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Autore: Edward    16/11/2010    5 recensioni
[Flippy + Splendid]
Era di opinione comune che Splendid fosse un supereroe. Questo era relativamente vero, a patto che tutti continuassero a leggere i suoi fumetti e che nessuno necessitasse effettivamente del suo aiuto.
Anche Flippy era stato un eroe, di quelli che alla propria morte hanno una bella lapide lucida e un sacco di medaglie sulla propria giubba da cadavere. Ma Flippy era stato anche un codardo, e questo in fin dei conti non l’aveva mai dimenticato nessuno.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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The One Hundred Prompt Project Inserire Titolo

Titolo: Prelude

Fandom: Happy Tree Friends

Personaggi: Flippy + Splendid

 

Genere: Generale; Introspettivo; Malinconico

Avvertimenti: One-Shot; Non per Stomaci Delicati

 

Argomento: 19° [Ringraziamento e Perdono]

Prompt: 95° - Scelte

 

Note: Happy Tree Friends è un cartone violento, splatter e tendenzialmente senza senso. Adorabile.

Protagonisti sono cari e tenerissimi animaletti –orsetti, coniglietti, scoiattoli- che, per tutto il tempo, si squartano a vicenda. Detto questo, degli HTF esistono anche le loro versioni umane, ed è su di loro che ho voluto scrivere.

Oltre ad aver umanizzato il loro aspetto, ci tengo a precisare, ho umanizzato anche il loro modo di comportarsi e muoversi, sperando di non aver fatto troppo danno. Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

Prelude

 

 

 

 

Si passò una mano sul viso per pulire il sangue, con un gesto un po’ brusco e dettato dal nervosismo.

Con le luci del bagno che tremolavano per le scosse alle fondamenta, Flippy ansimò, allungò una mano per prendere l’asciugamano e lo portò sotto il getto d’acqua per bagnarlo. Lo lasciò impregnare a lungo, con lo sguardo un po’ vacuo e ancora tentato dall’eccitazione di poco prima.

Gli facevano male il petto e lo stomaco, le ossa e le spalle.

Arricciò le labbra, evitò il proprio riflesso nello specchio e si nascose dietro il pezzo di stoffa, chiudendo gli occhi per prendere fiato. Non si sentiva nulla, oltre lo scrosciare veloce e angosciante dell’acqua, tanto che il silenzio sembrava una parete di vetro intenta a premergli contro i timpani.

Ci fu una pausa, tra il respiro pesante di Flippy –che gli fece vibrare guance e gola, ossa e nervi- e le tubature dell’acqua che presero a tossire per chissà quale falla, nella quale non si sentì più nulla. Un fruscio, e Flippy sentì scorrergli nel sangue l’adrenalina della paranoia. Prese il coltello e la spalla gli bruciò nel lanciarlo, sentì una mano stringergli il polso e l’osso sacro sbattere contro il lavandino.

Splendid si affrettò a rassicurarlo « Sono io, ehy, buono » e Flippy trattenne il respiro, sentendo lo sguardo farsi vago e vacuo, giallo e acceso. Il Supereroe lo lasciò andare e si allontanò di un passo, alzò le mani per fargli vedere che non rappresentava una minaccia –tanto meno con il coltello che non era riuscito ad evitare conficcato nello stomaco- e sospirò appena. « Flippy? » lo richiamò, giusto perché l’altro lo stava fissando con così tanta insistenza da risultare molesto e anche un po’ inquietante.

Il ragazzo che era in Flippy vedeva l’orrore della ferita e immaginava il dolore che avrebbe potuto procurare, il Sergente che era in lui si chiedeva come sarebbe stato ficcarci le mani dentro e tirare fuori le budella come tante decorazioni di natale rosso cremisi.

Ma poi Splendid si sfilò il coltello dallo stomaco, lo buttò dietro di sé e si richiuse la porta alle spalle. Non c’erano né sangue né mugugni di dolore, così che Flippy si calmò e la situazione sembrò farsi un po’ meno tesa.

« …scusa. » disse quindi dopo un po’, distogliendo lo sguardo. Si voltò nuovamente verso il lavandino e chiuse il rubinetto dell’acqua, prese l’asciugamano umido e se lo passò ancora una volta sul viso. Sentiva caldo e dolore, anche se non ricordava bene perché. Forse qualcuno aveva tentato di fermarlo, quella volta.

Splendid scosse la testa, con una certa noncuranza, e gli si fece vicino a passi lenti. « Scusa tu. Non sono arrivato… » esitò « in tempo. » concluse, allungando poi una mano per scostare il pezzo di stoffa dal viso dell’altro. Glielo prese gentilmente dalle mani, lo strizzò appena e prese a pulire le macchie di sangue a propria volta, passando da guancia a gola, da collo a fronte.

Era di opinione comune che Splendid fosse un supereroe. Questo era relativamente vero, a patto che tutti continuassero a leggere i suoi fumetti e che nessuno necessitasse effettivamente del suo aiuto.

Anche Flippy era stato un eroe, di quelli che alla propria morte hanno una bella lapide lucida e un sacco di medaglie sulla propria giubba da cadavere. Ma Flippy era stato anche un codardo, e questo in fin dei conti non l’aveva mai dimenticato nessuno.

Il Supereroe sapeva come andavano le cose nel mondo, ed era dell’idea che il Sergente meritasse un trattamento più dignitoso di una stanza tutta bianca imbottita di cuscini, un po’ perché ogni volta che qualcuno moriva resuscitava dopo poco più di mezza giornata e un po’ perché in città, effettivamente, di manicomi non ce ne erano.

Così Splendid lo lasciava fare, quelle non troppo poche volte in cui Flippy dava di matto, e si premurava di rimettere tutto apposto una volta finito il momento di trambusto.

« Ahi. » si lamentò il militare, strizzando un occhio quando il Supereroe premette con troppa forza contro il naso. Splendid arricciò le labbra, poggiò quello che ormai era solo uno straccio sul lavandino e sospirò. Per i vestiti non poteva fare proprio nulla.

« Ecco qui, come nuovo. » disse quindi, posandosi le mani sul fianco e annuendo. « Va meglio? »

Il bagno non era né troppo piccolo né troppo stretto, così che quando mosse un altro passo indietro c’era abbastanza spazio per muoversi ancora un po’. C’era silenzio, oltre la porta, dal sapore di morte e panna montata, dall’odore di candele di cera e viscere tremolanti.

Flippy annuì, e si grattò una guancia con aria imbarazzata e terribilmente colpevole. Lanciò un’occhiata oltre le spalle di Splendid, scrutando la porta chiusa, e arricciò le labbra nel sapere che l’altro non gliela avrebbe lasciata aprire. Si scostò così dal lavandino, si lasciò scivolare a terra e si portò le ginocchia al petto.

« Oggi è il mio compleanno, sai? » disse dopo un po’, sollevando lo sguardo con un sorriso stanco. « Doveva venire Flaky, ma penso che con tutto il casino che ho fatto sarà andata a nascondersi chissà dove. »

Abbozzò una risata nervosa, sospirò e chiuse gli occhi.

Riusciva quasi a vedere i colori della torta di compleanno, a sentire il calore del fuoco delle candeline sotto il mento. L’odore delle caramelle, il rumore della carta da pacchi che, stracciata a terra, sembrava così simile a quello delle mitragliatrici in piena funzione.

Splendid gli si sedette affianco, allungò le gambe fino al bordo della vasca e non disse nulla. Il silenzio divenne persistente, e la immaginazione di Flippy si tinse di un orribile sospetto.

Così sorrise nervosamente, di nuovo, e di nuovo tornò a guardare l’amico. Esitò, puntellò i piedi a terra e abbassò lo sguardo. « Era venuta, vero? » domandò pacato, stanco. Colpevole. « Flaky. »

Splendid lo guardò con la coda dell’occhio, prima lui e poi la porta. Ancora poche ore e sarebbe tornato tutto come prima.

« Non è nulla, Flippy. » gli rispose, tra il disagio che non riusciva a sopportare e la forza dell’abitudine. Allungò un braccio e gli circondò le spalle, sospirò e gli infilò le dita tra i capelli, verdi e stopposi di sangue.

« Domani è un altro giorno. »

 

 

 

 

Prelude

Fine

 

 

   
 
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