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Autore: rees    15/11/2010    12 recensioni
Fan Fiction terza classificata al contest Multifandom "La paura fa 90". Metifobia, paura dell'alcol. Rigorosamente Jisbon (;
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dear Diary




Caro Diario,
Oggi come sempre mi sono svegliata di pessimo umore. Non riesco a pensare a nulla, i miei voti a scuola ne risentono. Non molto, ovviamente. Ma la mia media è calata per aiutare i miei fratelli. Prima ci pensava mamma. Ma come ben sai lei non c'è più. Ci ha lasciati da soli con papà e lui non sopporta questo peso. Anzi, non vuole sopportarlo. Così ci penso io, mentre lui si dedica a birra, whisky e cognac, oltre ad altri liquori e superalcolici di cui non voglio nemmeno conoscere il nome.
Comunque a scuola tutto bene, finché Michael non si è preso gioco di me, come sempre. Continuava ad urlare davanti a Josh della mia “cotta” per lui, convinto di rendersi simpatico ai suoi occhi. Dopotutto Josh è il ragazzo più amato della scuola. Non mi stupisce che non si sia nemmeno reso conto che esisto. Non sono una “ragazza pon-pon”, anzi, suono nella banda della scuola, come posso anche solo sperare di essere notata?
Ma non importa. Manca un solo anno alla fine della scuola. Posso sopportarlo ancora. Sempre che mio padre non si decida a renderlo più pesante di quanto non sia.
Oggi ha picchiato Tommy. Non ci ho visto più. È il più piccolo di noi, come può anche solo sfiorarlo? Capisco contro di me. Ho diciassette anni e i lividi posso sopportarli anche se ho il terrore di addormentarmi per paura che mi faccia del male o che si avvicini ai bambini. Arrivo addirittura a chiamarli “bambini” come se fossi davvero la madre e non la sorella. Ma li adoro davvero e mi dispiace non poter essere sempre lì per loro.


Le lacrime ti offuscano a vista. Ricordi esattamente quella sensazione di disagio e anche ora che quel mostro che era tuo padre non c'è più non puoi evitare di chiamare Tommy. Gli altri no. Dopotutto avevano già superato entrambi i dodici anni e potevano cavarsela ma il tuo adorato Tommy, più piccolo di te di dieci anni, come poteva?

Sai perché lo ha picchiato? Ha fatto cadere a terra la sua bottiglia di Brandy. Per una fottuta bottiglia di Brandy. Lo ammetto, ora che tengo i conti la prima cosa cui ho pensato è stata che avremmo dovuto togliere ottanta dollari dai duecento avanzati dopo aver pagato affitto, tasse e bollette. Centoventi dollari per un mese. E in famiglia siamo in cinque. Non basteranno nemmeno per una spesa, dovrò vendere qualche altro giocattolo al mercato dell'usato. Ma sono rimasti solo i preferiti di Tommy, non voglio privarlo anche di questi.
Comunque io non mi sono certo risparmiata la mia dose quotidiana. Subito dopo mi ha passato una bottiglia di Vermut e non so cosa mi sia preso, perché non era mai successa una cosa del genere prima, comunque ho avuto paura di toccarla e per poco non seguiva la precedente, tutto grazie a Jeremy che ha visto che fine stava facendo la bottiglia e l'ha raccolta all'ultimo. Intanto però io le sberle le ho sentite tutte, dalla prima all'ultima.
Sono corsa in camera per scrivere qui. Ho scoperto che mi aiuta parecchio. Ciò non toglie che io sia terrorizzata dall'alcol e dai liquori.


-Si chiama “metifobia”.
Alzi lo sguardo.
-Sparisci, Jane.
Per tutta risposta si avvicina alla tua scrivania con le mani infilate nelle tasche ed un'espressione seria in volto.
-La paura dell'alcol. È irrazionale, oppure dovuta ad un trauma infantile.
-Jane, per favore, sparisci.
-Lo so che vuoi parlare.
No. in questo momento vuoi solo coprire gli occhi arrossati dal pianto dal tuo consulente. Gli vuoi bene, ma in momenti come questo lo eviteresti volentieri. Convinto di sapere tutto di te non accetta l'idea che ogni tanto vorresti rimanere da sola.
Si sdraia sul tuo divano con lo sguardo volto al soffitto, le braccia incrociate dietro la testa. Sai cosa sta per dire anche se non sei una mentalista.
-Se vuoi, io sono qui.
-Grazie.
Chiudi gli occhi e poggi le tempie sui palmi delle mani. Inspiri ed espiri un paio di volte e sollevi la testa.
-Jane...?
-Molto volentieri, Lisbon.
Ti alzi mentre lui ti fa spazio sul divano e inizi a parlare di Tommy. Di quanto gli vuoi bene, di quanto ti sia dispiaciuto dare più peso a lui che agli altri tuoi fratelli. Poi parlate di tua madre, tra le lacrime gli racconti di quanto era bello averla per casa, di come ti faceva sentire meglio parlare con lei invece che con un diario, di quanto spesso l'hai accusata di averti abbandonata.
Ti cinge le spalle con un braccio e ti attira a sé. Quando hai ricominciato a piangere?
-Ehi, Lisbon...
Singhiozzi perché i ricordi ti hanno travolta, ti sono tornate alla mente scene rimosse, che credevi di aver dimenticato.
-Si è ucciso!
-Lo so...
-E mi ha lasciata appena maggiorenne con tre fratelli.
-Lo so...
-Si è sparato davanti ai miei occhi...non lo dimenticherò mai. Era un egoista. Non voleva sopportare la morte di mia madre e credeva che noi potessimo farcela. E ora mi trovo ad avere il terrore di bere una piccola goccia d'alcol per paura di diventare come lui. E non esco con nessuno perché quando lo facevo nessuno poteva bere e si vedeva che dava fastidio. Mi sentivo un peso. Mi sento un peso. E tutto per colpa sua. La verità? Uccidendosi mi ha fatto un favore.
-Non lo pensi davvero. Tuo padre vi amava. Mi sembra assurdo pensare che un padre non voglia il meglio per i figli.
-Che vuoi saperne tu?
-Sono stato padre.
Senti il sangue gelarti nelle vene. Hai appena detto di essere felice di aver perso tuo padre ad uno che ha perso la figlia e la moglie.
-Non ti sei rifugiato nell'alcol.
-Questo lo dici tu.
-Lo hai fatto?
-No.
Sorride dolcemente. Ormai dopo tutti questi anni di lavoro, quasi otto, hai imparato a conoscerlo.
-Vieni a cena con me? Niente alcol, solo acqua e se vuoi Coca-cola, anche se non ti piace.
-Non è vero.
-Beh tecnicamente ti piace ma dato che ti fa pizzicare il naso non la bevi.
È vero. Non ti piacciono nemmeno le cose gassate. Davvero ti senti un peso per tutte le persone con sui sei uscita.
-Non credo sia il caso.
-Guarda che se non bevo un bicchiere di vino rosso non muoio mica.
-Sicuro?
Ti stai domandando se accettare o meno o stai solo fingendo? È da quando lo conosci che non vedi l'ora di andare a cena con lui, da soli. L'unica volta che avete mangiato insieme era stato a pranzo e dopo ti eri sentita male per la sua guida troppo veloce.
-Solo se guido io.
-All'andata.
Sorride al ricordo che hai appena riportato anche tu alla mente.
-All'andata.
Sospira soddisfatto e prende la tua mano. Non ti ritrai al contatto anche se è una cosa totalmente inaspettata. Odia i contatti fisici eppure per tirarti su il morale arriva anche a questo.
-Grazie.



Spazio Autrice
Che dire spero vi piaccia ;D
Volevo ringraziare tutte per le recensioni alla Fanfiction tradotta "Happy but not so much", ho fatto sapere all'autrice dei vostri complimenti (;
   
 
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