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Autore: Unsub    17/11/2010    2 recensioni
Erano tutti stretti intorno a quella bara. Non trovava la forza di piangere, cedere in quel momento avrebbe voluto dire cominciare a rassegnarsi e invece lei provava solo rabbia.
Il mondo ha bisogno di eroi, ma cosa succede quando anche gli eroi sono comuni mortali?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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the funeral
AUTORE: Unsub
TITOLO: The Funeral
RATING: Verde
GENERE: Introspettivo.
AVVERTIMENTI: One-shot
PERSONAGGI: Sarah Collins, un po’ tutti.
DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono (tranne quelli da me inventati), sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
NOTE: Il personaggio di Cameron Leane appartiene a Robin89 del forum CM. Questa one-shot è un omaggio a Robin. Bambina continua a farmi sognare con le tue storie ^^

Erano tutti stretti intorno a quella bara. Sarah non aveva mai visto molti di loro piangere, eppure adesso gli unici occhi asciutti erano i suoi. Non trovava la forza di piangere, cedere in quel momento avrebbe voluto dire cominciare a rassegnarsi e invece lei provava solo rabbia. Si strinse a Spencer che reggeva l’ombrello per impedire a quella fredda pioggia autunnale di bagnarli.
Derek era un uomo distrutto dal dolore e dal senso di colpa, non un singhiozzo usciva dalla sua bocca. Le lacrime correvano sul suo viso senza che lui emettesse suono. Emily lo teneva per mano e continuava a bisbigliargli qualcosa nell’orecchio, ma lui sembrava non sentirla o non curarsi di quello che gli veniva detto.
Persino il serio e composto Hotch aveva ceduto alle lacrime, seguito da Rossi che continuava ad asciugarsi gli occhi e a sospirare.
Per quanto sapessero che duranti i casi, le loro vite erano in pericolo, non avevano mai perso un agente in quel modo. Avevano sparato a Elle Greenway e a Penelope eppure le due se l’erano cavata, erano sopravvissute. Spencer aveva rischiato di morire per l’antrace e un S.I. gli aveva sparata a una gamba. Derek aveva rischiato di morire a Los Angeles per mano di un uomo che aveva appena ucciso un poliziotto, per non parlare del “Mietitore” che avrebbe potuto ucciderlo. Emily aveva rischiato la vita in un paio di occasioni e persino JJ aveva la sua “avventura mortale” da raccontare.
Eppure fino a quel momento erano giunti sempre in tempo per salvare il collega in difficoltà. La loro famiglia non aveva mai subito una perdita simile, l’unica cosa che andava vicino a quello che ognuno di loro provava in quel momento era stata la morte di Haley, l’ex-moglie di Hotch.
Quel lutto era stato devastante per alcuni membri della squadra, ma quella sconfitta che ora avevano davanti era ancora più difficile da digerire. Forse perché Haley non faceva parte della loro “famiglia”, non la vedevano tutti i giorni in ufficio, non aveva mai partecipato alle loro feste a casa dei Reid.
Sarah continuava a sentire nelle orecchie la domanda di Chris. “Dov’è zia Ronnie?”. Il bambino di otto anni non capiva che a volte il dolore non si può mettere in parole e che la sua domanda lacerava il cuore dei suoi genitori.
Ron non aveva nessuno, solo la squadra che per lei era stata una famiglia. Al suo funerale non erano presenti altre persone ad eccezione di Buck, il proprietario del bar preferito da Ron. Avevano scoperto che la ragazza si rintanava tutte le sere in quel locale e passava ore a chiacchierare con il barista e proprietario.
Buck era molto affezionato a quella “cliente”, tant’è che aveva comunicato alla squadra che la veglia dopo il funerale si sarebbe tenuta nel suo locale che per quel giorno sarebbe rimasto chiuso al pubblico.
Sarah pensò con amarezza che Cameron non aveva una “persona speciale” che fosse lì con loro a piangere la morte di quella ragazza straordinaria, era troppo presa dal suo lavoro per crearsi una vita privata. Eppure era estremamente brava con i bambini, i quattro figli dei Reid adoravano la “zia Ronnie”.
-    Perché? – si trovò a pensare – Perché hai voluto fare di testa tua? Perché non ci hai aspettati?
Ma Ron non era più lì per rispondere a queste domande, c’era solo un bara che veniva calata nella fossa mentre la “famiglia” si riuniva in quel dolore senza parole.

Erano tutti nel bar seduti in torno al tavolo ad eccezione di Morgan che si era seduto in disparte e non voleva parlare con nessuno. Sarah non partecipava alla conversazione, non voleva raccontare i suoi ricordi della ragazza, sarebbe stato come dirle addio per sempre e lei non era ancora pronta.
Si alzò e raggiunse Derek che non toglieva gli occhi dal bicchiere di whisky che aveva davanti. Rimasero cosi, ognuno chiuso nel proprio dolore e senso di colpa per un tempo indefinito. Improvvisamente Morgan alzò la testa per incontrare gli occhi di Sarah.
-    Le avevo promesso che non l’avrei mai lasciata, che le sarei sempre stato accanto – si aggrappò alla mano dell’amica in attesa di qualcosa che riuscisse a consolarlo.
-    Non è stata una nostra decisione, Derek. Non potevamo fare niente. Non sei tu a non aver mantenuto la promessa, lei non ha voluto fare di testa sua e…
-    La colpa è mia! Avrei dovuto capire che avrebbe fatto una stupidaggine del genere!
-    Ti sbagli, se c’è un colpevole quella sono io – gli rispose Collins chiudendo gli occhi.
-    Che colpa ne hai tu? Non potevi certo immaginare…
-    Lo addestrata io! E’ come se l’avessi uccisa… se io non l’avessi fatta entrare nella squadra…
Finalmente le lacrime arrivarono anche per Sarah. Il senso di colpa che provava la stava distruggendo, lei aveva preso una giovane donna coraggiosa e l’aveva trasformata in una profiler. Aveva combattuto per metterla nella squadra, contro il parere di Hotch e della Strauss. Si era intestardita, aveva visto qualcosa in Cameron e non voleva vedere o sentire altro che non fosse il suo istinto.
Quando Ron aveva lasciato l’unità dopo Los Angeles, lei aveva smosso mari e monti per farla tornare all’ovile. Era andata personalmente a fare la ramanzina all’agente Leane, per spronarla a tornare all’unità. Aveva fatto quanto era in suo potere per rendere Cameron Leane una profiler e il risultato era che quella ragazza era morta.
Sarah non credeva che avrebbe mai trovato la forza di perdonare se stessa, aveva già rinunciato al profiling, ora meditava di rinunciare persino all’insegnamento. Il pensiero che qualcun altro dei suoi studenti potesse morire sul campo la stava uccidendo dentro. Improvvisamente sentì un caldo abbraccio e aprì di nuovo gli occhi.
Derek la stava tenendo stretta e la costringeva ad alzarsi. Sentiva il viso bagnato di lacrime, ma non sapeva a chi appartenevano. Sapeva che la squadra aveva perso molto più di un’agente, aveva perso la speranza che il bene trionfasse sempre sul male. Per la prima volta si erano resi conto di non essere supereroi, ma semplici comuni mortali e che la loro più grande nemica era dietro l’angolo per ognuno di loro.
La sconfitta bruciava troppo, Sarah si rese conto che nessuno di loro sarebbe più stato lo stesso e che la fiducia nel loro lavoro si era incrinata persino in Spencer. Forse un giorno avrebbero potuto tornare a sperare, ma con la morte di Cameron molti di loro avevano perso la voglia di andare avanti.
Prese la mano di Morgan e lo trascinò verso il tavolo dove il resto della squadra era in silenzio a osservarli. Pensò a Ron, a quanto aveva sacrificato perché credeva veramente che la loro fosse una missione. Pensò al coraggio di quella ragazza e per la prima volta quel giorno sorrise, anche se era un sorriso amaro.
-    So come vi sentite – cominciò – So come ci sentiamo tutti. Ma vi posso dire una cosa, Ron credeva veramente nel nostro lavoro e se le volevate bene dovete trovare la forza di andare avanti. Lei lo vorrebbe.
-    Come fai a dirlo? – le chiese Derek guardandola negli occhi.
-    L’ultima cosa che mi ha detto – disse lei non controllando più le lacrime – è stata “Dì hai ragazzi di prenderlo. Noi siamo gli eroi e il mondo ha bisogno di eroi”.
Non l’aveva detto neanche a Spencer, quella era stata l’ultima cosa che Cameron aveva detto prima di morire fra le sue braccia e lei si ripromise di non tradire mai la fiducia che Cameron aveva nella squadra. Alzò il bicchiere in un brindisi.
-    Agli eroi – disse guardando i suoi amici.
-    Siamo rimasti in pochi – risposero loro in coro.

Fine
   
 
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