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Autore: NevanMcRevolver    12/11/2010    1 recensioni
"Una voce arcana irruppe nella sua testa. Un ordine al quale non poteva rifiutarsi, un antico richiamo impossibile da ignorare. La voce di un dio che richiamava a sé un suo fedele alleato".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le ali del Grifone

 

 

 

La bufera di neve era forte.

I cristalli sferzavano l’aria con violenza, la tagliavano, la ferivano.

L’Oslofjord era vuoto: alla gente piace andare sul fiordo anche solo per vederne il panorama di quella valle inabissata.

Ma la neve non dava tregua, qulla notte. Il freddo era pungente, l’aria  avrebbe ferito a morte qualunque sprovveduto.

La falce d’argento era completamente celata dietro quella spessa coperta di nubi nere inclementi.

Il vento urlava, straziato; intonava la sua arcana melodia.

I rami degli alberi si piegavano al peso della neve ormai ghiacciata, gli arbusti si prostravano dinnanzi alla potenza del vento.

La bufera sembrava che stesse perdendo potenza ma, lentamente, la neve lasciò il posto all’acqua, e una pioggia incessante cadde rovinosamente sul fiordo.

Il cupo rombo della tempesta divenne insormontabile, assordante.

La superficie dell’acqua del fiordo era quasi completamente gelata, salvo in alcuni punti, dove alcune lastre di ghiaccio galleggiavano e si urtavano ripetutamente fra di loro.

“Un po’ come gli esseri umani” pensava.

In fin dei conti aveva ragione: gli uomini si urtano in continuazione fra di loro per trovare un minimo di stabilità. Tutti partecipano, in diversa misura, a questa feroce guerra per il proprio benessere, tutti sono, in fin dei conti, dei peccatori.

Tutti dovranno, un giorno o l’altro, scontare la propria pena.

“Non siamo altro che pedine, giocattoli nelle mani di esseri superiori che si dilettano nel condannarci”.

Se ne stava lì, da solo, incurante di tutto, seduto su un masso, mentre la neve prima, poi la pioggia, lo frustava selvaggiamente, tanto da fargli mancare il respiro.

A lui, però, tutto questo non interessava minimamente: il disordine di questa sera, infondo, non era altro che un improvviso scoppio della forza della natura.

Esplosione che sarebbe durata poco, in fondo. Prima o poi avrebbe smesso.

Anche lui avrebbe smesso.

Di vivere.

Il mondo è ostile, maligno, troppo difficile da seguire.

Le regole della vita sono sporche, intrise di ipocrisia.

Non sono degne di essere seguite.

“Perché non finirla? Perché non ora? E’ il momento adatto!”

Un fulmine sferzò la volta celeste illuminando a giorno l’intera area.

Il rombo che seguì fece tremare le fronde degli alberi: sembrava che la natura, questa sera, si stesse svegliando in tutta la sua potenza.

Si alzò e si avvicinò alla costa del fiordo.

“L’acqua gelida sarà una tomba perfetta. Il freddo prima mi farà male, lo so, ma poi mi accoglierà fra le sue braccia. Mi sigillerà nella sua teca, e allora tutto sarà pace”.

La pioggia iniziò a scemare sempre di più, diventando sempre più sottile e leggera.

Sembrava che la natura abbia clemenza di questa povera anima, in fin dei conti.

Che gli dei, o chi per loro, gli volessero dare un’altra possibilità?

Che il mondo non era davvero tutto così marcio? Che custodisse davvero ancora qualcosa di buono in tutto quel disordine?

Il vento soffiò sempre più forte, allontanando le nuvole e pulendo la volta del cielo.

La luna splendeva in tutta la sua bellezza, candida, pura, cristallina.

Le stelle bruciavano illuminavano e, egocentriche, chiamavano a sé tutta l’attenzione possibile.

Di fianco alla falce una stella morente brillò improvvisamente.

Era una luce completamente nuova, oscura nella sua luminosità, nera nella sua brillantezza.

Una voce arcana irruppe nella sua testa.

Un ordine al quale non poteva rifiutarsi, un antico richiamo impossibile da ignorare.

La voce di un dio che richiamava a sé un suo fedele alleato.

 

Queste dimore infernali non sono state assegnate

senza giudizio e giudice: Minosse inquisitore

scuote l'urna dei fati, convoca l'assemblea

dei morti silenziosi, li interroga, ne apprende

i delitti e la vita”.

 

-Minos del Grifone al Suo servizio, Meiou Hades- rispose il Giudice.

Sorrideva: il suo signore l’aveva chiamato. Il suo signore gli aveva dato un corpo nuovo.

Una nuova vita gli scorreva nelle vene, con l’impeto di una fiamma.

-Gigantic Feathers Flap!-  urlò al cielo.

Le ali del Grifone avevano ripreso a battere!

Un’altra Guerra Santa era alle porte.

La Stella del Cielo Nobile brillava sempre più forte.

 

 

 

 

 

Meiou Hades parla:

Buonasera a voi, popolo di EFP.

Ho cercato di immaginare come fosse stato il risveglio del Giudice Minos.

Non so se sono riuscito a rendere bene la situazione, mi auguro di sì!

I versi di prima, comunque, sono presi dall’Eneide di Virgilio, se la cosa può interessarvi.

Fatemi sapere cosa ne pensiate!

See you, guys!

 

  
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