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Autore: _Bittersweettaste    14/11/2010    2 recensioni
Ci sono cose che nessuno di noi sarà mai in grado di prevedere.
Ci sono eventi che sfuggiranno al nostro controllo, come se il fato avesse già disegnato il cammino delle nostre vite. Basta un solo gesto, per sconvolgere irrimediabilmente il corso del destino, in un attimo ogni cosa può cambiare. In un solo attimo le nostre vite potrebbero sconvolgersi completamente, lasciandoci persi in balia di noi stessi.
Che cosa faresti, se improvvisamente il destino decidesse di cambiare?
Che cosa sarebbe successo, se anche solo un evento del passato non fosse stato lo stesso?
Cosa sarebbe successo, se nel mondo di Goku e dei suoi compagni avesse fatto la sua comparsa un ulteriore Sayan?
Come sarebbero andate le cose, se improvvisamente le carte in tavola avessero contato un nuovo elemento?
WARNING: sebbene ci sia un nuovo personaggio, non è assolutamente una Mary Sue, in quanto ha caratteristiche, abilità e difetti che contribuiscono a renderlo completamente umano
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Piccolo
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Raven si svegliò di soprassalto nel cuore della notte ed iniziò subito a piangere sommessamente. La notte di Namecc non era mai stata particolarmente mite in quel periodo dell'anno, ed il piccolo non aveva gradito il brusco sbalzo di temperatura. Accanto al suo giaciglio era disteso un ragazzo non molto alto, dai lineamenti un po' infantili, coperto solo da un semplice rettangolo di stoffa azzurra.
-Ehi, già sveglio?- domandò con un sorriso stanco e scrutò il cielo, illuminato da lontane stelle -Non pensi che voglia dormire un po' anch'io?
Prese il bimbo tra le braccia ed iniziò a cullarlo con infinita dolcezza. Come, diversi anni prima, aveva stretto tra le braccia il figlio Alaet. Ripetere quegli stessi gesti con i quali si era preso cura del figlioletto scaldarono il suo cuore con la stessa calda intensità di un falò che, acceso nel freddo di una notte d'inverno, avvolge con il suo calore i corpi e le anime di coloro che lo circondano.
Scoccò un rapido sguardo alla porta alle sue spalle, dove Alaet dormiva dormiva profondamente: se il bimbo si fosse svegliato a causa del rumore, sicuramente si sarebbe lamentato, imputando come causa del suo malumore il nuovo fratellino.
-Raven- sussurrò, carezzandogli delicatamente una ciocca di capelli corvini -che ne dici se lasciassimo dormire il fratellone? Col caratteraccio che si ritrova non sarebbe certo piacevole ritrovarselo davanti ora, non credi?
Il piccino singhiozzò piano, spalancando i grandi occhi lucidi di pianto. Kaimo sussultò nell'incrociare il suo sguardo, uno sguardo intenso come la luce della luna, caldo come un raggio di sole. Le sue iridi, priva di tonalità definita, erano simili a gocce d'acqua attraversate dalla luce, la quale vi riflette mille e diverse sfumature di colore. A prima vista apparivano grigi come perle, attraversati solamente da delicate venature turchine, ora intense ora tenui, lucenti come acqua di sorgente.
Se vi si lasciava indugiare lo sguardo si potevano scorgere le luminose pagliuzze smeraldine che sfioravano le sue pupille, appena sfumate da riflessi dorati.
Chiunque sarebbe rimasto affascinato da quello sguardo, amava ripetere Kaimo, quando qualcuno gli domandava il perché di quell'improvvisa adozione. Sin dal primo momento aveva provato una sorta di empatia nei confronti del piccolo sconosciuto, una fortissima sensazione di familiarità..sentimento che la sua natura impulsiva aveva immediatamente cercato di consolidare.
Alaet aveva bisogno di un fratello minore per abbandonare, almeno in parte, il suo forte individualismo, e lui stesso desiderava intensamente qualcuno a cui dedicarsi, di cui prendersi cura...
La porta si aprì pian piano, spinta dalle manine del figlio maggiore, ed Alaet entrò con passo incerto nella stanza.
-Papà, ho sete...
-La brocca d'acqua è già vuota?- domandò il ragazzo, gli occhi scuri rivolti verso l'alto.
-Si, e ho paura ad uscire con questo buio. Potrebbe esserci qualche mostro nei dintorni.
-Allora facciamo così: dammi solo un minuto ed avrai la tua acqua, perché Raven si è appena svegliato e devo cercare di riaddormentarlo. A meno che tu non voglia tenerlo in braccio...
Il bimbetto scosse la testa, si sedette sopra la coperta del padre ed aspettò che il fratellino si riaddormentasse. Non appena vide il padre adagiare il piccolo addormentato nella culla si alzò in piedi, e tirò il padre per la tunica violacea.
-Papà...
-Cosa c'è?
-Come mai abbiamo adottato questo qui? Non è del nostro villaggio, e nemmeno nostro amico.
Kaimo si sedette accanto al figlio, abbracciandolo con la tenerezza che poco prima aveva riservato al piccolo Raven.
-Per prima cosa lui si chiama Raven, non “questo qui”- disse con un sorriso indulgente -E si, non è parte del nostro villaggio...Vuoi che ti racconti come sono andate le cose, durante l'invasione della Corporation?
Alaet si coprì le orecchie con le manine paffute, e serrò gli occhi.
-Quel giorno un gruppo di terrestri arrivò sul nostro pianeta per aiutarci a combattere contro gli invasori, ma vennero tutti catturati...La tecnologia della P. Corporation era troppo anche per le loro forze. Nei mesi che trascorsero chiusi in cella, la ragazza dai capelli neri che era assieme a loro diede alla luce due gemelli, ovvero due fratelli nati nello stesso momento...
-...Li ha espulsi dalla bocca?- domandò il piccolo, spalancando gli occhi in segno di curiosità.
-...Non credo...o almeno, da come mi ha raccontato il Capo dei Saggi, i terrestri hanno un modo tutto loro per far nascere i bambini. Infatti la mamma li tiene nella pancia per nove mesi, e solo gli esseri umani di sesso femminile possono farlo...
-E dopo i nove mesi, come fa la mamma a far nascere i bambini?
Kaimo ruppe il silenzio imbarazzato che seguì con una risata forzata, e cambiò rapidamente il discorso. Ovviamente Moori gli aveva spiegato ogni cosa, ma il giovane namecciano aveva trovato la cosa troppo impressionante per essere raccontata in ogni particolare ad un bambino come Alaet. Continuò quindi il suo racconto senza rispondere a quell'ingenua domanda, pregando che il piccolo dimenticasse presto quella sua curiosità.
-Gli scienziati della Corporation avevano assistito alla nascita... Approfittarono della debolezza della donna per sottrarle entrambi i figli e, per non farle capire dove li avrebbero portati, l'accecarono con un'iniezione velenosa...Ed uccisero la sua amica, costretta ad assistere al parto perché conosceva le principali cure mediche...
Gli occhi rotondi di Alaet si fecero umidi di lacrime, ed il bimbo prese ad asciugarli con il dorso delle mani, ma non interruppe la voce ferma del padre.
-Un maschio ed una femmina...Un namecciano ed una creatura completamente nuova nella sua singolarità...Gli invasori scelsero di tenere la femmina, certi di poterla usare come cavia per i loro studi, e gettarono in mare il maschietto...Quel bambino è stato trovato da Moori sulla riva del mare, più vicino alla morte che alla vita, ed il nostro Capo dei Saggi decise di salvarlo al massacro che si stava compiendo portandolo nella sua dimora. Quel bambino sta dormendo accanto a noi, avvolto dalle coperte che i nostri compagni hanno intrecciato per lui.
Ieri un nostro compagno stabilitosi sulla Terra ha contattato telepaticamente il Capo dei Saggi, riferendogli che tutti i suoi compagni erano in buona salute, e che presto la ragazza dai capelli scuri, Sherin, ed il padre dei bambini, il namecciano chiamato Piccolo, sarebbero partiti alla ricerca della figlia perduta...
Kaim affondò il visetto ella morbida tunica del padre, e strinse ancor di più le braccia sottili attorno alla sua vita.
-Perché non sono venuti a riprenderlo?- sussurrò, seminascosto dal mantello ceruleo -Perché lo hanno abbandonato qui?
-No, non lo hanno abbandonato...E' complicato da spiegare...- rimase in silenzio per un momento, il viso rivolto verso il cielo terso -Vedi, i genitori di Raven non hanno voluto farlo crescere in una famiglia distrutta dalla scomparsa di una figlia appena nata, colpita dal trauma della guerra e della prigionia...Sherin e Piccolo hanno scelto di fare affidamento sul loro popolo per garantire al figlio rimasto un'infanzia serena, lontano dal dolore, da una famiglia che lo avrebbe involontariamente trascurato...Il loro è stato un gesto d'amore. Difficile da comprendere, facile da criticare, ma vero...
Padre e figlio si sdraiarono vicini e Kaimo stese la coperta sopra i loro corpi, delicatamente, senza fare troppo rumore. Alaet si rigirò su un fianco e socchiuse la bocca sottile, rivolgendogli un'ultima domanda.
-Perché hai detto il loro popolo? Avevi detto che Sherin era una terrestre...
Kaimo chiuse gli occhi.
-Sebbene sua madre appartenga alla razza Sayan, lei è comunque figlia di Namecc, perché suo padre altri non era che un namecciano...

Base Poison Corporation, 9:00 AM

L'infermiera applicò il gel azzurrino sul viso roseo della neonata, aiutandosi con un fazzoletto di stoffa. Non appena ebbe finito di massaggiarne la pelle si volse verso il complesso macchinario che attendeva, immobile, d'innanzi al fasciatoio. Il dottor Colfen aveva appena finito di perfezionare il Lettore Genetico, diminuendo il flusso di radiazioni troppo intenso per una bambina così piccola.
Finalmente ha trovato una cavia abbastanza singolare sulla quale testare la nuova tecnologia.., pensò la giovane.
Due tecnici in divisa violacea inserirono dei cavi sottili a piccole ventose in lattice trasparente, le quali aderirono perfettamente alla pelle della piccola, resa morbida dal gel viscoso. Il più anziano azionò il Lettore eseguendo una rapida sequenza di numeri sulla piccola tastiera accanto allo schermo, che s'illuminò con un lieve ronzio.
-Non ho ancora capito come questa diavoleria elettronica possa leggere i geni di questa bambina..- cominciò la ragazza, volgendo lo sguardo verso la piccola, ormai profondamente addormentata .
-Non è semplice- il tecnico più giovane si avvicinò al fasciatoio e prese a controllare l'aderenza delle ventose -I micro-aghi dei cavi rivestiti passano attraverso la plastica malleabile delle ventose e penetrano attraverso la pelle. I loro sensori si attivano ed analizzano il suo patrimonio genetico che, come sai bene, è contenuto anche nella più piccola cellula...Abbiamo preferito applicare i sensori sul volto piuttosto che vicino al cuore e ad altri organi vitali, per sicurezza. Ora il computer principale sta elaborando i dati, i quali verranno stampati in schemi molti più comprensibili di un insieme di numeri a ca...
-Grazie per la spiegazione!- sibilò l'infermiera, alzando il capo biondo in segno di sdegno -Che cos'è quello?
Nello schermo stava delineandosi una sagoma indefinita che iniziò a perfezionarsi, seguendo lo scorrere dei dati sulle schermate secondarie. I tecnici aumentarono lo zoom sul corpo, ed aspettarono in silenzio che la risoluzione si adattasse al brusco ingrandimento.
-Questa è la punta di diamante del Lettore Genetico: non solo è capace di elaborare un check-up totale e preciso, ma la sua tecnologia all'avanguardia è in grado di riportare i dati fisici sullo schermo principale, presentandoli attraverso un'immagine dettagliata. In questo caso sceglieremo l'opzione “immagine futura”, per avere un'idea su come saranno i futuro questi dati...- spiegò il più anziano, osservando soddisfatto lo stupore della ragazza -E lei- continuò -sarà il nostro diamante grezzo.
L'infermiera sobbalzò e portò le mani alla bocca, spalancata in un grido di disgusto, e si allontanò rapida dal fasciatoio.
Una ragazza, sui sedici o diciassette anni, scoccò loro una rapida e gelida occhiata, protetta dal vetro della schermata, la bocca contratta in una smorfia sdegnosa. Non molto alta, sfoggiava  due braccia robuste e ben levigate, una schiena  longilinea sorretta da spalle toniche e abbastanza ampie per appartenere ad una ragazza così giovane. Eppure il suo fisico poteva essere quasi “banale” se paragonato al solo viso...
Lo sguardo veniva immediatamente catturato dalla folta chioma che le ricadeva sulla spalle, vola come l'ametista ed illuminata da profondi riflessi rosati. Le sopracciglia di egual colore, sottili e troppo lunghe, esaltavano un paio di occhi che chiunque, se vi avesse immerso lo sguardo, ne sarebbe rimasto incantato. Erano di forma allungata vagamente rettangolare, un po' sottili nelle vicinanze degli zigomi, ed ombreggiati da folte ciglia scure. Le iridi sprigionavano una luce incredibilmente intensa e difficile da sopportare, una luce forte che esprimeva forza vitale, desiderio di combattere, tenacia...
Tutto ciò era racchiuso in quelle due gemme di colore indefinito, variante dal grigio al malva, ed illuminato da pagliuzze porpora.
Un viso spigoloso racchiudeva l'insieme di occhi e zigomi, caratterizzato da un naso appuntito e ben definito, piuttosto piacevole nel suo insieme, ed addolcito da una bocca piccola e perfetta, tesa in un   sorriso malevolo.
L'immagine sollevò lentamente il capo e dischiuse le labbra rossastre, mostrando così due canini appuntiti, affilati e candidi come la prima neve. La vista di quei denti atterrì la povera infermiera, accasciata sulla sedia in plastica.
-Non è...non è umana..- balbettò, portandosi una mano al petto -Perché l'avete portata qui?
-Vuoi sapere il perché?- disse il tecnico più anziano con un sorriso sprezzante.
-Si. Ho sentito cos'è successo sul pianeta Namecc, che cosa avete fatto mentre noi aspettavamo buoni buoni nella stazione principale. Mi hanno detto che c'era una dona incinta sul pianeta, un essere umano in stato di gravidanza non significa nulla per voi? Questa...questa bambina- esclamò, indicandola -porta in sé un patrimonio genetico unico nel suo genere, l'eredità di una Sayan ed un Namecciano. Non è difficile intuire il motivo del suo rapimento...
Si fermò per riprendere fiato, il respiro fattosi sempre più affannoso.
-Credete che non possa capire quel che succede solo perché sono un semplice infermiera?- sibilò, avvicinandosi alla piccola -E conosco anche le ambizioni del dottore: sin dal mio arrivo qui non l'ho mai visto smettere di studiare una tecnologia in grado di sciogliere i suoi dubbi sulla genetica, passare notti insonni, affrontare frequenti crisi di nervi...Questa bambina non è forse la cavia ideale che stava cercando?
Con queste ultime parole sfrecciò via, spalancando la porta con una rapida spinta delle spalle, e sparì nel buio del corridoio. I due tecnici si scambiarono uno sguardo stupefatto e scoppiarono a ridere, divertiti da quell'improvvisa ed inaspettata fuga.
-Stupida donna! Credeva di farci cambiare idea con la sua predica idiota?- rise uno, e si vole verso il fasciatoio per prendere la bimba. Il grido di rabbia che uscì dalle sue labbra fece sussultare il compagno, il quale lasciò cadere la siringa che fino a pochi secondi prima stringeva tra le mani.
-Ha preso la creatura!

La neonata emise un flebile vagito, divertita dall'inaspettata corsa. La giovane intensificò il suo abbraccio, temendo di poterla perdere, ed entrò trafelata in una stanza isolata dalle altre. Chiuse rapida la porta alle sue spalle e, non essendoci alcuna chiave nella serratura, cercò in preda all'ansia un qualcosa che potesse bloccarla. Poggiò la piccina in un cesto di vimini abbandonato in un angolo, ed afferrò la sedia sistemata lì accanto, inciampando più volte negli scatoloni sparsi sul pavimento. La sistemò silenziosamente sotto la maniglia, nelle orecchie le urla ed il rumore di passi dei soldati, oramai sempre più vicini.
Si sedette a terra con un sospiro e nascose il viso tra le mani, pentita del suo gesto impulsivo.
-Siamo nei guai, non è vero?- sussurrò, accarezzando le guance piene della neonata -Ma preferisco morire nel tentativo, piuttosto che lasciarti nelle loro mani...
La bimba chiuse dolcemente gli occhi, assonnata, e lasciò che il sonno l'accogliesse nuovamente tra le sue braccia... Improvvisamente risuonarono forti colpi alla porta, e la ragazza si allontanò con un grido disperato.
-Nadia, apri la porta!- urlarono, e la giovane donna rabbrividì nell'udire il familiare rumore dei fucili caricati. Si lanciò verso la piccola, pronta a farla scudo con il suo stesso corpo, pochi secondi prima che una scarica di colpi facesse saltare in aria la porta bloccata. Accovacciata sopra la fragile cesta, Nadia serrò gli occhi e sopportò senza gridare le schegge di legno che le piovvero sul corpo, ferendole braccia e schiena. La neonata iniziò a piangere terrorizzata, e strinse forte la camicetta della protettrice. Le sue mani persero il colore pallido sfoggiato sino a pochi attimi prima, assumendo lentamente la stessa tonalità della fiamma. Nadia sussultò nel percepire un intenso calore spandersi dalle manine della bimba sino al suo stesso corpo.
-Che cosa...
Si scostò dalla piccola con un brivido di paura, gli occhi azzurri fissi sulle scintille che, una dopo l'altra, avevano iniziato a fuoriuscire dai palmi rotondi ed arrossati.
Una coppia di soldati entrò con passo rapido nella stanza, i fucili puntati sull'obiettivo, e non prestarono ascolto alle parole urlate dalla giovane.
-Per l'amore di Dio, scansatevi!
Lingue di fuoco rosse come il sangue lasciarono le mani della bimba in un lampo di luce purpurea, e corsero implacabili verso il gruppo di uomini ammassatosi tra le macerie della porta, travolgendoli con tutta la sua forza. Se le fiamme li avessero colpiti direttamente avrebbero riportato ustioni gravi e dolorose, ma ciò non avvenne: uno scudo energetico apparve davanti ai soldati con un sibilo inquietante, poco prima che le lingue rossastre li avvolgessero tra le loro spire.
-Meraviglioso, davvero meraviglioso...- il dottor Colfen abbassò lentamente il braccio, le dita ancora premute sopra l'interruttore dello scudo -Se tua madre fosse rimasta con noi, ne sarebbe orgogliosa...
-Se sua madre fosse qui per vedere in che lurida topaia è sua figlia- disse Nadia in un soffio -Di certo non aspetterebbe un solo momento ad uccidervi...
La giovane si alzò barcollando e spalancò le braccia, ponendosi fra le bocche dei fucili e il corpo della piccola, avvolta dalle stesse fiamme mortali che aveva liberato. Colfen aggrottò le folte sopracciglia candide e mosse qualche passo verso Nadia, portando lentamente una mano sul calcio della pistola.
-Allora è un bene che non sia qui assieme a noi, perché certamente non avrebbe gradito questo.- sibilò, e sollevò di scatto la pistola...



“Finalmente ce l'ha fatta a scrivere il capitolo successivo!” starete pensando.. come avete ragione!!
In questo momento della storia vediamo i due fratelli prendere, volenti o meno, strade molto diverse che li porteranno inevitabilmente ad allontanarsi l'uno dall'altra.. o forse no?
Vi assicuro che i colpi di scena non mancheranno :)
Prima di togliere il disturbo, vorrei ringraziare con tutto il cuore persone come Lirin Lawliet, Aloysia Piton, yori, Lituania, EllyCandy...e chiunque legga questa storia che, oramai, è parte integrante della mia vita....
Al prossimo capitolo
   
 
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