Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Layla    18/11/2010    1 recensioni
[Ripercorse i corridoi all’inverso e si ritrovò nella stanza della sua ragazza, che riposava stesa sul letto, pallida ma apparentemente felice.
“Aisha…”
“Ehi…dov’eri finito?”
“A vedere la bambina….”
“è bella vero
“Si” mormorò lui commosso, sedendosi accanto a lei.
“abbiamo fatto un buon lavoro….”
Aisha sorrise, lui le baciò la fronte e l’abbracciò, la sentì sorridere contro il suo collo.
Dopo sarebbero arrivati Tom e Sara, Lisa e Gustav e Georg a catechizzarlo sulla sua futura vita da padre, visto che il bassista lo era già da un anno di un maschietto.
L’ansia se ne era andata.]
Bill e Aisha, vent’anni dopo la conclusione de “Lo strano caso della maledizione zingara”, alle prese con la loro vita coniugale e con i lori figli. Un maschio e una femmina adolescenti.
Le prime cotte, le ribellioni, soprattutto di Alice la maggiore. Alice che si innamora del figlio di coloro che in passato più ha fatto soffrire la coppia, che non reagirà bene a questa storia.
E Bill che finalmente capirà la frase “Capirai anche tu cosa significa quando avrai delle figlie femmine” detta più volte per giustificare l’ostilità del suocero verso di lui. Enjoy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

41) L'ecografia.

 

Due giorni possono passare molto in fretta o molto lentamente a seconda della percezione del tempo che si ha.

Per Sid passarono piuttosto lentamente, il suo pensiero era fisso su Alice e sull’ecografia, cercando di evitare quello di suo padre.

Sapeva che Katarina aveva provato a parlare con lui senza risultati, aveva parlato a parlare anche con il biondo, ma lui si era mostrato insensibile.

Questa volta Alessandro Fadda aveva esagerato e lui  non aveva intenzione di passare sopra a nulla.

Chissà se sarebbe stato un maschietto o una femminuccia?

Per lui la cosa aveva un’ importanza relativa, sentiva che avrebbe amato allo stesso modo entrambi e che avrebbe fatto sentire loro il suo affetto.

Voleva che quel bambino si sentisse amato,più di lui che in fondo non si era mai sentito particolarmente accettato.

“Sid, si sicuro di non voler parlare con tuo padre?”

Katarina si era affacciata alla porta della camera degli ospiti mentre si stava cambiando.

“Si, sono sicuro. Lui non se lo merita.”

La donna sospirò.

“Lo so che non se lo merita, ma prima o poi dovrai farlo.”

“Non oggi! Oggi c’è l’ecografia di Alice.”

“Sei emozionato?”

“Certo! Oggi vedrò per la prima volta mio figlio o mia figlia!”

La donna sorrise e gli battè le mani su una spalla.

“Sarà emozionante, ma bellissimo. Fidati.”

“Lo so, ora vado. Altrimenti rischio di arrivare in ritardo.”

Il ragazzo afferrò una borsa ed uscì dalla stanza, nonostante le insistenze della madre di Henry non mangiò nulla.

Salutò tutti e si diresse verso la casa di Alice, in gola si sentiva un groppo che non voleva scendere che minacciava di soffocarlo.

L’agitazione e la paura ormai stavano diventando compagne troppo abituali per i suoi gusti ed era leggermente stanco di tutto questo stress.

La sua ragazza lo stava aspettando fuori casa insieme ai suoi genitori e la forte e coraggiosa Alice Kaulitz in quel momento  sembrava una bambina piccola e fragile.

Anche lei era decisamente schiacciata da quella responsabilità prematura.

“Alice!” la chiamò agitando il braccio in aria.

La rasta sorrise e per un attimo sembrò tornare la ragazza che conosceva e che aveva imparato ad amare.

“Sid, sono così felice di vederti!”

Urlò mentre gli stava saltando in braccio.

“Anche io piccola!” rispose sorridente lui.

“Sei pronta per l’ecografia?” aggiunse poi.

“Si, lo sono… Anche se mi sembra così dannatamente incredibile.”

“Anche a me, ma sta succedendo e in qualche modo ce la faremo.”

Il biondo le prese la mano e la accompagnò dai signori Kaulitz, che erano rimasto fermi ad osservare la scena, sembrava avessero fatto pace.

Sid sospirò e sorrise lievemente ai due, stranamente anche Bill ricambiò il saluto, forse davvero stava iniziando ad accettarlo.

La cosa gli faceva immensamente piacere, piano  piano si stava creando una famiglia alternativa alla sua e la cosa non poteva che renderlo felice.

“è ora di andare!” esclamò burbero il signor Kaulitz.

“Ok.”

I due entrarono in macchina, il ragazzo notò subito che mancava Mike.

“Alice, dov’è tuo fratello?”

“Non è voluto venire.”

“Come mai?”

La ragazza abbassò gli occhi.

“Diciamo che si è molto arrabbiato per essere stato tagliato fuori dalle mie decisioni ultimamente.

La fuga di casa non gli è andata giù, pensa che avrei dovuto parlarne con lui invece di fare questa cazzata.

Senza contare che non gli ho detto nemmeno della gravidanza.”

“Credo che dovreste parlare!” mormorò stringendole la mano.

“Si, ma dopo.

Ora c’è l’ecografia ed ho paura. Sto per vedere nostro figlio o nostra figlia e mi sembra totalmente incredibile.”

“Anche a me…”

Ci fu un attimo di silenzio . Miliardi di pensieri gli attraversarono il cervello come schegge impazzite.

Alcuni ragazzi aspettavano i diciott’anni per essere autonomi e responsabili, lui invece ora si ritrovava a doverlo essere senza volerlo pienamente.

Si sentiva guidato dalla mano del destino e la cosa non gli piaceva particolarmente.

Quel giorno avrebbe lasciato alle spalle la sua vita da adolescente e sarebbe entrato nella vita adulta, attraverso un macchinario che avrebbe controllato il ventre della sua ragazza.

Lì, per quanto sembrasse strano c’era una piccola vita che aveva bisogno di loro e che li avrebbe messi davanti, anche in futuro a errori derivati dalle loro mancanze.

Il ragazzo rabbrividì, per un lunghissimo attimo desiderò buttarsi giù da quella macchina e prendere il primo treno per chissà dove.

Poi passò tutto.

Se l’avesse fatto l’avrebbe rimpianto tutta la vita, avrebbe sempre pensato a cosa sarebbe successo se non fosse rimasto e lui non voleva una vita del genere.

Non voleva la via più facile, voleva prendersi le sue responsabilità altrimenti non si sarebbe più guardato allo specchio.

“Siamo arrivati.”

I quattro scesero dalla macchina e si avviarono vero l’ospedale.

Il momento della verità era arrivato.

La struttura era linda e moderna, asettica, ma nonostante questo si portava comunque addosso l’odore delle malattia, di luogo non felice.

Sid era leggermente a disagio, non gli erano mai piaciuti gli ospedali.

Vagarono un po’ per i vari reparti prima di arrivare a quello giusto, dove l’ecografia era stata prenotata.

“Buongiorno signori Kaulitz.”

Un’infermiera era immediatamente andata da loro e li aveva salutati con garbo.

“Vi stavamo aspettando. Seguitemi.”

Entrarono e si ritrovarono in uno studio molto bianco con una scrivania , degli scaffali, un lettino e la macchina per le ecografie.

L’infermiera si rivolse ad Alice.

“Signorina, si stenda sul lettino  e si tolga la felpa. Rimanga in canottiera. Il dottore arriva subito.”

Alice annuì e fece quello che gli fu detto.

Era imbarazzata , goffa e tremava, lui le strinse una mano e la guardò come a dire che tutto sarebbe andato bene e che lui sarebbe rimasto al suo fianco.

Questa in effetti era più la verità che una rassicurazione.

Poco dopo un uomo sulla cinquantina entrò nella stanza, era gioviale e aveva un sorriso aperto che rivolgeva a tutti, adatto a rassicurare.

“ La signorina Alice Nena Zaira Kaulitz?”

La rasta annuì spaventata.

“Tranquilla, non è niente.

Tra poco l’infermiera ti metterà del gel e potremo vedere tuo figlio. “

La ragazza annuì e l’infermiera spalmò una generosa quantità di liquido sulla pancia di Alice, poi l’uomo iniziò passare quello che sembrava un mouse.

Tutti si volsero istantaneamente verso lo schermo, mentre il rumore sommesso del  battito di un cuore umano invadeva la stanza.

Il battito del cuore della sua creatura.

L’uomo sorrise e si volse verso di lui.

“Complimenti lei diventerà padre tra otto mesi.

Il feto è in perfetta salute.”

Il biondo sentii i suoi occhi farsi lucidi.

Sarebbe stato padre e non c’era cosa che lo facesse così felice come quella prospettiva sebbene sapesse quante difficoltà comportasse.

 

Alice guardava emozionata lo schermo di quella macchina, sentire il cuore battere era qualcosa di fantastico.

Ora più che mai sentiva che non avrebbe potuto abbandonare o rifiutare quella creatura, perché era sua.

Carne delle sua carne.

Sangue del suo sangue.

Frutto del suo amore.

Non poteva separarsene e avrebbe lottato strenuamente contro chi l’avrebbe voluto separare da lei.

“Sid, è nostro!”

Mormorò con le lacrime agli occhi.

“E lo sarà sempre. Qualsiasi cosa succeda. “ Rispose piano lui.

Volse lo sguardo verso i suoi, erano entrambi commossi e in quel momento sentì terribilmente la mancanza di suo fratello. L’avrebbe voluto con se.

Doveva parlargli non appena fosse arrivata a casa.

Il medico disse ancora qualcosa, ma lei non lo ascoltò, le sue emozioni erano così forti da coprire qualsiasi altra cosa.

L’infermiera le passo dei fogli di carta per pulirsi  la pancia e lei li accettò di buon grado, iniziava a sentire freddo.

Si ripulì e si rivestì, ora stava decisamente meglio.

Salutò il medico, prese le ecografie ed uscì.

Si sentiva al settimo cielo, aveva voglia di urlare e di cantare.

“Sei contenta, Alice?”

Sid l’aveva abbracciata da dietro.

“Si, perché?”

“Hai gli occhi che brillano, piccola.”

Lei arrossì.

“ Bhe. È bello nonostante tutto e vorrei che ci fosse anche Mike.

Dopo devo parlargli, voglio che lui non si senta escluso.”

Sid le sorrise incoraggiante.

“Si, penso che dovresti dirglielo.”

Tornarono a casa, Sid insistette per farsi lasciare a casa di Henry in modo che lei potesse parlare tranquillamente con  suo fratello.

Quanto lo adorava quel ragazzo? Non era il principe azzurro, perchè quello non esisteva, ma ci andava vicino con il modo dolce che aveva di prendersi cura di lei.

“Perché non ha voluto fermarsi?” Chiese sua madre.

“Devo parlare con Mike e lui lo sa. “

“Tuo fratello non è venuto stamattina, come mai?”

“Non siete gli unici ad avere preso male questa situazione.”

“Capisco.”

In macchina regnò di nuovo il silenzio, nessuno fiatò fino all’arrivo a casa.

Chissà a cosa pensavano i suoi genitori? Chissà se si stavano dando la colpa per quella gravidanza?

Erano solo pensieri che la sfioravano senza toccarla davvero, comunque sarebbe andata ora lei doveva pensare prima alla vita che aveva in se… e a chiarire con Mike.

“Siamo arrivati!” Annunciò suo padre.

Alice scese ed entrò in casa con sua madre.

Mike era al telefono e stava parlando di capodanno, in tutta quella confusione si era dimenticata che l’ultimo giorno dell’anno si stava avvicinando.

Lei con chi l’avrebbe festeggiato? E soprattutto l’avrebbe festeggiato?

Si sedette sul divano in attesa che lui chiudesse la telefonata, cercando di riordinare i pensieri e di impalcare un discorso che avesse senso.

Dei passi che si fermarono a pochi metri da lei, la distolsero dai suoi pensieri, il fratello torreggiava su di lei e per la prima volta da mesi la sua espressione non era benevola nei suoi confronti.

“Ciao.”

“Ciao Mike, come mai non sei venuto?”

“Ti serve solo quando ti fa comodo la mia presenza?”

Sputò acido lui, senza accennare a sedersi.

“Mike, non è vero!”

“NO?” Si alterò lui ricordando pericolosamente Aisha. “E allora perché sono stato l’ultimo a sapere che tu eri incinta?

Perché non mi hai parlato del tuo colpo di genio di scappare in Sardegna?

Dimmelo, eh! “

Alice sospirò.

“Mike, mi dispiace. Davvero. Tu non hai idea di quanto mi abbia fatto male non dirti nulla.”

“E allora perchè l’hai fatto?”

La ragazza abbassò gli occhi.

“Io ero sconvolta, avevo davvero paura, non riuscivo solo a ragionare.

Avevo paura di deludervi tutti con questa gravidanza e non riuscivo a parlarne con nessuno.

E più stavo zitta più questa cosa si ingigantiva nella mia testa, fino a diventare insormontabile.

Capisci?”

Suo fratello si decise a sedersi accanto a lei ed Alice si senti meglio.

“ Alice, mi sono sentito ferito. Io pensavo che tu ti fidassi di me e che non mi avresti escluso, fa male sapere che la tua sorellina ti taglia fuori da una cosa così importante!”

“Oh Mike! Scusa! Ero in paranoia totale, lo sai che quando è così faccio casini.

Immaginavo papà cacciarmi di casa e tu dargli ragione ed era terribile.

Una parte di me sapeva che erano tutte cazzate, ma non riuscivo a dargli retta, la paura mi paralizzava.

Ti prego perdonami! Oggi mi sei mancato tantissimo… Avrei voluto averti al mio fianco quando ho fatto l’ecografia…”

Mike sorrise e seppe che la sua rabbia andava svanendo.

“Già, sarò zio…. Mi fa così strano pensarlo.”

“Anche a me fa strano pensare che sarò madre, mi ci vedi a trattare con un bambino?”

Mike scoppiò a ridere divertito.

“No, non ti ci vedo a badare a un neonato, vedo più il tuo ragazzo.”

Sul volto di Alice si dipinse un grande sorriso, Mike a suo modo l’aveva perdonata.

“Guardati come sorridi, scema! Certo che ti ho perdonata!

Come potevo non farlo e vederti depressa per tutta la gravidanza?

Voglio che cresca bene mio nipote!

A proposito, come è stata l’ecografia?”

“Emozionante.”mormorò con voce rotta.

“L’ho visto e ho sentito il suo cuore battere. È stato…  incredibile. Non so come definirlo…

È come innamorarsi, ma in modo più profondo,senti che qualsiasi cosa faccia quel la pulce la amerai lo stesso tutta la vita.

La vorrai proteggere e non lascerai che nessuno la possa ferire.

È sangue del tuo sangue e carne della carne e senti un legame profondo.”

Il ragazzino sorrise.

“Non ti avevo mai vista così materna. Sarà amato questo piccolo…

Posso?” Chiese indicando la pancia ancora piatta.

“Certo!”

Mike accarezzò piano la pancia della sorella.

“è strano…. Sembrava l’altro ieri che eravamo bambini…”

“Era l’altro ieri, Mike. È il tempo che passa troppo in fretta o forse siamo noi che lo facciamo passare troppo in fretta… Ma non importa, non più.

Io avrò la mia creatura e saremo felici, voglio che si senta amato anche se è arrivato troppo presto e per un mezzo errore dei suoi genitori.”

Il ragazzo sorrise.

“Ci saranno i nostri genitori e ci sarò io.”

Per Alice quella fu la cosa più bella che Mike potesse dire, furtivamente si asciugò una lacrime e si buttò sul fratello per abbracciarlo.

Ora si che era completamente felice.

 

Mike trascorse una mezzoretta a parlare con Alice, tutto sembrava tornato come ai vecchi tempi, sebbene lui sapesse benissimo che quella gravidanza avrebbe finito per cambiare tutto.

Alice non sarebbe stata più la stessa casinista di prima, sarebbe stata  entrata nella maturità e non avrebbe più fatto quello che faceva prima.

Non era nemmeno certo che continuasse a suonare! E il solo immaginare Alice senza una chitarra era già uno shock per lui.

Stava per chiederglielo quando il campanello suonò e lui si alzò per andare ad aprire, tempismo perfetto.

Si ritrovò davanti alla band, a Charlie, Claire e Giulia e deglutì.

Tutti erano lì per sua sorella nonostante le loro incomprensioni, non aveva potuto non notare come Charlie e Giulia fossero fredde le une verso le altre.

“Ciao, c’è Alice?” Aveva esclamato un Henry che tentava di sorridere e rasserenare gli animi.

“Si, entrate. Sarà felice di vedervi.”

Il gruppetto lo segui in salotto e come aveva previsto Alice scattò come una molla per abbracciarli tutti, persino Charlie.

Le incomprensioni sembravano risolte o forse solo accantonate.

“Bello scherzo ci hai fatto!” Esclamò Henry.

La rasta sorrise.

“Si, proprio bello, ma l’ho fatto per un motivo.

Qualcuno di voi lo sa già, ma è giusto che lo sappiate tutti… Io sono incinta e Sid è il padre.”

Giulia le saltò al collo, Charlie sgranò gli occhi.

“Sono troppo contenta per te, cugina!

Cioè… è presto, ma sono felice!”

Charlie non disse nulla, così come Henry, totalmente scioccato dal colpo.

“Tu sei incinta?”

“Si, aspetto un bambino, ergo sono incinta.”

“Come farai con la band?”

Mike guardò sua sorella, curioso di sapere cosa avrebbe risposto, visto che spesso se l’era chiesto anche lui.

“Continuo, ovvio. Non so quanto avrò tempo dopo la nascita del bambino o bambina, ma ci proverò.

Non ho alcuna intenzione di mollare, anche se so che sarà difficile. Non vi biasimo se tra qualche mese vorrete cercare un nuovo chitarrista.”

Henry alzò gli occhi al cielo.

“Non abbiamo intenzione di cercare un nuovo chitarrista, quella vecchia va benissimo solo non sapevamo se avesse potuto restare con noi.”

L’acidità in bocca a un bonaccione come Henry Mayer risultava quanto meno strana,anche ad Alice stessa che si voltò a guardarlo sorpresa.

“Tutto bene, Henry?”

“Si, certo.”

“Non si direbbe. Ti urta la mia gravidanza?”

Il punk aggrottò le sopracciglia.

“NO, sono solo scioccato! Non me l’aspettavo da te, pensavo fossi sgamata in queste cose!”

“Credi che io l’avessi programmato? È successo e basta! Non posso tornare indietro e non posso certo liquidare questo bambino come una cosa non voluta!”

Henry arrossì.

“Non ho detto questo! Perché non sto mai zitto?”

Si udì uno sbuffo, tutti si voltarono verso Julius che aveva alzato gli occhi al cielo.

“Perché se idiota, ma noi ti vogliamo bene nonostante questo!”

Sulla stanza calò il silenzio di nuovo e Julius riprese a parlare come se avesse a che fare con un branco di mentecatti.

“Mayer è solo scioccato, per questo non sa quel che dice. Nessuno pensi che voglia davvero proporre l’aborto ad Alice o che ci sia un ritorno di fiamma tra i due, è solo che ha staccato il cervello.

So, che in fondo è felice, vero che sei fottutamente felice?”

Il rosso sottolineò con cura inquietante l’ultima parola e scoccò un’occhiata assassina all’altro ragazzo.

Mike si sarebbe aspettato un reazione aggressiva invece Henry scoppiò a ridere e si avvicinò ad Alice on l’intenzione di abbracciarla.

“Sono davvero felice per te, anche se ho paura perché so che non sarà facile affrontarla…

Ce la farai Alice, Jul ha ragione, ho detto quelle cose solo perché la notizia mi aveva scioccato.”

Sua sorella si strinse di più in quell’abbraccio.

“Lo so Henry, lo so. Ormai ti conosco e credimi, anche io ho una paura fottuta di tutta questa cosa. Non so come gestirla, ma ho Sid vicino ed insieme ce la faremo.”

Il punk annuì.

Ora si che era tutto apposto, si disse Mike.

Era certo che Alice avrebbe affrontato i mesi della gravidanza tranquilla e tutto quello che lui desiderava era che lei fosse felice.

ANgolo di Layla.

Ringrazio Cami per la recensione, io Bill non ce lo vedo bene come nonno, ma penso si dovrà adattare XD.

Questi sono i risultati dell'ecografia. Speroc he il capitolo ti piaccia.

PS: è il penultimo.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Layla