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Autore: Nerd_Ladies    14/11/2010    4 recensioni
Storia nata dall'unione di due cervelli bacati nel mondo delle fantasie perverse. Due ragazze, New Orleans e un viaggio nel tempo: e abbiamo detto tutto!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kimball Cho, Nuovo Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note

Meta-fanfic scritta a quattro mani da soarez e Doralice sotto lo pseudonimo Nerd_Ladies.

Ambientazione: The Mentalist ft. mondo reale

Genere: romantico, avventura, fantasy

Rating: variabile

Ship: sorpresa!

Personaggi: Serena, Alice, Kimball Cho, Walter Mashburn

Avvertimenti: AU, What If?






Mardi Gras



Capitolo 1


È tardi!! Ètardiètardiètardiètardi…”

Correva attraverso l’aeroporto come una pazza schivando valige, proprietari delle valigie, dolci famigliole in attesa di partire per le vacanze.

Ringraziò di aver fatto il check in online.

Una mossa di limbo per passare sotto alle mani allacciate di due piccioncini – maledette coppiette traboccanti melassa e diabete! – un brusco scarto per evitare di travolgere una vecchietta con il cane – se si poteva chiamare cane, dal momento che stava per calpestarlo – un salto degno di un’ostacolista per scavalcare un enorme trolley rosa di Hello Kitty – Orrore! – e si ritrovò davanti all’addetto del controllo sicurezza.

L’occhiataccia che le lanciò non fu delle migliori.

Serena alzò gli occhi al cielo sbuffando internamente.

Andiamo, se fosse stata in un film le avrebbero fatto l’applauso!

Qualcosa da dichiarare? –

Sono schifosamente in ritardo. – cinguettò amabile.

Forza! Che vuoi che ci sia nello zaino? Blocco da disegno, astuccio, snack, due libri, cellulare e macchina fotografica, no? Il coltello a serramanico l’ho messo in valigia… non ho ancora capito se mi serve il porto d’armi per quello. Dovrò chiederlo a mio padre, quando torno. Accidenti a lui, è colpa sua se sono in ritardo! Allora? Non hai ancora finito di renderti conto che non sono una terrorista?”

Può andare, signorina. –

Grazie. –


Una volta a bordo si rilassò sul suo sedile.

Vicino al finestrino. Evvai!”

Si godette il decollo – non aveva mai volato prima – e scambiò due chiacchiere con la vecchietta accanto a lei.

La solita che stava per travolgere nella corsa di prima – come diavolo ha fatto a imbarcarsi in tempo con la sua velocità da bradipo morto? – quella con il cane.

Che fine ha fatto il cane?”

Non se lo chiese un secondo di più.

Prese il blocco e una matita, intenzionata a disegnare qualcosa, o almeno a scrivere il prossimo capitolo di Dalla Cina con amore. Ebbene sì, erano passati tre anni da quando l’aveva cominciata, e ancora non intravedeva la fine di quella fan fiction. Piuttosto deprimente come cosa, ma almeno Lin aveva avuto successo.

Ma, come al solito, fissando il foglio bianco la sua mente vagò distratta.


il mese prima: gennaio 2012

perciò sei invitata a passare le settimane del carnevale da me a New Orleans!

Ancora complimenti, dottoressa.

Alice


Finì di leggere le ultime righe della mail con un sorriso enorme sulle labbra.

Mammaaaaaa! Ho appena deciso il mio regalo per la laurea. Voglio un biglietto aereo per New Orleans. –

Stai scherzando? –

Col cavolo che scherzo! Mi ha invitato Alice per il periodo del carnevale. –

Alice è quella della specialistica? –

Proprio lei. Dai! Non mi vuoi far fare l’anno sabbatico, concedimi almeno questo! –

– …e va bene. –

Wohoooooo!!! New Orleans aspettami!! –


ora: febbraio 2012

E così, biglietto aereo pagato e posto per dormire praticamente gratis, aveva intenzione di spendere tutti i soldi che si era portata dietro in cibo e buona musica.

Avete presente, si? New Orleans, patria del Jazz e di Louis Armstrong! Come resistere?

Certe volte rimpiangeva di non essere nata molto moooolto prima.

Oh, beh, inutile pensarci.

E poi chissà, magari avrebbe potuto chiedere a qualche maga voodoo di spedirla indietro nel tempo.

Sì, certo. Ma smettila.”

Passò il resto del volo dormendo, leggendo un libro e cercando di scrivere il capitolo della fan fiction infinita.


Mentre attraversava l’immenso corridoio del Louis Armstrong New Orleans International Airport, in testa le suonava la canzone The House Of The Rising Sun.

La versione originale, non quella rifatta dagli U2 e Green Day.

Che. Figata. Sono davvero qui!”

Aveva già ritirato i bagagli, e ora si guardava attorno per cercare il suo contatto.

Wah! Come nei film di James B.”

D’un tratto vide una figura femminile che reggeva in mano un cartello.

Padawan

Rise e le corse incontro.

Mia sensei! –


~~~


Stritolata dall'abbraccio di Serena, Alice smise di agitare il cartello come un'idiota e ricambiò la stretta.

Sono a New Orleans! – fece Serena con gli occhi sgranati – Sono a New Orleans! –

Si presero le mani e cominciarono a saltare sul posto, strillando senza pudore, come due ochette.

Sì, – ammise Alice senza fiato – anch'io ho sempre sognato di farlo! –

Scoppiarono a ridere come non facevano da tempo.


Carino qui! – sentì dire a Serena, due piani più in su.

Come avesse fatto a farsi sei piani di scale con la valigia e arrivare prima di lei, non lo sapeva proprio: ad Alice sembrava di morire ogni volta.

Aprì la porta e scaricarono nell'ingresso i bagagli.

Benvenuta nella mia umile dimora! – annunciò col fiatone.

L'appartamentino che era riuscita a scovare era, per gli standard americani una vera bettola, per quelli italiani una piccola reggia. Un monolocale con soppalco: sotto un soggiorno con cucinino e il bagno, sopra la camera da letto. Per una persona sola era una tana perfetta.

Ehi, viziosa, non mi avevi detto che avremmo dormito insieme. –

Alice alzò testa verso il soppalco: Serena si sporgeva dalla balconata di legno e la guardava dall'alto.

Le fece una linguaccia: – È tutto un piano per portarti a letto, cosa credi? –

Lo sapevo! – si portò una mano alla fronte – Attenti alla mia innocenza! –

Innocenza un par di palle. – sogghignò l'altra – Fa la pipì e mettiti comoda, che ti porto a fare un giro. –

Un urlo estatico la informò che Serena approvava la sua idea.


Prima di tutto c'era da pranzare.

Alice la portò in una localino creolo a metà strada tra l'appartamento e la biblioteca, dove lei andava spesso. Prezzi modici e una cucina che persino lei, secca com'era, era riuscita a farla ingrassare di un paio di chili.

Serena mangiò per due, estasiata di trovarsi davanti proprio quei succulenti piatti che ogni volta Alice fotografava e pubblicava su Facebook.

Fatto il pieno, poterono immergersi nelle bellezze di New Orleans.


Mancava ancora una settimana al Mardi Gras, e dopo Serena sarebbe rimasta lì ancora per un'altra settimana. Avrebbero avuto tutto il tempo per visitare con calma la città, che non era poi così grande, ma ovviamente Serena voleva vedere tutto e subito.

Ma tu non dovresti essere stroncata dal jet lag?! –

Ma chi, io? –

Ah, già... sei tu! –

Serena era... be', Serena. Con lei funzionava tutto al contrario: era ovvio, quindi, che a lei il jet lag facesse l'effetto di un'iniezione di caffeina.

Alice riuscì a contrattate per un giro della città: nei giorni seguenti avrebbero visitato tutto con calma. Serena cedette solo dietro ricatto fotografico.


E alla fine partirono per quel tour a tappe forzate.

La cattedrale di St. Louis, per cominciare, e il Cabildo lì affianco. Poi il Presbiterio, la 1850 House, la New Orleans Mint e la Madame John's Legacy, con cui conclusero il giro degli edifici della Louisiana State Museum.

Attraversarono in autobus il Crescent City Connection, che passava sul Missisipi. E infine l'Old Post Office e la Hibernia Bank completarono il giro.

E aspetta di vederlo la sera del Mardi Gras. – disse a Serena, notando il suo sguardo estasiato.

Perché? Che succede? – chiese tutta curiosa.

Alice alzò la testa verso la torre e strizzò gli occhi al sole del primo pomeriggio.

Lo vedrai... –


Che New Orleans fosse bellissima, Alice lo sapeva già: ci viveva da cinque mesi.

Ma nella sua ospite rivide sé stessa la prima volta che aveva messo piede in quella città. Ok, una sé stessa meno nervosa e mooolto più esaltata, ma comunque...


Tornarono a casa distrutte ma felicissime, con la memoria della fotocamera di Serena ormai strapiena.

Per quella sera il programma era mettersi in tiro e uscire per locali, ma con i piedi gonfi e la spalle doloranti, decisero che era meglio rimandare.

Mangiarono cinese da asporto e scaricarono le foto sul notebook di Alice, divertendosi a prendere in giro le loro facce stupide.

Poi, nonostante tutti i nobili sforzi per chiacchierare fino a tardi, alle undici crollarono addormentate sul divano.


~~~


Che cosa stai facendo? – sentì chiedere con uno sbadiglio.

Serena agitò la spatola verso la ragazza più grande.

Preparo la colazione. Spero ti piacciano i pancake con lo sciroppo d'acero. –

I panc... – decisamente più sveglia, Alice si fiondò in ginocchio davanti all'amica, prendendole una mano.

Sposami! Ti prego! –

Oh cielo! – ridacchiò Serena – A dir la verità l'avrei già promesso a Claudia... ma, ehy! Evviva la poligamia! –

Fecero colazione riempiendosi come uova di Pasqua, poi, armate di macchina fotografica nuovamente con la memoria libera, e scarpe comode, scesero in strada, mescolandosi alla folla.

Per quel giorno il programma prevedeva un giro nelle stradine pedonali della città con successiva ricerca dei vestiti adatti alla sera del Mardi Gras.

A ogni angolo c'erano chioschi di cibo, venditori ambulanti di libri usati, bancarelle di dischi, audiocassette e vinili di musica jazz.

Questo è il paradiso! – esclamò per l'ennesima volta Serena, legandosi i capelli scuri.

Poco prima aveva acquistato un vecchio 45 giri di Louis Armstrong – Aaaah!! L'ho cercato ovunque senza mai trovarlo! – e ora era in estasi.

Alice annuì: – Dovresti vederlo di sera. I lampioni e le lanterne sono molto suggestivi, band jazz improvvisano concerti e la gente balla per strada. –

Serena la guardò con occhi adoranti.

Ci veniamo anche di sera, vero? –

Alice ridacchiò, facendole una carezza sulla testa come se fosse un animaletto.

Ma certo, ma certo, piccola. –

Evviva! –

Dopo il pranzo – leggero, dal momento che la mattina si erano veramente rimpinzate di pancake – misero in atto il piano “Alla Ricerca Del Vestito Perduto”.

Non sapevano nulla di quello che volevano, a parte una cosa: sarebbero state Flapper Girls.

Era il presupposto dal quale cominciarono la ricerca.

Un paio d’ore e otto negozi più tardi stavano per perdere le speranze.

Che ne dici di questo? –

No, sembra un sacco. Questo? –

Nah! Il bianco non ti dona. Guarda qui. –

Bel colore, ma il modello è orrendo. Che ne pensi? –

Bel modello, colore osceno. –

No, sul serio, le commesse le odiavano. Erano riuscite a farne impazzire una decina.

Eppure non chiedevano molto.

Erano due dolci e care ragazze alla ricerca del vestito perfetto.

Qualcuno dovrebbe ricordare loro che il vestito perfetto non esiste. Come non esiste l’uomo perfetto.

L’uomo te lo fai andare bene. Il vestito pure. Giusto?

Sbagliato!

E intanto uscivano dal nono negozio a mani vuote, mentre un’altra commessa entrava al manicomio.

Sconsolate come cani bastonati si fecero trascinare un po’ dalla folla.

Ci vorrebbe un miracolo. – sospirò Serena.

Oppure una magia vodoo… – mormorò Alice, prima di trovarsi di fronte ad un ultimo negozio.

O la va o la spacca. –

E andò. Incredibilmente andò.

Chissà se per miracolo o per vodoo, ma quando uscirono da quel negozio avevano quello che volevano, finalmente.

Ce… ce l’abbiamo fatta… – balbettò Serena, incredula.

Non cantare vittoria troppo presto, mia cara. – ridacchiò Alice – Non è ancora finita: pronta per la Caccia alle Scarpe? –

Aprite le porte dei manicomi: la giornata era ancora lunga, e c’erano altre commesse da traumatizzare.


~~~


Indubbiamente la gente ignorava il potere catartico dello shopping. Alice si sentiva come trasfigurata e poteva giurare che Serena stesse subendo lo stesso effetto.

Quando tornarono a casa e posarono le loro doloranti membra sul divano, capirono all'istante che non avrebbero avuto la forza di rialzarsi. E così anche quella serata se ne volava via.

Serena era – per dirla in termini eleganti – a dir poco contrariata, ma Alice le fece notare che avevano ancora dieci giorni per immergersi nella New Orleans notturna.


E questo? – borbottò Serena agguantando un libro dal tavolino – The Mysterious Voodoo Queen, Marie Laveaux. Credevo che stessi facendo una ricerca sull'immigrazione italiana e il jazz.

Era vero. Alice era lì con un progetto del suo relatore italiano: avrebbe ricercato le presunte radici del jazz nell'immigrazione italiana a cavallo tra '800 e '900.

Ma il fatto era che non si poteva cercare niente a New Orleans senza incappare nel voodoo.

Il voodoo è dappertutto, qui. – le spiegò con un sospiro – Permea ogni cosa. È impossibile ignorarlo. –

Wow! Mi farai vedere un rituale? – la stuzzicò Serena.

Guarda che qua lo prendono molto sula serio. –

Già, sopratutto i galletti sgozzati. – notò lei.

Sì sì... scherzaci pure. – la rimbrottò con una linguaccia – Ma fossi in te mi guarderei le spalle. –

Oh... brrrr... che paura! Mi faranno un fattura? – la prese in giro.

Alice scosse la testa. Serena sembrava davvero non aver paura di nulla.

E forse era un bene averla lì: immersa da ormai cinque mesi nell'atmosfera surreale di quella città, Alice stava perdendo di vista la razionalità che l'aveva sempre contraddistinta.

La forza della magia dipende da quanto le persone ci credono. – rispose compita, pescando dalla memoria le nozioni-base sull'argomento – Nel tuo caso nemmeno Mago Merlino potrebbe qualcosa contro il tuo scetticismo! –

Ehi! Io ci credo nella magia. Infatti non dico mai che le fate non esistono, altrimenti una fata muo... oh cazzo! –

Scoppiarono a ridere.

Non c'è niente da ridere! – la rimproverò Serena tra uno sghignazzo e l'altro – Ho appena ucciso una fata! –


Decisamente, quelle due settimane con Serena le avrebbero permesso di recuperare un po' della leggerezza che aveva perduto mesi prima.

La perdita, ad esser sinceri, non era collegata solamente a New Orleans e ai suoi strani effetti.

Il mese prima di partire per il Nuovo Mondo, Alice aveva rotto col suo fidanzato storico, al quale non stava bene che lei accantonasse i progetti matrimoniali per una laurea specialistica che, oltre a portarla aldilà dell'oceano, avrebbe fruttato ben poco.

La crisi che ne era seguita l'aveva accompagnata per tutta l'estate.

Serena era stata una delle poche a starle accanto e non aveva dimenticato quanto si era prodigata con lei, quanto bene le aveva fatto il suo spirito allegro e la sua dolce pazzia.

Invitarla per il Mardi Gras era il minimo che potesse fare.

  
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