The Serenity’ Princess
C’è
sempre una strana amarezza che ci circonda. Un silenzio irto di pensieri,
costellato di emozioni, florido di sensazioni provenienti da ricordi di una
vita che, seppur passata, continua a essere viva dentro di noi, cullata dalla
melodia di un vecchio carillon.
L’amarezza
appartiene a me più che a tutti gli altri. Coloro che mi circondano pensano
alla guerra, pensano ai combattimenti, ai nemici da
cui difenderci, alle armi da usare, alle strategie migliori da adoperare.
La mia
abilità nelle arti belliche, invece, lascia a desiderare…
non sono brava a combattere, non amo la violenza e la sofferenza è una piaga
che non riesco a sopportare.
Il mio
compito è un altro: io do speranza. Risveglio l’attesa, ridono
fiducia a coloro che sognano di tornare nel Reame della Serenità, in quella
terra bagnata dagli argentati mari lunari dove esistevano solo pace e felicità,
dove non c’erano guerre ma balli sontuosi, dove non c’erano lacrime ma risa
spensierate, dove non era mai notte perché le stelle di ogni dove illuminavano
perenni il nostro cammino.
Io
sono la speranza, dono serenità a tutti.
A me sola lascio l’amarezza dei ricordi di quel passato che
abbiamo perduto, delle famiglie andate distrutte, degli amori rovinati… a me sola lascio l’amarezza del dubbio che,
forse, ciò che era più non potrà essere.
La
speranza è l’unica a non avere speranza, direte voi.
A me
sembra che la speranza sia l’unica ad avere timore.
Perché
quando sono davanti ai miei amici che si preparano a dare battaglia, non posso
fare a meno di dare loro tutto il sostegno di cui sono capace…
ma dentro me piango lacrime silenziose per paura di
non rivederli mai più.
Perché
se loro muoiono, muoio anch’io.
Non
può esistere la speranza se non c’è nessuno a cui dare
speranza.
Per
questo, anche se non so combattere, mi getto in battaglia per prima. Perché, se
proprio qualcuno deve cadere, non saranno i miei amici.
Non
sarà Sailor Mercuris, o Mars,
o Jupiter, o Venus a
cadere.
Non
sarà Luna, o Artemis.
Non
sarà il mio Milord a perdere la vita.
A
costo di soffrire le sofferenza più devastanti,
distruggerò qualsiasi cosa possa essere una minaccia per loro.
Cederei
volentieri anche la mia effimera e debole vita per la loro, se fosse
necessario.
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“Ed è questo
che ti rende la più debole... e nel contempo la più
forte guerriera fra tutte.
E’ questo
che ti rende una Principessa, mia amata Usagi.”
Pensò Mamoru, riponendo nel cassetto il diario – non più segreto
– della sua adorata fanciulla.