Titolo: Prelude
Fandom:
Happy Tree Friends
Personaggi:
Flippy + Splendid
Genere: Generale; Introspettivo;
Malinconico
Avvertimenti: One-Shot; Non per Stomaci Delicati
Argomento: 19° [Ringraziamento e Perdono]
Prompt: 95° - Scelte
Note: Happy Tree
Friends è un cartone violento, splatter e tendenzialmente senza senso.
Adorabile.
Protagonisti
sono cari e tenerissimi animaletti –orsetti, coniglietti, scoiattoli-
che, per tutto il tempo, si squartano a vicenda. Detto questo, degli HTF esistono anche le loro versioni umane, ed è
su di loro che ho voluto scrivere.
Oltre ad
aver umanizzato il loro aspetto, ci tengo a precisare, ho umanizzato anche il
loro modo di comportarsi e muoversi, sperando di non aver fatto troppo danno.
Buona lettura.
Prelude
Si
passò una mano sul viso per pulire il sangue, con un gesto un po’
brusco e dettato dal nervosismo.
Con le
luci del bagno che tremolavano per le scosse alle fondamenta, Flippy
ansimò, allungò una mano per prendere l’asciugamano e lo
portò sotto il getto d’acqua per bagnarlo. Lo lasciò
impregnare a lungo, con lo sguardo un po’ vacuo e ancora tentato
dall’eccitazione di poco prima.
Gli
facevano male il petto e lo stomaco, le ossa e le spalle.
Arricciò
le labbra, evitò il proprio riflesso nello specchio e si nascose dietro
il pezzo di stoffa, chiudendo gli occhi per prendere fiato. Non si sentiva
nulla, oltre lo scrosciare veloce e angosciante dell’acqua, tanto che il
silenzio sembrava una parete di vetro intenta a premergli contro i timpani.
Ci fu una
pausa, tra il respiro pesante di Flippy –che gli fece vibrare guance e
gola, ossa e nervi- e le tubature dell’acqua che presero a tossire per
chissà quale falla, nella quale non si sentì più nulla. Un
fruscio, e Flippy sentì scorrergli nel sangue l’adrenalina della
paranoia. Prese il coltello e la spalla gli bruciò nel lanciarlo,
sentì una mano stringergli il polso e l’osso sacro sbattere contro
il lavandino.
Splendid
si affrettò a rassicurarlo « Sono
io, ehy, buono » e Flippy trattenne il respiro, sentendo lo sguardo
farsi vago e vacuo, giallo e acceso. Il Supereroe lo lasciò andare e si
allontanò di un passo, alzò le mani per fargli vedere che non
rappresentava una minaccia –tanto meno con il coltello che non era
riuscito ad evitare conficcato nello stomaco- e sospirò appena. « Flippy? » lo
richiamò, giusto perché l’altro lo stava fissando con
così tanta insistenza da risultare molesto e anche un po’
inquietante.
Il ragazzo
che era in Flippy vedeva l’orrore della ferita e immaginava il dolore che
avrebbe potuto procurare, il Sergente che era in lui si chiedeva come sarebbe
stato ficcarci le mani dentro e tirare fuori le budella come tante decorazioni
di natale rosso cremisi.
Ma poi
Splendid si sfilò il coltello dallo stomaco, lo buttò dietro di
sé e si richiuse la porta alle spalle. Non c’erano né
sangue né mugugni di dolore, così che Flippy si calmò e la
situazione sembrò farsi un po’ meno tesa.
«
…scusa. » disse quindi dopo un po’,
distogliendo lo sguardo. Si voltò nuovamente verso il lavandino e chiuse
il rubinetto dell’acqua, prese l’asciugamano umido e se lo
passò ancora una volta sul viso. Sentiva caldo e dolore, anche se non
ricordava bene perché. Forse qualcuno aveva tentato di fermarlo, quella volta.
Splendid
scosse la testa, con una certa noncuranza, e gli si fece vicino a passi lenti. « Scusa tu. Non sono arrivato… »
esitò « in tempo. » concluse, allungando
poi una mano per scostare il pezzo di stoffa dal viso dell’altro. Glielo
prese gentilmente dalle mani, lo strizzò appena e prese a pulire le
macchie di sangue a propria volta, passando da guancia a gola, da collo a
fronte.
Era di
opinione comune che Splendid fosse un supereroe. Questo era relativamente vero,
a patto che tutti continuassero a leggere i suoi fumetti e che nessuno
necessitasse effettivamente del suo
aiuto.
Anche
Flippy era stato un eroe, di quelli che alla propria morte hanno una bella
lapide lucida e un sacco di medaglie sulla propria giubba da cadavere. Ma
Flippy era stato anche un codardo, e questo in fin dei conti non l’aveva
mai dimenticato nessuno.
Il
Supereroe sapeva come andavano le cose nel mondo, ed era dell’idea che il
Sergente meritasse un trattamento più dignitoso di una stanza tutta
bianca imbottita di cuscini, un po’ perché ogni volta che qualcuno
moriva resuscitava dopo poco più di mezza giornata e un po’
perché in città, effettivamente, di manicomi non ce ne erano.
Così
Splendid lo lasciava fare, quelle non troppo poche volte in cui Flippy dava di
matto, e si premurava di rimettere tutto apposto una volta finito il momento di
trambusto.
«
Ahi. »
si lamentò il militare, strizzando un occhio quando il Supereroe
premette con troppa forza contro il naso. Splendid arricciò le labbra,
poggiò quello che ormai era solo uno straccio sul lavandino e
sospirò. Per i vestiti non poteva fare proprio nulla.
«
Ecco qui, come nuovo. » disse quindi, posandosi
le mani sul fianco e annuendo. « Va meglio?
»
Il bagno
non era né troppo piccolo né troppo stretto, così che
quando mosse un altro passo indietro c’era abbastanza spazio per muoversi ancora un po’. C’era silenzio, oltre
la porta, dal sapore di morte e panna montata, dall’odore di candele di
cera e viscere tremolanti.
Flippy
annuì, e si grattò una guancia con aria imbarazzata e
terribilmente colpevole. Lanciò un’occhiata oltre le spalle di
Splendid, scrutando la porta chiusa, e arricciò le labbra nel sapere che
l’altro non gliela avrebbe lasciata aprire. Si scostò così
dal lavandino, si lasciò scivolare a terra e si portò le
ginocchia al petto.
«
Oggi è il mio compleanno, sai? » disse
dopo un po’, sollevando lo sguardo con un sorriso stanco. « Doveva venire Flaky, ma penso che con tutto il
casino che ho fatto sarà andata a nascondersi chissà dove.
»
Abbozzò
una risata nervosa, sospirò e chiuse gli occhi.
Riusciva
quasi a vedere i colori della torta di compleanno, a sentire il calore del
fuoco delle candeline sotto il mento. L’odore delle caramelle, il rumore
della carta da pacchi che, stracciata a terra, sembrava così simile a
quello delle mitragliatrici in piena funzione.
Splendid
gli si sedette affianco, allungò le gambe fino al bordo della vasca e
non disse nulla. Il silenzio divenne persistente, e la immaginazione
di Flippy si tinse di un orribile sospetto.
Così
sorrise nervosamente, di nuovo, e di nuovo tornò a guardare
l’amico. Esitò, puntellò i piedi a terra e abbassò
lo sguardo. « Era venuta, vero? » domandò pacato, stanco. Colpevole. « Flaky. »
Splendid
lo guardò con la coda dell’occhio, prima lui e poi la porta.
Ancora poche ore e sarebbe tornato tutto come prima.
«
Non è nulla, Flippy. » gli rispose, tra
il disagio che non riusciva a sopportare e la forza dell’abitudine.
Allungò un braccio e gli circondò le spalle, sospirò e gli
infilò le dita tra i capelli, verdi e stopposi di sangue.
«
Domani è un altro giorno. »
Prelude
Fine