41) L'ecografia.
Due giorni
possono passare molto in fretta o molto lentamente a seconda della
percezione
del tempo che si ha.
Per Sid
passarono piuttosto lentamente, il suo pensiero era fisso su Alice e
sull’ecografia, cercando di evitare quello di suo padre.
Sapeva che
Katarina aveva provato a parlare con lui senza risultati, aveva parlato
a
parlare anche con il biondo, ma lui si era mostrato insensibile.
Questa volta
Alessandro Fadda aveva esagerato e lui
non aveva intenzione di
passare sopra a nulla.
Chissà se
sarebbe stato un maschietto o una femminuccia?
Per lui la
cosa aveva un’ importanza relativa, sentiva che avrebbe amato
allo stesso modo
entrambi e che avrebbe fatto sentire loro il suo affetto.
Voleva che
quel bambino si sentisse amato,più di lui che in fondo non
si era mai sentito
particolarmente accettato.
“Sid, si sicuro
di non voler parlare con tuo padre?”
Katarina si
era affacciata alla porta della camera degli ospiti mentre si stava
cambiando.
“Si, sono
sicuro. Lui non se lo merita.”
La donna
sospirò.
“Lo so che
non se lo merita, ma prima o poi dovrai farlo.”
“Non oggi!
Oggi c’è l’ecografia di Alice.”
“Sei
emozionato?”
“Certo! Oggi
vedrò per la prima volta mio figlio o mia figlia!”
La donna
sorrise e gli battè le mani su una spalla.
“Sarà
emozionante, ma bellissimo. Fidati.”
“Lo so, ora
vado. Altrimenti rischio di arrivare in ritardo.”
Il ragazzo
afferrò una borsa ed uscì dalla stanza,
nonostante le insistenze della madre di
Henry non mangiò nulla.
Salutò tutti
e si diresse verso la casa di Alice, in gola si sentiva un groppo che
non
voleva scendere che minacciava di soffocarlo.
L’agitazione
e la paura ormai stavano diventando compagne troppo abituali per i suoi
gusti
ed era leggermente stanco di tutto questo stress.
La sua
ragazza lo stava aspettando fuori casa insieme ai suoi genitori e la
forte e
coraggiosa Alice Kaulitz in quel momento
sembrava una bambina piccola
e fragile.
Anche lei era
decisamente schiacciata da quella responsabilità prematura.
“Alice!” la
chiamò agitando il braccio in aria.
La rasta
sorrise e per un attimo sembrò tornare la ragazza che
conosceva e che aveva
imparato ad amare.
“Sid, sono
così felice di vederti!”
Urlò mentre
gli stava saltando in braccio.
“Anche io
piccola!” rispose sorridente lui.
“Sei pronta
per l’ecografia?” aggiunse poi.
“Si, lo
sono…
Anche se mi sembra così dannatamente incredibile.”
“Anche a me,
ma sta succedendo e in qualche modo ce la faremo.”
Il biondo le
prese la mano e la accompagnò dai signori Kaulitz, che erano
rimasto fermi ad
osservare la scena, sembrava avessero fatto pace.
Sid sospirò e
sorrise lievemente ai due, stranamente anche Bill ricambiò
il saluto, forse
davvero stava iniziando ad accettarlo.
La cosa gli
faceva immensamente piacere, piano piano
si stava creando una famiglia alternativa alla sua e la cosa non poteva
che
renderlo felice.
“è ora di
andare!” esclamò burbero il signor Kaulitz.
“Ok.”
I due
entrarono in macchina, il ragazzo notò subito che mancava
Mike.
“Alice,
dov’è
tuo fratello?”
“Non è
voluto
venire.”
“Come mai?”
La ragazza
abbassò gli occhi.
“Diciamo che
si è molto arrabbiato per essere stato tagliato fuori dalle
mie decisioni
ultimamente.
La fuga di
casa non gli è andata giù, pensa che avrei dovuto
parlarne con lui invece di
fare questa cazzata.
Senza contare
che non gli ho detto nemmeno della gravidanza.”
“Credo che
dovreste parlare!” mormorò stringendole la mano.
“Si, ma dopo.
Ora c’è
l’ecografia ed ho paura. Sto per vedere nostro figlio o
nostra figlia e mi
sembra totalmente incredibile.”
“Anche a
me…”
Ci fu un
attimo di silenzio . Miliardi di pensieri gli attraversarono il
cervello come
schegge impazzite.
Alcuni
ragazzi aspettavano i diciott’anni per essere autonomi e
responsabili, lui
invece ora si ritrovava a doverlo essere senza volerlo pienamente.
Si sentiva
guidato dalla mano del destino e la cosa non gli piaceva
particolarmente.
Quel giorno
avrebbe lasciato alle spalle la sua vita da adolescente e sarebbe
entrato nella
vita adulta, attraverso un macchinario che avrebbe controllato il
ventre della
sua ragazza.
Lì, per
quanto sembrasse strano c’era una piccola vita che aveva
bisogno di loro e che
li avrebbe messi davanti, anche in futuro a errori derivati dalle loro
mancanze.
Il ragazzo
rabbrividì, per un lunghissimo attimo desiderò
buttarsi giù da quella macchina
e prendere il primo treno per chissà dove.
Poi passò
tutto.
Se l’avesse fatto
l’avrebbe rimpianto tutta la vita, avrebbe sempre pensato a
cosa sarebbe
successo se non fosse rimasto e lui non voleva una vita del genere.
Non voleva la
via più facile, voleva prendersi le sue
responsabilità altrimenti non si
sarebbe più guardato allo specchio.
“Siamo
arrivati.”
I quattro
scesero dalla macchina e si avviarono vero l’ospedale.
Il momento
della verità era arrivato.
La struttura
era linda e moderna, asettica, ma nonostante questo si portava comunque
addosso
l’odore delle malattia, di luogo non felice.
Sid era
leggermente a disagio, non gli erano mai piaciuti gli ospedali.
Vagarono un
po’ per i vari reparti prima di arrivare a quello giusto,
dove l’ecografia era
stata prenotata.
“Buongiorno
signori Kaulitz.”
Un’infermiera
era immediatamente andata da loro e li aveva salutati con garbo.
“Vi stavamo
aspettando. Seguitemi.”
Entrarono e
si ritrovarono in uno studio molto bianco con una scrivania , degli
scaffali,
un lettino e la macchina per le ecografie.
L’infermiera
si rivolse ad Alice.
“Signorina,
si stenda sul lettino
e si tolga la
felpa. Rimanga in canottiera. Il dottore arriva subito.”
Alice annuì e
fece quello che gli fu detto.
Era
imbarazzata , goffa e tremava, lui le strinse una mano e la
guardò come a dire
che tutto sarebbe andato bene e che lui sarebbe rimasto al suo fianco.
Questa in
effetti era più la verità che una rassicurazione.
Poco dopo un
uomo sulla cinquantina entrò nella stanza, era gioviale e
aveva un sorriso
aperto che rivolgeva a tutti, adatto a rassicurare.
“ La signorina
Alice Nena
Zaira
Kaulitz?”
La rasta annuì
spaventata.
“Tranquilla, non
è niente.
Tra poco l’infermiera
ti metterà
del gel e potremo vedere tuo figlio. “
La ragazza annuì e
l’infermiera
spalmò una generosa quantità di liquido sulla
pancia di Alice, poi l’uomo
iniziò passare quello che sembrava un mouse.
Tutti si volsero
istantaneamente
verso lo schermo, mentre il rumore sommesso del
battito di un cuore umano
invadeva la stanza.
Il battito del cuore della sua
creatura.
L’uomo sorrise e si
volse verso di
lui.
“Complimenti lei
diventerà padre
tra otto mesi.
Il feto è in
perfetta salute.”
Il biondo sentii i suoi occhi
farsi lucidi.
Sarebbe stato padre e non
c’era
cosa che lo facesse così felice come quella prospettiva
sebbene sapesse quante
difficoltà comportasse.
Alice guardava emozionata lo
schermo di quella macchina, sentire il cuore battere era qualcosa di
fantastico.
Ora più che mai
sentiva che non
avrebbe potuto abbandonare o rifiutare quella creatura,
perché era sua.
Carne delle sua carne.
Sangue del suo sangue.
Frutto del suo amore.
Non poteva separarsene e
avrebbe
lottato strenuamente contro chi l’avrebbe voluto separare da
lei.
“Sid, è
nostro!”
Mormorò con le
lacrime agli occhi.
“E lo sarà
sempre. Qualsiasi cosa
succeda. “ Rispose piano lui.
Volse lo sguardo verso i suoi, erano entrambi commossi e in quel momento sentì terribilmente la mancanza di suo fratello. L’avrebbe voluto con se.
Doveva parlargli non appena
fosse
arrivata a casa.
Il medico disse ancora
qualcosa,
ma lei non lo ascoltò, le sue emozioni erano così
forti da coprire qualsiasi
altra cosa.
L’infermiera le passo
dei fogli di
carta per pulirsi
la pancia e lei li
accettò di buon grado, iniziava a sentire freddo.
Si ripulì e si
rivestì, ora stava
decisamente meglio.
Salutò il medico,
prese le
ecografie ed uscì.
Si sentiva al settimo cielo,
aveva
voglia di urlare e di cantare.
“Sei contenta,
Alice?”
Sid l’aveva
abbracciata da dietro.
“Si,
perché?”
“Hai gli occhi che
brillano,
piccola.”
Lei arrossì.
“ Bhe. È
bello nonostante tutto e
vorrei che ci fosse anche Mike.
Dopo devo parlargli, voglio che lui non si senta escluso.”
Sid le sorrise incoraggiante.
“Si, penso che dovresti dirglielo.”
Tornarono a casa, Sid insistette per farsi lasciare a casa di Henry in modo che lei potesse parlare tranquillamente con suo fratello.
Quanto lo adorava quel ragazzo? Non era il principe azzurro, perchè quello non esisteva, ma ci andava vicino con il modo dolce che aveva di prendersi cura di lei.
“Perché non ha voluto fermarsi?” Chiese sua madre.
“Devo parlare con Mike e lui lo sa. “
“Tuo fratello non è venuto stamattina, come mai?”
“Non siete gli unici ad avere preso male questa situazione.”
“Capisco.”
In macchina regnò di nuovo il silenzio, nessuno fiatò fino all’arrivo a casa.
Chissà a cosa pensavano i suoi genitori? Chissà se si stavano dando la colpa per quella gravidanza?
Erano solo pensieri che la sfioravano senza toccarla davvero, comunque sarebbe andata ora lei doveva pensare prima alla vita che aveva in se… e a chiarire con Mike.
“Siamo arrivati!” Annunciò suo padre.
Alice scese ed entrò in casa con sua madre.
Mike era al telefono e stava parlando di capodanno, in tutta quella confusione si era dimenticata che l’ultimo giorno dell’anno si stava avvicinando.
Lei con chi l’avrebbe festeggiato? E soprattutto l’avrebbe festeggiato?
Si sedette sul divano in attesa che lui chiudesse la telefonata, cercando di riordinare i pensieri e di impalcare un discorso che avesse senso.
Dei passi che si fermarono a pochi metri da lei, la distolsero dai suoi pensieri, il fratello torreggiava su di lei e per la prima volta da mesi la sua espressione non era benevola nei suoi confronti.
“Ciao.”
“Ciao Mike, come mai non sei venuto?”
“Ti serve solo quando ti fa comodo la mia presenza?”
Sputò acido lui, senza accennare a sedersi.
“Mike, non è vero!”
“NO?” Si alterò lui ricordando pericolosamente Aisha. “E allora perché sono stato l’ultimo a sapere che tu eri incinta?
Perché non mi hai parlato del tuo colpo di genio di scappare in Sardegna?
Dimmelo, eh! “
Alice sospirò.
“Mike, mi dispiace. Davvero. Tu non hai idea di quanto mi abbia fatto male non dirti nulla.”
“E allora perchè l’hai fatto?”
La ragazza abbassò gli occhi.
“Io ero sconvolta, avevo davvero paura, non riuscivo solo a ragionare.
Avevo paura di deludervi tutti con questa gravidanza e non riuscivo a parlarne con nessuno.
E più stavo zitta più questa cosa si ingigantiva nella mia testa, fino a diventare insormontabile.
Capisci?”
Suo fratello si decise a sedersi accanto a lei ed Alice si senti meglio.
“ Alice, mi sono sentito ferito. Io pensavo che tu ti fidassi di me e che non mi avresti escluso, fa male sapere che la tua sorellina ti taglia fuori da una cosa così importante!”
“Oh Mike! Scusa! Ero in paranoia totale, lo sai che quando è così faccio casini.
Immaginavo papà cacciarmi di casa e tu dargli ragione ed era terribile.
Una parte di me sapeva che erano tutte cazzate, ma non riuscivo a dargli retta, la paura mi paralizzava.
Ti prego perdonami! Oggi mi sei mancato tantissimo… Avrei voluto averti al mio fianco quando ho fatto l’ecografia…”
Mike sorrise e seppe che la sua rabbia andava svanendo.
“Già, sarò zio…. Mi fa così strano pensarlo.”
“Anche a me fa strano pensare che sarò madre, mi ci vedi a trattare con un bambino?”
Mike scoppiò a ridere divertito.
“No, non ti ci vedo a badare a un neonato, vedo più il tuo ragazzo.”
Sul volto di Alice si dipinse un grande sorriso, Mike a suo modo l’aveva perdonata.
“Guardati come sorridi, scema! Certo che ti ho perdonata!
Come potevo non farlo e vederti depressa per tutta la gravidanza?
Voglio che cresca bene mio nipote!
A proposito, come è stata l’ecografia?”
“Emozionante.”mormorò con voce rotta.
“L’ho visto e ho sentito il suo cuore battere. È stato… incredibile. Non so come definirlo…
È come innamorarsi, ma in modo più profondo,senti che qualsiasi cosa faccia quel la pulce la amerai lo stesso tutta la vita.
La vorrai proteggere e non lascerai che nessuno la possa ferire.
È sangue del tuo sangue e carne della carne e senti un legame profondo.”
Il ragazzino sorrise.
“Non ti avevo mai vista così materna. Sarà amato questo piccolo…
Posso?” Chiese indicando la pancia ancora piatta.
“Certo!”
Mike accarezzò piano la pancia della sorella.
“è strano…. Sembrava l’altro ieri che eravamo bambini…”
“Era l’altro ieri, Mike. È il tempo che passa troppo in fretta o forse siamo noi che lo facciamo passare troppo in fretta… Ma non importa, non più.
Io avrò la mia creatura e saremo felici, voglio che si senta amato anche se è arrivato troppo presto e per un mezzo errore dei suoi genitori.”
Il ragazzo sorrise.
“Ci saranno i nostri genitori e ci sarò io.”
Per Alice quella fu la cosa più bella che Mike potesse dire, furtivamente si asciugò una lacrime e si buttò sul fratello per abbracciarlo.
Ora si che era completamente felice.
Mike trascorse una mezzoretta a parlare con Alice, tutto sembrava tornato come ai vecchi tempi, sebbene lui sapesse benissimo che quella gravidanza avrebbe finito per cambiare tutto.
Alice non sarebbe stata più la stessa casinista di prima, sarebbe stata entrata nella maturità e non avrebbe più fatto quello che faceva prima.
Non era nemmeno certo che continuasse a suonare! E il solo immaginare Alice senza una chitarra era già uno shock per lui.
Stava per chiederglielo quando il campanello suonò e lui si alzò per andare ad aprire, tempismo perfetto.
Si ritrovò davanti alla band, a Charlie, Claire e Giulia e deglutì.
Tutti erano lì per sua sorella nonostante le loro incomprensioni, non aveva potuto non notare come Charlie e Giulia fossero fredde le une verso le altre.
“Ciao, c’è Alice?” Aveva esclamato un Henry che tentava di sorridere e rasserenare gli animi.
“Si, entrate. Sarà felice di vedervi.”
Il gruppetto lo segui in salotto e come aveva previsto Alice scattò come una molla per abbracciarli tutti, persino Charlie.
Le incomprensioni sembravano risolte o forse solo accantonate.
“Bello scherzo ci hai fatto!” Esclamò Henry.
La rasta sorrise.
“Si, proprio bello, ma l’ho fatto per un motivo.
Qualcuno di voi lo sa già, ma è giusto che lo sappiate tutti… Io sono incinta e Sid è il padre.”
Giulia le saltò al collo, Charlie sgranò gli occhi.
“Sono troppo contenta per te, cugina!
Cioè… è presto, ma sono felice!”
Charlie non disse nulla, così come Henry, totalmente scioccato dal colpo.
“Tu sei incinta?”
“Si, aspetto un bambino, ergo sono incinta.”
“Come farai con la band?”
Mike guardò sua sorella, curioso di sapere cosa avrebbe risposto, visto che spesso se l’era chiesto anche lui.
“Continuo, ovvio. Non so quanto avrò tempo dopo la nascita del bambino o bambina, ma ci proverò.
Non ho alcuna intenzione di mollare, anche se so che sarà difficile. Non vi biasimo se tra qualche mese vorrete cercare un nuovo chitarrista.”
Henry alzò gli occhi al cielo.
“Non abbiamo intenzione di cercare un nuovo chitarrista, quella vecchia va benissimo solo non sapevamo se avesse potuto restare con noi.”
L’acidità in bocca a un bonaccione come Henry Mayer risultava quanto meno strana,anche ad Alice stessa che si voltò a guardarlo sorpresa.
“Tutto bene, Henry?”
“Si, certo.”
“Non si direbbe. Ti urta la mia gravidanza?”
Il punk aggrottò le sopracciglia.
“NO, sono solo scioccato! Non me l’aspettavo da te, pensavo fossi sgamata in queste cose!”
“Credi che io l’avessi programmato? È successo e basta! Non posso tornare indietro e non posso certo liquidare questo bambino come una cosa non voluta!”
Henry arrossì.
“Non ho detto questo! Perché non sto mai zitto?”
Si udì uno sbuffo, tutti si voltarono verso Julius che aveva alzato gli occhi al cielo.
“Perché se idiota, ma noi ti vogliamo bene nonostante questo!”
Sulla stanza calò il silenzio di nuovo e Julius riprese a parlare come se avesse a che fare con un branco di mentecatti.
“Mayer è solo scioccato, per questo non sa quel che dice. Nessuno pensi che voglia davvero proporre l’aborto ad Alice o che ci sia un ritorno di fiamma tra i due, è solo che ha staccato il cervello.
So, che in fondo è felice, vero che sei fottutamente felice?”
Il rosso sottolineò con cura inquietante l’ultima parola e scoccò un’occhiata assassina all’altro ragazzo.
Mike si sarebbe aspettato un reazione aggressiva invece Henry scoppiò a ridere e si avvicinò ad Alice on l’intenzione di abbracciarla.
“Sono davvero felice per te, anche se ho paura perché so che non sarà facile affrontarla…
Ce la farai Alice, Jul ha ragione, ho detto quelle cose solo perché la notizia mi aveva scioccato.”
Sua sorella si strinse di più in quell’abbraccio.
“Lo so Henry, lo so. Ormai ti conosco e credimi, anche io ho una paura fottuta di tutta questa cosa. Non so come gestirla, ma ho Sid vicino ed insieme ce la faremo.”
Il punk annuì.
Ora si che era tutto apposto, si disse Mike.
Era certo che Alice avrebbe affrontato i mesi della gravidanza tranquilla e tutto quello che lui desiderava era che lei fosse felice.
ANgolo di Layla.
Ringrazio Cami per la recensione, io Bill non ce lo vedo bene come nonno, ma penso si dovrà adattare XD.
Questi sono i risultati dell'ecografia. Speroc he il capitolo ti piaccia.
PS: è il penultimo.