi capitava di fare dei giri in moto. Mi ha sempre
dato una sensazione indescrivibile>>
Lui mi sorride.
<< Grazie per avermi
aspettato. Ci vediamo domani>> Lo saluto e gli volto la schiena.
Non posso lasciarla andare via così. Voglio
passare altro tempo con lei.
<< Sofia aspetta>> Lei si volta e mi
sorride.
Le sue labbra sono così invitanti. Vorrei tanto
assaggiarle.
Mi è entrata dentro in un modo subdolo.
<< Dimmi>> Mi si è avvicinata e con
lei il suo profumo. Dolce e pungente allo stesso tempo.
Ma da quando usa del profumo.
<< Vai a casa a piedi?>>
Cavolo ma che cosa gli
prende, perché mi guarda in quel modo?
<< Si, gli autobus sono
già tutti passati>> Mi porge la mano.
La fisso. Ma cosa vuole?
<< Su sali che ti do un
passaggio>> Oh mamma. Deve aver battuto la testa.
<< Davvero?>>
Muove di nuovo la mano verso di me. E io la afferro. Mi avvicino a lui
lentamente.
I suoi occhi non si sono
staccati dai miei. Cavolo come vorrei che mi abbracciasse. Sono pazza lo so.
L’ho visto come un
egoista, viziato, troppo pieno di se e invece adesso che faccio.
Mi fermo a due cm dal suo
corpo.
La voglio. Voglio essere l’unico a poterla
guarda così. L’unica a poterla stringere, baciare.
Devo calmarmi oppure manderò tutto
all’aria.
<< Su Sali>>. Si siede dietro di me. E
stringe le braccia intorno al mio corpo.
Una sensazione fantastica.
Non resisto e le accarezzo la mano. Wow.
Ma cosa sto facendo. Sto
davvero sorridendo come un ebete perché lui mi ha accarezzato le mani.
Ok lo devo ammettere mi
sbagliavo su di lui. C’è qualcosa di più dietro alla sua
facciata da duro.
Mette in moto e partiamo.
Si vede che è già andata in moto. Non mi
sta stritolando. Si stringe a me, e mi piace.
Arriviamo a casa sua. Avrei voluto che il viaggio
durasse si più.
Parcheggio e la aiuto a scendere.
<< Grazie per il
passaggio>>. Mi sorride e mi accarezza il viso con il dorso della mano.
<< Stai meglio senza
trucco>>. Lo so. Ma il trucco fa parte della maschera che indosso. E per
ora rimarrà.
E’ molto bella.
Si volta e fa per rientrare in casa. Voglio parlare
con lei ancora un po’.
<< Se vuoi domani mattina ti passo a
prendere>> Quale ragazza non lo vorrebbe!
Si volta e mi sorride.
<< Esco di casa alle 5,30 tutte le mattine penso
sia un po’ presto per te>>
<< Anche tu? Ma che
cosa avete da fare a quell’ora?>> Mi fermo un secondo perché
non capisco a che cosa si stia riferendo con quell’anche tu. Linda!
<< Con le ragazze
corriamo dalle 6 alle 7 al campo sportivo prima delle lezioni. Puoi unirti a
noi se vuoi?>>
Mi guarda come per dire che
sono una pazza.
<< Magari solo per una
mattina. La tua presenza ci servirebbe proprio.>> Abbiamo un piccolo
problema.
<< Come mai?>> Scendo dalla moto e ci
sediamo sugli scalini di casa sua.
<< Al mattino verso le 6,30-7 arrivano i
bulletti della scuola e fanno minacce/apprezzamenti poco velati e poco
piacevoli. Magari vedendo che c’è anche un ragazzo potrebbero
smetterla.>>
<< Ok va bene, ci penserò>> Voglio
parlarne anche con Alex, questi ragazzini devono imparare a stare lontano da
certe ragazze.
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Sono pronta per uscire.
Chiavi di casa prese, tessera dell’autobus, presa. Cellulare sta
suonando.
Guardo il display è un
numero che non conosco.
“ Pronto”-
“ Ciao sono Josh” Oh cavolo! “ Sono fuori casa tua, esci
così andiamo a scuola” Oh mamma.
È davvero venuto a
prendermi. Sofia calma. “ Ok arrivo”. Esco di casa e me lo vedo
lì, alla luce del sole è anche meglio.
<< Ciao>>
Sorride. << Ciao>> Si gratta la nuca imbarazzato. << Ho preso
il numero di nascosto dal cellulare di Linda>>. << Tutto
ok>>. Salgo in moto dietro di lui. Accarezza di nuovo la mia mano e
partiamo.
Mi sono dovuto sveglia presto, è vero. Ma
questo viaggio in moto con lei ne è valso la pena.
Arriviamo a scuola e i ragazzi sono già li che
mi aspettano.
Scendo dalla moto. Le ragazze
mi guardano. Hanno gli occhi fuori dalle orbite. È facile intuire il
perché.
Ma con loro c’è
anche la squadra di pallavolo maschile al completo.
<< Josh come mai ci
sono anche loro?>> Lui si ferma e mi si piazza davanti.
<< Vedi mi devi
aiutare.>> Non sembra una cosa seria. << Sentiamo>>. Si frega
le mani. << Vedi Alex ha una cotta per mia sorella>> Oh cavolo.
Siamo messi bene. Contando che lei stravede per lui. << Ieri sera ho
parlato con Alex della storia dei bulletti della scuola. Ed è stato
irremovibile, ha voluto venire anche lui a tutti i costi>> Immagino che
non gli faccia piacere sapere che quei tipi ronzino intorno alla tipa che gli
piace.
<< E così ho
obbligato tutta la squadra a venire. Visto che ci siamo non è che potremmo
aiutarlo a farsi avanti con Linda>> Deve fidarsi molto del suo amico, se
vuole che esca con sua sorella.
<< Ok va bene.>>.
Ok va bene. Credevo che mi dicesse di no.
Ci avviciniamo ai ragazzi e alle ragazze. Da un lato
sul volto delle ragazze c’è la curiosità di sapere come mai
io e Sofia siamo insieme. Dall’altra mi aspetto di essere sfottuto a
vita.
Prima ho dichiarato che Sofia è il nemico
pubblica n.1. Anche se intoccabile. E adesso questo.
Cosa non si fa per le donne.
Saluto le ragazze, sta sera
in palestra mi aspetta il terzo grado.
Poso lo zaino per terra,
sfilo i pantaloni. Meno male che mi sono già cambiata a casa.
<< Forza gente facciamo
un po’ di streccing e poi corriamo>> I ragazzi guardano Josh come
ad avere il consenso. Che arriva e allora si rilassano.
Finito il riscaldamento,
abbiamo cominciato a correre.
Appena uno dei bulletti si
è avvicinato a Linda, Alex è comparso come un fulmine al suo
fianco.
Lei era rossa come un
peperone.
Con la scusa di starle vicino
perché nessuno la disturbi si sono messi a chiacchierare. E così
hanno fatto tutti.
Io e Josh abbiamo corso in
silenzio tutto il tempo. L’ho sorpreso molte volte a guardarmi. E la cosa
mi ha fatto piacere.
Cavolo, non so cosa dirle. Ma perché è
così difficile. Forza Josh dillo “Sofia vuoi uscire con me sta
sera?”. L’ho chiesto a milioni di ragazze. Non è mai stato
così difficile.
Finiamo di correre e andiamo tutti a farci una doccia.
<< Josh questa ti ha davvero messo al
tappeto>> Alzo lo sguardo e Lucas mi sorride.
Cazzo ha davvero ragione. KO al primo round.
<< Forse>> Arriva Alex felice come una
pasqua. << Allora sta sera serata con le ragazze. Giusto?>>
Che serata? << Su Josh, non dirmi che Sofia non
te lo ha detto. Sta sera andiamo tutti fuori insieme a mangiare qualcosa e poi
a ballare>> Lei non mi vuole.
<< No Ale non mi ha detto nulla>> Cavolo.
respinto ancora prima di provarci.
<< Ale ma quanto sei pirla. Sofia non lo sapeva.
Come può averglielo detto>> Lucas tira un pungo sulla spalla di
Alex. << Ah vero lo abbiamo deciso prima che arrivaste>>
Ma allora, forse…
Il cellulare suona. È
Mattias. Esco dallo spogliatoio.
“ Matti ciao”
“ Ciao bella come stai? Lo sai che mi manchi un casino”.
Oh Mattias, il mio Mattias.
“ Anche tu mi manchi tantissimo, sto bene. Dove sei?”
Mi volto e vedo Josh. Sulla
porta che mi guarda. Il suo sguardo è triste. “ Sono qui in
città sono venuto a trovarti. Passo a prenderti fuori da scuola
all’uscita.”
Oh cavolo, da un lato sono
stra-felice che ci sia Mattias dall’altro il suo sguardo mi ha ucciso.
Lui le manca. Ma chi cavolo è questo. E io che
volevo chiederle se aveva bisogno di un passaggio. Sono proprio un coglione.
Devo togliermela dalla testa. Lei la grande Sofia Mihazawa non uscirebbe mai
con uno come me.
Eccolo lì il ragazzo che le manca tantissimo.
Con la sua moto blu elettrico. Ad aspettarla.
Lei lo vede saluta le ragazze, non mi degna nemmeno di
uno sguardo e si fionda da lui.
Lui che sta facendo quello che io sogno di fare da
giorni ormai. Stringerla forte a me.
Devo togliermela dalla testa.
Il mio Mattias. Il mio
fratellone, l’unico che mi capisce meglio di chiunque altro.
L’unico con cui posso essere me stessa.
<< Sorella ma che
cavolo hai combinato. I tuoi capelli. Cos’è questo schifo che hai
sulla faccia>>
Lo guardo e lui capisce. Le
lacrime scendono. Mi stringe forte a lui.
<< Non importa sei
bella anche così. Non ti preoccupare va tutto bene.>>
No Matti non va tutto bene.
Loro non ci sono più loro se ne sono andati e mi hanno lasciato qui da
sola.
<< Forza andiamo un
giro in moto ti farà bene. Guida tu>>. Devo essere proprio uno
straccio se mi fa guidare. Monto in sella. Lui dietro di me. E parto.
Ho guidato per 2-3 ora buone.
Poi siamo tornati a casa. Matti si è sistemano nella camera degli ospiti.
<< Matti, sta sera
usciamo ti presento alcuni amici>> Lui compare in boxer sulla porta di
camera mia.
<< Tu hai degli amici.
Pazzesco. E io che pensavo stessi male. Ok va bene vado a prepararmi.>>
Bè in fondo forse non
ce l’avrei fatta a resistere così tanto se non avessi le ragazze.
<
<< Niente trucco sta
sera.>> Lo guardo e capisco che non ammette un no come riposta.
Quindi prendo i vestiti e mi
fiondo in bagno.
Pantaloncini neri, top verde,
copri spalle e tacchi.
Sono pronta.
Ma così non vale. Io voglio togliermela dalla
testa e lei si presenta così. Ancora più bella del solito.
L’unica cosa che stona è il tipo vicino a lei.
Passo la cena in silenzio. Vederla sorridere,
abbracciare quel tipo mi sta uccidendo.
<< Fratellone, cosa ne pensi di Mattias?>>
Eccola qui il mio piccolo folletto.
La voce della mia coscienza. << Cosa vuoi che ne
pensi?>>
Lei sbuffa. << Ma su forza è il fratello
di Sofia. Si assomigliano non trovi?>>
ALT. Linda ha detto fratello? << Scusa ma hai
detto fratello di Sofia?>>
Lei mi guarda e sorride. L’ha fatto apposta.
Linda mi capisce meglio di chiunque altro.
<< Si Josh lui è il fratello di Sofia.
Chi credevi che fosse il suo fidanzato?>>
Mi fa la lingua e se ne va.
Qualcuno mi ha preso dal
gomito e mi sta facendo alzare. Mi volto e vedo Josh.
Mattias sta per intervenire.
<< Matti tutto a posto>>.
Mi volto verso Josh e cerco
di capire cosa vuole. << Noi dobbiamo parlare>>. Oh oh.
<< Ok va bene>>
La porto fuori dal locale. È in piedi davanti a
me. E questa volta al diavolo tutto.
La stringo forte.
Lei all’inizio è titubante ma poi mi
abbraccia.
<< Non sai da quanto speravo lo facessi>>
Sta piangendo.
La allontano un po’ da me e la guardo negli
occhi. << Perché piangi?>>
Voglio vederla sorridere. << Pensavo fossi
arrabbiato con me>>
Ma quanto sono stato stupido. << No, sono solo
arrabbiato con me stesso. Per come ti ho trattato. Scusa.>>
<< Sofi tutto
bene>> Sempre abbracciata a lui. Mi volto e sorrido a Matti che rientra
nel locale.
Mi volto e guardo Josh negli
occhi. Mi alzo selle punte e lo bacio.
Non le do il tempo di staccarsi che la stringo di
nuovo a me.
Non so per quanto tempo ho baciato le sue labbra.
<< E’ ora che rientriamo prima che ci
diamo per dispersi>> Lei mi guarda e sembra non capire.
La prendo per mano e la stringo nella mia. Ora non la
lascio più.
Torniamo dentro e i ragazzi mi guardano, sorridono.
Suo fratello mi squadra.
Matti mi guarda e mi fa segno
che è tutto ok. Eh vai Josh gli piace. Josh va a sedersi al suo posto e
io sto tornando vicino a Mattias. Ma Josh non lascia la mia mano. Non vuole
lasciarmi.
<< Ehi Josh facciamo
cambio di posto>> Mi volto e sorrido a Mattias. È il fratello
migliore al mondo.
<< Grazie
amico>>.
Ora è qui seduta vicino a me. La sua mano nella
mia. Linda sorride. E’ perfetto.
Poi lei si volta e mi guarda. Ok adesso basta, se mi
guarda così non posso farne a meno.
Prendo il suo viso tra le mani e la bacio. E non mi
interessa dei fischi, delle urla.
Ci stacchiamo e lui ha ancora
il mio viso tra le sue mani. La sua fronte appoggiata alla mia.
E il mio cuore in mano.
“ Grazie”. Lo guardo non capendo. Grazie per cosa?
“ Grazie per essere qui
con me nonostante tutto”
“ Abbiamo ancora tante
cose da dirci. Tante cose da fare insieme.”
La serata trascorre
tranquilla. Andiamo a ballare. Gio e io non ci siamo staccati un attimo.
Alex non ha mollato un
secondo Linda. Per la gioia di quest’ultima.
La scena più bella di
tutte, è stata quando eravamo tutti seduti ai divanetti. E Linda vuole
andare a bere qualcosa perché sta morendo di sete. Nessuno però
aveva voglia di accompagnarla.
Sto per alzarmi quando Josh
mi tiene seduta vicino a lui.
Alex si alza, la prende per
mano e si intrufolano tra la gente.
Quando tornano circa un paio
di ore dopo. Lui sorride come un ebete, lei è rossa in volta e con i
capelli arruffati. Cosa sia successo lo abbiamo capito tutti.
Josh e Mattias hanno
scherzato per gran parte della serata. Sono contenta che si piacciano.
Poi Matti è sparito
con una biondina tutta pepe. I gusti di mio fratello non li capirò mai.
Sono le 5 del mattino e la sto riportando a casa.
Arriviamo da lei e noto subito qualcosa che non va.
C’è un biglietto sulla porta.
Scendo dalla moto, vado alla
porta e leggo il messaggio.
“ Torna in nazionale,
nessuno qui ti vuole”
Bene segreto svelato, quiete
finita. Poche ore fa stavo giusto pensando che questa città mi piaceva.
E forse non avrei dovuto di
nuovo trasferirmi.
Ma chi cavolo…Sul suo volto rassegnazione. Come
se questa non fosse la prima volta che le capita.
Era così serena fino a 10 minuti fa. E adesso
per qualche deficiente, è triste. Sta piangendo.
<< Sofi, dai non fare così è solo
uno scherzo di cattivo gusto>>. Lei si volta e mi abbraccia.
Chi ha fatto questo me la paga. Non mi hanno mai visto
così incazzato come lo sono ora.
Lui mi sta accarezzando la
testa. Tenta di calmarmi. Non voglio lasciarlo, non adesso che lo appena trovato.
Ma so già come andrà a finire. E questa volta è peggio di
tutte le altre volte. Qui mi sono fatta degli amici.
Qui mi sono innamorata. Ma
non possono lasciarmi vivere in pace come una qualsiasi ragazzina di 17 anni.
<< Tanto succede
sempre, speravo solo che ci volesse ancora un po’ di tempo>>
<< Cosa succede? Me lo
spieghi?>> Tiro su il viso e lo guardo dritto negli occhi.
<< Tutte le volte che arrivo in una nuova
scuola, spero sempre che la gente non mi riconosca. Voglio essere solo Sofia,
una ragazza di 17 anni con la passione per la pallavolo. Ma poi succede
l’inevitabile. Mi riconoscono e mi odiano. Tutti i ragazzi della scuola,
vogliono uscire con me. Con la grande Sofia Mihazawa, per potersi vantare con i
loro amici. Le ragazze cominciano ad odiami. E comincio a ricevere queste
minacce . Finchè la cosa non peggiora e allora sparisco per un paio di
mesi. Per riprovarci di nuovo in una nuova città>> La stringo a
me. E lo giuro questa volta non succederà, questa volta non se ne
andrà non può. Non dopo sta sera.
<< Non puoi mollare Sofi, non puoi andartene.
Come fanno le ragazze senza di te? E i ragazzi?>>
Lei mi guarda e io muoio per ogni lacrima che sta
scendendo dai suoi occhi. << E io? Vuoi veramente andare via dopo sta
sera?>> Ti prego dimmi di no. Ti prego dimmi che conto qualcosa per te.
Dimmi che questo odio/amore che ho provato per te in
questi mesi conta qualcosa.
<< Non voglio andare
via. Speravo che questo fosse il posto giusto in cui ricominciare. Ma loro non
mi lasceranno in pace. E forse mi hanno scoperto così presto proprio per
te>> Sono stata una sciocca, infatuarmi e poi innamorarmi del ragazzo
più ambito della scuola. Era destino che mi scoprissero.
<< Vuoi dire che
è colpa mia?>> Si sente attaccato. Si alza e va verso la moto.
<< No aspetta, non volevo dire ch è colpa tua. Ma mia>> Ha
già il casco in mano quando si volta e torna indietro.
<< Cosa vuoi
dire?>>
Sono confuso. << Mi sono innamorata del ragazzo
più desiderato da tutto il genere femminile della scuola, era normale
che, viste le attenzione e i battibecchi che ci sono stati da tra di noi.
Qualcuno cercasse di sapere qualcosa in più. >> Innamorata di me.
Prendo il suo viso tra le mani e la bacio. <<
Scusami. Sono disposto a qualsiasi cosa, ma ti prego non andartene. Metterò
a tacere le voci. Giuro ci riuscirò ma non andare via da me. Ti
prego.>>
Mi sta pregando. E non
è il tipo che lo fa molto spesso. In questi mesi ho conosciuto un Josh
capo della scuola, amato dalle ragazze, osannato da tutti. Bello ricco e
famoso. Orgoglioso, testardo, superficiale.
Ma non è così
in tre giorni a smontato tutte le mie certezze su di lui.
<< Non andrò
via. E non dovrai mettere a tacere nessuna voce. Non voglio che ti faccia dei
nemici a causa mia. Ma ti prego resta con me. >>
Mi sta baciando di nuovo. E
lo prendo come un si.
<< Ok tutto quello che
vuoi ma non andare via.>> Sono pazza, resto per un ragazzo che fino ad
una settimana fa credevo di odiare. Ma forse sapevo già di amare.
In fondo tra l’odio e
l’amore il passo è breve.
Lei resta per me. Io conosco la sua storia. Tutti la
sanno, l’hanno spiattellata sui giornali di mezzo mondo. Non pensando a
lei. A lei che qui gracile con un spiga di grano sta piangendo. Ma lei è
anche forte. Dentro di lei c’è una forza sovrumana.
E’ ora di mettere le carte in tavola.
<< Sofia ti va se entriamo da te e
parliamo>>
Il tono della sua voce
è estremamente serio. Credo proprio che sia una cosa importante.
<< Va bene
vieni>> Entriamo ci sediamo sul divano. Appoggia i gomiti sulle
ginocchia. Intreccia le mani e ci appoggia il mento. Guarda dritto davanti a
se.
<< Ho ucciso mio
padre>> Il tempo si è fermato. Penso di non aver sentito bene.
<< Era il 5 ottobre dell’anno scorso. Sono
tornato a casa e ho trovato mia madre in un lago di sangue morta. Sento delle
urla, era Linda. Stava gridando a qualcuno di fermarsi, di lasciarla andare.
Sono corso da lei. La scena che mi si è presentata davanti agli occhi
era spaventosa. Mio padre con la cinghia dei pantaloni in una mano e una
pistola nell’altra. La prendeva a cinghiate e le gridava di non muoversi
ho le avrebbe sparato. Non so come ma ho preso la prima cosa che mi è
capitata a tiro e glielo scaraventata addosso. Era una statua di marmo.
L’ho colpito alla testa e lui è morto li.>> Lei mi sta
abbracciando. Solo adesso mi rendo conto di star piangendo. Ho raccontato
questa storia solo ad Alex.
Lo stringo forte a me. Ora
siamo distesi sul divano. Con la sua testa appoggiata al mio addome. Lo sto
accarezzando. Deve essere stata davvero dura per lui
<< Come stai?>>
Mi abbraccia forte. << Bene, lui non ci stava con la testa. Era un paio
di mesi che prendeva delle medicine. Quel giorno non so cosa l’abbia
fatto scattare. Sono arrivato giusto in tempo per salvarla. 5 minuti dopo e ora
sarei solo.>> Gli bacio la fronte. << Non sei solo. Sono qui. Era
destino che la salvassi. Ora lei come sta?>> Avrei dovuto accorgermi che
in Linda c’era qualcosa che non andava. << Da quando ci sei tu
meglio. È per questo che non potevo attaccarti liberamente a scuola. Per
lei eri troppo importante. Va da uno psicologo 2 volte a settimana e sembra che
stia funzionando.>> Sono contenta di essere stata utile anche senza
saperlo. << Tu come stai? E non voglio sapere di altre persone ma di
te>> Non mi è sfuggita la sua divagazione di prima. Mi guarda e si
mette seduto. Mette della distanza tra di noi.
<< Sto bene e te lo
già detto>> Ecco che esce il bullo. Il Josh del primo giorno di
scuola.
Scendo dal divano e mi
inginocchio davanti a lui. Questa volta lo so che dietro questa maschera
c’è una persona splendida.
<< Anche io lo dicevo
sempre. Ad ogni persona che mi faceva le condoglianze per la morte dei miei
genitori. Ogni persona estranea alla mia vita. Quelle persone non sapevano
nulla di me. Non sapevano niente della mia famiglia. Quelle persone le odiavo.
Le odio con tutta me stessa. Non erano preoccupate per me era solo apparenza la
loro. >> Lui mi guarda e per
un secondo il suo viso è tornato dolce.
<< Quando non mi
bastava più odiare loro, ho cominciato ad odiare le persone a me vicine.
Quello a cui ho fatto più male è stato Mattias. L’ho
rinnegato come fratello davanti a tutti. L’ho incolpato della loro morte.
Poi ho odiato me stessa. >> Mi guarda e non capisce.
Mi alzo, vado verso il mobile
della tivù apro il cassetto e la tiro fuori. Toccarla mi mette ancora i
brividi. Non so come ho fatto quella sera a farlo. Mi volto e gliela lascio in
mano. Mi guarda e non capisce.
Non capisce che con quella
corda legata al mio collo ho cercato di uccidermi.
<< Nodo
scorsoio>>
Nodo scorsoio. Oh cavolo. La guardo. Lei si volta e mi
fa vedere una piccola cicatrice tra la base del collo e il suo orecchio. Lascio
cadere la corda e la abbraccio.
<< Scusami, sono un vero cretino. Non lo
sapevo>> Mi stringe forte. << Nessuno lo sa. Mattias è arrivato
giusto in tempo. Se non ci fosse stato lui ora non sarei qui. Non stavo bene e
non parlarne non mi ha aiutato. Parla con me>>
Mi guarda e mi fa un cenno
con il capo.
<< Prendo dei sonniferi
per dormire. Mi tengo occupato in qualsiasi modo pur di non pensarci. Pur di
non pensare a quell’ultimo giorno. Pur di non rivivere quei minuti. Tutte
le volte che chiudo gli occhi. L’odore del sangue arriva alle mie narici,
la nausea prende il sopravvento. Poi sento le sue urla. Mi spaccano i timpani.
Non so per quanto posso reggere>>.
Lo prendo per mano, non
capisce. Lo porto in camera da letto. Gli sfilo la camicia e gli slaccio i
pantaloni.
Mi svesto infilo la mia
maglietta super larga per dormire. E ci corichiamo.
<< Stai qui con me sta
notte>> Non dice nulla mi abbraccia. Sento qualcosa di bagnato sulla mia
pancia. Sta piangendo. Lo stringo a me finché non si calma e si
addormenta.
È un anno che
probabilmente tiene tutto dentro di se.
Sono le 7 del mattino e lui si
sta svegliando. Ho vegliato su di lui tutta la notte. Ha dormito
tranquillamente probabilmente forse per la prima volta da molto tempo.
<< Buon giorno. Dormito
bene?>> Si stropiccia gli occhi e mi sorride. << Si grazie e
tu?>> Gli accarezzo il volto sembra un bambino. << Ho vegliato sui
tuoi sogni, perché nessuno li disturbasse>> Si allunga verso di me
e mi bacia. << Grazie. Ora sto meglio …sul serio>>
Non dormivo così da quella notte. Mi metto
vicino a lei e la stringo a me. Appoggia il suo viso sul mio petto. E la
coccolo. Non l’ho mai fatto con nessuna ragazza. Piano piano si
addormenta. Sono quasi le 10 del mattino quando suo fratello fa capolino dalla
porta. Oh cavolo.
<< Non ti preoccupare, vi ho già visti
questa notte.>> Fiu. Avessi beccato così Linda avrei fatto una
strage.
<< Ah ma ti avverto, falla soffrire e ti faccio
a pezzi. Non metaforicamente. >> Gli credo.
<< Ok>>. << Lei si fida di
te>> e mi mostra la corda << quindi lo farò anche io. Ma al
primo passo falso sei fuori. Ne ha passate troppe, probabilmente ieri te ne ha
parlato. Ma tu non l’hai vista. Tu non sai cosa vuol dire vedere di nuovo
quella luce nei suoi occhi. Quella voglia di vivere. Non posso permettermi che
ricada nel baratro. Non so nemmeno come ne sia uscita la prima volta.>>
La accarezzo e la stringo a me. Non capiterà di
nuovo.
<< Non succederà, te lo prometto>>
Lui se ne va e mi lascia da solo con lei. Mi allungo
verso i pantaloni per prendere il cellulare e chiamare Linda. Ho un messaggio.
“ Josh, sono le 4 del mattino e non sei a casa. Ho riaccompagnato Linda.
Rimango a dormire qui, non mi fido a lasciarla da sola. Alex.” Grande
Alex, su di lui posso sempre contare.
Da quel giorno sono passati 2 giorni è ora di
tornare a scuola. Le cose sono un po’ cambiate dalla scorsa settimana. Io
e Sofia stiamo insieme. Alex finalmente ce l’ha fatta, per la
felicità di mia sorella. I ragazzi e le ragazze ora vanno
d’accordo. Oggi lei deve affrontare la scuola.
Mi ha detto che lo farà a modo suo. Io sono qui
per sostenerla.
Non poteva fare un entrata migliore!
Mi stanno guardando tutti
come se fossi un alieno. Bè in fondo loro l’hanno scoperto, quindi
gridiamolo al mondo.
Sta mattina mi sono alzata e
non ho indossato la divisa della scuola, ma la tuta della nazionale. Da quanto
non lo facevo. Tuta rossa e bianca con su il numero 9 e il mio cognome sopra.
Tutti mi stanno guardando.
Ed ecco che probabilmente
l’autrice del biglietto si sta facendo avanti.
Vedo Josh scattare ma gli
faccio segno di no.
<< Cosa credi di fare
conciata in questo modo. Lo sappiamo chi sei. E a nessuno di noi importa nulla.
Tornatene a giocare in nazionale e lasciaci in pace. Ma soprattutto stai
lontana da lui.>>
Sta indicando Josh. Lui si
sta un tantino arrabbiando.
<< Tu sai chi sono ma
magari qualcun altro no. Quindi perché non glielo diciamo. Ti
va?>> Mi guarda e non capisce. Come potrebbe. Il cortile si è
ammutolito.
<< Mi presento: Sono
Sofia Mihazawa alzatrice della nazionale di pallavolo femminile. >>
Tutti mi guardano ma non
sanno che dire. << Questo è quello che sai. Giusto. Bene ora mi
presento di nuovo. Per quello che sono veramente.>> Silenzio di tomba.
<< Sono Sofia Mihazawa, ho 17 anni e i miei genitori sono morti in un
incidente stradale, per venire a vedere una mia stupidissima partita di pallavolo.
Questa è la 6 scuola che cambio. Non sono nulla di più di una
qualsiasi ragazza come voi. Non ho intenzione di lasciare questa scuola. Ma
soprattutto non ho intenzione di lasciare lui solo perché a voi non sta
bene che usciamo insieme>> Josh ora è vicino a me.
<
Poi lo sento un pallone
lanciato a tutta velocità contro di me. Scatto in posizione e lo
respingo.
<< Sei davvero una
campionessa. Resta qui nella nostra scuola se vuoi. Ma ad un patto.>>
A parlare è stata una
ragazza. L’ho vista solo un paio di volte forse. Tutti la guardano con
timore.
<< E Olivia. Diciamo la
mia controparte femminile in questa scuola. >> Bene. << Quale
patto?>>
<< Torna a giocare in
nazionale.>> Mi dispiace ma non posso. << Sofia fallo, loro
vorrebbero così>>
È stato Mattias a
parlare. << Non posso farlo, se loro fossero morti io non avrei mai
più giocato. E quindi non posso.>> Lei si fa avanti e me la
ritrovo a
Che ne dite!