Titolo: Reverse
Mirror Note: ...
Non chiedete che cosa sia o cosa significhi questa fanfic. Pioveva e ho
scritto qualcosa: tutto qua! xD Non so che altro dire. Leggete pure...? Disclaimer: Umineko
non mi appartiene, nyeh~
Personaggi: Battler,
Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Verde.
Genere: Angst,
introspettivo, missing moment.
Avvertimenti: One-shot,
spoiler.
Ah, le ultime frasi in corsivo alla fine sono prese direttamente dalla
novel.
Reverse
Mirror
Si
sentiva morire.
Ogni
respiro le procurava una fitta al petto e la vita la
abbandonava lentamente (inesorabilmente), lasciando posto solo ad una
stanchezza mai provata prima che la spingeva a chiudere gli occhi.
“Dormi”, la
supplicava il suo corpo mentre la vista s'annebbiava – un po'
a causa di
quell'improvviso bisogno di riposare, un po' per le lacrime che ancora
le
solcavano il viso. Una stanchezza sempre maggiore; aveva solo voglia di
chiudere gli occhi, abbassare le palpebre, e lasciarsi andare...
dimenticare
tutto e addormentarsi – per sempre.
Rise
appena, sconfitta.
Era
stata stupida. Se lo meritava.
Se
ne sarebbe andata, serena solo all'apparenza e turbata
profondamente nella anima, con un dubbio atroce che la divorava: doveva
esserci
ancora qualcosa che potesse fare, doveva esserci
un modo per fuggire da
quel fato inesorabile e ottenere ciò che aveva sempre
desiderato.
Il
suo desiderio, quella promessa che sognava vedersi avverare...
non poteva abbandonarlo così.
“Combatti”, le diceva quella parte di sé ancora
attaccata alla vita, quella parte che s'aggrappava alla flebile
realtà
annaspando e lottando con tutte le proprie forze. Quella parte di sé
che,
tuttavia, veniva schiacciata sotto l'enorme influenza di quella forza
– o
debolezza – che le sussurrava all'orecchio che ormai era
troppo tardi e che
protrarre oltre quella farsa era solo uno spreco di tempo e che le
aveva rubato
già tanta vita, fatto a pezzi tante speranze per poi
gettarle in aria,
lasciandole in balia di quel vento che era il loro gioco.
Si
sarebbe lasciata tutto alle spalle: niente più sofferenza
per
lei, per tutti. Avrebbe dormito, si sarebbe
abbandonata ad un sogno
vuoto, privo di qualsiasi forma di felicità o di sofferenza.
Sarebbe annegata
in un mondo che nemmeno conosceva, ma che era sicura l'avrebbe liberata
da
tutte le insoddisfazioni e i suoi rimpianti.
La
strega sarebbe stata rimessa a dormire per tutta l'eternità.
E,
infondo, sarebbe stato meglio così - per tutti, per Battler
in
particolare -, pensò, abbracciando il corpo del giovane che
era stato trafitto
dalla sua stessa bontà di cuore – si era
sacrificato per lasciarla fuggire, per
dare una scappatoia alle streghe. Sciocco.
Sorrise
ancora Beatrice.
Aveva
gli occhi chiusi e le lacrime che le scendevano lungo il
volto, rigandole le gote rosse e bagnando le labbra piegate in quella
che
pareva sempre più una smorfia di dolore e di rammarico.
Gli
sussurrò poche parole all'orecchio, poi si
accasciò su di lui
e le forze la abbandonarono all'improvviso.
Quando
Battler aprirà gli occhi, cercherà di
abbracciarla e
scoppierà in lacrime quando il corpo della donna si
sbriciolerà davanti ai suoi
occhi increduli e stanchi. Lotterà per difendere il loro
gioco e per protrarlo.
La
riporterà in vita e manterrà la sua promessa, ora
conscio delle
parole che aveva speso con lei.
Davanti
a quella bara, Battler rimase muto.
Aveva
così tanto da dire, così tanto da confessare e
rimpiangere
che rimase senza parole. Incapace di parlare mentre osservava Beatrice
circondata
da migliaia di rose dorate, bella come sempre, anche dopo che la morte
se l'era
portata con sé, il giovane rimase in silenzio.
Fissò
solo gli occhi sul volto rilassato della donna che aveva
amato e che ancora amava, contemplando.
Avrebbe
voluto dirle quanto la amava in quel momento, stringerla a
sé e sorridere con lei.
“...”
Ma
nessuna parola, nessuna frase, lasciò le sue labbra serrate.
Parlare
in quel momento era inutile. Beato non l'avrebbe sentito
comunque, la sua voce non l'avrebbe raggiunta. Ecco perché
continuò a pensare e
formulare frasi che non avrebbe mai proferito, sperando che almeno il
suo
pensiero potesse sfiorarla e in qualche modo trattenerla al suo fianco.
L'aveva
persa due volte... no, Beato in quel momento stava solo dormendo.
Stava riposando stringendo il libro con la storia che Battler aveva
scritto
appositamente per lei. La sua unica storia per lei. La storia che non
avrebbe
mai letto nessun altro, la storia che nessuno avrebbe mai potuto negare
o
macchiare. La loro storia.
Sorrise
Battler, schiudendo appena le labbra per parlare e
chiudendole immediatamente, decidendo che no, non avrebbe detto nulla
nemmeno
“addio”. Le avrebbe dato solo la
“buonanotte”, augurandole un buon sonno.
Fissò
per un'ultima volta il volto della sua donna e quel sorriso
che gli increspava le labbra sparì e tornò in un
lampo, annullato per qualche
istante da un dubbio.
Iniziò
a sentire un prurito sempre maggiore agli angoli degli
occhi e allora distolse lo sguardo da quell'immagine tanto bella quanto
triste.
Scese
dall'altare e si avviò insieme a Virgilia verso l'uscita,
senza volgersi a guardare indietro.
Sarebbe
tornato da lei di sicuro. Beatrice stava solo dormendo
infondo ed era sicuro che quando si fosse svegliata, se non l'avesse
trovato
al suo fianco, si sarebbe arrabbiata con lui ed avrebbe protestato
facendo quel
suo tipico broncio che la faceva tanto sembrare una bambina viziata.
Rise
a quel pensiero e, dopo aver ringraziato e salutato Virgilia,
sparì.
Sarebbe
tornato da lei, e l'avrebbe portata via di lì, lontano da
quell'isola e da quel gioco.
“......
Cosa accadrà a me...?”
“Il
gioco probabilmente sparirà... Ma ora, ho capito
completamente la magia. Quindi, sarò in grado di portarti
fuori da questo
gioco... credo che quello fosse il tuo desiderio.”
“Il
mio... desiderio...?”
“......
Il resto è un segreto. Attenderò il miracolo...
che tu
ricordi tutto ciò da sola.”