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Autore: scrocco    21/11/2010    4 recensioni
"Sto qui con te, nanu."
Nanu, nanu, nanu.
Il vecchio le appoggiò la canna della pistola alla tempia.
Mi dispiace tanto.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di entrare

La specialità di questo ristorante è la carne. Quella buona, alta tre dita e così poco cotta che spilla sangue se la schiacciate con la forchetta. Cucina semplice e salse da volare via. Il cuoco è un tipo lento, ma fidatevi: se una portata vi soddisfa quella dopo vale l'attesa. Siete pregati di avvertire la direzione se il cameriere cerca di mordervi.

Buon appetito.



Per Erica: senza di te il ristorante avrebbe chiuso i battenti da un pezzo. Grazie. E stavolta ce la metto tutta.


NANU



Gli stava morendo tra le braccia.
Il sudore le appiccicava la vestaglia da notte al corpo come un sudario. Aveva gli occhi rovesciati nelle orbite, le labbra tumefatte ricoperte di febbri nere; un rantolo debole le grattava la gola.
Il vecchio intinse il dito nel bicchiere d'acqua sul comodino e glielo passò sulla bocca sfiorandola appena. Come un uccellino . La mano di lei gli strinse il braccio, quasi impercettibile. Un istante, ma abbastanza da capire che lei era ancora lì. Ed era ancora lei.
"Andrà tutto bene, nanu."
Amava i suoi capelli. Adorava affondarci le mani. Erano tanti e candidi come i petali di una margherita; le erano diventati tutti bianchi quand'era ancora giovane. Le scostò dalla fronte un ciuffo appiccicoso e gli sembrò di avvicinare le dita a una fornace.
"Andrà tutto bene."
Doveva avere trent'anni, quando avevano iniziato a diventarle bianchi.
Il vecchio distolse la mano da quei bei capelli; bisognava aprire la scatola sul letto, appoggiata di fianco a loro due abbracciati. La scatola dei mocassini che gli aveva regalato lei per la pensione. Quando smise di accarezzarla, lei gli strinse ancora il braccio ed emise un lamento flebile.
"Non me ne vado."
Il revolver era dove doveva essere. Aveva un odore forte di lucido da scarpe, perché nella scatola ce n'era un tubetto chiuso male. Il vecchio strinse il calcio di legno. Gli tremava la mano.
Aprì il tamburo con un colpo secco del polso: sei proiettili. Gliene sarebbero bastati due.
"Sto qui con te, nanu."
Nanu, nanu, nanu.
Il vecchio le appoggiò la canna della pistola alla tempia.
Mi dispiace tanto.
Lei risucchiò una boccata d'aria, buttò la testa indietro contro il petto di lui; uno spasmo la scosse dalle spalle giù per tutta la schiena. Poi basta.


Il dito sul grilletto non si muoveva. Era per via dei capelli. Se le avesse sparato così, glieli avrebbe rovinati di sicuro. Non voleva: doveva toccarli almeno per un attimo, un'ultima volta.
Posò il revolver sulle lenzuola perché amava i suoi capelli. Erano tanti e candidi come i petali di una margherita.
Lei si mosse un po' e aprì gli occhi. Quando lo guardò, il vecchio sorrise.
"Ciao, nanu."
Doveva avere trent'anni, quando avevano iniziato a diventarle bianchi.
La accarezzò ancora per un paio di secondi. Lei gli afferrò il braccio e se lo portò alla bocca. La dentiera affondò nella carne fino alle gengive.
In qualche modo il vecchio riuscì a non urlare.

Di lì a poco non avrebbe potuto farne a meno.

  
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