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Autore: _blackapple    16/11/2010    2 recensioni
Tutte le ragazze sono strane, o per un verso o per un altro, e se una non è strana vuol dire che è ancora più strana delle altre.
{ Primo Levi, La chiave a stella }
Robert Pattinson non ha mai girato twilight, perchè è stato rifiutato ai provini, ma per il resto è come lo conosciamo. Timido, perennemente scarmigliato, amante della buona musica, e in più...è innamorato. Forse.
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tu non sei mai la persona che vedono gli altri. Per quanto si sforzino, per quanto ci provino davvero a vederti senza il filtro della loro mente, non ce la faranno mai.
Il punto è che nemmeno tu sei la persona che credi, e quando lo scopri ti sconvolgi. Può essere uno sconvolgimento positivo, se apri gli occhi su una persona migliore di quella che pensavi, oppure può distruggerti.
La mente può trasformare l'inferno in un paradisoe il paradiso in un inferno*. Sta a te decidere.
Ero ferma nella metropolitana e fissavo il mio riflesso vetro sporco di una delle carrozze, immobile.
E’ che a volte capita di guardarsi allo specchio e non riconoscersi; non riuscire a spiegarsi che quella persona sei davvero tu.
Sono convinta che la mia faccia non sia il riflesso della mia anima, è un guscio che mi contiene, un guscio che a volte mi sembra estraneo.
Ed era proprio questo senso di estraneità che provavo, mentre guardavo i miei stessi occhi neri e la piega amara delle labbra nel vetro sporco.
Desideravo con una violenza quasi bruciante, di poter vedermi veramente, di poter aprire gli occhi e capirmi.
E’ questo che mi ha portata alla fotografia. Al mezzo che mi serve per cogliere l’anima delle persone, dei luoghi e perfino di me stessa. So con certezza quando una fotografia è ben riuscita. Quando guardandola sento un colpo al cuore, sgrano gli occhi e mi ritrovo a dire ‘cavolo, è proprio così la realtà’; quando me la ritrovo tra le mani e non riesco a capire se sia una finestra aperta, oppure del semplice inchiostro spruzzato su un pezzo di carta lucida.

«Adesso diventano tutti ricordi, non si preoccupi signorina. » disse improvvisamente una voce di fianco a me. Mi voltai e osservai la faccia sveglia e sudicia di un barbone, che mi sbirciava da sotto la tesa del suo cappello.
«E se non lo volessi?» gli chiesi, rivolgendogli la parola anche se non l’avevo mai visto prima. Non aveva capito niente.
«Non si possono rivivere i ricordi, o si rischia di sprecare la realtà.» il tono era leggero, ma quelle parole mi ferirono come non mai. Era una condanna, non una cosa da prendere alla leggera. I ricordi a volte sono l’unica cosa per cui si vive.
Senza rispondergli, gli sorrisi tremula e saltai sulla carrozza della metro, un secondo prima che le porte si chiudessero dietro di me.
Mi trovavo davanti ad un bivio: lanciarmi sul futuro senza paracadute o vivere la dolcezza del calore passato?
In un impeto di coraggio, decisi che avrei combattuto per i miei sogni. Per realizzare ancora i miei ricordi, in barba a quello che aveva detto il clochard.
Che ne sa lui , pensai furiosa, che io non posso rivivere i miei ricordi? Tornare indietro non significa per forza stare fermi. Riuscirò a tornare indietro per andare avanti. E senza sapere nemmeno io molto bene cosa intendessi, chiusi l’argomento e tentai di pensare ad altro.
Sfiorai con la punta delle dita la mia macchina foto nella borsa.


Robert POV
Erano passati tre giorni e non avevo sentito nessuna notizia di Nina. Avevo una paura folle di averla persa e sentivo, non senza una certa inquietudine, che non l’avrei più rivista se non l’avessi cercata io.
Il cellulare era inutile, lo sapevo. E mi sembrava anche squallido fare un discorso via telefono.
Presi la porta di casa con decisione e fuggii dal fiorista di corsa.
Sapevo che adorava le orchidee e gliene presi una piantina con i fiori rossi come il sangue, suo colore preferito. Quando uscii nella pioggerellina sottile di Londra, con quei delicati fiori in mano, mi sentivo meglio.
Camminai fino a sotto casa sua e mi resi conto di quanto fossi agitato solo quando osservai la mia mano che tremava, prima di suonare il campanello.
Attesi con ansia che qualcuno mi aprisse almeno per dieci minuti, finché non sentii qualcuno sollevare il citofono.
«Nina? Sono Robert, mi apri?» chiesi, poiché non sentivo alcuna risposta.
La porta si aprì e il citofono venne riattaccato. Aggrottai le sopracciglia e entrai cautamente nell’androne. Nina viveva al settimo piano e,neanche a dirlo, l’ascensore era rotto.
Non tirai giù i santi dal paradiso solo perché sono un ragazzo ben educato, ma ne dissi di tutti i colori alle povere donnine allegre che popolano le strade di periferia di notte.
Arrivai davanti alla sua porta senza fiato, e la trovai aperta. Un po’ allarmato entrai cautamente, sempre reggendo la piantina di orchidee in una mano. L’appartamento immerso nella penombra sembrava deserto ed era silenziosissimo, a parte il ronzio del frigorifero che proveniva da qualche parte in cucina.
«Nina? »
Non ottenni nessuna risposta e decisi di cercarla, affacciandomi nella stanza adiacente.
Era la sua camera, proprio come  me la ricordavo. Sporca, disordinata, con uno strano odore di erba (e non mi riferisco alle piantine in vaso) e quell’orribile copriletto  peloso di pelle di mucca.
Nina era sdraiata proprio su di esso, a pancia in giù, praticamente svestita a parte una felpa sicuramente troppo grande per appartenerle.
Appoggiai cautamente la pianta sulla prima superficie libera che riuscii a trovare, e fu un’impresa tutt’altro che da poco, e mi avvicinai.
«Ti senti bene? » nessuna risposta. La scrollai delicatamente e lei si ritrasse, infastidita, raggomitolandosi su se stessa. Almeno era viva.
Sorrisi e la lasciai andare, coprendola con una coperta che giaceva abbandonata lì per terra. Di sicuro doveva essersi ridotta in quello stato volontariamente e mi preoccupai, soprattutto quando vidi una siringa abbandonata sul tappeto.
Il mio cuore fece un balzo e la raccolsi velocemente, per analizzarla. Ero quasi paralizzato dall’orrore e sperai vivamente, molto vivamente, che Nina non fosse diventata una tossica. Fumarsi una canna ogni tanto è un conto, farsi di roba molto più pesante è tutta un’altra storia.
Controllai ancora che stesse bene, ansioso, e mi lasciai cadere su una pila di vestiti ammucchiati sulla poltrona. L’attesa. 


_______

Sono stata molto , MA MOLTO tempo lontana da questa storia. Vi chiedo di perdonarmi, se potete ç_ç è che mi ci vuole un'atmosfera particolare per scriverla, e mi era mancata per molto tempo.
Non garantisco che i prossimi capitoli saranno puntuali, ma proverò. 

Grazie a tutti <3
   
 
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