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Autore: Oscar_    13/11/2010    5 recensioni
- Fa freddo vieni qui... - Disse il giovane conte a bassa voce, rivolto al gatto nero dinnanzi a sé. Il felino si avvicinò furtivo al ragazzo infreddolito, ma appena gli fu abbastanza vicino da essere toccato egli lo prese malamente per la collottola, quindi per autodifesa il nero animale lo graffiò.
- Ehi, persino tu mi prendi in giro?! - Gli strillò dietro il conte mentre il felino s'allontanava.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Black cat
 
 
 







1. Loneliness
 
 
 
 
Faceva freddo, tanto freddo quella notte buia. Era vicino al porto senza saperlo, l'aria era umida e salmastra. Non amava il mare, troppo grande ed incontrollabile. Le cose che non riusciva a controllare lo inquietavano. L'avevano cacciato anche da quella lurida locanda, nonostante avesse ben chiarito che lui era il leggittimo erede del Conte Phantomhive. Era allibito. Quel sudicio plebeo l'avrebbe pagato caro quell'affronto. Si sedette addossato al muro di mattoni dal colore sbiadito, stanco ed affamato.
Un movimento attirò la sua attenzione: Un gatto nero miagolante si avvicinava furtivo a lui. Osservò quel minuto animale dai tratti felini e affascinanti. 
"Se ci fosse stato Sebastian si sarebbe messo ad accarezzarlo..." Pensò il Conte guardando il gatto con una leggera invidia. Ma perché provare invidia per un animale ? Non aveva il minimo senso. Eppure era invidioso di quel felino. Forse perché il suo maggiordomo, anche senza minimamente conoscere qualcosa della vita del gatto che gli si parava davanti, l'avrebbe accarezzato dolcemente. Gli avrebbe donato calore e sorrisi da far sciogliere chiunque. Ma non aveva mai visto quel gatto prima d'ora. E allora lui? Il suo signorino? Lo conosceva perfettamente, sapeva tutto di lui, ogni cosa. Ma non gli dedicava mai quelle attenzioni. "Forse dovrei ordinarglielo..." Gli saltò alla mente. Ma come? In quel momento non era più con lui. Chissà dov'era finito il suo maggiordomo nero. L'avrebbe voluto vicino. Forse l'avrebbe scaldato. Ma non c'era e lui non poteva farci niente di niente. Neanche era riuscito a capire perché se n'era andato. Forse si era mostrato troppo debole per lui. Magari al suo maggiordomo nero piacevano solo le persone fredde e senza cuore, com'era lui di solito. Però adesso non gli veniva da essere così. 
- Fa freddo vieni qui... - Disse il giovane conte a bassa voce, rivolto al gatto nero dinnanzi a sé. Il felino si avvicinò furtivo al ragazzo infreddolito, ma appena gli fu abbastanza vicino da essere toccato egli lo prese malamente per la collottola, quindi per autodifesa il nero animale lo graffiò. 
- Ehi, persino tu mi prendi in giro?! - Gli strillò dietro il conte mentre il felino s'allontanava.
Decise di seguirlo. Non perché ci fosse un motivo preciso per farlo. Lo seguì e basta. In qualche modo gli ricordava Sebastian.
- Aspetta! - Strillò al felino alzandosi e correndogli dietro a fatica. In fondo era da molto che non mangiava nulla.
Per un po' riuscì a seguire il felino, ma poi lo perse di vista, era troppo stanco. 
Si accorse che il gatto lo aveva portato proprio davanti al porto che tanto cercava.
- Il porto era... Così vicino...! - Disse, più per sé stesso che per qualcun altro. Osservò le navi galleggianti sull'oscura superficie marina.
"E ciononostante io... Vagando in quel modo non ho saputo trovarlo... E invece era... Così vicino." Pensò sentendosi inutile ed anche infantile. Senza il suo maggiordomo si rese conto di non essere davvero niente. Nemmeno sapeva orientarsi in città senza di lui. Non riusciva a trovarsi da mangiare, a badare a sé stesso... Non sapeva nemmeno donare calore ad un gatto! Era davvero inutile.
Ma nonostante tutto riuscì a salire su una delle grandi navi ormeggiate al molo senza farsi vedere dai marinai ancora mezzi addormentati. Si nascose nella stiva di una di esse e rimase lì, in silenzio. Poi la barca partì, trasportandolo, come sperava, a Londra. 
Intanto si fece l'alba, ma il giovane non poteva accorgersene. 
I marinai ogni tanto facevano un giro nella stiva e lui non poteva avere tempo di riposarsi. Si sarebbe riposato alla villa, una volta tornato lì. E Sebastian gli avrebbe preparato il té. Non avrebbero più discusso su cose superflue come un comportamento. In fondo la regina, in quello stato, gli aveva fatto davvero molta pena. Sebastian non poteva ucciderla, almeno non in quel momento. Forse l'aveva deluso. Aveva deluso il suo prezioso maggiordomo nero. Si stava forse pentendo di qualcosa che non aveva fatto? In fondo lui ancora lo possedeva un orgoglio. 
Dei marinai scesero nella stiva, scuotendolo dai suoi ragionamenti.
- Oggi il vento è forte, eh? -
- Non fa stare troppo tranquilli... Con tutte quelle onde di notte.-
- Speriamo di arrivare in fretta a Londra. -
Tornarono di sopra e il giovane Conte poté tirare un sospiro di sollievo.
Ma poco dopo si udirono delle voci spaventate dal ponte della nave e il giovane s'inquietò nuovamente. Decise di salire a dare un'occhiata, in fondo non si riusciva a comprendere molto da quel vociare alto ed incomprensibile. 
Si affacciò dalla ringhiera e vide uno spettacolo davvero orribile: Nel punto in cui si sarebbe dovuta trovare Londra c'erano un mucchio di fiamme rosse e arancioni, che divampavano sempre più in alto, quasi a voler raggiungere il cielo notturno senza risultati.
Una donna scoppiò in lacrime, forse abitava in una delle case vicino al mare, che già si notava, erano macerie ormai. Il Conte sperò che la sua villa non avesse fatto quella fine per la seconda volta. Un brivido lo percosse da cima a fondo. Aveva un brutto presentimento, davvero molto brutto. 
Scese nuovamente nella stiva e si nascose dietro una delle casse tremante. Non voleva perdere tutto di nuovo. Si nascose perché non poteva combattere. Era indebolito dal freddo umido, dal digiuno prolugnato, dal fatto che Sebastian non era più con lui. Non ce l'avrebbe fatta. Qualcosa di caldo gli scivolò sulle rosee guancie paffute. Fu un sollievo piangere. In qualche modo riuscì a riscaldarsi. Poi un tonfo. Alzò lo sguardo e vide di nuovo il gatto nero del porto. Come aveva fatto a salire? L'aveva forse seguito? Lo guardò in lacrime e lentamente, avendo paura che anche l'unico animale che gli si riusciva ad avvicinare scappasse lontano, lo accarezzò sulla testa. Il felino si strusciò sulla sua mano miagolando. Il giovane sorrise in mezzo alla tristezza. Il felino gli si accoccolò tra le gambe e strusciandosi sul suo petto iniziò a fare le fusa. Il piccolo Ciel tutto intorpidito dal freddo e dalla fame lo accarezzò dolcemente, con tocchi leggeri, perché anche se si era accoccolato e non dava segni di voler andar via, lui aveva comunque paura di stare di nuovo solo. Il gatto alzò il muso rivelando a Ciel degli occhi scarlatti. Per un primo momento gli parve un'allucinazione, ma poi continuando ad osservare i lucidi occhi del gatto, si rese conto che erano proprio scarlatti.
- S-Sebastian...? - Sussurrò al gatto immobile fra le sue braccia. Il felino parve spostare il capo da un lato, poi miagolò e si ricominciò a strusciare sui vestiti del Conte, che completamente stupefatto strinse il gatto al petto. Ricominciò a piangere. Quel gatto non poteva essere Sebastian. Perché lui non c'era, l'aveva lasciato solo. E non sarebbe tornato. Forse mai più. 
La barca parve cambiare rotta all'improvviso. Ciel venne scaraventato addosso ad una cassa grande e pesante e battendo la testa svenne.
 
 
 
 
- Fine primo capitolo -
 
 
 
 
 
Buonsalve =) Spero che la storia sia di vostro gradimento, credo che gli aggiornamenti saranno un po' lenti, ma ci saranno, tranquilli ^-^ 
Se vi va di commentare siete i benvenuti, o se volete aggiungete, o seguite semplicemente, o non seguite proprio... Beh come vi pare eh ;D
Baci lettori =P
 


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