“Non te ne andare.”
Tom continuava a fissarla con aria preoccupata, ma lei non poteva vederlo. Era girata verso la porta, con la maniglia tra le mani, pronta a farla scattare.
“Ti..Ti prego Sadie.” Sussurrò il ragazzo, stringendo i pugni.

Cazzo, perché era così dannatamente difficile? Perché non capiva? Doveva andarsene, quello non era il suo posto. Non voleva rischiare.
Strinse la maniglia con tutta la forza che aveva in corpo, chiuse gli occhi per impedire alle lacrime di scendere o forse per non vedere quello che lei stava per fare.  La aprì, pronta a sgattaiolare via di lì, via da tutti quei ricordi, da tutti quei momenti, via da Lui.
Ma qualcosa, o meglio qualcuno, la bloccò con forza, impedendole di fare nemmeno un passo. Tom la prese per le braccia, obbligandola a guardarlo negli occhi. Sul volto di Sadie scorrevano ormai velocemente tante piccole lacrime, che gli rovinavano il leggero trucco sugli occhi. Ma Tom giurò di non aver mai visto creatura più bella ridotta in quelle condizioni.

“Lasciami.” Disse tra i singhiozzi ma con decisione Sadie.
“Non posso.” Rispose il ragazzo aumentando la presa.
“Perché devi rendere tutto più difficile Tom? PERCHE’? Ti prego, per una volta, rispetta le mie decisioni, lasciami andare via da qui, ora.”
Quelle parole colpirono Tom più forte di una pugnalata.
“Devi..Devi restare.” Sussurrò abbassando gli occhi.
“Dammi un buon motivo per farlo.” Rispose lei.
‘Ecco, cazzo Tom dille tutto, dille cosa è per te o stavolta la perderai per sempre.’ Si schiaffeggiava mentalmente, cercando di trovare le parole adatte.
“Allora?” Sadie interruppe i suoi pensieri.
Tom aprì la bocca, sicuro di sé, ma non uscì niente.
Niente.
“Come immaginavo.” Ripeté quasi urlando Sadie, forse più per metterselo in testa che per farsi sentire.
Strattonò la presa di lui, liberandosene definitivamente.
Cominciò a correre giù per le scale più veloce che poteva, arrivando all’uscita quasi senza fiato.
“SADIE! SADIE!”

Sentiva chiaramente le urla di Tom, ma non gli importava, ormai era fatta.
Aprì velocemente la porta d’uscita, sentendo i passi di Tom che scendeva giù per le scale.
‘Apriti cazzo, apriti.’ Malediceva Sadie tra sé e sé.
Svogliatamente la porta si aprì e la ragazza riuscì ad uscire sbattendosi dietro la porta prima che lui arrivasse giù.
Aveva iniziato a piovere e Sadie era senza un ombrello che correva sui marciapiedi allontanandosi più che poteva da quell’appartamento.
Sì volto indietro, rendendosi conto di essere lontana ormai da Tom e da tutto il resto.
“Taxi!” urlò, alzando la mano.
Una macchina di colore giallo si fermò, lasciando salire la giovane ragazza.
“Dove la porto?” chiese con aria svogliato il taxista.
“Stazione ferroviaria, grazie.”